Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267
"Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti
locali"
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
n. 227 del 28 settembre 2000 - Supplemento Ordinario n. 162
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli
articoli 76 e 87 della Costituzione;
Visto
l'articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400;
Visto
l'articolo 31 della legge 3 agosto 1999, n. 265, recante delega al Governo per
l'adozione di un testo unico in materia di ordinamento degli enti locali;
Vista la
preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione
del 20 aprile 2000;
Acquisiti i
pareri delle competenti Commissioni del Senato della Repubblica e della Camera
dei Deputati;
Udito il
parere del Consiglio di Stato, espresso nell'adunanza generale dell'8 giugno
2000;
Acquisito il
parere della Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali e della Conferenza
unificata, istituita ai sensi del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;
Vista la
deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 4 agosto
2000;
Sulla
proposta del Ministro dell'interno, di concerto con i Ministri per gli affari
regionali e della giustizia;
E m a n a
il seguente decreto legislativo:
Articolo 1.
1. E'
approvato l'unito testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali,
composto di 275 articoli.
PARTE I
ORDINAMENTO ISTITUZIONALE
TITOLO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1
Oggetto
1. Il
presente testo unico contiene i principi e le disposizioni in materia di
ordinamento degli enti locali.
2. Le
disposizioni del presente testo unico non si applicano alle regioni a statuto
speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano se incompatibili con
le attribuzioni previste dagli statuti e dalle relative norme di attuazione.
3. La legislazione
in materia di ordinamento degli enti locali e di disciplina dell'esercizio
delle funzioni ad essi conferite enuncia espressamente i principi che
costituiscono limite inderogabile per la loro autonomia normativa. L'entrata in
vigore di nuove leggi che enunciano tali principi abroga le norme statutarie
con essi incompatibili. Gli enti locali adeguano gli statuti entro 120 giorni
dalla data di entrata in vigore delle leggi suddette.
4. Ai sensi
dell'articolo 128 della Costituzione le leggi della Repubblica non possono
introdurre deroghe al presente testo unico se non mediante espressa
modificazione delle sue disposizioni.
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. Ai fini
del presente testo unico si intendono per enti locali i comuni, le province, le
citta' metropolitane, le comunita' montane, le comunita' isolane e le unioni di
comuni.
2. Le norme
sugli enti locali previste dal presente testo unico si applicano, altresi',
salvo diverse disposizioni, ai consorzi cui partecipano enti locali, con
esclusione di quelli che gestiscono attivita' aventi rilevanza economica ed
imprenditoriale e, ove previsto dallo statuto, dei consorzi per la gestione dei
servizi sociali.
Articolo 3
Autonomia dei comuni e delle province
1. Le
comunita' locali, ordinate in comuni e province, sono autonome.
2. Il comune
e' l'ente locale che rappresenta la propria comunita', ne cura gli interessi e
ne promuove lo sviluppo.
3. La
provincia, ente locale intermedio tra comune e regione, rappresenta la propria
comunita', ne cura gli interessi, ne promuove e ne coordina lo sviluppo.
4. I comuni e
le province hanno autonomia statutaria, normativa, organizzativa e
amministrativa, nonche' autonomia impositiva e finanziaria nell'ambito dei
propri statuti e regolamenti e delle leggi di coordinamento della finanza
pubblica.
5. I comuni e
le province sono titolari di funzioni proprie e di quelle conferite loro con
legge dello Stato e della regione, secondo il principio di sussidiarieta'. I
comuni e le province svolgono le loro funzioni anche attraverso le attivita'
che possono essere adeguatamente. esercitate dalla autonoma iniziativa dei
cittadini e delle loro formazioni sociali.
Articolo 4
Sistema regionale delle autonomie locali
1. Ai sensi
dell'articolo 117, primo e secondo comma, e dell'articolo 118, primo comma
della Costituzione, le regioni, ferme restando le funzioni che attengono ad
esigenze di carattere unitario nei rispettivi territori, organizzano
l'esercizio delle funzioni amministrative a livello locale attraverso i comuni
e le province.
2. Ai fini di
cui al comma 1, le leggi regionali si conformano ai principi stabiliti dal
presente testo unico mi ordine alle funzioni del comune e della provincia,
identificando nelle materie e nei casi previsti dall'articolo 117 della
Costituzione, gli interessi comunali e provinciali in rapporto alle
caratteristiche della popolazione e del territorio.
3. La
generalita' dei compiti e delle funzioni amministrative e' attribuita ai comuni
alle province e alle comunita' montane, in base ai principi di cui
all'articolo, 4, comma 3, della legge del 15 marzo 1997, n. 59, secondo le loro
dimensioni territoriali. associative ed organizzative, con esclusione delle
sole funzioni che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale.
4. La legge
regionale indica i principi della cooperazione dei comuni e delle province tra
loro e con la regione, al fine di realizzare un efficiente sistema delle
autonomie locali al servizio dello sviluppo economico, sociale e civile.
5. Le
regioni, nell'ambito della propria autonomia legislativa, prevedono strumenti e
procedure di raccordo e concertazione, anche permanenti, che diano luogo a
forme di cooperazione strutturali e funzionali, al fine di consentire la
collaborazione e l'azione coordinata fra regioni ed enti locali nell'ambito
delle rispettive competenze.
Articolo 5
Programmazione regionale e locale
1. La regione
indica gli obiettivi generali della programmazione economico sociale e
territoriale e su questi ripartisce le risorse destinate al finanziamento del programma
di investimenti degli enti locali.
2. Comuni e
province concorrono alla determinazione degli obiettivi contenuti nei piani e
programmi dello Stato e delle regioni e provvedono, per quanto di propria
competenza, alla loro specificazione ed attuazione.
3. La legge
regionale stabilisce forme e modi della partecipazione degli enti locali alla
formazione dei piani e programmi regionali e degli altri provvedimenti della
regione.
4. La legge
regionale indica i criteri e fissa le procedure per gli atti e gli strumenti
della programmazione socio-economica e della pianificazione territoriale dei
comuni e delle province rilevanti ai fini dell'attuazione dei programmi
regionali.
5. La legge
regionale disciplina altresi', con norme di carattere generale. modi e
procedimenti per la verifica della compatibilita' fra gli strumenti di cui al
comma 4 e i programmi regionali, ove esistenti.
Articolo 6
Statuti comunali e provinciali
1. I comuni e
le province adottano il proprio statuto.
2. Lo
statuto, nell'ambito dei principi fissati dal presente testo unico, stabilisce
le norme fondamentali dell'organizzazione dell'ente e, in particolare,
specifica le attribuzioni degli organi e le forme di garanzia e di
partecipatone delle minoranze, i modi di esercizio della rappresentanza legale
dell'ente, anche in giudizio. Lo Statuto stabilisce, altresi', i criteri
generali in materia di organizzazione dell'ente, le forme di collaborazione fra
comuni e province, della partecipatone popolare, del decentramento,
dell'accesso dei cittadini, alle informazioni e ai procedimenti amministrativi,
lo stemma e il gonfalone e quanto ulteriormente previsto dal presente testo
unico.
3. Gli
statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di
pari opportunita' tra uomo e donna ai sensi della legge 10 aprile 1991, n. 125,
e per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi
collegiali del comune e della provincia, nonche' degli enti, aziende ed
istituzioni da essi dipendenti.
4. Gli
statuti sono deliberati dai rispettivi consigli con il voto favorevole dei due
terzi dei consiglieri assegnati. Qualora tale maggioranza non venga raggiunta,
la votazione e' ripetuta in successive sedute da tenersi entro trenta giorni e
lo statuto e' approvato se ottiene per due volte il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. Le disposizioni di cui al
presente comma si applicano anche alle modifiche statutarie.
5. Dopo
l'espletamento, del controllo da parte del competente. organo regionale, lo
statuto e' pubblicato nel bollettino ufficiale della regione, affisso all'albo
pretorio dell'ente per trenta giorni consecutivi ed inviato al Ministero
dell'interno per essere inserito nella raccolta ufficiale degli statuti. Lo
statuto entra in vigore decorsi trenta giorni dalla sua affissione all'albo
pretorio dell'ente.
6. L'ufficio del Ministero
dell'interno, istituito per la raccolta e la conservazione degli statuti
comunali e provinciali, cura anche adeguate forme di pubblicita' degli statuti
stessi.
Articolo 7
Regolamenti
1. Nel
rispetto dei principi fissati dalla legge e dello statuto, il comune e la
provincia adottano regolamenti nelle materie di propria competenza ed in
particolare per l'organizzazione e il funzionamento delle istituzioni e degli
organismi di partecipazione, per il funzionamento degli organi e degli uffici e
per l'esercizio delle funzioni.
Articolo 8
Partecipazione popolare
1. I comuni,
anche su base di quartiere o di frazione, valorizzano le libere forme
associative e promuovono organismi di partecipazione popolare
all'amministrazione locale. I rapporti di tali forme associative sono
disciplinati dallo statuto.
2. Nel
procedimento relativo, all'adozione di atti che incidono su situazioni
giuridiche soggettive devono essere previste forme di partecipazione degli
interessati secondo le modalita' stabilite dallo statuto, nell'osservanza dei
principi stabiliti dalla legge 7 agosto 1990, n. 241.
3. Nello
statuto devono essere previste forme di consultazione della popolazione nonche'
procedure per l'ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini
singoli o associati dirette a promuovere interventi per la migliore tutela di
interessi collettivi e devono essere, altresi', determinate le garanzie per il
loro tempestivo esame. Possono essere, altresi', previsti referendum anche su
richiesta di un adeguato numero di cittadini.
4. Le
consultazioni e i referendum di cui al presente articolo devono riguardare
materie di esclusiva competenza locale e non possono avere luogo in coincidenza
con operazioni elettorali provinciali, comunali e circoscrizionali.
5. Lo
statuto, ispirandosi ai principi di cui alla legge 8 marzo 1994, n. 203, e al
decreto legislativo 25 luglio 1999, n. 286, promuove forme di partecipazione
alla vita pubblica locale dei cittadini dell'Unione europea e degli stranieri
regolarmente soggiornanti.
Articolo 9
Azione popolare e delle associazioni di
protezione ambientale
1. Ciascun
elettore puo' far valere in giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al comune
e alla provincia.
2. Il giudice
ordina l'integrazione del contraddittorio nei confronti del comune ovvero della
provincia. In caso di soccombenza, le spese sono a carico di chi ha promosso
l'azione o il ricorso, salvo che l'ente costituendosi abbia aderito alle azioni
e ai ricorsi promossi dall'elettore.
3. Le
associazioni di protezione ambientale di cui all'articolo, 13 della legge 8
luglio 1986, n. 349, possono proporre le azioni risarcitorie di competenza del
giudice ordinario che spettino al comune e alla provincia, conseguenti a danno
ambientale. L'eventuale risarcimento e' liquidato in favore dell'ente
sostituito e le spese processuali sono liquidate in favore o a carico
dell'associazione.
Articolo 10
Diritto di accesso e di informazione
1. Tutti gli
atti dell'amministrazione comunale e provinciale sono pubblici, ad eccezione di
quelli riservati per espressa indicazione di legge o per effetto di una
temporanea e motivata dichiarazione del sindaco o del presidente della
provincia che ne vieti l'esibizione, conformemente a quanto previsto dal
regolamento, in quanto la loro diffusione possa pregiudicare il diritto alla
riservatezza delle persone, dei gruppi o delle imprese.
2. Il
regolamento assicura ai cittadini, singoli e associati, il diritto di accesso
agli atti amministrativi e disciplina il rilascio di copie di atti previo
pagamento dei soli costi; individua, con norme di organizzazione degli uffici e
dei servizi, i responsabili dei procedimenti; detta le norme necessarie per
assicurare ai cittadini l'informazione sullo stato degli atti e delle procedure
e sull'ordine di esame di domande, progetti e provvedimenti che comunque li
riguardino; assicura il diritto dei cittadini di accedere, in generale, alle
informazioni di cui e' in possesso l'amministrazione.
3. Al fine di
rendere effettiva la partecipazione dei cittadini all'attivita'
dell'amministrazione, gli enti locali assicurano l'accesso alle strutture, ed
ai servizi gli enti, alle organizzazioni di volontariato e alle associazioni.
Articolo 11
Difensore civico
1. Lo statuto
comunale e quello provinciale possono prevedere l'istituzione del difensore
civico con compiti di garanzia dell'imparzialita' e del buon andamento della
pubblica amministrazione comunale o provinciale, segnalando, anche di propria
iniziativa, gli abusi, le disfunzioni, le carenze ed i ritardi
dell'amministrazione nei confronti dei cittadini.
2. Lo statuto
disciplina l'elezione, le prerogative ed i mezzi del difensore civico nonche' i
suoi rapporti con il consiglio comunale o provinciale.
3. Il
difensore civico comunale e quello provinciale svolgono altresi' la funzione di
controllo nell'ipotesi prevista all'articolo 127.
Articolo 12
Sistemi informativi e statistici
1. Gli enti
locali esercitano i compiti conoscitivi e informativi concernenti le loro
funzioni in modo da assicurare, anche tramite sistemi informativo-statistici
automatizzati, la circolazione delle conoscenze e delle informazioni fra le
amministrazioni, per consentirne, quando prevista, la fruizione su tutto il
territorio nazionale.
2. Gli enti
locali, nello svolgimento delle attivita' di rispettiva competenza e nella
conseguente verifica dei risultati, utilizzano sistemi informativo-statistici
che operano in collegamento con gli uffici di statistica in applicazione del
decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322. E' in ogni caso assicurata
l'integrazione dei sistemi informativo-statistici settoriali con il sistema
statistico nazionale.
3. Le misure
necessarie sono adottate con le procedure e gli strumenti di cui agli articoli
6 e 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
TITOLO II
SOGGETTI
CAPO I
Comune
Articolo 13
Funzioni
1. Spettano
al comune tutte le funzioni amministrative che riguardano la popolazione ed il
territorio comunale, precipuamente nei settori organici dei servizi alla
persona e alla comunita', dell'assetto ed utilizzazione del territorio e dello
sviluppo economico, salvo quanto non sia espressamente attribuito ad altri
soggetti dalla legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
2. Il comune,
per l'esercizio delle funzioni in ambiti territoriali adeguati, attua forme sia
di decentramento sia di cooperazione con altri comuni e con la provincia.
Articolo 14
Compiti del comune per servizi di
competenza statale
1. Il comune
gestisce i servizi elettorali, di stato civile, di anagrafe, di leva militare e
di statistica.
2. Le
relative funzioni sono esercitate dal sindaco quale ufficiale del Governo, ai
sensi dell'articolo 54.
3. Ulteriori
funzioni amministrative per servizi di competenza statale possono essere
affidate ai comuni dalla legge che regola anche i relativi rapporti finanziari,
assicurando le risorse necessarie.
Articolo 15
Modifiche territoriali fusione ed
istituzione di comuni
1. A norma degli articoli
117 e 133 della Costituzione, le regioni possono modificare le circoscrizioni
territoriali dei comuni sentite le popolazioni interessate, nelle forme
previste dalla legge regionale. Salvo i casi di fusione tra piu' comuni, non
possono essere istituiti nuovi comuni con popolazione inferiore ai 10.000
abitanti o la cui costituzione comporti, come conseguenza, che altri comuni
scendano sotto tale limite.
2. La legge
regionale che istituisce nuovi comuni, mediante fusione di due o piu' comuni
contigui, prevede che alle comunita' di origine o ad alcune di esse siano
assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi.
3. Al fine di
favorire la fusione dei comuni, oltre ai contributi della regione, lo Stato
eroga, per i dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi contributi
straordinari commisurati ad una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli
comuni che si fondono.
4. La
denominazione delle borgate e frazioni e' attribuita ai comuni ai sensi
dell'articolo 118 della Costituzione.
Articolo 16
Municipi
1. Nei comuni
istituiti mediante fusione di due o piu' comuni contigui lo statuto comunale
puo' prevedere l'istituzione di municipi nei territori delle comunita' di
origine o di alcune di esse.
2. Lo statuto
e il regolamento disciplinano l'organizzazione e le funzioni dei municipi,
potendo prevedere anche organi eletti a suffragio universale diretto. Si
applicano agli amministratori dei municipi le norme previste per gli
amministratori dei comuni con pari popolazione.
Articolo 17
Circoscrizioni di decentramento comunale
1. I comuni
con popolazione superiore a 100.000 abitanti articolano il loro territorio per
istituire le circoscrizioni di decentramento, quali organismi di
partecipazione, di consultazione e di gestione di servizi di base, nonche' di
esercizio delle funzioni delegate dal comune.
2. L'organizzazione e le
funzioni delle circoscrizioni sono disciplinate dallo statuto comunale e da
apposito regolamento.
3. I comuni
con popolazione tra i 30.000 ed i 100.000 abitanti possono articolare il
territorio comunale per istituire le circoscrizioni di decentramento secondo
quanto previsto dal comma 2.
4. Gli organi
delle circoscrizioni rappresentano le esigenze della popolazione delle
circoscrizioni nell'ambito dell'unita' del comune e sono eletti nelle forme
stabilite dallo statuto e dal regolamento.
5. Nei comuni
con popolazione superiore a 300.000 abitanti lo statuto puo' prevedere
particolari e piu' accentuate forme di decentramento di funzioni e di autonomia
organizzativa e funzionale, determinando, altresi', anche con il rinvio alla
normativa applicabile ai comuni aventi uguale popolazione, gli organi di tali
forme di decentramento, lo status dei componenti e le relative modalita' di
elezione, nomina o designazione. Il consiglio comunale puo' deliberare, a
maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati, la revisione della
delimitazione territoriale delle circoscrizioni esistenti e la conseguente
istituzione delle nuove forme di autonomia ai sensi della normativa statutaria.
Articolo 18
Titolo di citta'
1. Il titolo
di citta' puo' essere concesso con decreto del Presidente della Repubblica su
proposta del Ministro dell'interno ai comuni insigni per ricordi, monumenti
storici e per l'attuale importanza.
CAPO II
Provincia
Articolo 19
Funzioni
1. Spettano
alla provincia le funzioni amministrative di interesse provinciale che
riguardino vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale nei
seguenti settori:
a) difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle
calamita';
b) tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche;
c) valorizzazione dei beni culturali;
d) viabilita' e trasporti;
e) protezione della flora e della fauna parchi e riserve naturali;
f) caccia e pesca nelle acque interne;
g) organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale,
rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle
emissioni atmosferiche e sonore;
h) servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica, attribuiti dalla
legislazione statale e regionale;
i) compiti connessi alla istruzione secondaria di secondo grado ed artistica ed
alla formazione professionale, compresa l'edilizia scolastica, attribuiti dalla
legislazione statale e regionale;
l) raccolta ed elaborazione dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti
locali.
2. La
provincia, in collaborazione con i comuni e sulla base di programmi da essa
proposti promuove e coordina attivita', nonche' realizza opere di rilevante
interesse provinciale sia nel settore economico, produttivo, commerciale e
turistico, sia in quello sociale, culturale e sportivo.
3. La
gestione di tali attivita' ed opere avviene attraverso le forme previste dal
presente testo unico per la gestione dei servizi pubblici locali.
Articolo 20
Compiti di programmazione
1. La
provincia:
a) raccoglie e coordina le proposte avanzate dai comuni, ai fini della
programmazione economica, territoriale ed ambientale della regione;
b) concorre alla determinazione del programma regionale di sviluppo e degli
altri programmi e piani regionali secondo norme dettate dalla legge regionale;
c) formula e adotta con riferimento alle previsioni e agli obiettivi del
programma regionale di sviluppo propri programmi pluriennali sia di carattere
generale che settoriale e promuove il coordinamento dell'attivita'
programmatoria dei comuni.
2. La
provincia, inoltre, ferme restando le competenze dei comuni ed in attuazione
della legislazione e dei programmi regionali, predispone ed adotta il piano
territoriale di coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto
del territorio e, in particolare, indica:
a) le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente
vocazione delle sue parti;
b) la localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle
principali linee di comunicazione;
c) le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed
idraulico-forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la
regimazione delle acque;
d) le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali.
3. I
programmi pluriennali e il piano territoriale di coordinamento sono trasmessi
alla regione ai fini di accertarne la conformita' agli indirizzi regionali
della programmazione socio-economica e territoriale.
4. La legge
regionale detta le procedure di approvazione, nonche' norme che assicurino il
concorso dei comuni alla formazione dei programmi pluriennali e dei piani
territoriali di coordinamento.
5. Ai fini
del coordinamento e dell'approvazione degli strumenti di pianificazione
territoriale predisposti dai comuni, la provincia esercita le funzioni ad essa
attribuite dalla regione ed ha, in ogni caso, il compito di accertare la
compatibilita' di detti strumenti con le previsioni del piano territoriale di
coordinamento.
6. Gli enti e
le amministrazioni pubbliche, nell'esercizio delle rispettive competenze, si
conformano ai piani territoriali di coordinamento delle province e tengono
conto dei loro programmi pluriennali.
Articolo 21
Circondari e revisione delle circoscrizioni
provinciali
1. La
provincia, in relazione all'ampiezza e peculiarita' del territorio, alle
esigenze della popolazione ed alla funzionalita' dei servizi, puo' disciplinare
nello statuto la suddivisione del proprio territorio in circondari e sulla base
di essi organizzare gli uffici, i servizi e la partecipazione dei cittadini.
2. Nel
rispetto della disciplina regionale, in materia di circondario, lo statuto
della provincia puo' demandare ad un apposito regolamento l'istituzione
dell'assemblea dei sindaci del circondario, con funzioni consultive,
propositive e di coordinamento, e la previsione della nomina di un presidente
del circondario indicato a maggioranza assoluta dall'assemblea dei sindaci e
componente del consiglio comunale di uno dei comuni appartenenti al
circondario. Il presidente ha funzioni di rappresentanza, promozione e
coordinamento. Al presidente del circondario si applicano le disposizioni
relative allo status del presidente del consiglio di comune con popolazione
pari a quella ricompresa nel circondario.
3. Per la
revisione delle circoscrizioni provinciali e l'istituzione di nuove province i
comuni esercitano l'iniziativa di cui all'articolo 133 della Costituzione,
tenendo conto dei seguenti criteri ed indirizzi:
a) ciascun territorio provinciale deve corrispondere alla zona entro la quale
si svolge la maggior parte dei rapporti sociali, economici e culturali della
popolazione residente;
b) ciascun territorio provinciale deve avere dimensione tale, per ampiezza,
entita' demografica, nonche' per le attivita' produttive esistenti o possibili,
da consentire una programmazione dello sviluppo che possa favorire il
riequilibrio economico, sociale e culturale del territorio provinciale e
regionale;
c) l'intero territorio di ogni comune deve far parte di una sola provincia;
d) l'iniziativa dei comuni, di cui all'articolo 133 della Costituzione, deve
conseguire l'adesione della maggioranza dei comuni dell'area interessata, che
rappresentino, comunque, la maggioranza della popolazione complessiva dell'area
stessa, con delibera assunta a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati;
e) di norma, la popolazione delle province risultanti dalle modificazioni
territoriali non deve essere inferiore a 200.000 abitanti;
f) l'istituzione di nuove province non comporta necessariamente l'istituzione
di uffici provinciali delle amministrazioni dello Stato e degli altri enti
pubblici;
g) le province preesistenti debbono garantire alle nuove, in proporzione al
territorio ed alla popolazione trasferiti, personale, beni, strumenti operativi
e risorse finanziarie adeguati.
4. Ai sensi
del secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione le regioni emanano norme
intese a promuovere e coordinare l'iniziativa dei comuni di cui alla lettera d)
del comma 3.
CAPO III
Aree metropolitane
Articolo 22
Aree metropolitane
1. Sono
considerate aree metropolitane le zone comprendenti i comuni di Torino, Milano,
Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli e gli altri comuni i cui
insediamenti abbiano con essi rapporti di stretta integrazione territoriale e
in ordine alle attivita' economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale,
nonche' alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali.
2. Su
conforme proposta degli enti locali interessati la regione procede entro
centottanta giorni dalla proposta stessa alla delimitazione territoriale
dell'area metropolitana. Qualora la regione non provveda entro il termine
indicato, il Governo, sentita la
Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo
28 agosto 1997, n. 281, invita la regione a provvedere entro un ulteriore
termine, scaduto il quale procede alla delimitazione dell'area metropolitana.
3. Restano
ferme le citta' metropolitane e le aree metropolitane definite dalle regioni a
statuto speciale.
Articolo 23
Citta' metropolitane
1. Nelle aree
metropolitane di cui all'articolo 22, il comune capoluogo e gli altri comuni ad
esso uniti da contiguita' territoriale e da rapporti di stretta integrazione in
ordine all'attivita' economica, ai servizi essenziali, ai caratteri ambientali,
alle relazioni sociali e culturali possono costituirsi in citta' metropolitane
ad ordinamento differenziato.
2. A tale fine, su
iniziativa degli enti locali interessati, il sindaco del comune capoluogo e il
presidente della provincia convocano l'assemblea dei rappresentanti degli enti
locali interessati. L'assemblea, su conforme deliberazione dei consigli
comunali, adotta una proposta di statuto della citta' metropolitana, che ne
indichi il territorio, l'organizzazione, l'articolazione interna e le funzioni.
3. La
proposta di istituzione della citta' metropolitana e' sottoposta a referendum a
cura di ciascun comune partecipante, entro centottanta giorni dalla sua
approvazione. Se la proposta riceve il voto favorevole della maggioranza degli
aventi diritto al voto espressa nella meta' piu' uno dei comuni partecipanti,
essa e' presentata dalla regione entro i successivi novanta giorni ad una delle
due Camere per l'approvazione con legge.
4.
All'elezione degli organi della citta' metropolitana si procede nel primo turno
utile ai sensi delle leggi vigenti in materia di elezioni degli enti locali.
5. La citta'
metropolitana, comunque denominata, acquisisce le funzioni della provincia;
attua il decentramento previsto dallo statuto, salvaguardando l'identita' delle
originarie collettivita' locali.
6. Quando la
citta' metropolitana non coincide con il territorio di una provincia, si
procede alla nuova delimitatone delle circoscrizioni provinciali o
all'istituzione di nuove province, anche in deroga alle previsioni di cui
all'articolo 21, considerando l'area della citta' come territorio di una nuova
provincia. Le regioni a statuto speciale possono adeguare il proprio
ordinamento ai principi contenuti nel presente comma.
7. Le
disposizioni del comma 6 possono essere applicate anche in materia di riordino,
ad opera dello Stato, delle circoscrizioni provinciali nelle regioni a statuto
speciale nelle quali siano istituite le aree metropolitane previste dalla
legislazione regionale.
Articolo 24
Esercizio coordinato di funzioni
1. La
regione, previa intesa con gli enti locali interessati, puo' definire ambiti
sovracomunali per l'esercizio coordinato delle funzioni degli enti locali,
attraverso forme associative e di cooperazione, nelle seguenti materie:
a) pianificazione territoriale;
b) reti infrastrutturali e servizi a rete;
c) piani di traffico intercomunali;
d) tutela e valorizzazione dell'ambiente e rilevamento dell'inquinamento
atmosferico;
e) interventi di difesa del suolo e di tutela idrogeologica;
f) raccolta, distribuzione e depurazione delle acque;
g) smaltimento dei rifiuti;
h) grande distribuzione commerciale;
i) attivita' culturali;
l) funzioni dei sindaci ai sensi dell'articolo 50, comma 7.
2. Le
disposizioni regionali emanate ai sensi del comma 1 si applicano fino
all'istituzione della citta' metropolitana.
Articolo 25
Revisione delle circoscrizioni comunali
1. Istituita
la citta' metropolitana, la regione, previa intesa con gli enti locali
interessati, puo' procedere alla revisione delle circoscrizioni territoriali
dei comuni compresi nell'area metropolitana.
Articolo 26
Norma transitoria
1. Sono fatte
salvo le leggi regionali vigenti in materia di aree metropolitane.
2. La legge
istitutiva della citta' metropolitana stabilisce i termini per il conferimento,
da parte della regione, dei compiti e delle funzioni amministrative in base ai
principi dell'articolo 4, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59, e le
modalita' per l'esercizio dell'intervento sostitutivo da parte del Governo in
analogia a quanto previsto dall'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 31
marzo 1998, n. 112.
CAPO IV
Comunita' montane
Articolo 27
Natura e ruolo
1. Le
comunita' montane sono unioni di comuni, enti locali costituiti fra comuni
montani e parzialmente montani, anche appartenenti a province diverse, per la
valorizzazione delle zone montane per l'esercizio di funzioni proprie, di
funzioni conferite e per l'esercizio associato delle funzioni comunali.
2. La
comunita' montana ha un organo rappresentativo e un organo esecutivo composti
da sindaci, assessori o consiglieri dei comuni partecipanti. Il presidente puo'
cumulare la carica con quella di sindaco di uno dei comuni della comunita'. I
rappresentanti dei comuni della comunita' montana sono eletti dai consigli dei
comuni partecipanti con il sistema del voto limitato garantendo la
rappresentanza delle minoranze.
3. La regione
individua, concordandoli nelle sedi concertative di cui all'articolo 4, gli
ambiti o le zone omogenee per la costituzione delle comunita' montane, in modo
da consentire gli interventi per la valorizzazione della montagna e l'esercizio
associato delle funzioni comunali. La costituzione della comunita' montana
avviene con provvedimento del presidente della giunta regionale.
4. La legge
regionale disciplina le comunita' montane stabilendo in particolare:
a) le modalita' di approvazione dello statuto;
b) le procedure di concertazione;
c) la disciplina dei piani zonali e dei programmi annuali;
d) i criteri di ripartizione tra le comunita' montane dei finanziamenti
regionali e di quelli dell'Unione europea;
e) i rapporti con gli altri enti operanti nel territorio.
5. La legge
regionale puo' escludere dalla comunita' montana i comuni parzialmente montani
nei quali la popolazione residente nel territorio montano sia inferiore al 15
per cento della popolazione complessiva, restando sempre esclusi i capoluoghi
di provincia e i comuni con popolazione complessiva superiore a 40.000
abitanti. L'esclusione non priva i rispettivi territori montani dei benefici e
degli interventi speciali per la montagna stabiliti dall'Unione europea e dalle
leggi statali e regionali. La legge regionale puo' prevedere, altresi', per un
piu' efficace esercizio delle funzioni e dei servizi svolti in forma associata,
l'inclusione dei comuni confinanti, con popolazione non superiore a 20.000
abitanti, che siano parte integrante del sistema geografico e socioeconomico
della comunita'.
6. Al comune
montano nato dalla fusione dei comuni il cui territorio coincide con quello di
una comunita' montana sono assegnate le funzioni e le risorse attribuite alla
stessa in base a norme comunitarie, nazionali e regionali. Tale disciplina si
applica anche nel caso in cui il comune sorto dalla fusione comprenda comuni
non montani. Con la legge regionale istitutiva del nuovo comune si provvede
allo scioglimento della comunita' montana.
7. Ai fini
della graduazione e differenziazione degli interventi di competenza delle
regioni e delle comunita' montane, le regioni, con propria legge, possono
provvedere ad individuare nell'ambito territoriale delle singole comunita'
montane fasce altimetriche di territorio, tenendo conto dell'andamento
orografico, del clima, della vegetazione, delle difficolta' nell'utilizzazione
agricola del suolo, della fragilita' ecologica, dei rischi ambientali e della
realta' socio-economica.
8. Ove in
luogo di una preesistente comunita' montana vengano costituite piu' comunita'
montane, ai nuovi enti spettano nel complesso i trasferimenti erariali
attribuiti all'ente originario, ripartiti in attuazione dei criteri stabiliti
dall'articolo 36 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive
modificazioni.
Articolo 28
Funzioni
1. L'esercizio associato
di funzioni proprie dei comuni o a questi conferite dalla regione spetta alle
comunita' montane. Spetta, altresi', alle comunita' montane l'esercizio di ogni
altra funzione ad esse conferita dai comuni, dalla provincia e dalla regione.
2. Spettano
alle comunita' montane le funzioni attribuite dalla legge e gli interventi
speciali per la montagna stabiliti dalla Unione europea o dalle leggi statali e
regionali.
3. Le
comunita' montane adottano piani pluriennali di opere ed interventi e
individuano gli strumenti idonei a perseguire gli obiettivi dello sviluppo
socioeconomico, ivi compresi quelli previsti dalla Unione europea, dallo Stato
e dalla regione, che possono concorrere alla realizzazione dei programmi
annuali operativi di esecuzione del piano.
4. Le
comunita' montane, attraverso le indicazioni urbanistiche del piano pluriennale
di sviluppo, concorrono alla formazione del piano territoriale di
coordinamento.
5. Il piano
pluriennale di sviluppo socioeconomico ed i suoi aggiornamenti sono adottati
dalle comunita' montane ed approvati dalla provincia secondo le procedure
previste dalla legge regionale.
6. Gli
interventi finanziari disposti dalle comunita' montane e da altri soggetti
pubblici a favore della montagna sono destinati esclusivamente ai territori
classificati montani.
7. Alle
comunita' montane si applicano le disposizioni dell'articolo 32, comma 5.
Articolo 29
Comunita' isolane o di arcipelago
1. In ciascuna isola o
arcipelago di isole, ad eccezione della Sicilia e della Sardegna, ove esistono
piu' comuni puo' essere istituita, dai comuni interessati, la comunita' isolana
o dell'arcipelago, cui si estendono le norme sulle comunita' montane.
CAPO V
Forme associative
Articolo 30
Convenzioni
1. Al fine di
svolgere in modo coordinato funzioni e servizi determinati, gli enti locali
possono stipulare tra loro apposite convenzioni.
2. Le
convenzioni devono stabilire i fini, la durata, le forme di consultazione degli
enti contraenti, i loro rapporti finanziari ed i reciproci obblighi e garanzie.
3. Per la
gestione a tempo determinato di uno specifico servizio o per la realizzazione
di un'opera lo Stato e la regione, nelle materie di propria competenza, possono
prevedere forme di convenzione obbligatoria fra enti locali, previa statuizione
di un disciplinare-tipo.
4. Le
convenzioni di cui al presente articolo possono prevedere anche la costituzione
di uffici comuni che operano con personale distaccato dagli enti partecipanti,
ai quali affidare l'esercizio delle funzioni pubbliche in luogo degli enti
partecipanti all'accordo, ovvero la delega di funzioni da parte degli enti
partecipanti all'accordo a favore di uno di essi, che opera in luogo e per
conto degli enti deleganti.
Articolo 31
Consorzi
1. Gli enti
locali per la gestione associata di uno o piu' servizi e l'esercizio associato
di funzioni possono costituire un consorzio secondo le norme previste per le
aziende speciali di cui all'articolo 114, in quanto compatibili. Al consorzio
possono partecipare altri enti pubblici, quando siano a cio' autorizzati, secondo
le leggi alle quali sono soggetti.
2. A tal fine i rispettivi
consigli approvano a maggioranza assoluta dei componenti una convenzione ai
sensi dell'articolo 30, unitamente allo statuto del consorzio.
3. In particolare la
convenzione deve disciplinare le nomine e le competenze degli organi consortili
coerentemente a quanto disposto dai commi 8, 9 e 10 dell'articolo 50 e
dell'articolo 42, comma 2, lettera m), e prevedere la trasmissione, agli enti
aderenti, degli atti fondamentali del consorzio; lo statuto, in conformita'
alla convenzione, deve disciplinare l'organizzazione, la nomina e le funzioni
degli organi consortili.
4. Salvo
quanto previsto dalla convenzione e dallo statuto per i consorzi, ai quali
partecipano a mezzo dei rispettivi rappresentanti legali anche enti diversi
dagli enti locali, l'assemblea del consorzio e' composta dai rappresentanti
degli enti associati nella persona del sindaco, del presidente o di un loro
delegato, ciascuno con responsabilita' pari alla quota di partecipazione fissata
dalla convenzione e dallo statuto.
5. L'assemblea elegge il
consiglio di amministrazione e ne approva gli atti fondamentali previsti dallo
statuto.
6. Tra gli
stessi enti locali non puo' essere costituito piu' di un consorzio.
7. In caso di rilevante
interesse pubblico, la legge dello Stato puo' prevedere la costituzione di
consorzi obbligatori per l'esercizio di determinate funzioni e servizi. La
stessa legge ne demanda l'attuazione alle leggi regionali.
8. Ai
consorzi che gestiscono attivita' aventi rilevanza economica e imprenditoriale
e ai consorzi creati per la gestione dei servizi sociali se previsto nello
statuto, si applicano le norme previste per le aziende speciali.
Articolo 32
Unioni di comuni
1. Le unioni
di comuni sono enti locali costituiti da due o piu' comuni di norma contermini,
allo scopo di esercitare congiuntamente una pluralita' di funzioni di loro
competenza.
2. L'atto costitutivo e lo
statuto dell'unione sono approvati dai consigli dei comuni partecipanti con le
procedure e la maggioranza richieste per le modifiche statutarie. Lo statuto
individua gli organi dell'unione e le modalita' per la loro costituzione e
individua altresi' le funzioni svolte dall'unione e le corrispondenti risorse.
3. Lo statuto
deve comunque prevedere il presidente dell'unione scelto tra i sindaci dei
comuni interessati e deve prevedere che altri organi siano formati da
componenti delle giunte e dei consigli dei comuni associati, garantendo la
rappresentanza delle minoranze.
4. L'unione ha potesta' regolamentare
per la disciplina della propria organizzazione, per lo svolgimento delle
funzioni ad essa affidate e per i rapporti anche finanziari con i comuni.
5. Alle
unioni di comuni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per
l'ordinamento dei comuni. Si applicano, in particolare, le norme in materia di
composizione degli organi dei comuni; il numero dei componenti degli organi non
puo' comunque eccedere i limiti previsti per i comuni di dimensioni pari alla
popolazione complessiva dell'ente. Alle unioni competono gli introiti derivanti
dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati.
Articolo 33
Esercizio associato di funzioni e servizi
da parte dei comuni
1. Le
regioni, nell'emanazione delle leggi di conferimento delle funzioni ai comuni,
attuano il trasferimento delle funzioni nei confronti della generalita' dei
comuni.
2. Al fine di
favorire l'esercizio associato delle funzioni dei comuni di minore dimensione
demografica, le regioni individuano livelli ottimali di esercizio delle stesse,
concordandoli nelle sedi concertative di cui all'articolo 4. Nell'ambito della
previsione regionale, i comuni esercitano le funzioni in forma associata,
individuando autonomamente i soggetti, le forme e le metodologie, entro il
termine temporale indicato dalla legislazione regionale. Decorso inutilmente il
termine di cui sopra la regione esercita il potere sostitutivo nelle forme
stabilite dalla legge stessa.
3. Le regioni
predispongono, concordandolo con i comuni nelle apposite sedi concertative, un
programma di individuazione degli ambiti per la gestione associata
sovracomunale di funzioni e servizi, realizzato anche attraverso le unioni, che
puo' prevedere altresi' la modifica di circoscrizioni comunali e i criteri per la
corresponsione di contributi e incentivi alla progressiva unificazione. Il
programma e' aggiornato ogni tre anni, tenendo anche conto delle unioni di
comuni regolarmente costituite.
4. Al fine di
favorire il processo di riorganizzazione sovracomunale dei servizi, delle
funzioni e delle strutture, le regioni provvedono a disciplinare, con proprie
leggi, nell'ambito del programma territoriale di cui al comma 3, le forme di
incentivazione dell'esercizio associato delle funzioni da parte dei comuni, con
l'eventuale previsione nel proprio bilancio di un apposito fondo. A tale fine,
oltre a quanto stabilito dal comma 3 e dagli articoli 30 e 32, le regioni si
attengono ai seguenti principi fondamentali:
a) nella disciplina delle incentivazioni:
1) favoriscono il massimo grado di integrazione tra i comuni, graduando la
corresponsione dei benefici in relazione al livello di unificazione, rilevato
mediante specifici indicatori con riferimento alla tipologia ed alle
caratteristiche delle funzioni e dei servizi associati o trasferiti in modo
tale da erogare il massimo dei contributi nelle ipotesi di massima
integrazione;
2) prevedono in ogni caso una maggiorazione dei contributi nelle ipotesi di
fusione e di unione, rispetto alle altre forme di gestione sovracomunale;
b) promuovono le unioni di comuni, senza alcun vincolo alla successiva fusione,
prevedendo comunque ulteriori benefici da corrispondere alle unioni che
autonomamente deliberino, su conforme proposta dei consigli comunali
interessati, di procedere alla fusione.
Articolo 34
Accordi di programma
1. Per la
definizione e l'attuazione di opere, di interventi o di programmi di intervento
che richiedono, per la loro completa realizzazione, l'azione integrata e
coordinata di comuni, di province e regioni, di amministrazioni statali e di
altri soggetti pubblici, o comunque di due o piu' tra i soggetti predetti, il
presidente della regione o il presidente della provincia o il sindaco, in
relazione alla competenza primaria o prevalente sull'opera o sugli interventi o
sui programmi di intervento, promuove la conclusione di un accordo di
programma, anche su richiesta di uno o piu' dei soggetti interessati, per
assicurare il coordinamento delle azioni e per determinarne i tempi, le
modalita', il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento.
2. L'accordo puo'
prevedere altresi' procedimenti di arbitrato, nonche' interventi surrogatori di
eventuali inadempienze dei soggetti partecipanti.
3. Per
verificare la possibilita' di concordare l'accordo di programma, il presidente
della regione o il presidente della provincia o il sindaco convoca una
conferenza tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate.
4. L'accordo, consistente
nel consenso unanime del presidente della regione, del presidente della
provincia, dei sindaci e delle altre amministrazioni interessate, e' approvato
con atto formale del presidente della regione o del presidente della provincia
o del sindaco ed e' pubblicato nel bollettino ufficiale della regione.
L'accordo, qualora adottato con decreto del presidente della regione, produce
gli effetti della intesa di cui all'articolo 81 del decreto del Presidente
della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, determinando le eventuali e
conseguenti variazioni degli strumenti urbanistici e sostituendo le concessioni
edilizie, sempre che vi sia l'assenso del comune interessato.
5. Ove
l'accordo comporti variazione degli strumenti urbanistici, l'adesione del
sindaco allo stesso deve essere ratificata dal consiglio comunale entro trenta
giorni a pena di decadenza.
6. Per
l'approvazione di progetti di opere pubbliche comprese nei programmi
dell'amministrazione e per le quali siano immediatamente utilizzabili i
relativi finanziamenti si procede a norma dei precedenti commi. L'approvazione
dell'accordo di programma comporta la dichiarazione di pubblica utilita',
indifferibilita' ed urgenza delle medesime opere; tale dichiarazione cessa di
avere efficacia se le opere non hanno avuto inizio entro tre anni.
7. La
vigilanza sull'esecuzione dell'accordo di programma e gli eventuali interventi
sostitutivi sono svolti da un collegio presieduto dal presidente della regione
o dal presidente della provincia o dal sindaco e composto da rappresentanti
degli enti locali interessati, nonche' dal commissario del Governo nella regione
o dal prefetto nella provincia interessata se all'accordo partecipano
amministrazioni statali o enti pubblici nazionali.
8. Allorche'
l'intervento o il programma di intervento comporti il concorso di due o piu'
regioni finitime, la conclusione dell'accordo di programma e' promossa dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cui spetta convocare la conferenza di
cui al comma 3. Il collegio di vigilanza di cui al comma 7 e' in tal caso
presieduto da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed
e' composto dai rappresentanti di tutte le regioni che hanno partecipato
all'accordo. La Presidenza
del Consiglio dei Ministri esercita le funzioni attribuite dal comma 7 al
commissario del Governo ed al prefetto.
Articolo 35
Norma transitoria
1. L'adozione delle leggi
regionali previste dall'articolo 33, comma 4, avviene entro il 21 febbraio
2001. Trascorso inutilmente tale termine, il Governo, entro i successivi
sessanta giorni, sentite le regioni inadempienti e la Conferenza unificata di
cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, provvede a
dettare la relativa disciplina nel rispetto dei principi enunciati nel citato
articolo del presente testo unico. La disciplina adottata nell'esercizio dei
poteri sostitutivi si applica fino alla data di entrata in vigore della legge
regionale.
TITOLO III
ORGANI
CAPO I
Organi di governo del comune e della provincia
Articolo 36
Organi di governo
1. Sono
organi di governo del comune il consiglio, la giunta, il sindaco.
2. Sono
organi di governo della provincia il consiglio, la giunta, il presidente.
Articolo 37
Composizione dei consigli
1. Il
consiglio comunale e' composto dal sindaco e:
a) da 60 membri nei comuni con popolazione superiore ad un milione di abitanti;
b) da 50 membri nei comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti;
c) da 46 membri nei comuni con popolazione superiore a 250.000 abitanti;
d) da 40 membri nei comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti o che,
pur avendo popolazione inferiore, siano capoluoghi di provincia;
e) da 30 membri nei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti;
f) da 20 membri nei comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti;
g) da 16 membri nei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti;
h) da 12 membri negli altri comuni.
2. Il
consiglio provinciale e' composto dal presidente della provincia e:
a) da 45 membri nelle province con popolazione residente superiore a 1.400.000
abitanti;
b) da 36 membri nelle province con popolazione residente superiore a 700.000
abitanti;
c) da 30 membri nelle province con popolazione residente superiore a 300.000
abitanti;
d) da 24 membri nelle altre province.
3. Il
presidente della provincia e i consiglieri provinciali rappresentano la intera
provincia.
4. La
popolazione e' determinata in base ai risultati dell'ultimo censimento
ufficiale.
Articolo 38
Consigli comunali e provinciali
1. L'elezione dei consigli
comunali e provinciali, la loro durata in carica, il numero dei consiglieri e
la loro posizione giuridica sono regolati dal presente testo unico.
2. Il
funzionamento dei consigli, nel quadro dei principi stabiliti dallo statuto, e'
disciplinato dal regolamento, approvato a maggioranza assoluta, che prevede, in
particolare, le modalita' per la convocazione e per la presentazione e la
discussione delle proposte. Il regolamento indica altresi' il numero dei
consiglieri necessario per la validita' delle sedute, prevedendo che in ogni
caso debba esservi la presenza di almeno un terzo dei consiglieri assegnati per
legge all'ente, senza computare a tale fine il sindaco e il presidente della
provincia.
3. I consigli
sono dotati di autonomia funzionale e organizzativa. Con norme regolamentari i
comuni e le province fissano le modalita' per fornire ai consigli servizi, attrezzature
e risorse finanziarie. Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti e
nelle province possono essere previste strutture apposite per il funzionamento
dei consigli. Con il regolamento di cui al comma 2 i consigli disciplinano la
gestione di tutte le risorse attribuite per il proprio funzionamento e per
quello dei gruppi consiliari regolarmente costituiti.
4. I
consiglieri entrano in carica all'atto della proclamazione ovvero, in caso di
surrogazione, non appena adottata dal consiglio la relativa deliberazione.
5. I consigli
durano in carica sino all'elezione dei nuovi, limitandosi, dopo la
pubblicazione del decreto di indizione dei comizi elettorali, ad adottare gli
atti urgenti e improrogabili.
6. Quando lo
statuto lo preveda, il consiglio si avvale di commissioni costituite nel
proprio seno con criterio proporzionale. Il regolamento determina i poteri
delle commissioni e ne disciplina l'organizzazione e le forme di pubblicita'
dei lavori.
7. Le sedute
del consiglio e delle commissioni sono pubbliche salvi i casi previsti dal
regolamento.
8. Le
dimissioni dalla carica di consigliere, indirizzate al rispettivo consiglio,
devono essere assunte immediatamente al protocollo dell'ente nell'ordine
temporale di presentazione. Esse sono irrevocabili, non necessitano di presa
d'atto e sono immediatamente efficaci. Il consiglio, entro e non oltre dieci
giorni, deve procedere alla surroga dei consiglieri dimissionari, con separate
deliberazioni, seguendo l'ordine di presentazione delle dimissioni quale
risulta dal protocollo. Non si fa luogo alla surroga qualora, ricorrendone i
presupposti, si debba procedere allo scioglimento del consiglio a norma
dell'articolo 141.
9. In occasione delle
riunioni del consiglio vengono esposte all'esterno degli edifici, ove si
tengono, la bandiera della Repubblica italiana e quella dell'Unione europea per
il tempo in cui questi esercita le rispettive funzioni e attivita'. Sono fatte
salve le ulteriori disposizioni emanate sulla base della legge 5 febbraio 1998,
n. 22, concernente disposizioni generali sull'uso della bandiera italiana ed
europea.
Articolo 39
Presidenza dei consigli comunali e
provinciali
1. I consigli
provinciali e i consigli comunali dei comuni con popolazione superiore a 15.000
abitanti sono presieduti da un presidente eletto tra i consiglieri nella prima
seduta del consiglio. Al presidente del consiglio sono attribuiti, tra gli
altri, i poteri di convocazione e direzione dei lavori e delle attivita' del
consiglio. Quando lo statuto non dispone diversamente, le funzioni vicarie di
presidente del consiglio sono esercitate dal consigliere anziano individuato
secondo le modalita' di cui all'articolo 40. Nei comuni con popolazione sino a
15.000 abitanti lo statuto puo' prevedere la figura del presidente del
consiglio.
2. Il
presidente del consiglio comunale o provinciale e' tenuto a riunire il
consiglio in un termine non superiore ai venti giorni, quando lo richiedano un
quinto dei consiglieri, o il sindaco o il presidente della provincia, inserendo
all'ordine del giorno le questioni richieste.
3. Nei comuni
con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti il consiglio e' presieduto dal
sindaco che provvede anche alla convocazione del consiglio salvo differente
previsione statutaria.
4. Il
presidente del consiglio comunale o provinciale assicura una adeguata e
preventiva informazione ai gruppi consiliari ed ai singoli consiglieri sulle
questioni sottoposte al consiglio.
5. In caso di inosservanza
degli obblighi di convocazione del consiglio, previa diffida, provvede il
prefetto.
Articolo 40
Convocazione della prima seduta del
consiglio
1. La prima
seduta del consiglio comunale e provinciale deve essere convocata entro il
termine perentorio di dieci giorni dalla proclamazione e deve tenersi entro il
termine di dieci giorni dalla convocazione.
2. Nei comuni
con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, la prima seduta, e' convocata dal
sindaco ed e' presieduta dal consigliere anziano fino alla elezione del
presidente del consiglio. La seduta prosegue poi sotto la presidenza del
presidente del consiglio per la comunicazione dei componenti della giunta e per
gli ulteriori adempimenti. E' consigliere anziano colui che ha ottenuto la
maggior cifra individuale ai sensi dell'articolo 73 con esclusione del sindaco
neoeletto e dei candidati alla carica di sindaco. proclamati consiglieri ai
sensi del comma 11 del medesimo articolo 73.
3. Qualora il
consigliere anziano sia assente o rifiuti di presiedere l'assemblea, la
presidenza e' assunta dal consigliere che, nella graduatoria di anzianita'
determinata secondo i criteri di cui al comma 2, occupa il posto immediatamente
successivo.
4. La prima
seduta del consiglio provinciale e' presieduta e convocata dal presidente della
provincia sino alla elezione del presidente del consiglio.
5. Nei comuni
con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, la prima seduta del consiglio e'
convocata e presieduta dal sindaco sino all'elezione del presidente del
consiglio.
6. le
disposizioni di cui ai commi 2, 3, 4, 5 si applicano salvo diversa previsione
regolamentare nel quadro dei principi stabiliti dallo statuto.
Articolo 41
Adempimenti della prima seduta
1. Nella
prima seduta il consiglio comunale e provinciale, prima di deliberare su
qualsiasi altro oggetto, ancorche' non sia stato prodotto alcun reclamo, deve
esaminare la condizione degli eletti a norma del capo II titolo III e
dichiarare la ineleggibilita' di essi quando sussista alcuna delle cause ivi
previste, provvedendo secondo la procedura indicata dall'articolo 69.
2. Il consiglio
comunale, nella prima seduta, elegge tra i propri componenti la commissione
elettorale comunale ai sensi degli articoli 12 e seguenti del decreto del
Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223.
Articolo 42
Attribuzioni dei consigli
1. Il
consiglio e' l'organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo.
2. Il
consiglio ha competenza limitatamente ai seguenti atti fondamentali:
a) statuti dell'ente e delle aziende speciali, regolamenti salva l'ipotesi di
cui all'articolo 48, comma 3, criteri generali in materia di ordinamento degli
uffici e dei servizi;
b) programmi, relazioni previsionali e programmatiche, piani finanziari,
programmi triennali e elenco annuale dei lavori pubblici, bilanci annuali e
pluriennali e relative variazioni, rendiconto, piani territoriali ed
urbanistici, programmi annuali e pluriennali per la loro attuazione, eventuali
deroghe ad essi, pareri da rendere per dette materie;
c) convenzioni tra i comuni e quelle tra i comuni e provincia, costituzione e
modificazione di forme associative;
d) istituzione, compiti e norme sul funzionamento degli organismi di
decentramento e di partecipazione;
e) assunzione diretta dei pubblici servizi, costituzione di istituzioni e
aziende speciali, concessione dei pubblici servizi, partecipazione dell'ente
locale a societa' di capitali, affidamento di attivita' o servizi mediante
convenzione;
f) istituzione e ordinamento dei tributi, con esclusione della determinazione
delle relative aliquote; disciplina generale delle tariffe per la fruizione dei
beni e dei servizi;
g) indirizzi da osservare da parte delle aziende pubbliche e degli enti
dipendenti, sovvenzionati o sottoposti a vigilanza;
h) contrazione dei mutui non previsti espressamente in atti fondamentali del
consiglio comunale ed emissione dei prestiti obbligazionari;
i) spese che impegnino i bilanci per gli esercizi successivi, escluse quelle
relative alle locazioni di immobili ed alla somministrazione e fornitura di
beni e servizi a carattere continuativo;
l) acquisti e alienazioni immobiliari, relative permute, appalti e concessioni
che non siano previsti espressamente in atti fondamentali del consiglio o che
non ne costituiscano mera esecuzione e che, comunque, non rientrino nella
ordinaria amministrazione di funzioni e servizi di competenza della giunta, del
segretario o di altri funzionari;
m) definizione degli indirizzi per la nomina e la designazione dei
rappresentanti del comune presso enti, aziende ed istituzioni, nonche' nomina
dei rappresentanti del consiglio presso enti, aziende ed istituzioni ad esso
espressamente riservata dalla legge.
3. Il
consiglio, nei modi disciplinati dallo statuto, partecipa altresi' alla
definizione, all'adeguamento e alla verifica periodica dell'attuazione delle
linee programmatiche da parte del sindaco o del presidente della provincia e
dei singoli assessori.
4. Le
deliberazioni in ordine agli argomenti di cui al presente articolo non possono
essere adottate in via d'urgenza da altri organi del comune o della provincia,
salvo quelle attinenti alle variazioni di bilancio adottate dalla giunta da
sottoporre a ratifica del consiglio nei sessanta giorni successivi, a pena di
decadenza.
Articolo 43
Diritti dei consiglieri
1. I
consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di iniziativa su ogni
questione sottoposta alla deliberazione del consiglio. Hanno inoltre il diritto
di chiedere la convocazione del consiglio secondo le modalita' dettate
dall'articolo 39, comma 2, e di presentare interrogazioni e mozioni.
2. I
consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici,
rispettivamente, del comune e della provincia, nonche' dalle loro aziende ed
enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili
all'espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi
specificamente determinati dalla legge.
3. Il sindaco
o il presidente della provincia o gli assessori da essi delegati rispondono,
entro 30 giorni, alle interrogazioni e ad ogni altra istanza di sindacato
ispettivo presentata dai consiglieri. Le modalita' della presentazione di tali
atti e delle relative risposte sono disciplinate dallo statuto e dal
regolamento consiliare.
4. Lo statuto
stabilisce i casi di decadenza per la mancata partecipazione alle sedute e le
relative procedure, garantendo il diritto del consigliere a far valere le cause
giustificative.
Articolo 44
Garanzia delle minoranze e controllo
consiliare
1. Lo statuto
prevede le forme di garanzia e di partecipazione delle minoranze attribuendo
alle opposizioni la presidenza delle commissioni consiliari aventi funzioni di
controllo o di garanzia, ove costituite.
2. Il
consiglio comunale o provinciale, a maggioranza assoluta dei propri membri,
puo' istituire al proprio interno commissioni di indagine sull'attivita' dell'amministrazione.
I poteri, la composizione ed il funzionamento delle suddette commissioni sono
disciplinati dallo statuto e dal regolamento consiliare.
Articolo 45
Surrogazione e supplenza dei consiglieri
provinciali, comunali e circoscrizionali
1. Nei consigli
provinciali, comunali e circoscrizionali il seggio che durante il quinquennio
rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, e' attribuito al
candidato che nella medesima lista segue immediatamente l'ultimo eletto.
2. Nel caso
di sospensione di un consigliere ai sensi dell'articolo 59, il consiglio, nella
prima adunanza successiva alla notifica del provvedimento di sospensione,
procede alla temporanea sostituzione affidando la supplenza per l'esercizio
delle funzioni di consigliere al candidato della stessa lista che ha riportato,
dopo gli eletti, il maggior numero di voti. La supplenza ha termine con la
cessazione della sospensione. Qualora sopravvenga la decadenza si fa luogo alla
surrogazione a norma del comma 1.
Articolo 46
Elezione del sindaco e del presidente
della provincia - Nomina della giunta
1. Il sindaco
e il presidente della provincia sono eletti dai cittadini a suffragio
universale e diretto secondo le disposizioni dettate dalla legge e sono membri
dei rispettivi consigli.
2. Il sindaco
e il presidente della provincia nominano i componenti della giunta, tra cui un
vicesindaco e un vicepresidente, e ne danno comunicazione al consiglio nella
prima seduta successiva alla elezione.
3. Entro il
termine fissato dallo statuto, il sindaco o il presidente della provincia,
sentita la giunta, presenta al consiglio le linee programmatiche relative alle
azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato.
4. Il sindaco
e il presidente della provincia possono revocare uno o piu' assessori, dandone
motivata comunicazione al consiglio.
Articolo 47
Composizione delle giunte
1. La giunta
comunale e la giunta provinciale sono composte rispettivamente dal sindaco e
dal presidente della provincia, che le presiedono, e da un numero di assessori,
stabilito dagli statuti, che non deve essere superiore a un terzo, arrotondato
aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando
a tale fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque non
superiore a sedici unita'.
2. Gli
statuti, nel rispetto di quanto stabilito dal comma 1, possono fissare il
numero degli assessori ovvero il numero massimo degli stessi.
3. Nei comuni
con popolazione superiore a 15.000 abitanti e nelle province gli assessori sono
nominati dal sindaco o dal presidente della provincia, anche al di fuori dei
componenti del consiglio, fra i cittadini in possesso dei requisiti di
candidabilita', eleggibilita' e compatibilita' alla carica di consigliere.
4. Nei comuni
con popolazione inferiore a 15.000 abitanti lo statuto puo' prevedere la nomina
ad assessore di cittadini non facenti, parte del consiglio ed in possesso dei
requisiti di candidabilita', eleggibilita' e compatibilita' alla carica di
consigliere.
5. Fino
all'adozione delle norme statutarie di cui al comma 1, le giunte comunali e
provinciali sono composte da un numero, di assessori stabilito rispettivamente
nelle seguenti misure:
a) non superiore a 4 nei comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti;
non superiore a 6 nei comuni con popolazione compresa tra 10.001 e 100.000
abitanti; non superiore a 10 nei comuni con popolazione compresa tra 100.001 e
250.000 abitanti e nei capoluoghi di provincia con popolazione inferiore a
100.000 abitanti; non superiore a 12 nei comuni con popolazione compresa tra
250.001 e 500.000 abitanti; non superiore a 14 nei comuni con popolazione
compresa tra 500.001 e 1.000.000 di abitanti e non superiore a 16 nei comuni
con popolazione superiore a 1.000.000 di abitanti;
b) non superiore a 6 per le province a cui sono assegnati 24 consiglieri; non
superiore a 8 per le province a cui sono assegnati 30 consiglieri; non
superiore a 10 per le province a cui sono assegnati 36 consiglieri; non
superiore a 12 per quelle a cui sono assegnati 45 consiglieri.
Articolo 48
Competenze delle giunte
1. La giunta
collabora con il sindaco o con il presidente della provincia nel governo del
comune o della provincia ed opera attraverso deliberazioni collegiali.
2. La giunta
compie tutti gli atti rientranti ai sensi dell'articolo 107, commi 1 e 2, nelle
funzioni degli organi di governo, che non siano riservati dalla legge al
consiglio e che non ricadano nelle competenze, previste dalle leggi o dallo
statuto, del sindaco o del presidente della provincia o degli organi di decentramento;
collabora con il sindaco e con il presidente della provincia nell'attuazione
degli indirizzi generali del consiglio; riferisce annualmente al consiglio
sulla propria attivita' e svolge attivita' propositive e di impulso nei
confronti dello stesso.
3. E',
altresi', di competenza della giunta l'adozione dei regolamenti
sull'ordinamento degli uffici e dei servizi, nel rispetto dei criteri generali
stabiliti dal consiglio.
Articolo 49
Pareri dei responsabili dei servizi
1. Su ogni
proposta di deliberazione sottoposta alla giunta ed al consiglio che non sia
mero atto, di indirizzo deve essere richiesto il parere in ordine alla sola
regolarita' tecnica del responsabile del servizio interessato e, qualora
comporti impegno di spesa o diminuzione di entrata, del responsabile di
ragioneria in ordine alla regolarita' contabile. I pareri sono inseriti nella
deliberazione.
2. Nel caso
in cui l'ente non abbia i responsabili dei servizi, il parere e' espresso dal
Segretario dell'ente, in relazione alle sue competenze.
3. I soggetti
di cui al comma 1 rispondono in via amministrativa e contabile dei pareri
espressi.
Articolo 50
Competenze del sindaco e del presidente
della provincia
1. Il sindaco
e il presidente della provincia sono gli organi responsabili
dell'amministrazione del comune e della provincia.
2. Il sindaco
e il presidente della provincia rappresentano l'ente, convocano e presiedono la
giunta, nonche' il consiglio quando non e' previsto il presidente del
consiglio, e sovrintendono al funzionamento dei servizi e degli uffici e
all'esecuzione degli atti.
3. Salvo
quanto previsto dall'articolo 107 essi esercitano le funzioni loro attribuite
dalle leggi, dallo statuto e dai regolamenti e sovrintendono altresi'
all'espletamento delle funzioni statali e regionali attribuite o delegate al
comune e alla provincia.
4. Il sindaco
esercita altresi' le altre funzioni attribuitegli quale autorita' locale nelle
materie previste da specifiche disposizioni di legge.
5. In particolare, in caso
di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale
le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale
rappresentante della comunita' locale. Negli altri casi l'adozione dei
provvedimenti d'urgenza ivi compresa la costituzione di centri e organismi di
referenza o assistenza, spetta allo Stato o alle regioni in ragione della
dimensione dell'emergenza e dell'eventuale interessamento di piu' ambiti
territoriali regionali.
6. In caso di emergenza che
interessi il territorio di piu' comuni, ogni sindaco adotta le misure
necessarie fino a quando non intervengano i soggetti competenti ai sensi del
precedente comma.
7. Il
sindaco, altresi', coordina e riorganizza, sulla base degli indirizzi espressi
dal consiglio comunale e nell'ambito dei criteri eventualmente indicati dalla
regione, gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei
servizi pubblici, nonche', d'intesa con i responsabili territorialmente
competenti delle amministrazioni interessate, gli orari di apertura al pubblico
degli uffici pubblici localizzati nel territorio, al fine di armonizzare
l'espletamento dei servizi con le esigenze complessive e generali degli utenti.
8. Sulla base
degli indirizzi stabiliti dal consiglio il sindaco e il presidente della provincia
provvedono alla nomina, alla designazione e alla revoca dei rappresentanti del
comune e della provincia presso enti, aziende ed istituzioni.
9. Tutte le
nomine e le designazioni debbono essere effettuate entro quarantacinque giorni
dall'insediamento ovvero entro i termini di scadenza del precedente incarico.
In mancanza, il comitato regionale di controllo adotta i provvedimenti
sostitutivi ai sensi dell'articolo 136.
10. Il
sindaco e il presidente della provincia nominano i responsabili degli uffici e
dei servizi, attribuiscono e definiscono gli incarichi dirigenziali e quelli di
collaborazione esterna secondo le modalita' ed i criteri stabiliti dagli
articoli 109 e 110, nonche' dai rispettivi statuti e regolamenti comunali e
provinciali.
11. Il sindaco
e il presidente della provincia prestano davanti al consiglio, nella seduta di
insediamento, il giuramento di osservare lealmente la Costituzione
italiana.
12.
Distintivo del sindaco e' la fascia tricolore con lo stemma della Repubblica e
lo stemma del comune, da portarsi a tracolla. Distintivo del presidente della
provincia e' una fascia di colore azzurro con lo stemma della Repubblica e lo
stemma della propria provincia, da portare a tracolla.
Articolo 51
Durata del mandato del sindaco, del presidente
della provincia e dei consigli.
Limitazione dei mandati
1. Il sindaco
e il consiglio comunale, il presidente della provincia e il consiglio
provinciale durano in carica per un periodo di cinque anni.
2. Chi ha
ricoperto per due mandati consecutivi la carica di sindaco e di presidente
della provincia non e', allo scadere del secondo mandato, immediatamente
rieleggibile alle medesime cariche.
3. E'
consentito un terzo mandato consecutivo se uno dei due mandati precedenti ha
avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno, per causa diversa
dalle dimissioni volontarie.
Articolo 52
Mozione di sfiducia
1. Il voto
del consiglio comunale o del consiglio provinciale contrario ad una proposta
del sindaco, del presidente della provincia o delle rispettive giunte non
comporta le dimissioni degli stessi.
2. Il
sindaco, il presidente della provincia e le rispettive giunte cessano dalla
carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia votata per appello
nominale dalla maggioranza assoluta dei componenti il consiglio. La mozione di
sfiducia deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei
consiglieri assegnati, senza computare a tal fine il sindaco e il presidente
della provincia, e viene messa in discussione non prima di dieci giorni e non
oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Se la mozione viene approvata, si
procede allo scioglimento del consiglio e alla nomina di un commissario ai
sensi dell'articolo 141.
Articolo 53
Dimissioni, impedimento, rimozione,
decadenza, sospensione o decesso del sindaco o del presidente della provincia
1. In caso di impedimento
permanente, rimozione, decadenza o decesso del sindaco o del presidente della
provincia, la giunta decade e si procede allo scioglimento del consiglio. Il
consiglio e la giunta rimangono in carica sino alla elezione del nuovo
consiglio e del nuovo sindaco o presidente della provincia. Sino alle predette
elezioni, le funzioni del sindaco e del presidente della provincia sono svolte,
rispettivamente, dal vicesindaco e dal vicepresidente.
2. Il
vicesindaco ed il vicepresidente sostituiscono il sindaco e il presidente della
provincia in caso di assenza o di impedimento temporaneo, nonche' nel caso di
sospensione dall'esercizio della funzione ai sensi dell'articolo 59.
3. Le dimissioni
presentate dal sindaco o dal presidente della provincia diventano efficaci ed
irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al
consiglio. In tal caso si procede allo scioglimento del rispettivo consiglio,
con contestuale nomina di un commissario.
4. Lo
scioglimento del consiglio comunale o provinciale determina in ogni caso la
decadenza del sindaco o del presidente della provincia nonche' delle rispettive
giunte.
Articolo 54
Attribuzioni del sindaco nei servizi di
competenza statale
1. Il
sindaco, quale ufficiale del Governo, sovraintende:
a) alla tenuta dei registri di stato civile e di popolazione ed agli
adempimenti demandatigli dalle leggi in materia elettorale, di leva militare e
di statistica;
b) alla emanazione degli atti che gli sono attribuiti dalle leggi e dai
regolamenti in materia di ordine e di sicurezza pubblica;
c) allo svolgimento, in materia di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria,
delle funzioni affidategli dalla legge;
d) alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine
pubblico, informandone il prefetto.
2. Il
sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto
dei principi generali dell'ordinamento giuridico, provvedimenti contingibili e
urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano
l'incolumita' dei cittadini; per l'esecuzione dei relativi ordini puo'
richiedere al prefetto, ove occorra, l'assistenza della forza pubblica.
3. In casi di emergenza,
connessi, con il traffico e/o con l'inquinamento atmosferico o acustico, ovvero
quando a causa di circostanze straordinarie si verifichino particolari
necessita' dell'utenza, il sindaco puo' modificare gli orari degli esercizi
commerciali, dei pubblici esercizi e dei servizi pubblici, nonche', d'intesa
con i responsabili territorialmente competenti delle amministrazioni
interessate, gli orari di apertura al pubblico degli uffici pubblici
localizzati nel territorio, adottando i provvedimenti di cui al comma 2.
4. Se
l'ordinanza adottata ai sensi del comma 2 e' rivolta a persone determinate e
queste non ottemperano all'ordine impartito, il sindaco puo' provvedere
d'ufficio a spese degli interessati, senza pregiudizio dell'azione penale per i
reati in cui fossero incorsi.
5. Chi
sostituisce il sindaco esercita anche le funzioni di cui al presente articolo.
6.
Nell'ambito dei servizi di cui al presente articolo, il prefetto puo' disporre
ispezioni per accertare il regolare funzionamento dei servizi stessi nonche'
per l'acquisizione di dati e notizie interessanti altri servizi di carattere
generale.
7. Nelle
materie previste dalle lettere a), b), c) e d) del comma 1, nonche'
dall'articolo 14, il sindaco, previa comunicazione al prefetto, puo' delegare
l'esercizio delle funzioni ivi indicate al presidente del consiglio
circoscrizionale; ove non siano costituiti gli organi di decentramento
comunale, il sindaco puo' conferire la delega ad un consigliere comunale per
l'esercizio delle funzioni nei quartieri e nelle frazioni.
8. Ove il
sindaco o chi ne esercita le funzioni non adempia ai compiti di cui al presente
articolo, il prefetto puo' nominare un commissario per l'adempimento delle
funzioni stesse.
9. Alle spese
per il commissario provvede l'ente interessato.
10. Ove il
sindaco non adotti i provvedimenti di cui al comma 2, il prefetto provvede con
propria ordinanza.
CAPO II
Incandidabilita', ineleggibilita', incompatibilita'
Articolo 55
Elettorato passivo
1. Sono
eleggibili a sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale,
provinciale e circoscrizionale gli elettori di un qualsiasi comune della
Repubblica che abbiano compiuto il diciottesimo anno di eta', nel primo giorno
fissato per la votazione.
2. Per
l'eleggibilita' alle elezioni comunali dei cittadini dell'Unione europea
residenti nella Repubblica si applicano le disposizioni del decreto legislativo
12 aprile 1996, n. 197.
Articolo 56
Requisiti della candidatura
1. Nessuno
puo' presentarsi come candidato a consigliere in piu' di due province o in piu'
di due comuni o in piu' di due circoscrizioni, quando le elezioni si svolgano
nella stessa data. I consiglieri provinciali, comunali o di circoscrizione in
carica non possono candidarsi, rispettivamente, alla medesima carica in altro
consiglio provinciale, comunale o circoscrizionale.
2. Nessuno
puo' essere candidato alla carica di sindaco o di presidente della provincia in
piu' di un comune ovvero di una provincia.
Articolo 57
Obbligo di opzione
1. Il
candidato che sia eletto contemporaneamente consigliere in due province, in due
comuni, in due circoscrizioni, deve optare per una delle cariche entro cinque
giorni dall'ultima deliberazione di convalida. Nel caso di mancata opzione
rimane eletto nel consiglio della provincia, del comune o della circoscrizione in
cui ha riportato il maggior numero di voti in percentuale rispetto al numero
dei votanti ed e' surrogato nell'altro consiglio.
Articolo 58
Cause ostative alla candidatura
1. Non
possono essere candidati alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali
e non possono comunque ricoprire le cariche di presidente della provincia,
sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale, presidente e
componente del consiglio circoscrizionale, presidente e componente del
consiglio di amministrazione dei consorzi, presidente e componente dei consigli
e delle giunte delle unioni di comuni, consigliere di amministrazione e
presidente delle aziende speciali e delle istituzioni di cui all'articolo 114,
presidente e componente degli organi delle comunita' montane:
a) coloro che hanno riportato condanna definitiva per il delitto previsto
dall'articolo 416-bis del codice penale o per il delitto di associazione
finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope di cui
all'articolo 74 del testo unico approvato con D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, o
per un delitto di cui all'articolo 7 del citato testo unico, concernente la
produzione o il traffico di dette sostanze, o per un delitto concernente la
fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, la vendita o cessione, nonche',
nei casi in cui sia inflitta la pena della reclusione non inferiore ad un anno,
il porto, il trasporto e la detenzione di armi, munizioni o materie esplodenti,
o per il delitto di favoreggiamento personale o reale commesso in relazione a
taluno dei predetti reati;
b) coloro che hanno riportato condanna definitiva per i delitti previsti dagli
articoli 314 (peculato), 316 (peculato mediante profitto dell'errore altrui),
316-bis (malversazione a danno dello Stato), 317 (concussione), 318 (corruzione
per un atto d'ufficio), 319 (corruzione per un atto contrario ai doveri
d'ufficio), 319-ter (corruzione in atti giudiziari), 320 (corruzione di persona
incaricata di un pubblico servizio) del codice penale;
c) coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva alla pena della
reclusione complessivamente superiore a sei mesi per uno o piu' delitti
commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una
pubblica funzione o a un pubblico servizio diversi da quelli indicati nella
lettera b);
d) coloro che sono stati condannati con sentenza definitiva ad una pena non
inferiore a due anni di reclusione per delitto non colposo;
e) coloro nei cui confronti il tribunale ha applicato, con provvedimento
definitivo, una misura di prevenzione, in quanto indiziati di appartenere ad
una delle associazioni di cui all'articolo 1 della legge 31 maggio 1965, n.
575, come sostituito dall'articolo 13 della legge 13 settembre 1982, n. 646.
2. Per tutti
gli effetti disciplinati dal presente articolo e dall'articolo 59 la sentenza
prevista dall'articolo 444 del codice di procedura penale e' equiparata a
condanna.
3. Le
disposizioni previste dal comma 1 si applicano a qualsiasi altro incarico con
riferimento al quale l'elezione o la nomina e' di competenza:
a) del consiglio provinciale, comunale o circoscrizionale;
b) della giunta provinciale o del presidente, della giunta comunale o del
sindaco, di assessori provinciali o comunali.
4. L'eventuale elezione o
nomina di coloro che si trovano nelle condizioni di cui al comma 1 e' nulla.
L'organo che ha provveduto alla nomina o alla convalida dell'elezione e' tenuto
a revocare il relativo provvedimento non appena venuto a conoscenza
dell'esistenza delle condizioni stesse.
5. Le
disposizioni previste dai commi precedenti non si applicano nei confronti di
chi e' stato condannato con sentenza passata in giudicato o di chi e' stato
sottoposto a misura di prevenzione con provvedimento definitivo, se e' concessa
la riabilitazione ai sensi dell'articolo 179 del codice penale o dell'articolo
15 della legge 3 agosto 1988. n. 327.
Articolo 59
Sospensione e decadenza di diritto
1. Sono
sospesi di diritto dalle cariche indicate al comma 1 dell'articolo 58:
a) coloro che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti
indicati all'articolo 58, comma 1, lettera a), o per uno dei delitti previsti
dagli articoli 314, primo comma, 316, 316-bis, 317, 318, 319, 319-ter e 320 del
codice penale;
b) coloro che, con sentenza di primo grado, confermata in appello per la stessa
imputazione, hanno riportato, dopo l'elezione o la nomina, una condanna ad una
pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo;
c) coloro nei cui confronti l'autorita' giudiziaria ha applicato, con
provvedimento non definitivo, una misura di prevenzione in quanto indiziati di
appartenere ad una delle associazioni di cui all'articolo 1 della legge 31
maggio 1965, n. 575, come sostituito dall'articolo 13 della legge 12 settembre
1982, n. 646. La sospensione di diritto consegue, altresi', quando e' disposta
l'applicazione di una delle misure coercitive di cui agli articoli 284, 285 e
286 del codice di procedura penale.
2. Nel
periodo di sospensione i soggetti sospesi, ove non sia possibile la
sostituzione ovvero fino a quando non sia convalidata la supplenza, non sono
computati al fine della verifica del numero legale, ne' per la determinazione
di qualsivoglia quorum o maggioranza qualificata.
3. La
sospensione cessa di diritto di produrre effetti decorsi diciotto mesi. La
cessazione non opera, tuttavia, se entro i termini di cui al precedente periodo
l'impugnazione in punto di responsabilita' e' rigettata anche con sentenza non
definitiva. In quest'ultima ipotesi la sospensione cessa di produrre effetti
decorso il termine di dodici mesi dalla sentenza di rigetto.
4. A cura della
cancelleria del tribunale o della segreteria del pubblico ministero i
provvedimenti giudiziari che comportano la sospensione sono comunicati al
prefetto, il quale, accertata la sussistenza di una causa di sospensione,
provvede a notificare il relativo provvedimento agli organi che hanno
convalidato l'elezione o deliberato la nomina.
5. La
sospensione cessa nel caso in cui nei confronti dell'interessato venga meno
l'efficacia della misura coercitiva di cui al comma 1, ovvero venga emessa
sentenza, anche se non passata in giudicato, di non luogo a procedere, di
proscioglimento o di assoluzione o provvedimento di revoca della misura di
prevenzione o sentenza di annullamento ancorche' con rinvio. In tal caso la
sentenza o il provvedimento di revoca devono essere pubblicati nell'albo
pretorio e comunicati alla prima adunanza dell'organo che ha proceduto
all'elezione, alla convalida dell'elezione o alla nomina.
6. Chi
ricopre una delle cariche indicate al comma 1 dell'articolo 58 decade da essa
di diritto dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di condanna o
dalla data in cui diviene definitivo il provvedimento che applica la misura di
prevenzione.
7. Quando, in
relazione a fatti o attivita' comunque riguardanti gli enti di cui all'articolo
58. l'autorita'
giudiziaria ha emesso provvedimenti che comportano la sospensione o la
decadenza dei pubblici ufficiali degli enti medesimi e vi e' la necessita' di
verificare che non ricorrano pericoli di infiltrazione di tipo mafioso nei
servizi degli stessi enti, il prefetto puo' accedere presso gli enti
interessati per acquisire dati e documenti ed accertare notizie concernenti i
servizi stessi.
8. Copie dei
provvedimenti di cui al comma 7 sono trasmesse al Ministro dell'interno, ai
sensi dell'articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991. n.
345, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991, n. 410, e
successive modifiche ed integrazioni.
Articolo 60
Ineleggibilita'
1. Non sono
eleggibili a sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale,
provinciale e circoscrizionale:
1) il Capo della Polizia, i vice capi della polizia, gli ispettori generali di
pubblica sicurezza che prestano servizio presso il Ministero dell'interno, i
dipendenti civili dello Stato che svolgano le funzioni di direttore generale o
equiparate o superiori ed i capi di gabinetto dei ministri;
2) nel territorio, nel quale esercitano le loro funzioni, i Commissari di
Governo, i prefetti della Repubblica, i vice prefetti ed i funzionari di
pubblica sicurezza;
3) nel territorio, nel quale esercitano il comando, gli ufficiali generali, gli
ammiragli e gli ufficiali superiori delle Forze armate dello Stato;
4) nel territorio, nel quale esercitano il loro ufficio, gli ecclesiastici ed i
ministri di culto, che hanno giurisdizione e cura di anime e coloro che ne
fanno ordinariamente le veci;
5) i titolari di organi individuali ed i componenti di organi collegiali che
esercitano poteri di controllo istituzionale sull'amministrazione del comune o
della provincia nonche' i dipendenti che dirigono o coordinano i rispettivi
uffici;
6) nel territorio, nel quale esercitano le loro funzioni, i magistrati addetti
alle corti di appello, ai tribunali, ai tribunali amministrativi regionali,
nonche' i giudici di pace;
7) i dipendenti del comune e della provincia per i rispettivi consigli;
8) il direttore generale, il direttore amministrativo e il direttore sanitario
delle aziende sanitarie locali ed ospedaliere;
9) i legali rappresentanti ed i dirigenti delle strutture convenzionate per i
consigli del comune il cui territorio coincide con il territorio dell'azienda
sanitaria locale o ospedaliera con cui sono convenzionati o lo ricomprende,
ovvero dei comuni che concorrono a costituire l'azienda sanitaria locale o
ospedaliera con cui sono convenzionate;
10) i legali rappresentanti ed i dirigenti delle societa' per azioni con
capitale maggioritario rispettivamente del comune o della provincia;
11) gli amministratori ed i dipendenti con funzioni di rappresentanza o con
poteri di organizzazione o coordinamento del personale di istituto, consorzio o
azienda dipendente rispettivamente dal comune o dalla provincia;
12) i sindaci, presidenti di provincia, consiglieri comunali, provinciali o
circoscrizionali in carica, rispettivamente in altro comune, provincia o
circoscrizione.
2. Le cause
di ineleggibilita' di cui al numero 8) non hanno effetto se le funzioni
esercitate siano cessate almeno centottanta giorni prima della data di scadenza
dei periodi di durata degli organi ivi indicati. In caso di scioglimento
anticipato delle rispettive assemblee elettive, le cause di ineleggibilita' non
hanno effetto se le funzioni esercitate siano cessate entro i sette giorni
successivi alla data del provvedimento di scioglimento. Il direttore generale,
il direttore amministrativo ed il direttore sanitario, in ogni caso, non sono
eleggibili nei collegi elettorali nei quali sia ricompreso, in tutto o in
parte, il territorio dell'azienda sanitaria locale o ospedaliera presso la
quale abbiano esercitato le proprie funzioni in un periodo compreso nei sei
mesi antecedenti la data di accettazione della candidatura. I predetti, ove si
siano candidati e non siano stati eletti, non possono esercitare per un periodo
di cinque anni le loro funzioni in aziende sanitarie locali e ospedaliere
comprese, in tutto o in parte, nel collegio elettorale nel cui ambito si sono
svolte le elezioni.
3. Le cause
di ineleggibilita' previste nei numeri 1), 2), 3), 4), 5), 6), 7), 9), 10), 11)
e 12) non hanno effetto se l'interessato cessa dalle funzioni per dimissioni,
trasferimento, revoca dell'incarico o del comando, collocamento in aspettativa
non retribuita non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature.
4. Le
strutture convenzionate, di cui al numero 9) del comma 1, sono quelle indicate
negli articoli 43 e 44 della legge 23 dicembre 1978, n. 833.
5. La
pubblica amministrazione e' tenuta ad adottare i provvedimenti di cui al comma
3 entro cinque giorni dalla richiesta. Ove l'amministrazione non provveda, la
domanda di dimissioni o aspettativa accompagnata dalla effettiva cessazione
delle funzioni ha effetto dal quinto giorno successivo alla presentazione.
6. La
cessazione delle funzioni importa la effettiva astensione da ogni atto inerente
all'ufficio rivestito.
7. L'aspettativa e'
concessa anche in deroga ai rispettivi ordinamenti per tutta la durata del
mandato, ai sensi dell'articolo 81.
8. Non
possono essere collocati in aspettativa i dipendenti assunti a tempo
determinato.
9. Le cause
di ineleggibilita' previsto dal numero 9) del comma 1 non si applicano per la
carica di consigliere provinciale.
Articolo 61
Ineleggibilita' a sindaco e presidente
della provincia
1. Non puo'
essere eletto alla carica di sindaco o di presidente della provincia:
1) il ministro di un culto;
2) coloro che hanno ascendenti o discendenti ovvero parenti o affini fino al
secondo grado che coprano nelle rispettive amministrazioni il posto di
segretario comunale o provinciale, di appaltatore di lavori o di servizi
comunali o provinciali o in qualunque modo loro fideiussore.
Articolo 62
Decadenza dalla carica di sindaco e di
presidente della provincia
1. Fermo
restando quanto previsto dall'articolo 7 del decreto del Presidente della
Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e dall'articolo 5 del decreto legislativo 20
dicembre 1993, n. 533, l'accettazione
della candidatura a deputato o senatore comporta, in ogni caso, per i sindaci
dei comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti e per i presidenti
delle province la decadenza dalle cariche elettive ricoperte.
Articolo 63
Incompatibilita'
1. Non puo'
ricoprire la carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere
comunale, provinciale o circoscrizionale:
1) l'amministratore o il dipendente con poteri di rappresentanza o di
coordinamento di ente, istituto o azienda soggetti a vigilanza, rispettivamente
da parte del comune o della provincia o che dagli stessi riceva, in via
continuativa, una sovvenzione in tutto o in parte facoltativa, quando la parte
facoltativa superi nell'anno il dieci per cento del totale delle entrate
dell'ente;
2) colui che, come titolare, amministratore, dipendente con poteri di
rappresentanza o di coordinamento ha parte, direttamente o indirettamente, in
servizi, esazioni di diritti, somministrazioni o appalti, nell'interesse del
comune o della provincia, ovvero in societa' ed imprese volte al profitto di
privati, sovvenzionate da detti enti in modo continuativo, quando le
sovvenzioni non siano dovute in forza di una legge dello Stato o della regione;
3) il consulente legale, amministrativo e tecnico che presta opera in modo
continuativo in favore delle imprese di cui ai numeri 1) e 2) del presente
comma;
4) colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile od
amministrativo, rispettivamente, con il comune o la provincia. La pendenza di
una lite in materia tributaria non determina incompatibilita'. Qualora il
contribuente venga eletto amministratore comunale, competente a decidere sul
suo ricorso e' la commissione del comune capoluogo di circondario sede di
tribunale ovvero sezione staccata di tribunale. Qualora il ricorso sia proposto
contro tale comune, competente a decidere e' la commissione del comune
capoluogo di provincia. Qualora il ricorso sia proposto contro quest'ultimo
comune, competente a decidere e', in ogni caso, la commissione del comune
capoluogo di regione. Qualora il ricorso sia proposto contro quest'ultimo
comune, competente a decidere e' la commissione del capoluogo di provincia
territorialmente piu' vicino;
5) colui che, per fatti compiuti allorche' era amministratore o impiegato,
rispettivamente, del comune o della provincia ovvero di istituto o azienda da
esso dipendente, o vigilato, e' stato, con sentenza passata in giudicato,
dichiarato responsabile verso l'ente, istituto od azienda e non ha ancora
estinto il debito;
6) colui che, avendo un debito liquido ed esigibile, rispettivamente, verso il
comune o la provincia ovvero verso istituto od azienda da essi dipendenti e'
stato legalmente messo in mora ovvero, avendo un debito liquido ed esigibile
per imposte, tasse e tributi nei riguardi di detti enti, abbia ricevuto invano
notificazione dell'avviso di cui all'articolo 46 del decreto del Presidente della
Repubblica 29 settembre 1973, n. 602;
7) colui che, nel corso del mandato, viene a trovarsi in una condizione di
ineleggibilita' prevista nei precedenti articoli.
2. L'ipotesi di cui al
numero 2) del comma 1 non si applica a coloro che hanno parte in cooperative o
consorzi di cooperative, iscritte regolarmente nei registri pubblici.
3. L'ipotesi di cui al
numero 4) del comma 1 non si applica agli amministratori per fatto connesso con
l'esercizio del mandato.
Articolo 64
Incompatibilita' tra consigliere comunale
e provinciale e assessore nella rispettiva giunta
1. La carica
di assessore e' incompatibile con la carica di consigliere comunale e
provinciale.
2. Qualora un
consigliere comunale o provinciale assuma la carica di assessore nella
rispettiva giunta, cessa dalla carica di consigliere all'atto dell'accettazione
della nomina, ed al suo posto subentra il primo dei non eletti.
3. le
disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano ai comuni con popolazione
sino a 15.000 abitanti.
4. Non
possono far parte della giunta il coniuge, gli ascendenti, i discendenti, i
parenti ed affini fino al terzo grado, rispettivamente, del sindaco e del
presidente della provincia. Gli stessi non possono essere nominati
rappresentanti del comune e della provincia.
Articolo 65
Incompatibilita' per consigliere
regionale, provinciale, comunale e circoscrizionale
1. Il
presidente e gli assessori provinciali, nonche' il sindaco e gli assessori dei
comuni compresi nel territorio della regione, sono incompatibili con la carica
di consigliere regionale.
2. Le cariche
di consigliere provinciale, comunale e circoscrizionale sono, altresi',
incompatibili, rispettivamente, con quelle di consigliere provinciale di altra
provincia, di consigliere comunale di altro comune, di consigliere
circoscrizionale di altra circoscrizione.
3. La carica
di consigliere comunale e' incompatibile con quella di consigliere di una
circoscrizione del comune.
Articolo 66
Incompatibilita' per gli organi delle
aziende sanitarie locali e ospedaliere
1. La carica
di direttore generale, di direttore amministrativo e di direttore sanitario
delle aziende sanitarie locali e ospedaliere e' incompatibile con quella di
consigliere provinciale, di sindaco, di assessore comunale, di presidente o di
assessore della comunita' montana.
Articolo 67
Esimente alle cause di ineleggibilita' o
incompatibilita'
1. Non
costituiscono cause di ineleggibilita' o di incompatibilita' gli incarichi e le
funzioni conferite ad amministratori del comune, della provincia e della circoscrizione
previsti da norme di legge, statuto o regolamento in ragione del mandato
elettivo.
Articolo 68
Perdita delle condizioni di eleggibilita'
e incompatibilita'
1. La perdita
delle condizioni di eleggibilita' previste dal presente capo importa la
decadenza dalla carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere
comunale, provinciale o circoscrizionale.
2. Le cause
di incompatibilita', sia che esistano al momento della elezione sia che
sopravvengano ad essa, importano la decadenza dalle predette cariche.
3. Ai fini
della rimozione delle cause di ineleggibilita' sopravvenute alle elezioni
ovvero delle cause di incompatibilita' sono applicabili le disposizioni di cui
ai commi 2, 3, 5, 6 e 7 dell'articolo 60.
4. La
cessazione dalle funzioni deve avere luogo entro dieci giorni dalla data in cui
e' venuta a concretizzarsi la causa di ineleggibilita' o di incompatibilita'.
Articolo 69
Contestazione delle cause di
ineleggibilita' ed incompatibilita'
1. Quando
successivamente alla elezione si verifichi qualcuna delle condizioni previste
dal presente capo come causa di ineleggibilita' ovvero esista al momento della
elezione o si verifichi successivamente qualcuna delle condizioni di
incompatibilita' previste dal presente capo il consiglio di cui l'interessato
fa parte gliela contesta.
2. L'amministratore locale
ha dieci giorni di tempo per formulare osservazioni o per eliminare le cause di
ineleggibilita' sopravvenute o di incompatibilita'.
3. Nel caso
in cui venga proposta azione di accertamento in sede giurisdizionale ai sensi
del successivo articolo 70, il temine di dieci giorni previsto dal comma 2
decorre dalla data di notificazione del ricorso.
4. Entro i 10
giorni successivi alla scadenza del termine di cui al comma 2 il consiglio
delibera definitivamente e, ove ritenga sussistente la causa di ineleggibilita'
o di incompatibilita', invita l'amministratore a rimuoverla o ad esprimere, se
del caso, la opzione per la carica che intende conservare.
5. Qualora
l'amministratore non vi provveda entro i successivi 10 giorni il consiglio lo
dichiara decaduto. Contro la deliberazione adottata e' ammesso ricorso
giurisdizionale al tribunale competente per territorio.
6. La
deliberazione deve essere, nel giorno successivo, depositata nella segreteria
del consiglio e notificata, entro i cinque giorni successivi, a colui che e'
stato dichiarato decaduto.
7. Le
deliberazioni di cui al presente articolo sono adottate di ufficio o su istanza
di qualsiasi elettore.
Articolo 70
Azione popolare
1. La decadenza
dalla carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale,
provinciale o circoscrizionale puo' essere promossa in prima istanza da
qualsiasi cittadino elettore del comune, o da chiunque altro vi abbia interesse
davanti al tribunale civile, con ricorso da notificare all'amministratore
ovvero agli amministratori interessati, nonche' al sindaco o al presidente
della provincia.
2. L'azione puo' essere
promossa anche dal prefetto.
3. Per tali
giudizi si osservano le norme di procedura ed i termini stabiliti dall'articolo
82 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
4. Contro la
sentenza del Tribunale, sono ammesse le impugnazioni ed i ricorsi previsti
dagli articoli 82/2 e 82/3 del decreto del Presidente della Repubblica 16
maggio 1960, n. 570.
CAPO III
Sistema elettorale
Articolo 71
Elezione del sindaco e del consiglio
comunale nei comuni sino ai 15.000 abitanti
1. Nei comuni
con popolazione sino a 15.000 abitanti, l'elezione dei consiglieri comunali si
effettua con sistema maggioritario contestualmente alla elezione del sindaco.
2. Con la
lista di candidati al consiglio comunale deve essere anche presentato il nome e
cognome del candidato alla carica di sindaco e il programma amministrativo da
affiggere all'albo pretorio.
3. Ciascuna
candidatura alla carica di sindaco e' collegata ad una lista di candidati alla
carica di consigliere comunale, comprendente un numero di candidati non
superiore al numero dei consiglieri da eleggere e non inferiore ai tre quarti.
4. Nella
scheda e' indicato, a fianco del contrassegno, il candidato alla carica di
sindaco.
5. Ciascun
elettore ha diritto di votare per un candidato alla carica di sindaco, segnando
il relativo contrassegno. Puo' altresi' esprimere un voto di preferenza per un
candidato alla carica di consigliere comunale compreso nella lista collegata al
candidato alla carica di sindaco prescelto, scrivendone il cognome nella
apposita riga stampata sotto il medesimo contrassegno.
6. E'
proclamato eletto sindaco il candidato alla carica che ottiene il maggior
numero di voti. In caso di parita' di voti si procede ad un turno di
ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti,
da effettuarsi la seconda domenica successiva. In caso di ulteriore parita'
viene eletto il piu' anziano di eta'.
7. A ciascuna lista di
candidati alla carica di consigliere si intendono attribuiti tanti voti quanti
sono i voti conseguiti dal candidato alla carica di sindaco ad essa collegato.
8. Alla lista
collegata al candidato alla carica di sindaco che ha riportato il maggior
numero di voti sono attribuiti due terzi dei seggi assegnati al consiglio, con
arrotondamento all'unita' superiore qualora il numero dei consiglieri da
assegnare alla lista contenga una cifra decimale superiore a 50 centesimi. I
restanti seggi sono ripartiti proporzionalmente fra le altre liste. A tal fine
si divide la cifra elettorale di ciascuna lista successivamente per 1, 2, 3,
4,... sino a concorrenza del numero dei seggi da assegnare e quindi si
scelgono, tra i quozienti cosi' ottenuti, i piu' alti, in numero eguale a
quello dei seggi da assegnare, disponendoli in una graduatoria decrescente.
Ciascuna lista ottiene tanti seggi quanti sono i quozienti ad essa appartenenti
compresi nella graduatoria. A parita' di quoziente, nelle cifre intere e
decimali, il posto e' attribuito alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra
elettorale e, a parita' di quest'ultima, per sorteggio.
9.
Nell'ambito di ogni lista i candidati sono proclamati eletti consiglieri
comunali secondo l'ordine delle rispettive cifre individuali, costituite dalla
cifra di lista aumentata dei voti di preferenza A parita' di cifra, sono
proclamati eletti i candidati che precedono nell'ordine di lista. Il primo
seggio spettante a ciascuna lista di minoranza e' attribuito al candidato alla
carica di sindaco della lista medesima.
10. Ove sia
stata ammessa e votata una sola lista, sono eletti tutti i candidati compresi
nella lista ed il candidato a sindaco collegato, purche' essa abbia riportato
un numero di voti validi non inferiore al 50 per cento dei votanti ed il numero
dei votanti non sia stato inferiore al 50 per cento degli elettori iscritti
nelle liste elettorali del comune. Qualora non si siano raggiunte tali
percentuali, la elezione e' nulla.
11. In caso di decesso di un
candidato alla carica di sindaco, intervenuto dopo la presentazione delle
candidature e prima del giorno fissato per le elezioni, si procede al rinvio
delle elezioni con le modalita' stabilite dall'articolo 18, terzo, quarto e
quinto comma del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n.
570, consentendo, in ogni caso, l'integrale rinnovo del procedimento di
presentazione di tutte le liste e candidature a sindaco e a consigliere
comunale.
Articolo 72
Elezione del sindaco nei comuni con
popolazione superiore a 15.000 abitanti
1. Nei comuni
con popolazione superiore a 15.000 abitanti, il sindaco e' eletto a suffragio
universale e diretto, contestualmente all'elezione del consiglio comunale.
2. Ciascun
candidato alla carica di sindaco deve dichiarare all'atto della presentazione
della candidatura il collegamento con una o piu' liste presentate per
l'elezione del consiglio comunale. La dichiarazione ha efficacia solo se
convergente con analoga dichiarazione resa dai delegati delle liste
interessate.
3. La scheda
per l'elezione del sindaco e' quella stessa utilizzata per l'elezione del
consiglio. La scheda reca i nomi e i cognomi dei candidati alla carica di
sindaco, scritti entro un apposito rettangolo, al cui fianco sono riportati i
contrassegni della lista o delle liste con cui il candidato e' collegato.
Ciascun elettore puo', con un unico voto, votare per un candidato alla carica
di sindaco e per una delle liste ad esso collegate, tracciando un segno sul
contrassegno di una di tali liste. Ciascun elettore puo' altresi' votare per un
candidato alla carica di sindaco, anche non collegato alla lista prescelta,
tracciando un segno sul relativo rettangolo.
4. E'
proclamato eletto sindaco il candidato alla carica che ottiene la maggioranza
assoluta dei voti validi.
5. Qualora
nessun candidato ottenga la maggioranza di cui al comma 4, si procede ad un
secondo turno elettorale che ha luogo la seconda domenica successiva a quella
del primo. Sono ammessi al secondo turno i due candidati alla carica di sindaco
che hanno ottenuto al primo turno il maggior numero di voti. In caso di parita'
di voti tra i candidati, e' ammesso al ballottaggio il candidato collegato con
la lista o il gruppo di liste per l'elezione del consiglio comunale che ha
conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parita' di cifra
elettorale, partecipa al ballottaggio il candidato piu' anziano di eta'.
6. In caso di impedimento
permanente o decesso di uno dei candidati ammessi al ballottaggio ai sensi del
comma 5, secondo periodo, partecipa al ballottaggio il candidato che segue
nella graduatoria. Detto ballottaggio ha luogo la domenica successiva al decimo
giorno dal verificarsi dell'evento.
7. Per i
candidati ammessi al ballottaggio rimangono fermi i collegamenti con le liste
per l'elezione del consiglio dichiarati al primo turno. I candidati ammessi al
ballottaggio hanno tuttavia facolta', entro sette giorni dalla prima votazione,
di dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quelle con cui e'
stato effettuato il collegamento nel primo turno. Tutte le dichiarazioni di
collegamento hanno efficacia solo se convergenti con analoghe dichiarazioni
rese dai delegati delle liste interessate.
8. La scheda
per il ballottaggio comprende il nome e il cognome dei candidati alla carica di
sindaco, scritti entro l'apposito rettangolo, sotto il quale sono riprodotti i
simboli delle liste collegate. Il voto si esprime tracciando un segno sul
rettangolo entro il quale e' scritto il nome del candidato prescelto.
9. Dopo il
secondo turno e' proclamato eletto sindaco il candidato che ha ottenuto il
maggior numero di voti validi. In caso di parita' di voti. e' proclamato eletto
sindaco il candidato collegato. ai sensi del comma 7, con la lista o il gruppo
di liste per l'elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore
cifra elettorale complessiva. A parita' di cifra elettorale, e' proclamato
eletto sindaco il candidato piu' anziano d'eta'.
Articolo 73
Elezione del consiglio comunale nei
comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti
1. Le liste
per l'elezione del consiglio comunale devono comprendere un numero di candidati
non superiore al numero dei consiglieri da eleggere e non inferiore ai due
terzi, con arrotondamento all'unita' superiore qualora il numero dei
consiglieri da comprendere nella lista contenga una cifra decimale superiore a
50 centesimi.
2. Con la
lista di candidati al consiglio comunale deve essere anche presentato il nome e
cognome del candidato alla carica di sindaco e il programma amministrativo da
affiggere all'albo pretorio. Piu' liste possono presentare lo stesso candidato
alla carica di sindaco. In tal caso le liste debbono presentare il medesimo
programma amministrativo e si considerano fra di loro collegate.
3. Il voto
alla lista viene espresso, ai sensi del comma 3 dell'art. 72, tracciando un
segno sul contrassegno della lista prescelta. Ciascun elettore puo' esprimere
inoltre un voto di preferenza per un candidato della lista da lui votata,
scrivendone il cognome sull'apposita riga posta a fianco del contrassegno.
4. L'attribuzione dei
seggi alle liste e' effettuata successivamente alla proclamazione dell'elezione
del sindaco al termine del primo o del secondo turno.
5. La cifra
elettorale di una lista e' costituita dalla somma dei voti validi riportati
dalla lista stessa in tutte le sezioni del comune.
6. La cifra
individuale di ciascun candidato a consigliere comunale e' costituita dalla
cifra di lista aumentata dei voti di preferenza.
7. Non sono
ammesse all'assegnazione dei seggi quelle liste che abbiano ottenuto al primo
turno meno del 3 per cento dei voti validi e che non appartengano a nessun
gruppo di liste che abbia superato tale soglia.
8. Salvo
quanto disposto dal comma 10, per l'assegnazione del numero dei consiglieri a
ciascuna lista o a ciascun gruppo di liste collegate, nel turno di elezione del
sindaco, con i rispettivi candidati alla carica di sindaco si divide la cifra
elettorale di ciascuna lista o gruppo di liste collegate successivamente per 1,
2, 3, 4,.... sino a concorrenza del numero dei consiglieri da eleggere e quindi
si scelgono, fra i quozienti cosi ottenuti, i piu' alti, in numero eguale a
quello dei consiglieri da eleggere, disponendoli in una graduatoria decrescente.
Ciascuna lista o gruppo di liste avra' tanti rappresentanti quanti sono i
quozienti ad essa appartenenti compresi nella graduatoria. A parita' di
quoziente, nelle cifre intere e decimali, il posto e' attribuito alla lista o
gruppo di liste che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale e, a parita' di
quest'ultima, per sorteggio. Se ad una lista spettano piu' posti di quanti sono
i suoi candidati, i posti eccedenti sono distribuiti, fra le altre liste,
secondo l'ordine dei quozienti.
9. Nell'ambito
di ciascun gruppo di liste collegate la cifra elettorale di ciascuna di esse,
corrispondente ai voti riportati nel primo turno, e' divisa per 1, 2, 3, 4,...
sino a concorrenza del numero dei seggi spettanti al gruppo di liste. Si
determinano in tal modo i quozienti piu' alti e, quindi, il numero dei seggi
spettanti ad ogni lista.
10. Qualora
un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al primo turno, alla
lista o al gruppo di liste a lui collegate che non abbia gia' conseguito, ai
sensi del comma 8, almeno il 60 per cento dei seggi del consiglio, ma abbia
ottenuto almeno il 40 per cento dei voti validi, viene assegnato il 60 per
cento dei seggi, sempreche' nessuna altra lista o altra gruppo di liste
collegate abbia superato il 50 per cento dei voti validi. Qualora un candidato
alla carica di sindaco sia proclamato eletto al secondo turno, alla lista o al
gruppo di liste ad esso collegate che non abbia gia' conseguito, ai sensi del
comma 8, almeno il 60 per cento dei seggi del consiglio, viene assegnato il 60
per cento dei seggi, sempreche' nessuna altra lista o altro gruppo di liste
collegate al primo turno abbia gia' superato nel turno medesimo il 50 per cento
dei voti validi. I restanti seggi vengono assegnati alle altre liste o gruppi
di liste collegate ai sensi del comma 8.
11. Una volta
determinato il numero dei seggi spettanti a ciascuna lista o gruppo di liste
collegate, sono in primo luogo proclamati eletti alla carica di consigliere i
candidati alla carica di sindaco, non risultati eletti, collegati a ciascuna
lista che abbia ottenuto almeno un seggio. In caso di collegamento di piu'
liste al medesimo candidato alla carica di sindaco risultato non eletto, il
seggio spettante a quest'ultimo e' detratto dai seggi complessivamente attribuiti
al gruppo di liste collegate.
12. Compiute
le operazioni di cui al comma 11 sono proclamati eletti consiglieri comunali i
candidati di ciascuna lista secondo l'ordine delle rispettive cifre
individuali. In caso di parita' di cifra individuale, sono proclamati eletti i
candidati che precedono nell'ordine di lista.
Articolo 74
Elezione del presidente della provincia
1. Il
presidente della provincia e' eletto a suffragio universale e diretto,
contestualmente alla elezione del consiglio provinciale. La circoscrizione per
l'elezione del presidente della provincia coincide con il territorio
provinciale.
2. Oltre a
quanto previsto dall'art. 14 della legge 8 marzo 1951, n. 122, e successive
modificazioni, il deposito, l'affissione presso l'albo pretorio della provincia
e la presentazione delle candidature alla carica di consigliere provinciale e
di presidente della provincia sono disciplinati dalle disposizioni di cui
all'art. 3, commi 3 e 4, della legge 25 marzo 1993, n. 81, in quanto compatibili.
3. All'atto
di presentare la propria candidatura ciascun candidato alla carica di
presidente della provincia deve dichiarare di collegarsi ad almeno uno dei
gruppi di candidati per l'elezione del consiglio provinciale. La dichiarazione
di collegamento ha efficacia solo se convergente con analoga dichiarazione resa
dai delegati dei gruppi interessati.
4. La scheda
per l'elezione del presidente della provincia e' quella stessa utilizzata per
l'elezione del consiglio e reca, alla destra del nome e cognome di ciascun candidato
alla carica di presidente della provincia, il contrassegno o i contrassegni del
gruppo o dei gruppi di candidati al consiglio cui il candidato ha dichiarato di
collegarsi. Alla destra di ciascun contrassegno e' riportato il nome e cognome
del candidato al consiglio provinciale facente parte del gruppo di candidati
contraddistinto da quel contrassegno.
5. Ciascun
elettore puo' votare per uno dei candidati al consiglio provinciale tracciando
un segno sul relativo contrassegno. Ciascun elettore puo', altresi', votare sia
per un candidato alla carica di presidente della provincia, tracciando un segno
sul relativo rettangolo, sia per uno dei candidati al consiglio provinciale ad
esso collegato, tracciando anche un segno sul relativo contrassegno. Il voto
espresso nei modi suindicati si intende attribuito sia al candidato alla carica
di consigliere provinciale corrispondente al contrassegno votato sia al
candidato alla carica di presidente della provincia. Ciascun elettore puo',
infine, votare per un candidato alla carica di presidente della provincia
tracciando un segno sul relativo rettangolo. Il voto in tal modo espresso si
intende attribuito solo al candidato alla carica di presidente della provincia.
6. E'
proclamato eletto presidente della provincia il candidato alla carica che
ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi.
7. Qualora
nessun candidato ottenga la maggioranza di cui al comma 6, si procede ad un
secondo turno elettorale che ha luogo la seconda domenica successiva a quella
del primo. Sono ammessi al secondo turno i due candidati alla carica di
presidente della provincia che hanno ottenuto al primo turno il maggior numero
di voti. In caso di parita' di voti fra il secondo ed il terzo candidato e'
ammesso al ballottaggio il piu' anziano di eta'.
8. In caso di impedimento
permanente o decesso di uno dei candidati ammessi al ballottaggio, partecipa al
secondo turno il candidato che segue nella graduatoria. Detto ballottaggio
dovra' aver luogo la domenica successiva al decimo giorno dal verificarsi
dell'evento.
9. I
candidati ammessi al ballottaggio mantengono i collegamenti con i gruppi di
candidati al consiglio provinciale dichiarati al primo turno. I candidati
ammessi al ballottaggio hanno facolta' entro sette giorni dalla prima votazione,
di dichiarare il collegamento con ulteriori gruppi di candidati rispetto a
quelli con cui e' stato effettuato il collegamento nel primo turno. La
dichiarazione ha efficacia solo se convergente con analoga dichiarazione resa
dai delegati dei gruppi interessati.
10. La scheda
per il ballottaggio comprende il nome ed il cognome dei candidati alla carica
di presidente della provincia, scritti entro l'apposito rettangolo, sotto il
quale sono riprodotti i simboli dei gruppi di candidati collegati. Il voto si
esprime tracciando un segno sul rettangolo entro il quale e' scritto il nome
del candidato prescelto.
11. Dopo il
secondo turno e' proclamato eletto presidente della provincia il candidato che
ha ottenuto il maggior numero di voti validi. In caso di parita' di voti, e'
proclamato eletto presidente della provincia il candidato collegato con il
gruppo o i gruppi di candidati per il consiglio provinciale che abbiano
conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parita' di cifra
elettorale, e' proclamato eletto il candidato piu' anziano di eta'.
Articolo 75
Elezione del consiglio provinciale
1. L'elezione dei
consiglieri provinciali e' effettuata sulla base di collegi uninominali e
secondo le disposizioni dettate dalla legge 8 marzo 1951, n. 122, e successive
modificazioni, in quanto compatibili con le norme di cui all'articolo 74 e al
presente articolo.
2. Con il
gruppo di candidati collegati deve essere anche presentato il nome e cognome
del candidato alla carica di presidente della provincia e il programma
amministrativo da affiggere all'albo pretorio. Piu' gruppi possono presentare
lo stesso candidato alla carica di presidente della provincia. In tal caso i
gruppi debbono presentare il medesimo programma amministrativo e si considerano
fra di loro collegati.
3. L'attribuzione dei
seggi del consiglio provinciale ai gruppi di candidati collegati e' effettuata
dopo la proclamazione dell'elezione del presidente della provincia.
4. La cifra
elettorale di ogni gruppo e' data dal totale dei voti validi ottenuti da tutti
i candidati del gruppo stesso nei singoli collegi della provincia.
5. Non sono
ammessi all'assegnazione dei seggi i gruppi di candidati che abbiano ottenuto
al primo turno meno del 3 per cento dei voti validi e che non appartengano a nessuna
coalizione di gruppi che abbia superato tale soglia.
6. Per
l'assegnazione dei seggi a ciascun gruppo di candidati collegati, si divide la
cifra elettorale conseguita da ciascun gruppo di candidati successivamente per
1, 2, 3, 4,.... sino a concorrenza del numero di consiglieri da eleggere.
Quindi tra i quozienti cosi' ottenuti si scelgono i piu' alti, in numero eguale
a quello dei consiglieri da eleggere, disponendoli in una graduatoria
decrescente. A ciascun gruppo di candidati sono assegnati tanti rappresentanti
quanti sono i quozienti ad esso appartenenti compresi nella graduatoria. A
parita' di quoziente, nelle cifre intere e decimali, il posto e' attribuito al
gruppo di candidati che ha ottenuto la maggior cifra elettorale e, a parita' di
quest'ultima, per sorteggio. Se ad un gruppo spettano piu' posti di quanti sono
i suoi candidati, i posti eccedenti sono distribuiti tra gli altri gruppi,
secondo l'ordine dei quozienti.
7. Le
disposizioni di cui al comma 6 si applicano quando il gruppo o i gruppi di
candidati collegati al candidato proclamato eletto presidente della provincia
abbiano conseguito almeno il 60 per cento dei seggi assegnati al consiglio
provinciale.
8. Qualora il
gruppo o i gruppi di candidati collegati al candidato proclamato eletto
presidente della provincia non abbiano conseguito almeno il 60 per cento dei
seggi assegnati al consiglio provinciale, a tale gruppo o gruppi di candidati
viene assegnato il 60 per cento dei seggi, con arrotondamento all'unita'
superiore qualora il numero dei consiglieri da attribuire al gruppo o ai gruppi
contenga una cifra decimale superiore a 50 centesimi. In caso di collegamento
di piu' gruppi con il candidato proclamato eletto presidente, per determinare
il numero di seggi spettanti a ciascun gruppo, si dividono le rispettive cifre
elettorali corrispondenti ai voti riportati al primo turno, per 1, 2, 3, 4,...
sino a concorrenza del numero dei seggi da assegnare. Si determinano in tal
modo i quozienti piu' alti e, quindi, il numero dei seggi spettanti ad ogni
gruppo di candidati.
9. I restanti
seggi sono attribuiti agli altri gruppi di candidati ai sensi del comma 6.
10. Una volta
determinato il numero dei seggi spettanti a ciascun gruppo di candidati, sono
in primo luogo proclamati eletti alla carica di consigliere i candidati alla
carica di presidente della provincia non risultati eletti, collegati a ciascun
gruppo di candidati che abbia ottenuto almeno un seggio. In caso di
collegamento di piu' gruppi con il candidato alla carica di presidente della
provincia non eletto, il seggio spettante a quest'ultimo e' detratto dai seggi
complessivamente attribuiti ai gruppi di candidati collegati.
11. Compiute
le operazioni di cui al comma 10 sono proclamati eletti consiglieri provinciali
i candidati di ciascun gruppo secondo l'ordine delle rispettive cifre
individuali.
12. La cifra
individuale dei candidati a consigliere provinciale viene determinata
moltiplicando il numero dei voti validi ottenuto da ciascun candidato per cento
e dividendo il prodotto per il totale dei voti validi espressi nel collegio per
i candidati a consigliere provinciale. Nel caso di candidature presentate in
piu' di un collegio si assume, ai fini della graduatoria, la maggiore cifra
individuale riportata dal candidato.
Articolo 76
Anagrafe degli amministratori locali e
regionali
1. Avvenuta
la proclamazione degli eletti, il competente ufficio del Ministero dell'interno
in materia elettorale raccoglie i dati relativi agli eletti a cariche locali e
regionali nella apposita anagrafe degli amministratori locali, nonche' i dati
relativi alla tenuta ed all'aggiornamento anche in corso di mandato.
2. L'anagrafe e'
costituita dalle notizie relative agli eletti nei comuni, province e regioni
concernenti i dati anagrafici, la lista o gruppo di appartenenza o di
collegamento, il titolo di studio e la professione esercitata. I dati sono
acquisiti presso comuni, province e regioni, anche attraverso i sistemi di
comunicazione telematica.
3. Per gli
amministratori non elettivi l'anagrafe e' costituita dai dati indicati al comma
2 consensualmente forniti dagli amministratori stessi.
4. Al fine di
assicurare la massima trasparenza e' riconosciuto a chiunque il diritto di
prendere visione ed estrarre copia, anche su supporto informatico, dei dati contenuti
nell'anagrafe.
CAPO IV
Status degli amministratori locali
Articolo 77
Definizione di amministratore locale
1. La Repubblica tutela il
diritto di ogni cittadino chiamato a ricoprire cariche pubbliche nelle
amministrazioni degli enti locali ad espletare il mandato, disponendo del
tempo, dei servizi e delle risorse necessari ed usufruendo di indennita' e di
rimborsi spese nei modi e nei limiti previsti dalla legge.
2. Il
presente capo disciplina il regime delle aspettative, dei permessi e delle indennita'
degli amministratori degli enti locali. Per amministratori si intendono, ai
soli fini del presente capo, i sindaci, anche metropolitani, i presidenti delle
province, i consiglieri dei comuni anche metropolitani e delle province, i
componenti delle giunte comunali, metropolitane e provinciali, i presidenti dei
consigli comunali. metropolitani e provinciali, i presidenti, i consiglieri e
gli assessori delle comunita' montane, i componenti degli organi delle unioni
di comuni e dei consorzi fra enti locali, nonche' i componenti degli organi di
decentramento.
Articolo 78
Doveri e condizione giuridica
1. Il
comportamento degli amministratori, nell'esercizio delle proprie funzioni, deve
essere improntato all'imparzialita' e al principio di buona amministrazione,
nel pieno rispetto della distinzione tra le funzioni, competenze e
responsabilita' degli amministratori di cui all'articolo 77, comma 2, e quelle
proprie dei dirigenti delle rispettive amministrazioni.
2. Gli
amministratori di cui all'articolo 77, comma 2, devono astenersi dal prendere
parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi
propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado. L'obbligo di astensione
non si applica ai provvedimenti normativi o di carattere generale, quali i
piani urbanistici, se non nei casi in cui sussista una correlazione immediata e
diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi
dell'amministratore o di parenti o affini fino al quarto grado.
3. I
componenti la giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia
e di lavori pubblici devono astenersi dall'esercitare attivita' professionale
in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato.
4. Nel caso
di piani urbanistici, ove la correlazione immediata e diretta di cui al comma 2
sia stata accertata con sentenza passata in giudicato, le parti di strumento
urbanistico che costituivano oggetto della correlazione sono annullate e
sostituite mediante nuova variante urbanistica parziale. Nelle more
dell'accertamento di tale stato di correlazione immediata e diretta tra il
contenuto della deliberazione e specifici interessi dell'amministratore o di
parenti o affini e' sospesa la validita' delle relative disposizioni del piano
urbanistico.
5. Al sindaco
ed al presidente della provincia, nonche' agli assessori ed ai consiglieri
comunali e provinciali e' vietato ricoprire incarichi e assumere consulenze
presso enti ed istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo ed
alla vigilanza dei relativi comuni e province.
6. Gli
amministratori lavoratori dipendenti, pubblici e privati, non possono essere
soggetti, se non per consenso espresso, a trasferimenti durante l'esercizio del
mandato. La richiesta dei predetti lavoratori di avvicinamento al luogo in cui
viene svolto il mandato amministrativo deve essere esaminata dal datore di
lavoro con criteri di priorita'. Nell'assegnazione della sede per
l'espletamento del servizio militare di leva o di sue forme sostitutive e'
riconosciuta agli amministratori locali la priorita' per la sede di
espletamento del mandato amministrativo o per le sedi a questa piu' vicine. Il
servizio sostitutivo di leva non puo' essere espletato nell'ente nel quale il
soggetto e' amministratore o in un ente dipendente o controllato dalla medesima
amministrazione.
Articolo 79
Permessi e licenze
1. I
lavoratori dipendenti, pubblici e privati, componenti dei consigli comunali,
provinciali, metropolitani, delle comunita' montane e delle unioni di comuni,
nonche' dei consigli circoscrizionali dei comuni con popolazione superiore a
500.000 abitanti, hanno diritto di assentarsi dal servizio per l'intera
giornata in cui sono convocati i rispettivi consigli. Nel caso in cui i
consigli si svolgano in orario serale, i predetti lavoratori hanno diritto di
non riprendere il lavoro prima delle ore 8 del giorno successivo; nel caso in
cui i lavori dei consigli si protraggano oltre la mezzanotte, hanno diritto di
assentarsi dal servizio per l'intera giornata successiva.
2. Le disposizioni
di cui al comma 1 si applicano altresi' nei confronti dei militari di leva o
richiamati e di coloro che svolgono il servizio sostitutivo previsto dalla
legge. Ai sindaci, ai presidenti di provincia, ai presidenti delle comunita'
montane che svolgono servizio militare di leva o che sono richiamati o che
svolgono il servizio sostitutivo, spetta, a richiesta, una licenza illimitata
in attesa di congedo per la durata del mandato.
3. I
lavoratori dipendenti facenti parte delle giunte comunali, provinciali,
metropolitane, delle comunita' montane, nonche' degli organi esecutivi dei
consigli circoscrizionali, dei municipi, delle unioni di comuni e dei consorzi
fra enti locali, ovvero facenti parte delle commissioni consiliari o
circoscrizionali formalmente istituite nonche' delle commissioni comunali
previste per legge, ovvero membri delle conferenze del capogruppo e degli
organismi di pari opportunita', previsti dagli statuti e dai regolamenti
consiliari, hanno diritto di assentarsi dal servizio per partecipare alle
riunioni degli organi di cui fanno parte per la loro effettiva durata. Il
diritto di assentarsi di cui al presente comma comprende il tempo per
raggiungere il luogo della riunione e rientrare al posto di lavoro. Le
disposizioni di cui al presente comma si applicano altresi' nei confronti dei
militari di leva o di coloro che sono richiamati o che svolgono il servizio
sostitutivo.
4. I
componenti degli organi esecutivi dei comuni, delle province, delle citta'
metropolitane, delle unioni di comuni, delle comunita' montane e dei consorzi
fra enti locali, e i presidenti dei consigli comunali, provinciali e
circoscrizionali, nonche' i presidenti dei gruppi consiliari delle province e
dei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, hanno diritto, oltre ai
permessi di cui ai precedenti commi, di assentarsi dai rispettivi posti di
lavoro per un massimo di 24 ore lavorative al mese, elevate a 48 ore per i
sindaci, presidenti delle province, sindaci metropolitani, presidenti delle
comunita' montane, presidenti dei consigli provinciali e dei comuni con
popolazione superiore a 30.000 abitanti.
5. I
lavoratori dipendenti di cui al presente articolo hanno diritto ad ulteriori
permessi non retribuiti sino ad un massimo di 24 ore lavorative mensili qualora
risultino necessari per l'espletamento del mandato.
6. L'attivita' ed i tempi
di espletamento del mandato per i quali i lavoratori chiedono ed ottengono
permessi, retribuiti e non retribuiti, devono essere prontamente e puntualmente
documentati mediante attestazione dell'ente.
Articolo 80
Oneri per permessi retribuiti
1. Le assenze
dal servizio di cui ai commi 1, 2, 3 e 4 dell'articolo 79 sono retribuite al
lavoratore dal datore di lavoro. Gli oneri per i permessi retribuiti sono a
carico dell'ente presso il quale i lavoratori dipendenti esercitano le funzioni
pubbliche di cui all'articolo 79.
L'ente, su richiesta documentata del datore di lavoro,
e' tenuto a rimborsare quanto dallo stesso corrisposto, per retribuzioni ed
assicurazioni, per le ore o giornate di effettiva assenza del lavoratore. Il
rimborso viene effettuato dall'ente entro trenta giorni dalla richiesta. Le
somme rimborsate sono esenti da imposta sul valore aggiunto ai sensi
dell'articolo 8, comma 35, della legge 11 marzo 1988. n. 67.
Articolo 81
Aspettative
1. Gli
amministratori locali di cui all'articolo 77, comma 2, che siano lavoratori
dipendenti possono essere collocati a richiesta in aspettativa non retribuita
per tutto il periodo di espletamento del mandato. Il periodo di aspettativa e'
considerato come servizio effettivamente prestato, nonche' come legittimo
impedimento per il compimento del periodo di prova.
Articolo 82
Indennita'
1. Il decreto
di cui al comma 8 del presente articolo determina una indennita' di funzione,
nei limiti fissati dal presente articolo, per il sindaco, il presidente della
provincia, il sindaco metropolitano, il presidente della comunita' montana, i
presidenti dei consigli circoscrizionali, i presidenti dei consigli comunali e
provinciali, nonche' i componenti degli organi esecutivi dei comuni e ove
previste delle loro articolazioni, delle province, delle citta' metropolitane,
delle comunita' montane, delle unioni di comuni e dei consorzi fra enti locali.
Tale indennita' e' dimezzata per i lavoratori dipendenti che non abbiano
richiesto l'aspettativa.
2. I
consiglieri comunali, provinciali, circoscrizionali e delle comunita' montane
hanno diritto a percepire, nei limiti fissati dal presente capo, un gettone di
presenza per la partecipazione a consigli e commissioni. In nessun caso
l'ammontare percepito nell'ambito di un mese da un consigliere puo' superare
l'importo pari ad un terzo dell'indennita' massima prevista per il rispettivo
sindaco o presidente in base al decreto di cui al comma 8.
3. Ai soli
fini dell'applicazione delle norme relative al divieto di cumulo tra pensione e
redditi, le indennita' di cui ai commi 1 e 2 non sono assimilabili ai redditi
da lavoro di qualsiasi natura.
4. Gli
statuti e i regolamenti degli enti possono prevedere che all'interessato
competa, a richiesta, la trasformazione del gettone di presenza in una
indennita' di funzione, sempre che tale regime di indennita' comporti per
l'ente pari o minori oneri finanziari. Il regime di indennita' di funzione per
i consiglieri prevede l'applicazione di detrazioni dalle indennita' in caso di
non giustificata assenza dalle sedute degli organi collegiali.
5. Le
indennita' di funzione previste dal presente capo non sono tra loro cumulabili.
L'interessato opta per la percezione di una delle due indennita' ovvero per la
percezione del 50 per cento di ciascuna.
6. Le
indennita' di funzione sono cumulabili con i gettoni di presenza quando siano
dovuti per mandati elettivi presso enti diversi, ricoperti dalla stessa
persona.
7. Agli
amministratori ai quali viene corrisposta l'indennita' di funzione prevista dal
presente capo non e' dovuto alcun gettone per la partecipazione a sedute degli
organi collegiali del medesimo ente, ne' di commissioni che di quell'organo
costituiscono articolazioni interne ed esterne.
8. La misura
delle indennita' di funzione e dei gettoni di presenza di cui al presente
articolo e' determinata, senza maggiori oneri a carico del bilancio dello
Stato, con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro del
tesoro, del bilancio e della programmazione economica, ai sensi dell'articolo
17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentita la Conferenza Stato-citta'
ed autonomie locali nel rispetto dei seguenti criteri:
a) equiparazione del trattamento per categorie di amministratori;
b) articolazione delle indennita' in rapporto con la dimensione demografica
degli enti, tenuto conto delle fluttuazioni stagionali della popolazione, della
percentuale delle entrate proprie dell'ente rispetto al totale delle entrate,
nonche' dell'ammontare del bilancio di parte corrente;
c) articolazione dell'indennita' di funzione dei presidenti dei consigli, dei
vice sindaci e dei vice presidenti delle province, degli assessori e dei
consiglieri che hanno optato per tale indennita', in rapporto alla misura della
stessa stabilita per il sindaco e per il presidente della provincia. Al
presidente e agli assessori delle unioni di comuni, dei consorzi fra enti
locali e delle comunita' montane sono attribuite le indennita' di funzione nella
misura prevista per un comune avente popolazione pari alla popolazione,
dell'unione di comuni, del consorzio fra enti locali o alla popolazione montana
della comunita' montana;
d) definizione di speciali indennita' di funzione per gli amministratori delle
citta' metropolitane in relazione alle particolari funzioni ad esse assegnate;
e) determinazione dell'indennita' spettante al presidente della provincia e al
sindaco dei comuni con popolazione superiore a dieci mila abitanti, comunque,
non inferiore al trattamento economico fondamentale del segretario generale dei
rispettivi enti; per i comuni con popolazione inferiore a dieci mila abitanti,
nella determinazione dell'indennita' si tiene conto del trattamento economico
fondamentale del segretario comunale;
f) previsione dell'integrazione dell'indennita' dei sindaci e dei presidenti di
provincia, a fine mandato, con una somma pari a una indennita' mensile,
spettante per ciascun anno di mandato.
9. Su
richiesta della Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali si' puo' procedere
alla revisione del decreto ministeriale di cui al comma 8 con la medesima
procedura ivi indicata.
10. Il
decreto ministeriale di cui al comma 8 e' rinnovato ogni tre anni ai fini
dell'adeguamento della misura delle indennita' e dei gettoni di presenza sulla
base della media degli indici annuali dell'ISTAT di variazione del costo della
vita applicando, alle misure stabilite per l'anno precedente, la variazione
verificatasi nel biennio nell'indice dei prezzi al consumo rilevata dall'ISTAT
e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale relativa al mese di luglio di inizio ed
al mese di giugno di termine del biennio.
11. Le
indennita' di funzione e i gettoni di presenza, determinati ai sensi del comma
8, possono essere incrementati o diminuiti con delibera di giunta e di
consiglio per i rispettivi componenti. Nel caso di incremento la spesa
complessiva risultante non deve superare una quota predeterminata dello
stanziamento di bilancio per le spese correnti, fissata in rapporto alla
dimensione demografica degli enti, dal decreto di cui al comma 8. Sono esclusi
dalla possibilita' di incremento gli enti locali in condizioni di dissesto
finanziario.
Articolo 83
Divieto di cumulo
1. I
parlamentari nazionali o europei, nonche' i consiglieri regionali possono
percepire solo i gettoni di presenza previsti dal presente capo.
Articolo 84
Rimborsi spese e indennita' di missione
1. Agli
amministratori che, in ragione del loro mandato, si rechino fuori del capoluogo
del comune ove ha sede il rispettivo ente, previa autorizzazione del capo
dell'amministrazione, nel caso di componenti degli organi esecutivi, ovvero del
presidente del consiglio, nel caso di consiglieri, sono dovuti il rimborso
delle spese di viaggio effettivamente sostenute, nonche' la indennita' di
missione alle condizioni dell'articolo 1, comma 1, e dell'articolo 3, commi 1 e
2, della legge 18 dicembre 1973, n. 836, e per l'ammontare stabilito al numero
2) della tabella A allegata alla medesima legge, e successive modificazioni.
2. La liquidazione
del rimborso delle spese o dell'indennita' di missione e' effettuata dal
dirigente competente, su richiesta dell'interessato, corredata della
documentazione delle spese di viaggio e soggiorno effettivamente sostenute e di
una dichiarazione sulla durata e sulle finalita' della missione.
3. Agli
amministratori che risiedono fuori del capoluogo del comune ove ha sede il
rispettivo ente, spetta il rimborso per le sole spese di viaggio effettivamente
sostenute, per la partecipazione ad ognuna delle sedute dei rispettivi organi
assembleari ed esecutivi, nonche' per la presenza necessaria presso la sede
degli uffici per lo svolgimento delle funzioni proprie o delegate.
4. I consigli
e le assemblee possono sostituire all'indennita' di missione il rimborso delle
spese effettivamente sostenute, disciplinando con regolamento i casi in cui si
applica l'uno o l'altro trattamento.
Articolo 85
Partecipazione alle associazioni
rappresentative degli enti locali
1. Le norme
stabilite dal presente capo, relative alla posizione, al trattamento e al
permessi dei lavoratori pubblici e privati chiamati a funzioni elettive, si
applicano anche per la partecipazione dei rappresentanti degli enti locali alle
associazioni internazionali, nazionali e regionali tra enti locali.
2. Le spese
che gli enti locali ritengono di sostenere, per la partecipazione dei
componenti dei propri organi alle riunioni e alle attivita' degli organi
nazionali e regionali delle associazioni, fanno carico ai bilanci degli enti
stessi.
Articolo 86
Oneri previdenziali, assistenziali e
assicurativi e disposizioni fiscali e assicurative
1. L'amministrazione
locale prevede a proprio carico, dandone comunicazione tempestiva ai datori di
lavoro, il versamento degli oneri assistenziali, previdenziali e assicurativi
ai rispettivi istituti per i sindaci, per i presidenti di provincia, per i
presidenti di comunita' montane, di unioni di comuni e di consorzi fra enti
locali, per gli assessori provinciali e per gli assessori dei comuni con
popolazione superiore a 10.000 abitanti, per i presidenti dei consigli dei
comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti, per i presidenti dei
consigli provinciali che siano collocati in aspettativa non retribuita ai sensi
del presente testo unico. La medesima disposizione si applica per i presidenti
dei consigli circoscrizionali nei casi in cui il comune abbia attuato nei loro
confronti un effettivo decentramento di funzioni e per i presidenti delle
aziende anche consortili fino all'approvazione della riforma in materia di servizi
pubblici locali che si trovino nelle condizioni previste dall'articolo 81.
2. Agli
amministratori locali che non siano lavoratori dipendenti e che rivestano le
cariche di cui al comma 1 l'amministrazione
locale provvede, allo stesso titolo previsto dal comma 1, al pagamento di una
cifra forfettaria annuale, versata per quote mensili. Con decreto dei Ministri
dell'interno, del lavoro e della previdenza sociale e del tesoro, del bilancio
e della programmazione economica sono stabiliti i criteri per la determinazione
delle quote forfettarie in coerenza con quanto previsto per i lavoratori
dipendenti, da conferire alla forma pensionistica presso la quale il soggetto
era iscritto o continua ad essere iscritto alla data dell'incarico.
3. L'amministrazione
locale provvede, altresi', a rimborsare al datore di lavoro la quota annuale di
accantonamento per l'indennita' di fine rapporto entro i limiti di un
dodicesimo dell'indennita' di carica annua da parte dell'ente e per l'eventuale
residuo da parte dell'amministratore.
4. Alle
indennita' di funzione e ai gettoni di presenza si applicano le disposizioni di
cui all'articolo 26, comma 1, delle legge 23 dicembre 1994, n. 724.
5. I comuni,
le province, le comunita' montane, le unioni di comuni e i consorzi fra enti
locali possono assicurare i propri amministratori contro i rischi conseguenti
all'espletamento del loro mandato.
6. Al fine di
conferire certezza alla posizione previdenziale e assistenziale dei soggetti
destinatari dei benefici di cui al comma 1 e' consentita l'eventuale
ripetizione degli oneri assicurativi, assistenziali e previdenziali, entro
cinque anni dalla data del loro versamento, se precedente alla data di entrata
in vigore della legge 3 agosto 1999, n. 265, ed entro tre anni se successiva.
Articolo 87
Consigli di amministrazione delle aziende
speciali
1. Fino
all'approvazione della riforma in materia di servizi pubblici locali, ai
componenti dei consigli di amministrazione delle aziende speciali anche
consortili si applicano le disposizioni contenute nell'articolo 78, comma 2,
nell'articolo 79, commi 3 e 4, nell'articolo 81, nell'articolo 85 e
nell'articolo 86.
TITOLO IV
ORGANIZZAZIONE E PERSONALE
CAPO I
Uffici e personale
Articolo 88
Disciplina applicabile agli uffici ed al
personale degli enti locali
1.
All'ordinamento degli uffici e del personale degli enti locali, ivi compresi i
dirigenti ed i segretari comunali e provinciali, si applicano le disposizioni
del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni ed
integrazioni, e le altre disposizioni di legge in materia di organizzazione e
lavoro nelle pubbliche amministrazioni nonche' quelle contenute nel presente
testo unico.
Articolo 89
Fonti
1. Gli enti
locali disciplinano, con propri regolamenti, in conformita' allo statuto,
l'ordinamento generale degli uffici e dei servizi, in base a criteri di
autonomia, funzionalita' ed economicita' di gestione e secondo principi di
professionalita' e responsabilita'.
2. La
potesta' regolamentare degli enti locali si esercita, tenendo conto di quanto
demandato alla contrattazione collettiva nazionale, nelle seguenti materie:
a) responsabilita' giuridiche attinenti ai singoli operatori nell'espletamento
delle procedure amministrative;
b) organi, uffici, modi di conferimento della titolarita' dei medesimi;
c) principi fondamentali di organizzazione degli uffici;
d) procedimenti di selezione per l'accesso al lavoro e di avviamento al lavoro;
e) ruoli, dotazioni organiche e loro consistenza complessiva;
f) garanzia della liberta' di insegnamento ed autonomia professionale nello
svolgimento dell'attivita' didattica, scientifica e di ricerca;
g) disciplina della responsabilita' e delle incompatibilita' tra impiego nelle
pubbliche amministrazioni ed altre attivita' e casi di divieto di cumulo di
impieghi e incarichi pubblici.
3. I
regolamenti di cui al comma 1, nella definizione delle procedure per le
assunzioni, fanno riferimento ai principi fissati dall'articolo 36 del decreto
legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni ed integrazioni.
4. In mancanza di
disciplina regolamentare sull'ordinamento degli uffici e dei servizi o per la
parte non disciplinata dalla stessa, si applica la procedura di reclutamento
prevista dal decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487.
5. Gli enti
locali, nel rispetto dei principi fissati dal presente testo unico, provvedono
alla rideterminazione delle proprie dotazioni organiche, nonche'
all'organizzazione e gestione del personale nell'ambito della propria autonomia
normativa ed organizzativa con i soli limiti derivanti dalle proprie capacita'
di bilancio e dalle esigenze di esercizio delle funzioni, dei servizi e dei
compiti loro attribuiti. Restano salve le disposizioni dettate dalla normativa
concernente gli enti locali dissestati e strutturalmente deficitari.
6.
Nell'ambito delle leggi, nonche' dei regolamenti di cui al comma 1, le
determinazioni per l'organizzazione degli uffici e le misure inerenti alla
gestione dei rapporti di lavoro sono assunte dai soggetti preposti alla
gestione con la capacita' e i poteri del privato datore di lavoro.
Articolo 90
Uffici di supporto agli organi di
direzione politica
1. Il
regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi puo' prevedere la
costituzione di uffici posti alle dirette dipendenze del sindaco, del
presidente della provincia, della giunta o degli assessori, per l'esercizio
delle funzioni di indirizzo e di controllo loro attribuite dalla legge,
costituiti da dipendenti dell'ente, ovvero, salvo che per gli enti dissestati o
strutturalmente deficitari, da collaboratori assunti con contratto a tempo
determinato, i quali, se dipendenti da una pubblica amministrazione, sono
collocati in aspettativa senza assegni.
2. Al
personale assunto con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato si
applica il contratto collettivo nazionale di lavoro del personale degli enti
locali.
3. Con
provvedimento motivato della giunta, al personale di cui al comma 2 il
trattamento economico accessorio previsto dai contratti collettivi puo' essere
sostituito da un unico emolumento comprensivo dei compensi per il lavoro
straordinario, per la produttivita' collettiva e per la qualita' della
prestazione individuale.
Articolo 91
Assunzioni
1. Gli enti
locali adeguano i propri ordinamenti ai principi di funzionalita' e di
ottimizzazione delle risorse per il migliore funzionamento dei servizi
compatibilmente con le disponibilita' finanziarie e di bilancio. Gli organi di
vertice delle amministrazioni locali sono tenuti alla programmazione triennale
del fabbisogno di personale, comprensivo delle unita' di cui alla legge 12
marzo 1999, n. 68, finalizzata alla riduzione programmata delle spese del
personale.
2. Gli enti
locali ai quali non si applicano discipline autorizzatorie delle assunzioni,
programmano le proprie politiche di assunzioni adeguandosi ai principi di
riduzione complessiva della spesa di personale, in particolare per nuove
assunzioni, di cui ai commi 2-bis, 3, 3-bis e 3-ter dell'articolo 39 del
decreto legislativo 27 dicembre 1997, n. 449, per quanto applicabili,
realizzabili anche mediante l'incremento della quota di personale ad orario
ridotto o con altre tipologie contrattuali flessibili nel quadro delle
assunzioni compatibili con gli obiettivi della programmazione e giustificate
dai processi di riordino o di trasferimento di funzioni e competenze.
3. Gli enti
locali che non versino nelle situazioni strutturalmente deficitarie possono
prevedere concorsi interamente riservati al personale dipendente, solo in
relazione a particolari profili o figure professionali caratterizzati da una
professionalita' acquisita esclusivamente all'interno dell'ente.
4. Per gli
enti locali le graduatorie concorsuali rimangono efficaci per un termine di tre
anni dalla data di pubblicazione per l'eventuale copertura dei posti che si
venissero a rendere successivamente vacanti e disponibili, fatta eccezione per
i posti istituiti o trasformati successivamente all'indizione del concorso
medesimo.
Articolo 92
Rapporti di lavoro a tempo determinato e
a tempo parziale
1. Gli enti
locali possono costituire rapporti di lavoro a tempo parziale e a tempo
determinato, pieno o parziale, nel rispetto della disciplina vigente in
materia. I dipendenti degli enti locali a tempo parziale, purche' autorizzati dall'amministrazione
di appartenenza, possono prestare attivita' lavorativa presso altri enti.
2. Nei comuni
interessati da mutamenti demografici stagionali in relazione a flussi turistici
o a particolari manifestazioni anche a carattere periodico, al fine di
assicurare il mantenimento di adeguati livelli quantitativi e qualitativi dei
servizi pubblici, il regolamento puo' prevedere particolari modalita' di
selezione per l'assunzione del personale a tempo determinato per esigenze
temporanee o stagionali, secondo criteri di rapidita' e trasparenza ed
escludendo ogni forma di discriminazione. Si applicano, in ogni caso, le
disposizioni dei commi 7 e 8 dell'articolo 36 del decreto legislativo 3
febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni ed integrazioni.
Articolo 93
Responsabilita' patrimoniale
1. Per gli
amministratori e per il personale degli enti locali si osservano le
disposizioni vigenti in materia di responsabilita' degli impiegati civili dello
Stato.
2. Il
tesoriere ed ogni altro agente contabile che abbia maneggio di pubblico denaro
o sia incaricato della gestione dei beni degli enti locali, nonche' coloro che
si ingeriscano negli incarichi attribuiti a detti agenti devono rendere il
conto della loro gestione e sono soggetti alla giurisdizione della Corte dei
conti secondo le norme e le procedure previste dalle leggi vigenti.
3. Gli agenti
contabili degli enti locali, salvo che la Corte dei conti lo richieda, non sono tenuti alla
trasmissione della documentazione occorrente per il giudizio di conto di cui
all'articolo 74 del regio decreto 18 novembre 1923, n. 2440, ed agli articoli
44 e seguenti del regio decreto 12 luglio 1934, n. 1214.
4. L'azione di
responsabilita' si prescrive in cinque anni dalla commissione del fatto. La
responsabilita' nei confronti degli amministratori e dei dipendenti dei comuni
e delle province e' personale e non si estende agli eredi salvo il caso in cui
vi sia stato illecito arricchimento del dante causa e conseguente illecito
arricchimento degli eredi stessi.
Articolo 94
Responsabilita' disciplinare
1. Qualora
ricorra alcuna delle condizioni di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) del
comma 1 dell'articolo 58, nonche' alle lettere a), b) e c) del comma 1
dell'articolo 59 nei confronti del personale dipendente delle amministrazioni
locali, compresi gli enti ivi indicati, si fa luogo alla immediata sospensione
dell'interessato dalla funzione o dall'ufficio ricoperti. La sospensione e'
disposta dal responsabile dell'ufficio secondo la specifica competenza, con le
modalita' e procedure previste dai rispettivi ordinamenti. A tal fine i
provvedimenti emanati dal giudice sono comunicati, a cura della cancelleria del
tribunale o della segreteria del pubblico ministero, ai responsabili delle
amministrazioni o enti locali indicati nelle predette disposizioni.
2. Al
personale dipendente di cui al comma precedente si applicano altresi' le
disposizioni del comma 5 dell'articolo 58 e del comma 6 dell'articolo 59 previa
attivazione del procedimento disciplinare.
Articolo 95
Dati sul personale degli enti locali
1. Il
Ministero dell'interno aggiorna periodicamente, sentiti l'Associazione
nazionale comuni italiani (Anci), l'Unione delle province d'Italia (Upi) e
l'Unione nazionale comuni, comunita' enti montani (Uncem), i dati del censimento
generale del personale in servizio presso gli enti locali.
2. Resta
ferma la disciplina sulla banca dati sulle dotazioni organiche degli enti
locali prevista dall'articolo 16-ter del decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 8,
convertito, con modificazioni, dalla legge 19 marzo 1993, n. 68.
Articolo 96
Riduzione degli organismi collegiali
1. Al fine di
conseguire risparmi di spese e recuperi di efficienza nei tempi dei
procedimenti amministrativi i consigli e le giunte, secondo le rispettive
competenze, con provvedimento da emanare entro sei mesi dall'inizio di ogni
esercizio finanziario, individuano i comitati, le commissioni, i consigli ed
ogni altro organo collegiale con funzioni amministrative ritenuti
indispensabili per la realizzazione dei fini istituzionali dell'amministrazione
o dell'ente interessato. Gli organismi non identificati come indispensabili
sono soppressi a decorrere dal mese successivo all'emanazione del
provvedimento. Le relative funzioni sono attribuite all'ufficio che riveste
preminente competenza nella materia.
CAPO II
Segretari comunali e provinciali
Articolo 97
Ruolo e funzioni
1. Il comune
e la provincia hanno un segretario titolare dipendente dall'Agenzia autonoma
per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali, di cui
all'articolo 102 e iscritto all'albo di cui all'articolo 98.
2. Il
segretario comunale e provinciale svolge compiti di collaborazione e funzioni
di assistenza giuridico-amministrativa nei confronti degli organi dell'ente in
ordine alla conformita' dell'azione amministrativa alle leggi, allo statuto ed
ai regolamenti.
3. Il sindaco
e il presidente della provincia, ove si avvalgano della facolta' prevista dal
comma 1 dell'articolo 108, contestualmente al provvedimento di nomina del
direttore generale disciplinano, secondo l'ordinamento dell'ente e nel rispetto
del loro distinti ed autonomi ruoli, i rapporti tra il segretario ed il
direttore generale.
4. Il
segretario sovrintende allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti e ne
coordina l'attivita', salvo quando ai sensi e per gli effetti del comma 1
dell'articolo 108 il sindaco e il presidente della provincia abbiano nominato
il direttore generale. Il segretario inoltre:
a) partecipa con funzioni consultive, referenti e di assistenza alle riunioni
del consiglio e della giunta e ne cura la verbalizzazione;
b) esprime il parere di cui all'articolo 49, in relazione alle sue competenze, nel caso
in cui l'ente non abbia responsabili dei servizi;
c) puo' rogare tutti i contratti nei quali l'ente e' parte ed autenticare
scritture private ed atti unilaterali nell'interesse dell'ente;
d) esercita ogni altra funzione attribuitagli dallo statuto o dai regolamenti,
o conferitagli dal sindaco o dal presidente della provincia;
e) esercita le funzioni di direttore generale nell'ipotesi prevista
dall'articolo 108, comma 4.
5. Il
regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi, puo' prevedere un
vicesegretario per coadiuvare il segretario e sostituirlo nei casi di vacanza,
assenza o impedimento.
6. Il rapporto
di lavoro dei segretari comunali e provinciali e' disciplinato dai contratti
collettivi ai sensi del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e
successive modificazioni ed integrazioni.
Articolo 98
Albo nazionale
1. L'albo nazionale dei
segretari comunali e provinciali, al quale si accede per concorso, e'
articolato in sezioni regionali.
2. Il numero
complessivo degli iscritti all'albo non puo' essere superiore al numero dei
comuni e delle province ridotto del numero delle sedi unificate, maggiorato di
una percentuale determinata ogni due anni dal consiglio di amministrazione
dell'Agenzia di cui all'articolo 102 e funzionale all'esigenza di garantire una
adeguata opportunita' di scelta da parte dei sindaci e dei presidenti di
provincia.
3. I comuni
possono stipulare convenzioni per l'ufficio di segretario comunale
comunicandone l'avvenuta costituzione alla Sezione regionale dell'Agenzia.
4. L'iscrizione all'albo
e' subordinata al possesso dell'abilitazione concessa dalla Scuola superiore
per la formazione e la specializzazione dei dirigenti della pubblica
amministrazione locale ovvero dalla sezione autonoma della Scuola superiore
dell'amministrazione dell'interno.
5. Al
relativo corso si accede mediante concorso nazionale a cui possono partecipare
i laureati in giurisprudenza, scienze politiche, economia.
Articolo 99
Nomina
1. Il sindaco
e il presidente della provincia nominano il segretario, che dipende
funzionalmente dal capo dell'amministrazione, scegliendolo tra gli iscritti
all'albo di cui all'articolo 98.
2. Salvo
quanto disposto dall'articolo 100, la nomina ha durata corrispondente a quella
del mandato del sindaco o del presidente della provincia che lo ha nominato. Il
segretario cessa automaticamente dall'incarico con la cessazione del mandato
del sindaco e del presidente della provincia, continuando ad esercitare le
funzioni sino alla nomina del nuovo segretario.
3. La nomina
e' disposta non prima di sessanta giorni e non oltre centoventi giorni dalla
data di insediamento del sindaco e del presidente della provincia, decorsi i
quali il segretario e' confermato.
Articolo 100
Revoca
1. Il
segretario puo' essere revocato con provvedimento motivato del sindaco o del
presidente della provincia, previa deliberazione della giunta, per violazione
dei doveri d'ufficio.
Articolo 101
Disponibilita' e mobilita'
1. Il
segretario comunale o provinciale non confermato, revocato o comunque privo di
incarico e' collocato in posizione di disponibilita' per la durata massima di
quattro anni.
2. Durante il
periodo di disponibilita' rimane iscritto all'albo ed e' posto a disposizione
dell'Agenzia autonoma di cui all'articolo 102 per le attivita' dell'Agenzia
stessa o per l'attivita' di consulenza, nonche' per incarichi di supplenza e di
reggenza, ovvero per l'espletamento di funzioni corrispondenti alla qualifica
rivestita presso altre amministrazioni pubbliche che lo richiedano con oneri a
carico dell'ente presso cui presta servizio. Per il periodo di disponibilita'
al segretario compete il trattamento economico in godimento in relazione agli
incarichi conferiti.
3. Nel caso
di collocamento in disponibilita' per mancato raggiungimento di risultati
imputabile al segretario oppure motivato da gravi e ricorrenti violazioni dei
doveri d'ufficio, allo stesso, salva diversa sanzione, compete il trattamento
economico tabellare spettante per la sua qualifica detratti i compensi
percepiti a titolo di indennita' per l'espletamento degli incarichi di cui al
comma 2.
4. Decorsi
quattro anni senza che abbia preso servizio in qualita' di titolare in altra
sede il segretario viene collocato d'ufficio in mobilita' presso altre
pubbliche amministrazioni nella piena salvaguardia della posizione giuridica ed
economica.
Articolo 102
Agenzia autonoma per la gestione dell'albo
dei segretari comunali e provinciali
1. E'
istituita l'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e
provinciali, avente personalita' giuridica di diritto pubblico e sottoposta
alla vigilanza del Ministero dell'interno.
2. L'Agenzia e' gestita da
un consiglio di amministrazione, nominato con decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri e composto da due sindaci nominati dall'Anci, da un
presidente di provincia designato dall'Upi, da tre segretari comunali e
provinciali eletti tra gli iscritti all'albo e da due esperti designati dalla
Conferenza Stato-citta' e autonomie, locali. Il consiglio elegge nel proprio
seno un presidente e un vicepresidente.
3. Con la
stessa composizione e con le stesse modalita' sono costituiti i consigli di
amministrazione delle sezioni regionali.
4. L'Agenzia, con
deliberazione del consiglio nazionale di amministrazione, puo' adeguare la
dotazione organica in relazione alle esigenze di funzionamento, entro i limiti
derivanti dalle disponibilita' di bilancio.
5.
All'Agenzia e' attribuito un fondo finanziario di mobilita' a carico degli enti
locali, disciplinato dal regolamento di cui all'articolo 103, percentualmente
determinato sul trattamento economico del segretario dell'ente, graduato in
rapporto alla dimensione dell'ente, e definito in sede di accordo contrattuale.
6. Per il
proprio funzionamento e per quello della Scuola superiore per la formazione e
la specializzazione dei dirigenti della pubblica amministrazione locale
l'Agenzia si avvale del fondo di mobilita' di cui al comma 5 a cui sono attribuiti i
proventi dei diritti di segreteria di cui all'articolo 42 della legge 8 giugno
1962, n. 604, e successive modificazioni.
Articolo 103
Organizzazione e funzionamento
dell'Agenzia autonoma
1. Salvo
quanto previsto dal presente testo unico, sono disciplinati con regolamento,
emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400,
su proposta del Ministro competente, sentite le organizzazioni sindacali e le
rappresentanze degli enti locali, l'organizzazione, il funzionamento e
l'ordinamento contabile dell'Agenzia, l'amministrazione dell'albo e la sua
articolazione in sezioni e in fasce professionali, le modalita' di svolgimento
dei concorsi per l'iscrizione all'albo, il passaggio tra le fasce
professionali, il procedimento disciplinare e le modalita' di utilizzazione dei
segretari non chiamati a ricoprire sedi di segreteria.
2. Il
regolamento si conforma ai seguenti principi e criteri direttivi:
a) reclutamento del personale da destinare all'Agenzia mediante utilizzo delle
procedure in materia di mobilita', ricorrendo prioritariamente, anche in deroga
alle disposizioni dell'ordinamento speciale, al personale dell'amministrazione
civile dell'interno, utilizzando anche l'istituto del comando o del fuori
ruolo;
b) previsione di un esame di idoneita' per l'iscrizione all'albo riservato ai
frequentatori dei corsi promossi dalla Scuola superiore per la formazione e la
specializzazione dei dirigenti della pubblica amministrazione locale ovvero
dalla sezione autonoma della Scuola superiore dell'amministrazione
dell'interno;
c) disciplina dell'ordinamento contabile dell'Agenzia anche in deroga alle
disposizioni sulla contabilita' generale dello Stato, fermo restando l'obbligo
di sottoporre il rendiconto della gestione finanziaria al controllo della Corte
dei conti;
d) utilizzazione in via prioritaria dei segretari non chiamati a ricoprire sedi
di segreteria per le esigenze dell'Agenzia e per incarichi di supplenza e di
reggenza, ovvero per l'espletamento di funzioni corrispondenti alla qualifica
rivestita presso altre amministrazioni pubbliche con oneri retributivi a loro
carico.
Articolo 104
Scuola superiore della pubblica
amministrazione locale e scuole regionali e interregionali
1. L'organizzazione, il
funzionamento e l'ordinamento contabile della Scuola superiore per la
formazione e la specializzazione dei dirigenti della pubblica amministrazione
locale e delle scuole di cui al comma 2 sono disciplinati con regolamento,
determinando i criteri per l'eventuale stipula di convenzioni per l'attivita'
formativa anche in sede decentrata con istituti, enti, societa' di formazione e
ricerca.
2. L'Agenzia istituisce
scuole regionali ed interregionali per la formazione e la specializzazione dei
segretari comunali e provinciali e dei dirigenti della pubblica amministrazione
locale ovvero puo' avvalersi, previa convenzione, della sezione autonoma della
Scuola superiore dell'amministrazione dell'interno.
Articolo 105
Regioni a statuto speciale
1. Le regioni
a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano disciplinano
le materie di cui al presente capo con propria legislazione.
2. Nel
territorio della regione Trentino - Alto Adige, fino, all'emanazione di
apposita legge regionale, rimane ferma l'applicazione del titolo VI della legge
11 marzo 1972, n. 118.
Articolo 106
Disposizioni finali e transitorie
1. Fino alla
stipulazione di una diversa disciplina del contratto collettivo nazionale di
lavoro resta ferma la classificazione dei comuni e delle province ai fini
dell'assegnazione del segretario prevista dalle tabelle A e B allegate al
decreto del Presidente della Repubblica 23 giugno 1972, n. 749.
2. I
segretari gia' iscritti alla sezione speciale dell'albo ai sensi dell'articolo
17, comma 82, della legge 15 maggio 1997, n. 127, e trasferiti presso altre
pubbliche amministrazioni, permangono nel ruolo statale e mantengono ad
esaurimento qualifica e trattamento economico pensionabile in godimento.
3. Ai fini
dell'attuazione della legge 8 marzo 1999, n. 50, i segretari comunali di cui
all'articolo 18, comma 14, del decreto del Presidente della Repubblica 4
dicembre 1997, n. 465, o all'articolo 39, comma 22, della legge 27 dicembre
1997, n. 449, possono essere collocati o mantenuti in posizione di fuori ruolo
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, anche dopo il
trasferimento alle amministrazioni di destinazione e con effetto dalla data di
entrata in vigore della citata legge n. 50 del 1999. Gli oneri relativi al trattamento
economico, fondamentale ed accessorio, dei predetti dipendenti rimangono a
carico dell'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali
fino alla data del trasferimento alle amministrazioni di destinazione;
successivamente sono a queste imputate. Analogamente si provvede, con decreto
del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro per la funzione
pubblica, per i segretari comunali in servizio presso il Ministero dell'interno
ai sensi dell'articolo 34, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica
4 dicembre 1997, n. 465.
CAPO III
Dirigenza ed incarichi
Articolo 107
Funzioni e responsabilta' della dirigenza
1. Spetta ai
dirigenti la direzione degli uffici e dei servizi secondo i criteri e le norme
dettati dagli statuti e dai regolamenti. Questi si uniformano al principio per
cui i poteri di indirizzo e di controllo politico-amministrativo spettano agli
organi di governo, mentre la gestione amministrativa, finanziaria e tecnica e'
attribuita ai dirigenti mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione
delle risorse umane, strumentali e di controllo.
2. Spettano
ai dirigenti tutti i compiti, compresa l'adozione degli atti e provvedimenti
amministrativi che impegnano l'amministrazione verso l'esterno, non ricompresi espressamente
dalla legge o dallo statuto tra le funzioni di indirizzo e controllo
politico-amministrativo degli organi di governo dell'ente o non rientranti tra
le funzioni del segretario o del direttore generale, di cui rispettivamente
agli articoli 97 e 108.
3. Sono
attribuiti ai dirigenti tutti i compiti di attuazione degli obiettivi e dei
programmi definiti con gli atti di indirizzo adottati dai medesimi organi tra i
quali in particolare, secondo le modalita' stabilite dallo statuto o dai
regolamenti dell'ente:
a) la presidenza delle commissioni di gara e di concorso;
b) la responsabilita' delle procedure d'appalto e di concorso;
c) la stipulazione dei contratti;
d) gli atti di gestione finanziaria, ivi compresa l'assunzione di impegni di
spesa;
e) gli atti di amministrazione e gestione del personale;
f) i provvedimenti di autorizzazione, concessione o analoghi, il cui rilascio
presupponga accertamenti e valutazioni, anche di natura discrezionale, nel
rispetto di criteri predeterminati dalla legge, dai regolamenti, da atti
generali di indirizzo, ivi comprese le autorizzazioni e le concessioni
edilizie;
g) tutti i provvedimenti di sospensione dei lavori, abbattimento e riduzione in
pristino di competenza comunale, nonche' i poteri di vigilanza edilizia e di
irrogazione delle sanzioni amministrative previsti dalla vigente legislazione
statale e regionale in materia di prevenzione e repressione dell'abusivismo
edilizio e paesaggistico-ambientale;
h) le attestazioni, certificazioni comunicazioni, diffide, verbali,
autenticazioni, legalizzazioni ed ogni altro atto costituente manifestazione di
giudizio e di conoscenza;
i) gli atti ad essi attribuiti dallo statuto e dai regolamenti o, in base a
questi, delegati dal sindaco.
4. Le
attribuzioni dei dirigenti, in applicazione del principio di cui all'articolo
1, comma 4, possono essere derogate soltanto espressamente e ad opera di
specifiche disposizioni legislative.
5. A decorrere dalla data
di entrata in vigore del presente testo unico, le disposizioni che conferiscono
agli organi di cui al capo I titolo III l'adozione di atti di gestione e di
atti o provvedimenti amministrativi, si intendono nel senso che la relativa
competenza spetta ai dirigenti, salvo quanto previsto dall'articolo 50, comma
3, e dall'articolo 54.
6. I
dirigenti sono direttamente responsabili, in via esclusiva, in relazione agli
obiettivi dell'ente, della correttezza amministrativa, della efficienza e dei
risultati della gestione.
7. Alla
valutazione dei dirigenti degli enti locali si applicano i principi contenuti
nell'articolo 5, commi 1 e 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286,
secondo le modalita' previste dall'articolo 147 del presente testo unico.
Articolo 108
Direttore generale
1. Il sindaco
nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti e il presidente della
provincia, previa deliberazione della giunta comunale o provinciale, possono
nominare un direttore generale, al di fuori della dotazione organica e con
contratto a tempo determinato, e secondo criteri stabiliti dal regolamento di
organizzazione degli uffici e dei servizi, che provvede ad attuare gli
indirizzi e gli obiettivi stabiliti dagli organi di governo dell'ente, secondo
le direttive impartite dal sindaco o dal presidente della provincia, e che
sovrintende alla gestione dell'ente, perseguendo livelli ottimali di efficacia
ed efficienza. Compete in particolare al direttore generale la predisposizione
del piano dettagliato di obiettivi previsto dall'articolo 197, comma 2, lettera
a), nonche' la proposta di piano esecutivo di gestione previsto dall'articolo 169. A tali fini, al
direttore generale rispondono, nell'esercizio delle funzioni loro assegnate, i
dirigenti dell'ente, ad eccezione del segretario del comune e della provincia.
2. Il
direttore generale e' revocato dal sindaco o dal presidente della provincia,
previa deliberazione della giunta comunale o provinciale. La durata
dell'incarico non puo' eccedere quella del mandato del sindaco o del presidente
della provincia.
3. Nei comuni
con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti e' consentito procedere alla
nomina del direttore generale previa stipula di convenzione tra comuni le cui
popolazioni assommate raggiungano i 15.000 abitanti. In tal caso il direttore
generale dovra' provvedere anche alla gestione coordinata o unitaria dei
servizi tra i comuni interessati.
4. Quando non
risultino stipulate le convenzioni previste dal comma 3 e in ogni altro caso in
cui il direttore generale non sia stato nominato, le relative funzioni possono
essere conferite dal sindaco o dal presidente della provincia al segretario.
Articolo 109
Conferimento di funzioni dirigenziali
1. Gli
incarichi dirigenziali sono conferiti a tempo determinato, ai sensi
dell'articolo 50, comma 10, con provvedimento motivato e con le modalita'
fissate dal regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi, secondo
criteri di competenza professionale, in relazione agli obiettivi indicati nel
programma amministrativo del sindaco o del presidente della provincia e sono
revocati in caso di inosservanza delle direttive del sindaco o del presidente
della provincia, della giunta o dell'assessore di riferimento, o in caso di
mancato raggiungimento al termine di ciascun anno finanziario degli obiettivi
assegnati nel piano esecutivo di gestione previsto dall'articolo 169 o per
responsabilita' particolarmente grave o reiterata e negli altri casi
disciplinati dai contratti collettivi di lavoro. L'attribuzione degli incarichi
puo' prescindere dalla precedente assegnazione di funzioni di direzione a seguito
di concorsi.
2. Nei comuni
privi di personale di qualifica dirigenziale le funzioni di cui all'articolo
107, commi 2 e 3, fatta salva l'applicazione dell'articolo 97, comma 4, lettera
d), possono essere attribuite, a seguito di provvedimento motivato del sindaco,
ai responsabili degli uffici o dei servizi, indipendentemente dalla loro
qualifica funzionale, anche in deroga a ogni diversa disposizione.
Articolo 110
Incarichi a contratto
1. Lo statuto
puo' prevedere che la copertura dei posti di responsabili dei servizi o degli
uffici, di qualifiche dirigenziali o di alta specializzazione, possa avvenire
mediante contratto a tempo determinato di diritto pubblico o, eccezionalmente e
con deliberazione motivata, di diritto privato, fermi restando i requisiti
richiesti dalla qualifica da ricoprire.
2. Il
regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi, negli enti in cui e'
prevista la dirigenza, stabilisce i limiti, i criteri e le modalita' con cui
possono essere stipulati, al di fuori della dotazione organica, contratti a
tempo determinato per i dirigenti e le alte specializzazioni, fermi restando i
requisiti richiesti per la qualifica da ricoprire. Tali contratti sono
stipulati in misura complessivamente non superiore al 5 per cento del totale della
dotazione organica della dirigenza e dell'area direttiva e comunque per almeno
una unita'. Negli altri enti, il regolamento sull'ordinamento degli uffici e
dei servizi stabilisce i limiti, i criteri e le modalita' con cui possono
essere stipulati, al di fuori della dotazione organica, solo in assenza di
professionalita' analoghe presenti all'interno dell'ente, contratti a tempo
determinato di dirigenti, alte specializzazioni o funzionari dell'area
direttiva, fermi restando i requisiti richiesti per la qualifica da ricoprire.
Tali contratti sono stipulati in misura complessivamente non superiore al 5 per
cento della dotazione organica dell'ente, o ad una unita' negli enti con una
dotazione organica inferiore alle 20 unita'.
3. I
contratti di cui ai precedenti commi non possono avere durata superiore al
mandato elettivo del sindaco o del presidente della provincia in carica. Il
trattamento economico, equivalente a quello previsto dai vigenti contratti
collettivi nazionali e decentrati per il personale degli enti locali, puo'
essere integrato, con provvedimento motivato della giunta, da una indennita' ad
personam, commisurata alla specifica qualificazione professionale e culturale,
anche in considerazione della temporaneita' del rapporto e delle condizioni di
mercato relative alle specifiche competenze professionali. Il trattamento
economico e l'eventuale indennita' ad personam sono definiti in stretta
correlazione con il bilancio dell'ente e non vanno imputati al costo
contrattuale e del personale.
4. Il contratto
a tempo determinato e' risolto di diritto nel caso in cui l'ente locale
dichiari il dissesto o venga a trovarsi nelle situazioni strutturalmente
deficitarie.
5. Il
rapporto di impiego del dipendente di una pubblica amministrazione e' risolto
di diritto con effetto dalla data di decorrenza del contratto stipulato con
l'ente locale ai sensi del comma 2.
L'amministrazione di provenienza dispone,
subordinatamente alla vacanza del posto in organico o dalla data in cui la
vacanza si verifica, la riassunzione del dipendente qualora lo stesso ne faccia
richiesta entro i 30 giorni successivi alla cessazione del rapporto di lavoro a
tempo determinato o alla data di disponibilita' del posto in organico.
6. Per
obiettivi determinati e con convenzioni a termine, il regolamento puo'
prevedere collaborazioni esterne ad alto contenuto di professionalita'.
Articolo 111
Adeguamento della disciplina della
dirigenza
1. Gli enti
locali, tenendo conto delle proprie peculiarita' nell'esercizio della propria
potesta' statutaria e regolamentare, adeguano lo statuto ed il regolamento ai
principi del presente capo e del capo II del decreto legislativo del febbraio
1993, n. 29, e successive modificazioni ed integrazioni.
TITOLO V
SERVIZI E INTERVENTI PUBBLICI LOCALI
Articolo 112
Servizi pubblici locali
1. Gli enti
locali, nell'ambito delle rispettive competenze, provvedono alla gestione dei
servizi pubblici che abbiano per oggetto produzione di beni ed attivita'
rivolte a realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile
delle comunita' locali.
2. I servizi
riservati in via esclusiva ai comuni e alle province sono stabiliti dalla
legge.
3. Ai servizi
pubblici locali si applica il capo III del decreto legislativo 30 luglio 1999,
n. 286, relativo alla qualita' dei servizi pubblici locali e carte dei servizi.
Articolo 113
Forme di gestione
1. I servizi
pubblici locali sono gestiti nelle seguenti forme:
a) in economia, quando per le modeste dimensioni o per le caratteristiche del
servizio non sia opportuno costituire una istituzione o una azienda;
b) in concessione a terzi, quando sussistano ragioni tecniche, economiche e di
opportunita' sociale;
c) a mezzo di azienda speciale, anche per la gestione di piu' servizi di
rilevanza economica ed imprenditoriale;
d) a mezzo di istituzione, per l'esercizio di servizi sociali senza rilevanza
imprenditoriale;
e) a mezzo di societa' per azioni o a responsabilita' limitata a prevalente
capitale pubblico locale costituite o partecipate dall'ente titolare del
pubblico servizio, qualora sia opportuna in relazione alla natura o all'ambito
territoriale del servizio la partecipazione di piu' soggetti pubblici o
privati;
f) a mezzo di societa' per azioni senza il vincolo della proprieta' pubblica
maggioritaria a norma dell'articolo 116.
Articolo 114
Aziende speciali ed istituzioni
1. L'azienda speciale e'
ente strumentale dell'ente locale dotato di personalita' giuridica, di
autonomia imprenditoriale e di proprio statuto, approvato dal consiglio
comunale o provinciale.
2. L'istituzione e'
organismo strumentale dell'ente locale per l'esercizio di servizi sociali,
dotato di autonomia gestionale.
3. Organi
dell'azienda e dell'istituzione sono il consiglio di amministrazione, il
presidente e il direttore, al quale compete la responsabilita' gestionale. Le
modalita' di nomina e revoca degli amministratori sono stabilite dallo statuto
dell'ente locale.
4. L'azienda e
l'istituzione informano la loro attivita' a criteri di efficacia, efficienza ed
economicita' ed hanno l'obbligo del pareggio di bilancio da perseguire
attraverso l'equilibrio dei costi e dei ricavi, compresi i trasferimenti.
5.
Nell'ambito della legge, l'ordinamento ed il funzionamento delle aziende
speciali sono disciplinati dal proprio statuto e dai regolamenti, quelli delle
istituzioni sono disciplinati dallo statuto e dai regolamenti dell'ente locale
da cui dipendono.
6. L'ente locale
conferisce il capitale di dotatone, determina le finalita' e gli indirizzi;
approva gli atti fondamentali; esercita la vigilanza; verifica i risultati
della gestione; provvede alla copertura degli eventuali costi sociali.
7. Il
collegio dei revisori dei conti dell'ente locale esercita le sue funzioni anche
nei confronti delle istituzioni. Lo statuto dell'azienda speciale prevede un apposito
organo, di revisione, nonche' forme autonome di verifica della gestione.
8. Ai fini di
cui al comma 6 sono fondamentali i seguenti atti:
a) il piano-programma, comprendente un contratto di servizio che disciplini i
rapporti tra ente locale ed azienda speciale;
b) i bilanci economici di previsione pluriennale ed annuale;
c) il conto consuntivo;
d) il bilancio di esercizio.
Articolo 115
Trasformazione delle aziende speciali in
societa' per azioni
1. I comuni,
le province e gli altri enti locali possono, per atto unilaterale, trasformare
le aziende speciali costituite ai sensi dell'articolo 113, lettera c), in
societa' per azioni, di cui possono restare azionisti unici per un periodo
comunque non superiore a due anni dalla trasformazione. Il capitale iniziale di
tali societa' e' determinato dalla deliberazione di trasformazione in misura
non inferiore al fondo di dotazione delle aziende speciali risultante
dall'ultimo bilancio di esercizio approvato e comunque in misura non inferiore
all'importo minimo richiesto per la costituzione delle societa' medesime.
L'eventuale residuo del patrimonio netto conferito e' imputato a riserve e
fondi, mantenendo ove possibile le denominazioni e le destinazioni previste nel
bilancio delle aziende originarie. Le societa' conservano tutti i diritti e gli
obblighi anteriori alla trasformazione e subentrano pertanto in tutti i
rapporti attivi e passivi delle aziende originarie.
2. La
deliberazione di trasformazione tiene luogo di tutti gli adempimenti in materia
di costituzione delle societa' previsti dalla normativa vigente, ferma
l'applicazione delle disposizioni degli articoli 2330, commi terzo e quarto, e
2330-bis del codice civile.
3. Ai fini
della definitiva determinazione dei valori patrimoniali conferiti, entro tre
mesi dalla costituzione delle societa', gli amministratori devono richiedere a
un esperto designato dal presidente del tribunale una relazione giurata ai
sensi e per gli effetti dell'articolo 2343, primo comma, del codice civile.
Entro sei mesi dal ricevimento di tale relazione gli amministratori e i sindaci
determinano i valori definitivi di conferimento dopo avere controllato le
valutazioni contenute nella relazione stessa e, se sussistono fondati motivi,
aver proceduto alla revisione della stima. Fino a quando i valori di
conferimento non sono stati determinati in via definitiva le azioni delle
societa' sono inalienabili.
4. Le
societa' di cui al comma 1 possono essere costituite anche ai fini
dell'applicazione delle norme di cui al decreto-legge 21 maggio 1994, n. 332,
convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 1994, n. 474.
5. Le
partecipazioni nelle societa' di cui al comma 1 possono essere alienate anche
ai fini e con le modalita' di cui all'articolo 116.
6. Il
conferimento e l'assegnazione dei beni degli enti locali e delle aziende
speciali alle societa' di cui al comma 1 sono esenti da imposizioni fiscali,
dirette e indirette, statali e regionali.
7. La
deliberazione di cui al comma 1 puo' anche prevedere la scissione dell'Azienda,
speciale e la destinazione a societa' di nuova costituzione di un ramo
aziendale di questa. Si applicano, in tal caso, per quanto compatibili, le
disposizioni di cui ai commi da 1
a 6 del presente articolo, nonche' agli articoli
2504-septies e 2504-decies del codice civile.
Articolo 116
Societa' per azioni con partecipazione
minoritaria di enti locali
1. Gli enti
locali possono, per l'esercizio di servizi pubblici e per la realizzazione
delle opere necessarie al corretto svolgimento del servizio, nonche' per la
realizzazione di infrastrutture ed altre opere di interesse pubblico, che non
rientrino, ai sensi della vigente legislazione statale e regionale, nelle
competenze istituzionali di altri enti, costituire apposite societa' per azioni
senza il vincolo della proprieta' pubblica maggioritaria anche in deroga a
disposizioni di legge specifiche. Gli enti interessati provvedono alla scelta
dei soci privati e all'eventuale collocazione dei titoli azionari sul mercato
con procedure di evidenza pubblica. L'atto costitutivo delle societa' deve
prevedere l'obbligo dell'ente pubblico di nominare uno o piu' amministratori e
sindaci. Nel caso di servizi pubblici locali una quota delle azioni puo' essere
destinata all'azionariato diffuso e resta comunque sul mercato.
2. La
costituzione di societa' miste con la partecipazione non maggioritaria degli
enti locali e' disciplinata da apposito regolamento adottato ai sensi
dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 31 gennaio 1995, n. 26, convertito,
con modificazioni, dalla legge 29 marzo 1995, n. 95, e successive modifiche e
integrazioni.
3. Per la
realizzazione delle opere di qualunque importo si applicano le norme vigenti di
recepimento delle direttive comunitarie in materia di lavori pubblici.
4. Fino al
secondo esercizio successivo a quello dell'entrata in funzione dell'opera,
l'ente locale partecipante potra' rilasciare garanzia fidejussoria agli
istituti mutuanti in misura non superiore alla propria quota di partecipazione
alla societa' di cui al presente articolo.
5. Per i
conferimenti di aziende, di complessi aziendali o di rami di essi e di ogni
altro bene effettuati dai soggetti di cui al comma 1, anche per la costituzione
con atto unilaterale delle societa' di cui al medesimo comma, si applicano le
disposizioni dell'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 30 luglio 1990, n. 218,
e successive modificazioni.
Articolo 117
Tariffe dei servizi
1. Gli enti
interessati approvano le tariffe dei servizi pubblici in misura tale da
assicurare l'equilibrio economico-finanziario dell'investimento e della
connessa gestione. I criteri per il calcolo della tariffa relativa ai servizi
stessi sono i seguenti:
a) la corrispondenza tra costi e ricavi in modo da assicurare la integrale
copertura dei costi, ivi compresi gli oneri di ammortamento
tecnico-finanziario;
b) l'equilibrato rapporto tra i finanziamenti raccolti ed il capitale
investito;
c) l'entita' dei costi di gestione delle opere, tenendo conto anche degli
investimenti e della qualita' del servizio;
d) l'adeguatezza della remunerazione del capitale investito, coerente con le
prevalenti condizioni di mercato.
2. La tariffa
costituisce il corrispettivo dei servizi pubblici; essa e' determinata e
adeguata ogni anno dai soggetti proprietari, attraverso contratti di programma
di durata poliennale, nel rispetto del disciplinare e dello statuto conseguenti
ai modelli organizzativi prescelti.
3. Qualora i
servizi siano gestiti da soggetti diversi dall'ente pubblico per effetto di
particolari convenzioni e concessioni dell'ente o per effetto del modello
organizzativo di societa' mista, la tariffa e' riscossa dal soggetto che
gestisce i servizi pubblici.
Articolo 118
Regime del trasferimento di beni
1. I
trasferimenti di beni mobili ed immobili effettuati dai comuni, dalle province e
dai consorzi fra tali enti a favore di aziende speciali o di societa' per
azioni costituite ai sensi dell'articolo 113, lettera e), sono esenti, senza
limiti di valore, dalle imposte di bollo, di registro, di incremento di valore,
ipotecarie, catastali e da ogni altra imposta, spesa, tassa o diritto di
qualsiasi specie o natura. Gli onorari previsti per i periti designati dal
tribunale per la redazione della stima di cui all'articolo 2343 del codice
civile, nonche' gli onorari previsti per i notai incaricati della redazione
degli atti conseguenti ai trasferimenti, sono ridotti alla meta'.
2. Le
disposizioni previste nel comma 1 si applicano anche ai trasferimenti ed alle
retrocessioni di aziende, di complessi aziendali o di rami di essi posti in
essere nell'ambito di procedure di liquidazione di aziende municipali e
provinciali o di aziende speciali, adottate a norma delle disposizioni vigenti
in materia di revoca del servizio e di liquidazione di aziende speciali,
qualora dette procedure siano connesse o funzionali alla contestuale o
successiva costituzione di societa' per azioni, aventi per oggetto lo
svolgimento del medesimo servizio pubblico in precedenza svolto dalle aziende
soppresse, purche' i beni, i diritti, le aziende o rami di aziende trasferiti o
retrocessi vengano effettivamente conferiti nella costituenda societa' per
azioni. Le stesse disposizioni si applicano altresi' ai conferimenti di
aziende, di complessi aziendali o di rami di essi da parte delle province e dei
comuni in sede di costituzione o trasformazione dei consorzi in aziende
speciali e consortili ai sensi degli articoli 31 e 274, comma 4, per la
costituzione di societa' per azioni ai sensi dell'articolo 116, ovvero per la
costituzione, anche mediante atto unilaterale, da parte di enti locali, di
societa' per azioni al fine di dismetterne le partecipazioni ai sensi del
decreto-legge 31 maggio 1994, n. 232, convertito, con modificazioni, dalla
legge 30 luglio 1994, n. 474, e successive modificazioni.
2. Ai
trasferimenti di beni destinati a pubblico servizio, da parte di province e
comuni, in favore di societa' costituite ai sensi dell'articolo 113, lettera
e), e dell'articolo 116, nonche' dei consorzi e delle aziende speciali di cui,
Rispettivamente, agli articoli 31 e 114 non si applicano le disposizioni
relative alla cessione dei beni patrimoniali degli enti pubblici territoriali.
Articolo 119
Contratti di sponsorizzazione, accordi di
collaborazione e convenzioni
1. In applicazione
dell'articolo 43 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, al fine di favorire una
migliore qualita' dei servizi prestati, i comuni, le province e gli altri enti
locali indicati nel presente testo unico, possono stipulare contratti di
sponsorizzazione ed accordi di collaborazione, nonche' convenzioni con soggetti
pubblici o privati diretti a fornire consulenze o servizi aggiuntivi.
Articolo 120
Societa' di trasformazione urbana
1. Le citta'
metropolitane e i comuni, anche con la partecipazione della provincia e della
regione, possono costituire societa' per azioni per progettare e realizzare
interventi di trasformazione urbana, in attuazione degli strumenti urbanistici
vigenti. A tal fine le deliberazioni dovranno in ogni caso prevedere che gli
azionisti privati delle societa' per azioni siano scelti tramite procedura di
evidenza pubblica.
2. Le
societa' di trasformazione urbana provvedono alla preventiva acquisizione delle
aree interessate dall'intervento, alla trasformazione e alla
commercializzazione delle stesse. Le acquisizioni possono avvenire consensualmente
o tramite ricorso alle procedure di esproprio da parte del comune.
3. Le aree
interessate dall'intervento di trasformazione sono individuate con delibera del
consiglio comunale. L'individuazione delle aree di intervento equivale a
dichiarazione di pubblica utilita', anche per le aree non interessate da opere
pubbliche. Le aree di proprieta' degli enti locali interessate dall'intervento
possono essere attribuite alla societa' a titolo di concessione.
4. I rapporti
tra gli enti locali azionisti e la societa' per azioni di trasformazione urbana
sono disciplinati da una convenzione contenente, a pena di nullita', gli
obblighi e i diritti delle parti.
Articolo 121
Occupazione d'urgenza di immobili
1. L'amministrazione
comunale puo' disporre, in presenza dei presupposti di cui alla legge 3 gennaio
1978, n. 1, e successive modificazioni, l'occupazione d'urgenza degli immobili
necessari per la realizzazione di opere e lavori pubblici o di pubblico
interesse, compresi gli interventi di edilizia residenziale pubblica e quelli
necessari per servizi pubblici locali di cui al presente titolo. Per le opere
ed i lavori di cui al precedente periodo la redazione dello stato di
consistenza puo' avvenire contestualmente al verbale di immissione nel possesso
ai sensi dell'articolo 3 della legge 3 gennaio 1978, n. 1, e successive
modificazioni.
Articolo 122
Lavori socialmente utili
1. Restano
salve le competenze dei comuni e delle province in materia di lavori
socialmente utili, previste dall'articolo 4, commi 6, 7 e 8, del decreto-legge
31 gennaio 1995, n. 26, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo
1995, n. 95, e successive modifiche ed integrazioni.
Articolo 123
Norma transitoria
1. Resta
fermo l'obbligo per gli enti locali di adeguare l'ordinamento delle aziende
speciali alle disposizioni di cui all'articolo 114; gli enti locali iscrivono
per gli effetti di cui al primo comma dell'articolo 2331 del codice civile, le
aziende speciali nel registro delle imprese.
2. Restano
salvi gli effetti degli atti e dei contratti che le medesime aziende speciali
hanno posto in essere anteriormente alla data di attuazione del registro delle
imprese, di cui all'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580.
3. Le norme
del regio decreto 15 ottobre 1925, n. 2578, si applicano fino all'adeguamento
delle aziende speciali alla disciplina del presente testo unico; si applicano
altresi' per l'esercizio del diritto di riscatto relativo ai rapporti in corso
di esecuzione.
TITOLO VI
CONTROLLI
CAPO I
Controllo sugli atti
Articolo 124
Pubblicazione delle deliberazioni
1. Tutte le
deliberazioni del comune e della provincia sono pubblicate mediante affissione
all'albo pretorio, nella sede dell'ente, per quindici giorni consecutivi, salvo
specifiche disposizioni di legge.
2. Tutte le
deliberazioni degli altri enti locali sono pubblicate mediante affissione
all'albo pretorio del comune ove ha sede l'ente, per quindici giorni
consecutivi, salvo specifiche disposizioni.
Articolo 125
Comunicazione delle deliberazioni ai
capigruppo
1.
Contestualmente all'affissione all'albo le deliberazioni adottate dalla giunta
sono trasmesse in elenco ai capigruppo consiliari; i relativi testi sono messi
a disposizione dei consiglieri nelle norme stabilite dallo statuto o dal
regolamento.
Articolo 126
Deliberazioni soggette in via necessaria
al controllo preventivo di legittimita'
1. Il
controllo preventivo di legittimita' di cui all'articolo 130 della Costituzione
sugli atti degli enti locali si esercita esclusivamente sugli statuti
dell'ente, sui regolamenti di competenza del consiglio, esclusi quelli
attinenti all'autonomia organizzativa e contabile dello stesso consiglio, sui
bilanci annuali e pluriennali e relative variazioni, adottate o ratificate dal
consiglio, sul rendiconto della gestione, secondo le disposizioni del presente
testo unico.
2. Il
controllo preventivo di legittimita' si estende anche agli atti delle
Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.
Articolo 127
Controllo eventuale
1. Le
deliberazioni della giunta e del consiglio sono sottoposte al controllo, nei
limiti delle illeggittimita' denunziate, quando un quarto dei consiglieri
provinciali o un quarto dei consiglieri nei comuni con popolazione superiore a
15.000 abitanti ovvero un quinto dei consiglieri nei comuni con popolazione
sino a 15.000 abitanti ne facciano richiesta scritta e motivata con
l'indicazione delle norme violate, entro dieci giorni dall'affissione all'albo
pretorio, quando le deliberazioni stesse riguardino:
a) appalti e affidamento di servizi o forniture di importo superiore alla
soglia di rilievo comunitario;
b) dotazioni organiche e relative variazioni;
c) assunzioni del personale.
2. Nei casi
previsti dal comma 1, il controllo e' esercitato dal comitato regionale di
controllo ovvero, se istituito, dal difensore civico comunale o provinciale.
L'organo che procede al controllo, se ritiene che la deliberazione sia
illegittima, ne da comunicazione all'ente, entro quindici giorni dalla
richiesta, e lo invita ad eliminare i vizi riscontrati. In tal caso, se l'ente
non ritiene di modificare la delibera, essa acquista efficacia se viene
confermata con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti il
consiglio.
3. La giunta
puo' altresi' sottoporre al controllo preventivo di legittimita' dell'organo
regionale di controllo ogni altra deliberazione dell'ente secondo le modalita'
di cui all'articolo 133.
Articolo 128
Comitato regionale di controllo
1. Per
l'esercizio del controllo di legittimita' e' istituito, con decreto del
presidente della giunta regionale, il comitato regionale di controllo sugli
atti dei comuni e delle province.
2. Sono
disciplinate con legge regionale l'elezione, a maggioranza qualificata dei
componenti del comitato regionale di controllo di cui all'articolo 130, comma
1, lettera a) e comma 2 prima parte, la tempestiva sostituzione degli stessi in
caso di morte, dimissioni, decadenza per reiterate assenze ingiustificate o
incompatibilita' sopravvenuta, nonche' per la supplenza del presidente.
3. La legge
regionale puo', articolare il comitato in sezioni per territorio o per materia,
salvaguardando con forme opportune l'unitarieta' di indirizzo. A tal fine la
regione, in collaborazione con gli uffici del comitato, cura la pubblicazione
periodica delle principali decisioni del comitato regionale di controllo con le
relative motivazioni di riferimento.
4. Le
pronunce degli organi di controllo previsti nel presente capo sono
provvedimenti definitivi.
5. I
componenti dei comitati regionali di controllo sono personalmente e
solidalmente responsabili nei confronti degli enti locali per i danni a questi
arrecati con dolo o colpa grave nell'esercizio delle loro funzioni.
Articolo 129
Servizi di consulenza del comitato
regionale di controllo
1. Possono
essere attivati nell'ambito dei comitati regionali di controllo servizi di
consulenza ai quali gli enti locali possono rivolgersi al fine di ottenere
preventivi elementi valutativi in ordine all'adozione di atti o provvedimenti
di particolare complessita' o che attengano ad aspetti nuovi dell'attivita'
deliberativa. La regione disciplina con propria normativa le modalita'
organizzative e di espletamento dei servizi di consulenza.
Articolo 130
Composizione del comitato
1. Il
comitato regionale di controllo e ogni sua eventuale sezione sono composti:
a) da quattro esperti eletti dal consiglio regionale, di cui:
1) uno iscritto da almeno dieci anni nell'albo degli avvocati, scelto in una
terna proposta dal competente ordine professionale;
2) uno iscritto da almeno dieci anni all'albo dei dottori commercialisti o dei
ragionieri, scelto in una terna proposta dai rispettivi ordini professionali;
3) uno scelto tra chi abbia ricoperto complessivamente per almeno cinque anni
la carica di sindaco, di presidente della provincia, di consigliere regionale o
di parlamentare nazionale, ovvero tra i funzionari statali, regionali o degli
enti locali in quiescenza, con qualifica non inferiore a dirigente od
equiparata;
4) uno scelto tra i magistrati o gli avvocati dello Stato in quiescenza, o tra i
professori di ruolo di universita' in materie giuridiche ed amministrative
ovvero tra i segretari comunali o provinciali in quiescenza;
b) da un esperto designato dal commissario del Governo scelto fra funzionari
dell'Amministrazione civile dell'interno in servizio nelle rispettive province.
2. Il
consiglio regionale elegge non piu' di due componenti supplenti aventi i
requisiti di cui alla lettera a) del comma 1; un terzo supplente, avente i
requisiti di cui alla lettera b) del comma 1, e' designato dal commissario del
Governo.
3. In caso di assenza od
impedimento dei componenti effettivi, di cui rispettivamente alle lettere a) e
b) del comma 1, intervengono alle sedute i componenti supplenti, eletti o
designati per la stessa categoria.
4. Il
comitato ed ogni sua sezione eleggono nel proprio seno il presidente ed un
vicepresidente scelti tra i componenti eletti dal consiglio regionale.
5. Funge da
segretario un funzionario della regione.
6. Il
comitato e le sezioni sono rinnovati integralmente a seguito di nuove elezioni
del consiglio regionale, nonche' quando si dimetta contemporaneamente la
maggioranza dei rispettivi componenti.
7. Il
presidente ed il vicepresidente del comitato, se dipendenti pubblici, sono
collocati fuori ruolo; se dipendenti privati, sono collocati in aspettativa non
retribuita.
8. Ai
componenti del comitato si applicano le norme relative ai permessi ed alle
aspettative previsti per gli amministratori locali.
Articolo 131
Incompatibilita' ed ineleggibilita'
1. Non
possono essere eletti e non possono far parte dei comitati regionali di
controllo:
a) i deputati, i senatori, i parlamentari europei;
b)i consiglieri e gli assessori regionali;
c) gli amministratori di enti locali o di altri enti soggetti a controllo del
comitato, nonche' coloro che abbiano ricoperto tali cariche nell'anno
precedente alla costituzione del medesimo comitato;
d) coloro che si trovano nelle condizioni di ineleggibilita' alle cariche di
cui alle lettere b) e c), con esclusione dei magistrati e dei funzionari dello
Stato;
e) i dipendenti ed i contabili della regione e degli enti locali sottoposti al
controllo del comitato nonche' i dipendenti dei partiti presenti nei consigli
degli enti locali della regione;
f) i componenti di altro comitato regionale di controllo o delle sezioni di
esso;
g) coloro che prestano attivita' di consulenza o di collaborazione presso la
regione o enti sottoposti al controllo regionale;
h) coloro che ricoprono incarichi direttivi o esecutivi nei partiti a livello
provinciale, regionale o nazionale, nonche' coloro che abbiano ricoperto tali
incarichi nell'anno precedente alla costituzione del comitato.
Articolo 132
Funzionamento del comitato
1. Il
funzionamento dei comitati regionali di controllo e delle loro sezioni, le
indennita' da attribuire ai componenti, le funzioni del presidente e del
vicepresidente, le forme di pubblicita' della attivita' dei comitati e di
consultazione delle decisioni, nonche' il rilascio di copie di esse sono
disciplinati dalla legge regionale.
2. Le spese
per il funzionamento dei comitati regionali di controllo e dei loro uffici,
nonche' la corresponsione di un'indennita' di carica ai componenti sono a
carico della regione.
3. La regione
provvede alle strutture serventi del comitato regionale di controllo
ispirandosi ai principi dell'adeguatezza funzionale e dell'autonomia
dell'organo.
Articolo 133
Modalita' del controllo preventivo di
legittimita'
1. Il
controllo di legittimita' comporta la verifica della conformita' dell'atto alle
norme vigenti ed alle norme statutarie specificamente indicate nel
provvedimento di annullamento, per quanto riguarda la competenza, la forma e la
procedura, e rimanendo esclusa ogni diversa valutazione dell'interesse pubblico
perseguito. Nell'esame del bilancio preventivo e del rendiconto della gestione
il controllo di legittimita' comprende la coerenza interna degli atti e la
corrispondenza dei dati contabili con quelli delle deliberazioni, nonche' con i
documenti giustificativi allegati alle stesse.
2. Il
comitato regionale di controllo, entro dieci giorni dalla ricezione degli atti
di cui all'articolo 126, comma 1, puo' disporre l'audizione dei rappresentanti
dell'ente deliberante o puo' richiedere, per una sola volta, chiarimenti o
elementi integrativi di giudizio in forma scritta. In tal caso il termine per
l'esercizio del controllo viene sospeso e riprende a decorrere dalla data della
trasmissione dei chiarimenti o elementi integrativi o dell'audizione dei
rappresentanti.
3. Il
comitato puo' indicare all'ente interessato le modificazioni da apportare alle
risultanze del rendiconto della gestione con l'invito ad adottarle entro il
termine massimo di trenta giorni.
4. Nel caso
di mancata adozione delle modificazioni entro il termine di cui al comma 3, o
di annullamento della deliberazione di adozione del rendiconto della gestione
da parte del comitato di controllo, questo provvede alla nomina di uno o piu'
commissari per la redazione del conto stesso.
5. Non puo'
essere riesaminato il provvedimento sottoposto a controllo nel caso di
annullamento in sede giurisdizionale di una decisione negativa di controllo.
Articolo 134
Esecutivita' delle deliberazioni
1. La
deliberazione soggetta al controllo necessario di legittimita' deve essere
trasmessa a pena di decadenza entro il quinto giorno successivo all'adozione.
Essa diventa esecutiva se entro 30 giorni dalla trasmissione della stessa il
comitato regionale di controllo non trasmetta all'ente interessato un
provvedimento motivato di annullamento. Le deliberazioni diventano comunque
esecutive qualora prima del decorso dello stesso termine il comitato regionale
di controllo dia comunicazione di non aver riscontrato vizi di legittimita'.
2. Nel caso
delle deliberazioni soggette a controllo eventuale la richiesta di controllo
sospende l'esecutivita' delle stesse fino all'avvenuto esito del controllo.
3. Le
deliberazioni non soggette a controllo necessario o non sottoposte a controllo
eventuale diventano esecutive dopo il decimo giorno dalla loro pubblicazione.
4. Nel caso
di urgenza le deliberazioni del consiglio o della giunta possono essere
dichiarate immediatamente eseguibili con il voto espresso dalla maggioranza dei
componenti.
Articolo 135
Comunicazione deliberazioni al prefetto
1. Il
Prefetto, nell'esercizio dei poteri conferitigli dalla legge o a lui delegati
dal Ministro dell'interno, ai sensi dell'articolo 2, comma, 2-quater, del
decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla
legge 30 dicembre 1991, n. 410, e successive modificazioni ed integrazioni,
qualora ritenga, sulla base di fondati elementi comunque acquisiti, che
esistano tentativi di infiltrazioni di tipo mafioso nelle attivita' riguardanti
appalti, concessioni, subappalti, cottimi, noli a caldo o contratti similari
per la realizzazione di opere e di lavori pubblici, ovvero quando sia
necessario assicurare il regolare svolgimento delle attivita' delle pubbliche
amministrazioni, richiede ai competenti organi statali e regionali gli
interventi di controllo e sostitutivi previsti dalla legge.
2. Ai
medesimi fini indicati nel comma 1 il prefetto puo' chiedere che siano
sottoposte al controllo preventivo di legittimita' le deliberazioni degli enti
locali relative ad acquisti, alienazioni, appalti ed in generale a tutti i
contratti, con le modalita' e i termini previsti dall'articolo 133, comma 1. Le
predette deliberazioni sono comunicate al prefetto contestualmente
all'affissione all'albo.
Articolo 136
Poteri sostitutivi per omissione o
ritardo di atti obbligatori
1. Qualora
gli enti locali, sebbene invitati a provvedere entro congruo termine, ritardino
o omettano di compiere atti obbligatori per legge, si provvede a mezzo di
commissario ad acta nominato dal difensore civico regionale, ove costituito,
ovvero dal comitato regionale di controllo. Il commissario ad acta provvede
entro sessanta giorni dal conferimento dell'incarico.
Articolo 137
Poteri sostitutivi del Governo
1. Con
riferimento alle funzioni e ai compiti spettanti agli enti locali, in caso di
accertata inattivita' che comporti inadempimento agli obblighi derivanti
dall'appartenenza alla Unione europea o pericolo di grave pregiudizio agli
interessi nazionali, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del
Ministro competente per materia, assegna all'ente inadempiente un congruo
termine per provvedere.
2. Decorso
inutilmente tale termine, il Consiglio dei Ministri, sentito il soggetto
inadempiente, nomina un commissario che provvede in via sostitutiva.
3. In casi di assoluta
urgenza, non si applica la procedura di cui al comma 1 e il Consiglio dei
Ministri puo' adottare il provvedimento di cui al comma 2, su proposta del
Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro competente.
Il provvedimento in tal modo adottato ha immediata esecuzione ed e' immediatamente
comunicato alla Conferenza Stato-citta' e autonomie locali allargata ai
rappresentanti delle comunita' montane, che ne puo' chiedere il riesame, nei
termini e con gli effetti previsti dall'articolo 8, comma 3, della legge 15
marzo 1997, n. 59.
4. Restano
ferme le disposizioni in materia di poteri sostitutivi previste dalla
legislazione vigente.
Articolo 138
Annullamento straordinario
1. In applicazione
dell'articolo 2, comma 3, lettera p), della legge 23 agosto 1988, n. 400, il
Governo, a tutela dell'unita' dell'ordinamento, con decreto del Presidente
della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta
del Ministro dell'interno, ha facolta', in qualunque tempo, di annullare,
d'ufficio o su denunzia, sentito il Consiglio di Stato, gli atti degli enti
locali viziati da illegittimita'.
Articolo 139
Pareri obbligatori
1. Ai pareri
obbligatori delle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, delle
regioni e di ogni altro ente sottoposto a tutela statale, regionale e
subregionale, prescritti da qualsiasi norma avente forza di legge ai fini della
programmazione, progettazione ed esecuzione di opere pubbliche o di altre
attivita' degli enti locali, si applicano le disposizioni dell'articolo 16
della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modifiche ed integrazioni,
salvo specifiche disposizioni di legge.
Articolo 140
Norma finale
1. Le
disposizioni del presente capo si applicano anche agli altri enti di cui
all'articolo 2, compresi i consorzi cui partecipano enti locali, con esclusione
di quelli che gestiscono attivita' aventi rilevanza economica ed
imprenditoriale e, ove previsto dallo statuto, dei consorzi per la gestione dei
servizi sociali, intendendosi sostituiti alla giunta e al consiglio del comune o
della provincia i corrispondenti organi di governo.
CAPO II
Controllo sugli organi
Articolo 141
Scioglimento e sospensione dei consigli
comunali e provinciali
1. I consigli
comunali e provinciali vengono sciolti con decreto del Presidente della Repubblica,
su proposta del Ministro dell'interno:
a) quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti
violazioni di legge, nonche' per gravi motivi di ordine pubblico;
b) quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e
dei servizi per le seguenti cause:
1) impedimento permanente, rimozione, decadenza, decesso del sindaco o del
presidente della provincia;
2) dimissioni del sindaco o del presidente della provincia;
3) cessazione dalla carica per dimissioni contestuali, ovvero rese anche con
atti separati purche' contemporaneamente presentati al protocollo dell'ente,
della meta' piu' uno dei membri assegnati, non computando a tal fine il sindaco
o il presidente della provincia;
4) riduzione dell'organo assembleare per impossibilita' di surroga alla meta'
dei componenti del consiglio;
c) quando non sia approvato nei termini il bilancio.
2. Nella
ipotesi di cui alla lettera c) del comma 1, trascorso il termine entro il quale
il bilancio deve essere approvato senza che sia stato predisposto dalla giunta
il relativo schema, l'organo regionale di controllo nomina un commissario
affinche' lo predisponga d'ufficio per sottoporlo al consiglio. In tal caso e
comunque quando il consiglio non abbia approvato nei termini di legge lo schema
di bilancio predisposto dalla giunta, l'organo regionale di controllo assegna
al consiglio, con lettera notificata ai singoli consiglieri, un termine non
superiore a 20 giorni per la sua approvazione, decorso il quale si sostituisce,
mediante apposito commissario, all'amministrazione inadempiente. Del
provvedimento sostitutivo e' data comunicazione al prefetto che inizia la
procedura per lo scioglimento del consiglio.
3. Nei casi
diversi da quelli previsti dal numero 1) della lettera b) del comma 1, con il
decreto di scioglimento si provvede alla nomina di un commissario, che esercita
le attribuzioni conferitegli con il decreto stesso.
4. Il rinnovo
del consiglio nelle ipotesi di scioglimento deve coincidere con il primo turno
elettorale utile previsto dalla legge.
5. I
consiglieri cessati dalla carica per effetto dello scioglimento continuano ad
esercitare, fino alla nomina dei successori, gli incarichi esterni loro
eventualmente attribuiti.
6. Al decreto
di scioglimento e' allegata la relazione del Ministro contenente i motivi del
provvedimento; dell'adozione del decreto di scioglimento e' data immediata
comunicazione al Parlamento. Il decreto e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana.
7. Iniziata
la procedura di cui ai commi precedenti ed in attesa del decreto di
scioglimento, il prefetto, per motivi di grave e urgente necessita', puo'
sospendere, per un periodo comunque non superiore a novanta giorni, i consigli
comunali e provinciali e nominare un commissario per la provvisoria
amministrazione dell'ente.
8. Ove non
diversamente previsto dalle leggi regionali le disposizioni di cui al presente
articolo si applicano, in quanto compatibili, agli altri enti locali di cui
all'articolo 2, comma 1 ed ai consorzi tra enti locali. Il relativo
provvedimento di scioglimento degli organi comunque denominati degli enti
locali di cui al presente comma e' disposto con decreto del Ministro
dell'interno.
Articolo 142
Rimozione e sospensione di amministratori
locali.
1. Con
decreto del Ministro dell'interno il sindaco, il presidente della provincia, i
presidenti dei consorzi e delle comunita' montane, i componenti dei consigli e
delle giunte, i presidenti dei consigli circoscrizionali possono essere rimossi
quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti
violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico.
2. In attesa del decreto,
il prefetto puo' sospendere gli amministratori di cui al comma 1 qualora
sussistano motivi di grave e urgente necessita'.
3. Sono fatte
salve le disposizioni dettate dagli articoli 58 e 59.
Articolo 143
Scioglimento dei consigli comunali e
provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di
tipo mafioso.
1. Fuori dei
casi previsti dall'articolo 141, i consigli comunali e provinciali sono sciolti
quando, anche a seguito di accertamenti effettuati a norma dell'articolo 59,
comma 7, emergono elementi su collegamenti diretti o indiretti degli
amministratori con la criminalita' organizzata o su forme di condizionamento
degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli
organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e
provinciali, nonche' il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati
ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo
stato della sicurezza pubblica. Lo scioglimento del consiglio comunale o
provinciale comporta la cessazione dalla carica di consigliere, di sindaco, di
presidente della provincia e di componente delle rispettive giunte, anche se
diversamente disposto dalle leggi vigenti in materia di ordinamento e
funzionamento degli organi predetti, nonche' di ogni altro incarico comunque
connesso alle cariche ricoperte.
2. Lo
scioglimento e' disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su
proposta del Ministro dell'interno, previa deliberazione del Consiglio dei
Ministri. Il provvedimento di scioglimento deliberato dal Consiglio dei
Ministri e' trasmesso al Presidente della Repubblica per l'emanazione del
decreto ed e' contestualmente trasmesso alle Camere. Il procedimento e' avviato
dal prefetto della provincia con una relazione che tiene anche conto di
elementi eventualmente acquisiti con i poteri delegati dal Ministro
dell'interno ai sensi dell'articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29
ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 330 dicembre
1991, n. 410, e successive modificazioni ed integrazioni. Nei casi in cui per i
fatti oggetto degli accertamenti di cui al comma 1 o per eventi connessi sia
pendente procedimento penale, il prefetto puo' richiedere preventivamente
informazioni al procuratore della repubblica competente, il quale, in deroga
all'articolo 329 del codice di procedura penale, comunica tutte le informazioni
che non ritiene debbano rimanere segrete per le esigenze del procedimento.
3. Il decreto
di scioglimento conserva i suoi effetti per un periodo da dodici a diciotto
mesi prorogabili fino ad un massimo di ventiquattro mesi in casi eccezionali,
dandone comunicazione alle commissioni parlamentari competenti, al fine di
assicurare il buon andamento delle amministrazioni e il regolare funzionamento
dei servizi ad esse affidati. Il decreto di scioglimento, con allegata la
relazione del Ministro, e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
4. Il
provvedimento con il quale si dispone l'eventuale proroga della durata dello
scioglimento a norma del comma 3 e' adottato non oltre il cinquantesimo giorno
antecedente la data fissata per lo svolgimento delle elezioni relative al
rinnovo degli organi. Si osservano le procedure e le modalita' stabilite dal
comma 2 del presente articolo.
5. Quando
ricorrono motivi di urgente necessita', il prefetto, in attesa del decreto di
scioglimento, sospende gli organi dalla carica ricoperta, nonche' da ogni altro
incarico ad essa connesso, assicurando la provvisoria amministrazione dell'ente
mediante invio di commissari. La sospensione non puo' eccedere la durata di 60
giorni e il termine del decreto di cui al comma 3 decorre dalla data del
provvedimento di sospensione.
6. Si fa
luogo comunque allo scioglimento degli organi a norma del presente articolo
quando sussistono le condizioni indicate nel comma 1, ancorche' ricorrano le
situazioni previste dall'articolo 141.
Articolo 144
Commissione straordinaria e Comitato di
sostegno e monitoraggio
1. Con il
decreto di scioglimento di cui all'articolo 143 e' nominata una commissione
straordinaria per la gestione dell'ente, la quale esercita le attribuzioni che
le sono conferite con il decreto stesso. La commissione e' composta di tre
membri scelti tra funzionari dello Stato, in servizio o in quiescenza, e tra
magistrati della giurisdizione ordinaria o amministrativa in quiescenza. La
commissione rimane in carica fino allo svolgimento del primo turno elettorale
utile.
2. Presso il
Ministero dell'interno e' istituito, con personale della amministrazione, un
comitato di sostegno e di monitoraggio dell'azione delle commissioni
straordinarie di cui al comma 1 e dei comuni riportati a gestione ordinaria.
3. Con
decreto del Ministro dell'interno, adottato a norma dell'articolo 17, comma 3,
della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono determinate le modalita' di
organizzazione e funzionamento della commissione straordinaria per l'esercizio
delle attribuzioni ad essa conferite, le modalita' di pubblicizzazione degli
atti adottati dalla commissione stessa, nonche' le modalita' di organizzazione
e funzionamento, del comitato di cui al comma 2.
Articolo 145
Gestione straordinaria
1. Quando in
relazione alle situazioni indicate nel comma 1 dell'articolo 143 sussiste la
necessita' di assicurare il regolare funzionamento dei servizi degli enti nei
cui confronti e' stato disposto lo scioglimento, il prefetto, su richiesta
della commissione straordinaria di cui al comma 1 dell'articolo 144, puo'
disporre, anche in deroga alle norme vigenti, l'assegnazione in via temporanea,
in posizione di comando o distacco, di personale amministrativo e tecnico di
amministrazioni ed enti pubblici, previa intesa con gli stessi, ove occorra
anche in posizione di sovraordinazione. Al personale assegnato spetta un
compenso mensile lordo proporzionato alle prestazioni da rendere, stabilito dal
prefetto in misura non superiore al 50 per cento del compenso spettante a
ciascuno dei componenti della commissione straordinaria, nonche', ove dovuto,
il trattamento economico di missione stabilito dalla legge per i dipendenti
dello Stato in relazione alla qualifica funzionale posseduta
nell'amministrazione di appartenenza. Tali competenze sono a carico dello Stato
e sono corrisposte dalla prefettura, sulla base di idonea documentazione
giustificativa, sugli accreditamenti emessi, in deroga alle vigenti
disposizioni di legge, dal Ministero dell'interno. La prefettura, in caso di
ritardo nell'emissione degli accreditamenti e' autorizzata a prelevare le somme
occorrenti sui fondi in genere della contabilita' speciale. Per il personale
non dipendente dalle amministrazioni centrali o periferiche dello Stato, la
prefettura provvede al rimborso al datore di lavoro dello stipendio lordo, per
la parte proporzionalmente corrispondente alla durata delle prestazioni rese.
Agli oneri derivanti dalla presente disposizione si provvede con una quota
parte del 10 per cento delle somme di denaro confiscate ai sensi della legge 31
maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni, nonche' del ricavato delle
vendite disposte a norma dell'articolo 4, commi 4 e 6, del decreto-legge 14
giugno 1989, n. 230, convertito, con modificazioni dalla legge 4 agosto 1989,
n. 282, relative ai beni mobili o immobili ed ai beni costituiti in azienda
confiscati ai sensi della medesima legge n. 575 del 1965. Alla scadenza del
periodo di assegnazione, la commissione straordinaria potra' rilasciare, sulla
base della valutazione dell'attivita' prestata dal personale assegnato,
apposita certificazione di lodevole servizio che costituisce titolo valutabile
ai fini della progressione di carriera e nei concorsi interni e pubblici nelle
amministrazioni dello Stato, delle regioni e degli enti locali.
2. Per far
fronte a situazioni di gravi disservizi e per avviare la sollecita
realizzazione di opere pubbliche indifferibili, la commissione straordinaria di
cui al comma 1 dell'articolo 144, entro il termine di sessanta giorni dall'insediamento,
adotta un piano di priorita' degli interventi, anche con riferimento a progetti
gia' approvati e non eseguiti. Gli atti relativi devono essere nuovamente
approvati dalla commissione straordinaria. La relativa deliberazione, esecutiva
a norma di legge, e' inviata entro dieci giorni al prefetto il quale, sentito
il comitato provinciale della pubblica amministrazione opportunamente integrato
con i rappresentanti di uffici tecnici delle amministrazioni statali, regionali
o locali, trasmette gli atti all'amministrazione regionale territorialmente
competente per il tramite del commissario del Governo, o alla Cassa depositi e
prestiti, che provvedono alla dichiarazione di priorita' di accesso ai
contributi e finanziamenti a carico degli stanziamenti comunque destinati agli
investimenti degli enti locali. Le disposizioni del presente comma si applicano
ai predetti enti anche in deroga alla disciplina sugli enti locali dissestati,
limitatamente agli importi totalmente ammortizzabili con contributi statali o
regionali ad essi effettivamente assegnati.
3. Le
disposizioni di cui ai commi 1 e 2 si applicano, a far tempo dalla data di
insediamento degli organi e fino alla scadenza del mandato elettivo, anche alle
amministrazioni comunali e provinciali, i cui organi siano rinnovati al termine
del periodo di scioglimento disposto ai sensi del comma 1 dell'articolo 143.
4. Nei casi
in cui lo scioglimento e' disposto anche con riferimento a situazioni di
infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso, connesse all'aggiudicazione
di appalti di opere o di lavori pubblici o di pubbliche forniture, ovvero
l'affidamento in concessione di servizi pubblici locali, la commissione
straordinaria di cui al comma 1 dell'articolo 144 procede alle necessarie
verifiche con i poteri del collegio degli ispettori di cui all'articolo 14 del
decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla
legge 12 luglio 1991, n. 203.
A conclusione degli accertamenti, la commissione
straordinaria adotta tutti i provvedimenti ritenuti necessari e puo' disporre
d'autorita' la revoca delle deliberazioni gia' adottate, in qualunque momento e
fase della procedura contrattuale, o la rescissione del contratto gia'
concluso.
5. Ferme
restando le forme di partecipazione popolare previste dagli statuti in
attuazione dell'articolo 8, comma 3, la commissione straordinaria di cui al
comma 1 dell'articolo 144, allo scopo di acquisire ogni utile elemento di
conoscenza e valutazione in ordine a rilevanti questioni di interesse generale
si avvale, anche mediante forme di consultazione diretta, dell'apporto di
rappresentanti delle forze politiche in ambito locale, dell'Anci, dell'Upi,
delle organizzazioni di volontariato e di altri organismi locali
particolarmente interessati alle questioni da trattare.
Articolo 146
Norma finale
1. Le
disposizioni di cui agli articoli 143, 144, 145 si applicano anche agli altri
enti locali di cui all'articolo 2, comma 1, nonche' ai consorzi di comuni e
province, agli organi comunque denominati delle aziende sanitarie locali ed
ospedaliere, alle aziende speciali dei comuni e delle province e ai consigli
circoscrizionali, in quanto compatibili con i relativi ordinamenti.
2. Il
Ministro dell'interno presenta al Parlamento una relazione semestrale sull'attivita'
svolta dalla gestione straordinaria dei singoli comuni.
CAPO III
Controlli interni
Articolo 147
Tipologia dei controlli interni
1. Gli enti
locali, nell'ambito della loro autonomia normativa ed organizzativa,
individuano strumenti e metodologie adeguati a:
a) garantire attraverso il controllo di regolarita' amministrativa e contabile,
la legittimita', regolarita' e correttezza dell'azione amministrativa;
b) verificare, attraverso il controllo di gestione, l'efficacia, efficienza ed
economicita' dell'azione amministrativa, al fine di ottimizzare, anche mediante
tempestivi interventi di correzione, il rapporto tra costi e risultati;
c) valutare le prestazioni del personale con qualifica dirigenziale;
d) valutare l'adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione dei
piani, programmi ed altri strumenti di determinazione dell'indirizzo politico,
in termini di congruenza tra risultati conseguiti e obiettivi predefiniti.
2. I
controlli interni sono ordinati secondo il principio della distinzione tra
funzioni di indirizzo e compiti di gestione, quale risulta dagli articoli 3,
comma 1, lettere b) e c), e 14 del decreto legislativo, 3 febbraio 1993, n. 29,
e successive modificazioni ed integrazioni.
3. L'organizzazione dei
controlli interni e' effettuata dagli enti locali anche in deroga agli altri
principi di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 luglio
1999, n. 286.
4. Per
l'effettuazione dei controlli di cui al comma 1, piu' enti locali possono
istituire uffici unici, mediante convenzione che ne regoli le modalita' di
costituzione e di funzionamento.
5.
Nell'ambito dei comitati provinciali per la pubblica amministrazione. d'intesa
con le province, sono istituite apposite strutture di consulenza e supporto,
delle quali possono avvalersi gli enti locali per l'esercizio dei controlli
previsti dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286. A tal fine, i predetti
comitati possono essere integrati con esperti nelle materie di pertinenza.
CAPO IV
Controlli esterni sulla gestione
Articolo 148
Controllo della Corte dei Conti
1. La Corte dei conti esercita il
controllo sulla gestione degli enti locali, ai sensi delle disposizioni di cui
alla legge 14 gennaio 1994, n. 20 e successive modificazioni ed integrazioni.
PARTE SECONDA
ORDINAMENTO FINANZIARIO E CONTABILE
TITOLO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 149
Principi generali in materia di finanza
propria e derivata
1. L'ordinamento della
finanza locale e' riservato alla legge, che la coordina con la finanza statale
e con quella regionale.
2. Ai comuni
e alle province la legge riconosce, nell'ambito della finanza pubblica,
autonomia finanziaria fondata su certezza di risorse proprie e trasferite.
3. La legge
assicura, altresi', agli enti locali potesta' impositiva autonoma nel campo
delle imposte, delle tasse e delle tariffe, con conseguente adeguamento della
legislazione tributaria vigente. A tal fine i comuni e le province in forza
dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive
modificazioni possono disciplinare con regolamento le proprie entrate, anche
tributarie, salvo per quanto attiene alla individuazione e definizione delle
fattispecie imponibili, dei soggetti passivi e dell'aliquota massima dei
singoli tributi, nel rispetto delle esigenze di semplificazione degli
adempimenti dei contribuenti. Per quanto non regolamentato si applicano le
disposizioni di legge vigenti.
4. La finanza
dei comuni e delle province e' costituita da:
a) imposte proprie;
b) addizionali e compartecipazioni ad imposte erariali o regionali;
c) tasse e diritti per servizi pubblici;
d) trasferimenti erariali;
e) trasferimenti regionali;
f) altre entrate proprie, anche di natura patrimoniale;
g) risorse per investimenti;
h) altre entrate.
5. I
trasferimenti erariali sono ripartiti in base a criteri obiettivi che tengano
conto della popolazione, del territorio e delle condizioni socio-economiche,
nonche' in base ad una perequata distribuzione delle risorse che tenga conto
degli squilibri di fiscalita' locale.
6. Lo Stato
assegna specifici contributi per fronteggiare situazioni eccezionali.
7. Le entrate
fiscali finanziano i servizi pubblici ritenuti necessari per lo sviluppo della
comunita' ed integrano la contribuzione erariale per l'erogazione dei servizi
pubblici indispensabili.
8. A ciascun ente locale
spettano le tasse, i diritti, le tariffe e i corrispettivi sui servizi di
propria competenza. Gli enti locali determinano per i servizi pubblici tariffe
o corrispettivi a carico degli utenti, anche in modo non generalizzato. Lo
Stato e le regioni, qualora prevedano per legge casi di gratuita' nei servizi
di competenza dei comuni e delle province ovvero fissino prezzi e tariffe
inferiori al costo effettivo della prestazione, debbono garantire agli enti
locali risorse finanziarie compensative.
9. La legge
determina un fondo nazionale ordinario per contribuire ad investimenti degli
enti locali destinati alla realizzazione di opere pubbliche di preminente
interesse sociale ed economico.
10. La legge
determina un fondo nazionale speciale per finanziare con criteri perequativi
gli investimenti destinati alla realizzazione di opere pubbliche unicamente in
aree o per situazioni definite dalla legge statale.
11. L'ammontare complessivo
dei trasferimenti e dei fondi e' determinato in base a parametri fissati dalla
legge per ciascuno degli anni previsti dal bilancio pluriennale dello Stato e
non e' riducibile nel triennio.
12. Le
regioni concorrono al finanziamento degli enti locali per la realizzazione del
piano regionale di sviluppo e dei programmi di investimento, assicurando la
copertura finanziaria degli oneri necessari all'esercizio di funzioni
trasferite o delegate.
13. Le
risorse spettanti a comuni e province per spese di investimento previste da
leggi settoriali dello Stato sono distribuite sulla base di programmi
regionali. Le regioni, inoltre, determinano con legge i finanziamenti per, le
funzioni da esse attribuite agli enti locali in relazione al costo di gestione
dei servizi sulla base della programmazione regionale.
Articolo 150
Principi in materia di ordinamento
finanziario e contabile
1. L'ordinamento
finanziario e contabile degli enti locali e' riservato alla legge dello Stato e
stabilito dalle disposizioni di principio del presente testo unico.
2. L'ordinamento stabilisce
per gli enti locali i principi in materia di programmazione, gestione e
rendicontazione, nonche' i principi relativi alle attivita' di investimento, al
servizio di tesoreria, ai compiti ed alle attribuzioni dell'organo di revisione
economico-finanziaria e, per gli enti cui sia applicabile, alla disciplina del
risanamento finanziario.
3. Restano
salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome
di Trento e Bolzano.
Articolo 151
Principi in materia di contabilita'
1. Gli enti
locali deliberano entro il 31 dicembre il bilancio di previsione per l'anno
successivo, osservando i principi di unita', annualita', universalita' ed
integrita', veridicita', pareggio finanziario e pubblicita'. Il termine puo'
essere differito con decreto del Ministro dell'interno d'intesa con il Ministro
del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, sentita la Conferenza Stato-citta'
ed autonomie locali, in presenza di motivate esigenze.
2. Il
bilancio e' corredato di una relazione previsionale e programmatica, di un
bilancio pluriennale di durata pari a quello della regione di appartenenza e
degli allegati previsti dall'articolo 172 o da altre norme di legge.
3. I
documenti di bilancio devono comunque essere redatti in modo da consentire la
lettura per programmi, servizi ed interventi.
4. I
provvedimenti dei responsabili dei servizi che comportano impegni di spesa sono
trasmessi al responsabile del servizio finanziario e sono esecutivi con
l'apposizione del visto di regolarita' contabile attestante la copertura
finanziaria.
5. I
risultati di gestione sono rilevati anche mediante contabilita' economica e
dimostrati nel rendiconto comprendente il conto del bilancio e il conto del
patrimonio.
6. Al
rendiconto e' allegata una relazione illustrativa della giunta che esprime le
valutazioni di efficacia dell'azione condotta sulla base dei risultati
conseguiti in rapporto ai programmi ed ai costi sostenuti.
7. Il
rendiconto e' deliberato dall'organo consiliare entro il 30 giugno dell'anno
successivo.
Articolo 152
Regolamento di contabilita'
1. Con il
regolamento di contabilita' ciascun ente locale applica i principi contabili
stabiliti dal presente testo unico, con modalita' organizzative corrispondenti
alle caratteristiche di ciascuna comunita', ferme restando le disposizioni
previste dall'ordinamento per assicurare l'unitarieta' ed uniformita' del
sistema finanziario e contabile.
2. Il
regolamento di contabilita' assicura, di norma, la conoscenza consolidata dei
risultati globali delle gestioni relative ad enti od organismi costituiti per
l'esercizio di funzioni e servizi.
3. Il
regolamento di contabilita' stabilisce le norme relative alle competenze
specifiche dei soggetti dell'amministrazione preposti alla programmazione,
adozione ed attuazione dei provvedimenti di gestione che hanno carattere
finanziario e contabile, in armonia con le disposizioni del presente testo
unico e delle altre leggi vigenti.
4. I
regolamenti di contabilita' sono approvati nel rispetto delle norme della parte
seconda del presente testo unico, da considerarsi come principi generali con
valore di limite inderogabile, con eccezione delle sottoelencate norme, le
quali non si applicano qualora il regolamento di contabilita' dell'ente rechi
una differente disciplina:
a) articoli 177 e 178;
b) articoli 179, commi 2, lettere b) c) e d), e 3), 180, commi da 1 a 3 ), 181, commi 1 e 3, 182,
184, 185, commi da 2 a
4;
c) articoli 186, 191, comma 5, 197, 198;
d) articoli 199, 202, comma 2, 203, 205, 207;
e) articoli da 213 a
215, 216, comma 3), da 217 a
219, 221, 224, 225;
f) articoli 235, commi 2 e 3, 237, 238.
Articolo 153
Servizio economico-finanziario
1. Con il
regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi sono disciplinati
l'organizzazione del servizio finanziario, o di ragioneria o qualificazione
corrispondente, secondo le dimensioni demografiche e l'importanza
economico-finanziaria dell'ente. Al servizio e' affidato il coordinamento e la
gestione dell'attivita' finanziaria.
2. E'
consentito stipulare apposite convenzioni tra gli enti per assicurare il
servizio a mezzo di strutture comuni.
3. Il
responsabile del servizio finanziario di cui all'articolo 151, comma 4, si
identifica con il responsabile del servizio o con i soggetti preposti alle
eventuali articolazioni previste dal regolamento di contabilita'.
4. Il
responsabile del servizio finanziario, di ragioneria o qualificazione
corrispondente, e' preposto alla verifica di veridicita' delle previsioni di
entrata e di compatibilita' delle previsioni di spesa, avanzate dai vari
servizi, da iscriversi nel bilancio annuale o pluriennale ed alla verifica
periodica dello stato di accertamento delle entrate e di impegno delle spese.
5. Il
regolamento di contabilita' disciplina le modalita' con le quali vengono resi i
pareri di regolarita' contabile sulle, proposte di deliberazione ed apposto il
visto di regolarita' contabile sulle determinazioni dei soggetti abilitati. Il
responsabile dei servizio finanziario effettua le attestazioni di copertura
della spesa in relazione alle disponibilita' effettive esistenti negli
stanziamenti di spesa e, quando occorre, in relazione allo stato di
realizzazione degli accertamenti di entrata vincolata secondo quanto previsto
dal regolamento di contabilita'.
6. Il
regolamento di contabilita' disciplina le segnalazioni obbligatorie dei fatti e
delle valutazioni del responsabile finanziario al legale rappresentante
dell'ente, al consiglio dell'ente nella persona del suo presidente, al
segretario ed all'organo di revisione ove si rilevi che la gestione delle
entrate o delle spese correnti evidenzi il costituirsi di situazioni - non
compensabili da maggiori entrate o minori spese - tali da pregiudicare gli
equilibri del bilancio. In ogni caso la segnalazione e' effettuata entro sette
giorni dalla conoscenza dei fatti. Il consiglio provvede al riequilibrio a
norma dell'articolo 193, entro trenta giorni dal ricevimento della
segnalazione, anche su proposta della giunta.
7. Lo stesso
regolamento prevede l'istituzione di un servizio di economato. cui viene
preposto un responsabile, per la gestione di cassa delle spese di ufficio di
non rilevante ammontare.
Articolo 154
Osservatorio sulla finanza e la
contabilita' degli enti locali
1. E'
istituito presso il Ministero dell'interno l'Osservatorio sulla finanza e la
contabilita' degli enti locali.
2. L'Osservatorio ha il
compito di promuovere la corretta gestione delle risorse finanziarie,
strumentali ed umane, la salvaguardia degli equilibri di bilancio,
l'applicazione dei principi contabili e la congruita' degli strumenti
applicativi, nonche' la sperimentazione di nuovi modelli contabili.
L'Osservatorio adotta iniziative di divulgazione e di approfondimento
finalizzate ad agevolare l'applicazione ed il recepimento delle norme.
3. L'Osservatorio presenta
al Ministro dell'interno almeno una relazione annuale sullo stato di
applicazione delle norme, con proposte di integrazione normativa e di principi
contabili di generale applicazione.
4. Il
presidente ed i componenti dell'Osservatorio, in numero non superiore a
diciotto, sono nominati dal Ministro dell'interno con proprio decreto tra
funzionari dello Stato, o di altre pubbliche amministrazioni, professori e
ricercatori universitari ed esperti. L'Upi, l'Anci e l'Uncem designano ciascuna
un proprio rappresentante. L'Osservatorio dura in carica cinque anni.
5. Il
Ministro dell'interno puo' assegnare ulteriori funzioni nell'ambito delle
finalita' generali del comma 2 ed emanare norme di funzionamento e di
organizzazione.
6. L'Osservatorio si
avvale delle strutture e dell'organizzazione della Direzione centrale per la
finanza locale e per i servizi finanziari dell'Amministrazione civile del
Ministero dell'interno.
7. Ai
componenti dell'Osservatorio spettano il trattamento economico ed i rimborsi
spese previsti per i componenti della Commissione per la finanza e gli organici
degli enti locali.
Articolo 155
Commissione per la finanza e gli organici
degli enti locali
1. La Commissione per la
finanza e gli organici degli enti locali operante presso il Ministero
dell'interno, gia' denominata Commissione di ricerca per la finanza locale,
svolge i seguenti compiti:
a) controllo centrale, da esercitare prioritariamente in relazione alla
verifica della compatibilita' finanziaria, sulle dotazioni organiche e sui
provvedimenti di assunzione di personale degli enti dissestati e degli enti
strutturalmente deficitari, ai sensi dell'articolo 243;
b) parere da rendere al Ministro dell'interno sul provvedimento di approvazione
o diniego del piano di estinzione delle passivita', ai sensi dell'articolo 256,
comma 7;
c) proposta al Ministro dell'interno di misure straordinarie per il pagamento
della massa passiva in caso di insufficienza delle risorse disponibili, ai
sensi dell'articolo 256, comma 12;
d) parere da rendere in merito all'assunzione del mutuo con la Cassa depositi e prestiti da
parte dell'ente locale, ai sensi dell'articolo 255, comma 5;
e) parere da rendere al Ministro dell'interno sul provvedimento di approvazione
o diniego dell'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato, ai sensi
dell'articolo 261;
f) proposta al Ministro dell'interno di adozione delle misure necessarie per il
risanamento dell'ente locale, a seguito del ricostituirsi di disavanzo di
amministrazione o insorgenza di debiti fuori bilancio non ripianabili con i
normali mezzi o mancato rispetto delle prescrizioni poste a carico dell'ente,
ai sensi dell'articolo 268;
g) parere da rendere al Ministro dell'interno sul provvedimento di sostituzione
di tutto o parte dell'organo straordinario di liquidazione, ai sensi
dell'articolo 254, comma 8;
h) approvazione, previo esame, della rideterminazione della pianta organica
dell'ente locale dissestato, ai sensi dell'articolo 259, comma 7.
2. La
composizione e le modalita' di funzionamento della Commissione sono
disciplinate con regolamento da adottarsi ai sensi dell'articolo 17, comma 1,
della legge 23 agosto 1988, n. 400.
Articolo 156
Classi demografiche e popolazione
residente
1. Ai fini
dell'applicazione delle disposizioni contenute nella parte seconda del presente
testo unico valgono per i comuni, se non diversamente disciplinato, le seguenti
classi demografiche:
a) comuni con meno di 500 abitanti;
b) comuni da 500 a
999 abitanti;
c) comuni da 1.000 a
1.999 abitanti;
d) comuni da 2.000 a
2.999 abitanti;
e) comuni da 3.000 a
4.999 abitanti;
f) comuni da 5.000 a
9.999 abitanti;
g) comuni da 10.000 a
19.999 abitanti;
h) comuni da 20.000 a
59.999 abitanti;
i) comuni da 60.000 a
99.999 abitanti;
l) comuni da 100.000 a
249.999 abitanti;
m) comuni da 250.000 a
499.999 abitanti;
n) comuni da 500.000 abitanti ed oltre.
2. Le
disposizioni del presente testo unico e di altre leggi e regolamenti relative
all'attribuzione di contributi erariali di qualsiasi natura, nonche'
all'inclusione nel sistema di tesoreria unica di cui alla legge 29 ottobre
1984, n. 720, alla disciplina del dissesto finanziario ed alla disciplina dei
revisori dei conti, che facciano riferimento alla popolazione, vanno
interpretate, se non diversamente disciplinato, come concernenti la popolazione
residente calcolata alla fine del penultimo anno precedente per le province ed
i comuni secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica, ovvero secondo i
dati dell'Uncem per le comunita' montane. Per le comunita' montane e i comuni
di nuova istituzione si utilizza l'ultima popolazione disponibile.
Articolo 157
Consolidamento dei conti pubblici
1. Ai fini
del consolidamento dei conti pubblici gli enti locali rispettano le
disposizioni di cui agli articoli 25, 29 e 30 della legge 5 agosto 1978, n.
468, e successive modificazioni ed integrazioni.
Articolo 158
Rendiconto dei contributi straordinari
1. Per tutti
i contributi straordinari assegnati da amministrazioni pubbliche agli enti
locali e' dovuta la presentazione del rendiconto all'amministrazione erogante
entro sessanta giorni dal termine dell'esercizio finanziario relativo, a cura
del segretario e del responsabile del servizio finanziario.
2. Il
rendiconto, oltre alla dimostrazione contabile della spesa, documenta i
risultati ottenuti in termini di efficienza ed efficacia dell'intervento.
3. Il termine
di cui al comma 1 e' perentorio. La sua inosservanza comporta l'obbligo di
restituzione del contributo straordinario assegnato.
4. Ove il
contributo attenga ad un intervento realizzato in piu' esercizi finanziari
l'ente locale e' tenuto al rendiconto per ciascun esercizio.
Articolo 159
Norme sulle esecuzioni nei confronti
degli enti locali
1. Non sono
ammesse procedure di esecuzione e di espropriazione forzata nei confronti degli
enti locali presso soggetti diversi dai rispettivi tesorieri. Gli atti
esecutivi eventualmente intrapresi non determinano vincoli sui beni oggetto
della procedura espropriativa.
2. Non sono
soggette ad esecuzione forzata, a pena di nullita' rilevabile anche d'ufficio
dal giudice, le somme di competenza degli enti locali destinate a:
a) pagamento delle retribuzioni al personale dipendente e dei conseguenti oneri
previdenziali per i tre mesi successivi;
b) pagamento delle rate di mutui e di prestiti obbligazionari scadenti nel
semestre in corso;
c) espletamento dei servizi locali indispensabili.
3. Per
l'operativita' dei limiti all'esecuzione forzata di cui al comma 2 occorre che
l'organo esecutivo, con deliberazione da adottarsi per ogni semestre e
notificata al tesoriere, quantifichi preventivamente gli importi delle somme
destinate alle suddette finalita'.
4. Le
procedure esecutive eventualmente intraprese in violazione del comma 2 non
determinano vincoli sulle somme ne' limitazioni all'attivita' del tesoriere.
5. I
provvedimenti adottati dai commissari nominati a seguito dell'esperimento delle
procedure di cui all'articolo 37 della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, e di cui
all'articolo 27, comma 1, numero 4, del testo unico delle leggi sul Consiglio
di Stato, emanato con regio decreto 26 giugno 1924, n. 1054, devono essere
muniti dell'attestazione di copertura finanziaria prevista dall'articolo 151,
comma 4. e non possono avere ad oggetto le somme di cui alle lettere a), b) e
c) del comma 2, quantificate ai sensi del comma 3.
Articolo 160
Approvazione di modelli e schemi
contabili
1. Con
regolamento, da emanare a norma dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n.
400, sono approvati:
a) i modelli relativi al bilancio di previsione, ivi inclusi i quadri
riepilogativi;
b) il sistema di codifica del bilancio e dei titoli contabili di entrata e di
spesa;
c) i modelli relativi al bilancio pluriennale;
d) i modelli relativi al conto del tesoriere;
e) i modelli relativi al conto del bilancio ivi incluse la tabella dei parametri
di riscontro della situazione di deficitarieta' strutturale e la tabella dei
parametri gestionali;
f) i modelli relativi al conto economico ed al prospetto di conciliazione;
g) i modelli relativi al conto del patrimonio;
h) i modelli relativi alla resa del conto da parte degli agenti contabili di
cui all'articolo 227.
2. Con
regolamento, da emanare a norma dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n.
400, e' approvato lo schema relativo alla relazione previsionale e
programmatica previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo
Stato, le regioni e le province autonome.
Articolo 161
Certificazioni di bilancio
1. Gli enti
locali sono tenuti a redigere apposite certificazioni sui principali dati del
bilancio di previsione e del rendiconto. Le certificazioni sono firmate dal
segretario e dal responsabile del servizio finanziario.
2. Le
modalita' per la struttura, la redazione e la presentazione delle
certificazioni sono stabilite tre mesi prima della scadenza di ciascun
adempimento con decreto del Ministro dell'interno d'intesa con l'Anci, con
l'Upi e con l'Uncem, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale.
3. La mancata
presentazione di un certificato comporta la sospensione della seconda rata del
contributo ordinario dell'anno nel quale avviene l'inadempienza.
4. Il
Ministero dell'interno provvede a rendere disponibili i dati delle
certificazioni alle regioni, alle associazioni rappresentative degli enti
locali, alla Corte dei conti ed all'Istituto nazionale di statistica.
TITOLO II
PROGRAMMAZIONE E BILANCI
CAPO I
Programmazione
Articolo 162
Principi del bilancio
1. Gli enti
locali deliberano annualmente il bilancio di previsione finanziario redatto in
termini di competenza, per l'anno successivo, osservando i principi di unita',
annualita', universalita' ed integrita', veridicita', pareggio, finanziario e
pubblicita'. La situazione corrente, come definita al comma 6 del presente
articolo, non puo' presentare un disavanzo.
2. Il totale
delle entrate finanzia indistintamente il totale delle spese, salvo le
eccezioni di legge.
3. L'unita' temporale
della gestione e' l'anno finanziario, che inizia il 1° gennaio e termina il 31
dicembre dello stesso anno; dopo tale termine non possono piu' effettuarsi
accertamenti di entrate e impegni di spesa in conto dell'esercizio scaduto.
4. Tutte le
entrate sono iscritte in bilancio al lordo delle spese di riscossione a carico
degli enti locali e di altre eventuali spese ad esse connesse. Parimenti tutte
le spese sono iscritte in bilancio integralmente, senza alcuna riduzione delle
correlative entrate. La gestione finanziaria e' unica come il relativo bilancio
di previsione: sono vietate le gestioni di entrate e di spese che non siano
iscritte in bilancio.
5. Il
bilancio di previsione e' redatto nel rispetto dei principi di veridicita' ed
attendibilita', sostenuti da analisi riferite ad un adeguato arco di tempo o,
in mancanza, da altri idonei parametri di riferimento.
6. Il
bilancio di previsione e' deliberato in pareggio finanziario complessivo. Inoltre
le previsioni di competenza relative alle spese correnti sommate alle
previsioni di competenza relative alle quote di capitale delle rate di
ammortamento dei mutui e dei prestiti obbligazionari non possono essere
complessivamente superiori alle previsioni di competenza dei primi tre titoli
dell'entrata e non possono avere altra forma di finanziamento, salva le
eccezioni previste per legge. Per le comunita' montane si fa riferimento ai
primi due titoli delle entrate.
7. Gli enti
assicurano ai cittadini ed agli organismi di partecipazione, di cui
all'articolo 8, la conoscenza dei contenuti significativi e caratteristici del
bilancio annuale e dei suoi allegati con le modalita' previste dallo statuto e
dai regolamenti.
Articolo 163
Esercizio provvisorio e gestione
provvisoria
1. Nelle more
dell'approvazione del bilancio di previsione da parte dell'organo regionale di
controllo, l'organo consiliare dell'ente delibera l'esercizio provvisorio, per
un periodo non superiore a due mesi, sulla base del bilancio gia' deliberato.
Gli enti locali possono effettuare, per ciascun intervento, spese in misura non
superiore mensilmente ad un dodicesimo delle somme previste nel bilancio
deliberato, con esclusione delle spese tassativamente regolate dalla legge o
non suscettibili di pagamento frazionato in dodicesimi.
2. Ove non
sia stato deliberato il bilancio di previsione, e' consentita esclusivamente
una gestione provvisoria, nei limiti dei corrispondenti stanziamenti di spesa
dell'ultimo bilancio approvato ove esistenti. La gestione provvisoria e'
limitata all'assolvimento delle obbligazioni e: riassunte assunte, delle
obbligazioni derivanti da provvedimenti giurisdizionali esecutivi e di obblighi
speciali tassativamente regolati dalla legge, al pagamento delle spese di
personale, di residui passivi di rate di mutuo, di canoni, imposte e tasse, ed,
in generale, limitata alle sole operazioni necessarie per evitare che siano
arrecati danni patrimoniali certi e gravi all'ente.
3. Ove la
scadenza del termine per la deliberazione del bilancio di previsione sia stata
fissata da norme statali in un periodo successivo all'inizio dell'esercizio
finanziario di riferimento l'esercizio provvisorio si intende automaticamente
autorizzato sino a tale termine e si applicano le modalita' di gestione di cui
al comma 1 intendendosi come riferimento l'ultimo bilancio definitivamente
approvato.
Articolo 164
Caratteristiche del bilancio
1. L'unita' elementare del
bilancio per l'entrata e' la risorsa e per la spesa e' l'intervento per ciascun
servizio. Nei servizi per conto di terzi, sia nell'entrata che nella spesa,
l'unita' elementare e' il capitolo, che indica l'oggetto.
2. Il
bilancio di previsione annuale ha carattere autorizzatorio, costituendo limite
agli impegni di spesa, fatta eccezione per i servizi per conto di terzi.
3. In sede di
predisposizione del bilancio di previsione annuale il consiglio dell'ente
assicura idoneo finanziamento agli impegni pluriennali assunti nel corso degli
esercizi precedenti.
Articolo 165
Struttura del bilancio
1. Il
bilancio di previsione annuale e' composto da due parti, relative
rispettivamente all'entrata ed alla spesa.
2. La parte
entrata e' ordinata gradualmente in titoli, categorie e risorse, in relazione,
rispettivamente alla fonte di provenienza alla tipologia ed alla specifica
individuazione dell'oggetto dell'entrata.
3. I titoli
dell'entrata per province, comuni, citta' metropolitane ed unioni di comuni
sono:
Titolo 1 - Entrate tributarie;
Titolo II - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti dello
Stato, della regione e di altri enti pubblici anche in rapporto all'esercizio
di funzioni delegate dalla regione;
Titolo III - Entrate extratributarie;
Titolo IV - Entrate derivanti da alienazioni, da trasferimenti di capitale e da
riscossioni di crediti;
Titolo V - Entrate derivanti da accensioni di prestiti;
Titolo VI - Entrate da servizi per conto di terzi;
4. I titoli
dell'entrata per le comunita' montane sono:
Titolo I - Entrate derivanti da contributi e trasferimenti correnti dello
Stato, della regione e di altri enti pubblici anche in rapporto all'esercizio
di funzioni delegate dalla regione;
Titolo II - Entrate extratributarie;
Titolo III - Entrate derivanti da alienazioni, da trasferimenti di capitale e
da riscossioni di crediti;
Titolo IV - Entrate derivanti da accensioni di prestiti;
Titolo V - Entrate da servizi per conto di terzi.
5. La parte
spesa e' ordinata gradualmente in titoli, funzioni, servizi ed interventi, in
relazione, rispettivamente, ai principali aggregati economici, alle funzioni
degli enti, ai singoli uffici che gestiscono un complesso di attivita' ed alla
natura economica dei fattori produttivi nell'ambito di ciascun servizio. La
parte spesa e' leggibile anche per programmi dei quali e', fatta analitica
illustrazione in apposito quadro di sintesi del bilancio e nella relazione
previsionale e programmatica.
6. I titoli
della spesa sono:
Titolo I - Spese correnti;
Titolo II - Spese in conto capitale;
Titolo III - Spese per rimborso di prestiti;
Titolo IV - Spese per servizi per conto di terzi.
7. Il
programma, il quale costituisce il complesso coordinato di attivita', anche
normative, relative alle opere da realizzare e di interventi diretti ed
indiretti, non necessariamente solo finanziari, per il raggiungimento di un
fine prestabilito, nel piu' vasto piano generale di sviluppo dell'ente, secondo
le indicazioni dell'articolo 151 puo' essere compreso all'interno di una sola
delle funzioni dell'ente, ma puo' anche estendersi a piu' funzioni.
8. A ciascun servizio e'
correlato un reparto organizzativo semplice o complesso composto da persone e
mezzi cui e' preposto un responsabile.
9. A ciascun servizio e'
affidato, col bilancio di previsione, un complesso di mezzi finanziari,
specificati negli interventi assegnati, dei quale risponde il responsabile del
servizio.
10. Ciascuna
risorsa dell'entratate ciascun intervento della spesa indicano:
a) l'ammontare degli accertamenti o degli impegni risultanti dal rendiconto dei
penultimo anno precedente all'esercizio di riferimento e la previsione
aggiornata relativa all'esercizio in corso;
b) l'ammontare delle entrate che si prevede di accertare o delle spese che si
prevede di impegnare nell'esercizio cui il bilancio si riferisce.
11. L'avanzo ed il disavanzo
di amministrazione sono iscritti in bilancio, con le modalita' di cui agli
articoli 187 e 188, prima di tutte le entrate e prima di tutte le spese.
12. I bilanci
di previsione degli enti locali recepiscono, per quanto non contrasta con la
normativa del presente testo unico, le norme recate dalle leggi delle
rispettive regioni di appartenenza per quanto concerne le entrate e le spese
relative a funzioni delegate, al fine di consentire la possibilita' del
controllo regionale sulla destinazione dei fondi assegnati agli enti locali e
l'omogeneita' delle classificazioni di dette spese nel bilanci di previsione
degli enti rispetto a quelle contenute nei rispettivi bilanci di previsione
regionali. Le entrate e le spese per le funzioni delegate dalle regioni non
possono essere collocate tra i servizi per conto di terzi nei bilanci di
previsione degli enti locali.
13. Il
bilancio di previsione si conclude con piu' quadri riepilogativi.
14. Con il
regolamento di cui all'articolo 160 sono approvati i modelli relativi al
bilancio di previsione, inclusi i quadri riepilogativi, il sistema di codifica
del bilancio ed il sistema di codifica dei titoli contabili di entrata e di
spesa, anche al fini di cui all'articolo 157.
Articolo 166
Fondo di riserva
1. Gli enti
locali iscrivono nel proprio bilancio di previsione un fondo di riserva non
inferiore allo 0,30 e non superiore al 2 per cento del totale delle spese
correnti inizialmente previste in bilancio.
2. Il fondo
e' utilizzato, con deliberazioni dell'organo esecutivo da comunicare all'organo
consiliare nei tempi stabiliti dal regolamento di contabilita', nei casi in cui
si verifichino esigenze straordinarie di bilancio o le dotazioni degli
interventi di spesa corrente si rivelino insufficienti.
Articolo 167
Ammortamento dei beni
1. Gli enti
locali iscrivono nell'apposito intervento di ciascun servizio l'importo
dell'ammortamento accantonato per i beni relativi almeno per il trenta per
cento del valore calcolato secondo i criteri dell'articolo 229.
2. L'utilizzazione delle
somme accantonate ai fini del reinvestimento e' effettuata dopo che gli importi
sono rifluiti nel risultato di amministrazione di fine esercizio ed e'
possibile la sua applicazione al bilancio in conformita' all'articolo 187.
Articolo 168
Servizi per conto di terzi
1. Le entrate
e le spese relative ai servizi per conto di terzi, ivi compresi i fondi
economali, e che costituiscono al tempo stesso un debito ed un credito per
l'ente, sono ordinati esclusivamente in capitoli, secondo la partizione
contenuta nel regolamento di cui all'articolo 160.
2. Le
previsioni e gli accertamenti d'entrata conservano l'equivalenza con le
previsioni e gli impegni di spesa.
Articolo 169
Piano esecutivo di gestione
1. Sulla base
del bilancio di previsione annuale deliberato dal consiglio, l'organo esecutivo
definisce, prima dell'inizio dell'esercizio, il piano esecutivo di gestione,
determinando gli obiettivi di gestione ed affidando gli stessi, unitamente alle
dotazioni necessarie, ai responsabili dei servizi.
2. Il piano
esecutivo di gestione contiene una ulteriore graduazione delle risorse
dell'entrata in capitoli, dei servizi in centri di costo e degli interventi in
capitoli.
3. L'applicazione dei
commi 1 e 2 del presente articolo e' facoltativa per gli enti locali con
popolazione inferiore a 15.000 abitanti e per le comunita' montane.
Articolo 170
Relazione previsionale e programmatica
1. Gli enti
locali allegano al bilancio annuale di previsione una relazione previsionale e
programmatica che copra un periodo pari a quello del bilancio pluriennale.
2. La
relazione previsionale e programmatica ha carattere generale. Illustra
anzitutto le caratteristiche generali della popolazione, del territorio,
dell'economia insediata e dei servizi dell'ente, precisandone risorse umane,
strumentali e tecnologiche. Comprende, per la parte entrata, una valutazione
generale sui mezzi finanziari, individuando le fonti di finanziamento ed
evidenziando l'andamento storico degli stessi ed i relativi vincoli.
3. Per la
parte spesa la relazione e' redatta per programmi e per eventuali progetti, con
espresso riferimento ai programmi indicati nel bilancio annuale e nel bilancio
pluriennale, rilevando l'entita' e l'incidenza percentuale della previsione con
riferimento alla spesa corrente consolidata, a quella di sviluppo ed a quella
di investimento.
4. Per
ciascun programma e' data specificazione della finalita' che si intende
conseguire e delle risorse umane e strumentali ad esso destinate, distintamente
per ciascuno degli esercizi in cui si articola il programma stesso ed e' data
specifica motivazione delle scelte adottate.
5. La
relazione previsionale e programmatica fornisce la motivata dimostrazione delle
variazioni intervenute rispetto all'esercizio precedente.
6. Per gli
organismi gestionali dell'ente locale la relazione indica anche gli obiettivi
che si intendono raggiungere, sia in termini di bilancio che in termini di
efficacia, efficienza ed economicita' del servizio.
7. La
relazione fornisce adeguati elementi che dimostrino la coerenza delle
previsioni annuali e pluriennali con gli strumenti urbanistici, con particolare
riferimento alla delibera di cui all'articolo 172, comma 1, lettera c), e
relativi piani di attuazione e con i piani economico-finanziari di cui all'articolo
201.
8. Con il
regolamento di cui all'articolo 160 e' approvato lo schema di relazione, valido
per tutti gli enti, che contiene le indicazioni minime necessarie a fini del
consolidamento dei conti pubblici.
9. Nel
regolamento di contabilita' sono previsti i casi di inammissibilita' e di
improcedibilita' per le deliberazioni di consiglio e di giunta che non sono
coerenti con le previsioni della relazione previsionale e programmatica.
Articolo 171
Bilancio pluriennale
1. Gli enti
locali allegano al bilancio annuale di previsione un bilancio pluriennale di
competenza, di durata pari a quello della regione di appartenenza e comunque
non inferiore a tre anni con osservanza dei principi del bilancio di cui
all'articolo 162, escluso il principio dell'annualita'.
2. Il
bilancio pluriennale comprende il quadro dei mezzi finanziari che si prevede di
destinare per ciascuno degli anni considerati sia alla copertura di spese
correnti che al finanziamento delle spese di investimento, con indicazione, per
queste ultime, della capacita' di ricorso alle fonti di finanziamento.
3. Il
bilancio pluriennale per la parte di spesa e' redatto per programmi, titoli,
servizi ed interventi, ed indica per ciascuno l'ammontare delle spese correnti
di gestione consolidate e di sviluppo, anche derivanti dall'attuazione degli
investimenti, nonche' le spese di investimento ad esso destinate, distintamente
per ognuno degli anni considerati.
4. Gli
stanziamenti previsti nel bilancio pluriennale, che per il primo anno
coincidono con quelli del bilancio annuale di competenza, hanno carattere
autorizzatorio, costituendo limite agli impegni di spesa, e sono aggiornati
annualmente in sede di approvazione dei bilancio di previsione.
5. Con il
regolamento di cui all'articolo 160 sono approvati i modelli relativi al
bilancio pluriennale.
Articolo 172
Altri allegati al bilancio di previsione
1. Al
bilancio di previsione sono allegati i seguenti documenti:
a) il rendiconto deliberato del penultimo esercizio antecedente quello cui si
riferisce il bilancio di previsione, quale documento necessario per il
controllo da parte del competente organo regionale;
b) le risultanze dei rendiconti o conti consolidati delle unioni di comuni,
aziende speciali, consorzi, istituzioni, societa' di capitali costituite per
l'esercizio di servizi pubblici, relativi al penultimo esercizio antecedente
quello cui il bilancio si riferisce;
c) la deliberazione, da adottarsi annualmente prima dell'approvazione del
bilancio, con la quale i comuni verificano la quantita' e qualita' di aree e
fabbricati da destinarsi alla residenza, alle attivita' produttive e terziarie
- ai sensi delle leggi 18 aprile 1962, n. 167, 22 ottobre 1971, n. 865, e 5
agosto 1978, n. 457, che potranno essere ceduti in proprieta' od in diritto di superficie;
con la stessa deliberazione i comuni stabiliscono il prezzo di cessione per
ciascun tipo di area o di fabbricato;
d) il programma triennale dei lavori pubblici di cui alla legge 11 febbraio
1994, n. 109;
e) le deliberazioni con le quali sono determinati, per l'esercizio successivo,
le tariffe, le aliquote d'imposta e le eventuali maggiori detrazioni, le
variazioni dei limiti di reddito per i tributi locali e per i servizi locali,
nonche', per i servizi a domanda individuale, i tassi di copertura in
percentuale del costo di gestione dei servizi stessi;
f) la tabella relativa ai parametri di riscontro della situazione di
deficitarieta' strutturale prevista dalle disposizioni vigenti in materia.
Articolo 173
Valori monetari
1. I valori
monetari contenuti nel bilancio pluriennale e nella relazione previsionale e
programmatica sono espressi con riferimento ai periodi ai quali si riferiscono,
tenendo conto del tasso di inflazione programmato.
CAPO II
Competenze in materia di bilanci
Articolo 174
Predisposizione ed approvazione del
bilancio e dei suoi allegati
1. Lo schema
di bilancio annuale di previsione, la relazione previsionale e programmatica e
lo schema di bilancio pluriennale sono predisposti dall'organo esecutivo e da
questo presentati all'organo consiliare unitamente agli allegati ed alla
relazione dell'organo di revisione.
2. Il
regolamento di contabilita', dell'ente prevede per tali adempimenti un congruo
termine, nonche' i termini entro i quali possono essere presentati da parte dei
membri dell'organo consiliare emendamenti agli schemi di bilancio predisposti
dall'organo esecutivo.
3. Il
bilancio annuale di previsione e' deliberato dall'organo consiliare entro il
termine previsto dall'articolo 151. La relativa deliberazione ed i documenti ad
essa allegati sono trasmessi dal segretario dell'ente all'organo regionale di
controllo.
4. Il termine
per l'esame del bilancio da parte dell'organo regionale di controllo, previsto
dall'articolo 134, decorre dal ricevimento.
Articolo 175
Variazioni al bilancio di previsione ed
al piano esecutivo di gestione.
1. Il
bilancio di previsione puo' subire variazioni nel corso dell'esercizio di
competenza sia nella parte prima, relativa alle entrate, che nella parte
seconda, relativa alle spese.
2. Le variazioni
al bilancio sono di competenza dell'organo consiliare.
3. Le
variazioni al bilancio possono essere deliberate non oltre il 30 novembre di
ciascun anno.
4. Ai sensi
dell'articolo 42 le variazioni di bilancio possono essere adottate dall'organo
esecutivo in via d'urgenza, salvo ratifica, a pena di decadenza, da parte
dell'organo consiliare entro i sessanta giorni seguenti e comunque entro il 31
dicembre dell'anno in corso se a tale data non sia scaduto il predetto termine.
5. In caso di mancata o parziale
ratifica del provvedimento di variazione adottato dall'organo esecutivo,
l'organo consiliare e' tenuto ad adottare nei successivi trenta giorni, e
comunque sempre entro il 31 dicembre dell'esercizio in corso, i provvedimenti
ritenuti necessari nei riguardi dei rapporti eventualmente sorti sulla base
della deliberazione non ratificata.
6. Per le
province, i comuni, le citta' metropolitane e le unioni di comuni sono vietati
prelievi dagli stanziamenti per gli interventi finanziati con le entrate iscritte
nei titoli quarto e quinto per aumentare gli stanziamenti per gli interventi
finanziati con le entrate dei primi tre titoli. Per le comunita' montane sono
vietati i prelievi dagli stanziamenti per gli interventi finanziati con le
entrate iscritte nei titoli terzo e quarto per aumentare gli stanziamenti per
gli interventi finanziati con le entrate dei primi due titoli.
7. Sono
vietati gli spostamenti di dotazioni dai capitoli iscritti nei servizi per
conto di terzi in favore di altre parti del bilancio. Sono vietati gli
spostamenti di somme tra residui e competenza.
8. Mediante
la variazione di assestamento generale, deliberata dall'organo consiliare
dell'ente entro il 30 novembre di ciascun anno, si attua la verifica generale
di tutte le voci di entrata e di uscita, compreso il fondo di riserva, al fine
di assicurare il mantenimento del pareggio di bilancio.
9. Le
variazioni al piano esecutivo di gestione di cui all'articolo 169 sono di
competenza dell'organo esecutivo e possono essere adottate entro il 15 dicembre
di ciascun anno.
Articolo 176
Prelevamenti dal fondo di riserva
1. I
prelevamenti dal fondo di riserva sono di competenza dell'organo esecutivo e
possono essere deliberati sino al 31 dicembre di ciascun anno.
Articolo 177
Competenze dei responsabili dei servizi
1. Il
responsabile del servizio, nel caso in cui ritiene necessaria una modifica
della dotazione assegnata per sopravvenute esigenze successive all'adozione
degli atti di programmazione, propone la modifica con modalita' definite dal
regolamento di contabilita'.
2. La mancata
accettazione della proposta di modifica della dotazione deve essere motivata
dall'organo esecutivo.
TITOLO III
GESTIONE DEL BILANCIO
CAPO I
Entrate
Articolo 178
Fasi dell'entrata
1. Le fasi di
gestione delle entrate sono l'accertamento, la riscossione ed il versamento.
Articolo 179
Accertamento
1. L'accertamento
costituisce la prima fase di gestione dell'entrata mediante la quale, sulla
base di idonea documentazione, viene verificata la ragione del credito e la
sussistenza di un idoneo titolo giuridico, individuato il debitore,
quantificata la somma da incassare, nonche' fissata la relativa scadenza.
2. L'accertamento delle
entrate avviene:
a) per le entrate di carattere tributario, a seguito di emissione di ruoli o a
seguito di altre forme stabilite per legge;
b) per le entrate patrimoniali e per quelle provenienti dalla gestione di
servizi a carattere produttivo e di quelli connessi a tariffe o contribuzioni
dell'utenza, a seguito di acquisizione diretta o di emissione di liste di
carico;
c) per le entrate relative a partite compensative delle spese, in
corrispondenza dell'assunzione del relativo impegno di spesa;
d) per le altre entrate, anche di natura eventuale o variabile, mediante
contratti, provvedimenti giudiziari o atti amministrativi specifici.
3. Il
responsabile del procedimento con il quale viene accertata l'entrata trasmette
al responsabile del servizio finanziario l'idonea documentazione di cui al
comma 2, ai fini dell'annotazione nelle scritture contabili, secondo i tempi ed
i modi previsti dal regolamento di contabilita' dell'ente.
Articolo 180
Riscossione
1. La
riscossione costituisce la successiva fase del procedimento dell'entrata, che
consiste nel materiale introito da parte del tesoriere o di altri eventuali
incaricati della riscossione delle somme dovute all'ente.
2. La
riscossione e' disposta a mezzo di ordinativo di incasso, fatto pervenire al
tesoriere nelle forme e nei tempi previsti dalla convenzione di cui
all'articolo 210.
3. L'ordinativo d'incasso
e' sottoscritto dal responsabile del servizio finanziario o da altro dipendente
individuato dal regolamento di contabilita' e contiene almeno:
a) l'indicazione del debitore;
b) l'ammontare della somma da riscuotere;
c) la causale;
d) gli eventuali vincoli di destinazione delle somme;
e) l'indicazione della risorsa o del capitolo di bilancio cui e' riferita
l'entrata distintamente per residui o competenza;
f) la codifica;
g) il numero progressivo;
h) l'esercizio finanziario e la data di emissione.
4. Il
tesoriere deve accettare, senza pregiudizio per i diritti dell'ente, la
riscossione di ogni somma versata in favore dell'ente anche senza la preventiva
emissione di ordinativo d'incasso. In tale ipotesi il tesoriere ne da'
immediata comunicazione all'ente, richiedendo la regolarizzazione.
Articolo 181
Versamento
1. Il
versamento costituisce l'ultima fase dell'entrata, consistente nel
trasferimento delle somme riscosse nelle casse dell'ente.
2. Gli
incaricati della riscossione, interni ed esterni, versano al tesoriere le somme
riscosse nei termini e nei modi fissati dalle disposizioni vigenti e da
eventuali accordi convenzionali, salvo quelli a cui si applicano gli articoli
22 e seguenti del decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 112.
3. Gli
incaricati interni, designati con provvedimento formale dell'amministrazione,
versano le somme riscosse presso la tesoreria dell'ente con cadenza stabilita
dal regolamento di contabilita'.
CAPO II
Spese
Articolo 182
Fasi della spesa
1. Le fasi di
gestione della spesa sono l'impegno, la liquidazione, l'ordinazione ed il
pagamento.
Articolo 183
Impegno di spesa
1. L'impegno costituisce
la prima fase del procedimento di spesa, con la quale, a seguito di
obbligazione giuridicamente perfezionata e' determinata la somma da pagare,
determinato il soggetto creditore, indicata la ragione e viene costituito il
vincolo sulle previsioni di bilancio, nell'ambito della disponibilita'
finanziaria accertata ai sensi dell'articolo 151.
2. Con
l'approvazione del bilancio e successive variazioni, e senza la necessita' di
ulteriori atti, e' costituito impegno sui relativi stanziamenti per le spese
dovute:
a) per il trattamento economico tabellare gia' attribuito al personale
dipendente e per i relativi oneri riflessi;
b) per le rate di ammortamento dei mutui e dei prestiti, interessi di
preammortamento ed ulteriori oneri accessori;
c) per le spese dovute nell'esercizio in base a contratti o disposizioni di
legge.
3. Durante la
gestione possono anche essere prenotati impegni relativi a procedure in via di
espletamento. I provvedimenti relativi per i quali entro il termine
dell'esercizio non e' stata assunta dall'ente l'obbligazione di spesa verso i
terzi decadono e costituiscono economia della previsione di bilancio alla quale
erano riferiti, concorrendo alla determinazione del risultato contabile di
amministrazione di cui all'articolo 186. Quando la prenotazione di impegno e'
riferita a procedure di gara bandite prima della fine dell'esercizio e non
concluse entro tale termine, la prenotazione si tramuta in impegno e conservano
validita' gli atti ed i provvedimenti relativi alla gara gia' adottati.
4.
Costituiscono inoltre economia le minori spese sostenute rispetto all'impegno
assunto, verificate con la conclusione della fase della liquidazione.
5. Le spese
in conto capitale si considerano impegnate ove sono finanziate nei seguenti
modi:
a) con l'assunzione di mutui a specifica destinazione si considerano impegnate
in corrispondenza e per l'ammontare del mutuo, contratto o gia' concesso, e del
relativo prefinanziamento accertato in entrata;
b) con quota dell'avanzo di amministrazione si considerano impegnate in
corrispondenza e per l'ammontare dell'avanzo di amministratone accertato;
c) con l'emissione di prestiti obbligazionari si considerano impegnate in
corrispondenza e per l'ammontare del prestito sottoscritto;
d) con entrate proprie si considerano impegnate in corrispondenza e per
l'ammontare delle entrate accertate.
Si considerano altresi', impegnati gli stanziamenti per spese correnti e per
spese di investimento correlati ad accertamenti di entrate aventi destinazione
vincolata per legge.
6. Possono
essere assunti impegni di spesa sugli esercizi successivi, compresi nel
bilancio pluriennale, nel limite delle previsioni nello stesso comprese.
7. Per le
spese che per la loro particolare natura hanno durata superiore a quella del
bilancio pluriennale e per quelle determinate che iniziano dopo il periodo
considerato dal bilancio pluriennale si tiene conto nella formazione dei
bilanci seguenti degli impegni relativi, rispettivamente, al periodo residuale
ed al periodo successivo.
8. Gli atti
di cui ai commi 3, 5 e 6 sono trasmessi in copia al servizio finanziario
dell'ente nel termine e con le modalita' previste dal regolamento di
contabilita'.
9. Il
regolamento di contabilita' disciplina le modalita' con le quali i responsabili
dei servizi assumono atti di impegno. A tali atti, da definire
"determinazioni" e da classificarsi con sistemi di raccolta che
individuano la cronologia degli atti e l'ufficio di provenienza, si applicano,
in via preventiva, le procedure di cui all'articolo 151, comma 4.
Articolo 184
Liquidazione della spesa
1. La
liquidazione costituisce la successiva fase del procedimento di spesa attraverso
la quale in base ai documenti ed ai titoli atti a comprovare il diritto
acquisito del creditore, si determina la somma certa e liquida da pagare nei
limiti dell'ammontare dell'impegno definitivo assunto.
2. La
liquidazione compete all'ufficio che ha dato esecuzione al provvedimento di
spesa ed e' disposta sulla base della documentazione necessaria a comprovare il
diritto del creditore, a seguito del riscontro operato sulla regolarita' della
fornitura o della prestazione e sulla rispondenza della stessa ai requisiti
quantitativi e qualitativi, al termini ed alle condizioni pattuite.
3. L'atto di liquidazione,
sottoscritto dal responsabile del servizio proponente, con tutti i relativi
documenti giustificativi ed i riferimenti contabili e' trasmesso al servizio
finanziario per i conseguenti adempimenti.
4. Il
servizio finanziario effettua, secondo i principi e le procedure della
contabilita' pubblica, i controlli e riscontri amministrativi, contabili e
fiscali sugli atti di liquidazione.
Articolo 185
Ordinazione e pagamento
1. L'ordinazione consiste
nella disposizione impartita, mediante il mandato di pagamento, al tesoriere
dell'ente locale di provvedere al pagamento delle spese.
2. Il mandato
di pagamento e' sottoscritto dal dipendente dell'ente individuato dal
regolamento di contabilita' nel rispetto delle leggi vigenti e contiene almeno
i seguenti elementi:
a) il numero progressivo del mandato per esercizio finanziario;
b) la data di emissione;
c) l'intervento o il capitolo per i servizi per conto di terzi sul quale la
spesa e' allocata e la relativa disponibilita', distintamente per competenza o
residui;
d) la codifica;
e) l'indicazione del creditore e, se si tratta di persona diversa, del soggetto
tenuto a rilasciare quietanza, nonche', ove richiesto, il relativo codice
fiscale o la partita IVA;
f) l'ammontare della somma dovuta e la scadenza, qualora sia prevista dalla
legge o sia stata concordata con il creditore;
g) la causale e gli estremi dell'atto esecutivo, che legittima l'erogazione
della spesa;
h) le eventuali modalita' agevolative di pagamento se richieste dal creditore;
i) il rispetto degli eventuali vincoli di destinazione.
3. Il mandato
di pagamento e' controllato, per quanto attiene alla sussistenza dell'impegno e
della liquidazione, dal servizio finanziario, che provvede altresi' alle
operazioni di contabilizzazione e di trasmissione al tesoriere.
4. Il
tesoriere effettua i pagamenti derivanti da obblighi tributari, da somme
iscritte a ruolo, da delegazioni di pagamento, e da altri obblighi di legge,
anche in assenza della preventiva emissione del relativo mandato di pagamento.
Entro quindici giorni e comunque entro il termine del mese in corso l'ente
locale emette il relativo mandato ai fini della regolarizzazione.
CAPO III
Risultato di amministrazione e residui
Articolo 186
Risultato contabile di amministrazione
1. Il
risultato contabile di amministrazione e' accertato con l'approvazione del
rendiconto dell'ultimo esercizio chiuso ed e' pari al fondo di cassa aumentato
dei residui attivi e diminuito dei residui passivi.
Articolo 187
Avanzo di amministrazione
1. L'avanzo di
amministrazione e' distinto in fondi non vincolati, fondi vincolati, fondi per
finanziamento spese in conto capitale e fondi di ammortamento.
2. L'eventuale avanzo di
amministrazione, accertato ai sensi dell'articolo 186, puo' essere utilizzato:
a) per il reinvestimento delle quote accantonate per ammortamento, provvedendo,
ove l'avanzo non sia sufficiente, ad applicare nella parte passiva del bilancio
un importo pari alla differenza;
b) per la copertura dei debiti fuori bilancio riconoscibili a norma
dell'articolo 194;
c) per i provvedimenti necessari per la salvaguardia degli equilibri di
bilancio di cui all'articolo 193 ove non possa provvedersi con mezzi ordinari,
per il finanziamento delle spese di funzionamento non ripetitive in qualsiasi
periodo dell'esercizio e per le altre spese correnti solo in sede di
assestamento;
d) per il finanziamento di spese di investimento.
3. Nel corso
dell'esercizio al bilancio di previsione puo' essere applicato, con delibera di
variazione, l'avanzo di amministrazione presunto derivante dall'esercizio
immediatamente precedente con la finalizzazione di cui alle lettere a), b) e c)
del comma 2. Per tali fondi l'attivazione delle spese puo' avvenire solo dopo
l'approvazione del conto consuntivo dell'esercizio precedente, con eccezione
dei fondi, contenuti nell'avanzo, aventi specifica destinazione e derivanti da
accantonamenti effettuati con l'ultimo consuntivo approvato, i quali possono
essere immediatamente attivati.
Articolo 188
Disavanzo di amministrazione
1. L'eventuale disavanzo
di amministrazione, accertato ai sensi dell'articolo 186, e' applicato al
bilancio di previsione nei modi e nei termini di cui all'articolo 193, in aggiunta alle quote
di ammortamento accantonate e non disponibili nel risultato contabile di
amministrazione.
Articolo 189
Residui attivi
1.
Costituiscono residui attivi le somme accertate e non riscosse entro il termine
dell'esercizio.
2. Sono
mantenute tra i residui dell'esercizio esclusivamente le entrate accertate per
le quali esiste un titolo giuridico che costituisca l'ente locale creditore
della correlativa entrata.
3. Alla
chiusura dell'esercizio costituiscono residui attivi le somme derivanti da mutui
per i quali e' intervenuta la concessione definitiva da parte della Cassa
depositi e prestiti o degli Istituti di previdenza ovvero la stipulazione del
contratto per i mutui concessi da altri Istituti di credito.
4. Le somme
iscritte tra le entrate di competenza e non accertate entro il termine
dell'esercizio costituiscono minori accertamenti rispetto alle previsioni ed
tale titolo, concorrono a determinare i risultati finali della gestione.
Articolo 190
Residui passivi
1.
Costituiscono residui passivi le somme impegnate e non pagate entro il termine
dell'esercizio.
2. E' vietata
la conservazione nel conto dei residui di somme non impegnate ai sensi
dell'articolo 183.
3. Le somme
non impegnate entro il termine dell'esercizio costituiscono economia di spesa
e, a tale titolo, concorrono a determinare i risultati finali della gestione.
CAPO IV
Principi di gestione e controllo di gestione
Articolo 191
Regole per l'assunzione di impegni e per
l'effettuazione di spese
1. Gli enti
locali possono effettuare spese solo se sussiste l'impegno contabile registrato
sul competente intervento o capitolo del bilancio di previsione e
l'attestazione della copertura finanziaria di cui all'articolo 153, comma 5. Il
responsabile del servizio, conseguita l'esecutivita' del provvedimento di spesa
comunica al terzo interessato all'impegno e la copertura finanziaria,
contestualmente all'ordinazione della prestazione, con l'avvertenza che la
successiva fattura deve essere completata con gli estremi della suddetta
comunicazione. Fermo restando quanto disposto al comma 4, il terzo interessato,
in mancanza della comunicazione, ha facolta' di non eseguire la prestazione
sino a quando i dati non gli vengano comunicati.
2. Per le
spese previste dai regolamenti economali l'ordinazione fatta a terzi contiene
il riferimento agli stessi regolamenti, all'intervento o capitolo di bilancio
ed all'impegno.
3. Per i
lavori pubblici di somma urgenza, cagionati dal verificarsi di un evento
eccezionale o imprevedibile, l'ordinazione fatta a terzi e' regolarizzata, a
pena di decadenza, entro trenta giorni e comunque entro il 31 dicembre
dell'anno in corso se a tale data non sia scaduto il predetto termine. La
comunicazione al terzo interessato e' data contestualmente alla
regolarizzazione.
4. Nel caso
in cui vi e' stata l'acquisizione di beni e servizi in violazione dell'obbligo
indicato nei commi 1, 2 e 3, il rapporto obbligatorio intercorre, ai fini della
controprestazione e per la parte non riconoscibile ai sensi dell'articolo 194,
comma 1, lettera e), tra il privato fornitore e l'amministratore finanziario o
dipendente che hanno consentito la fornitura. Per le esecuzioni reiterate o
continuative detto effetto si estende a coloro che hanno reso possibili le
singole prestazioni.
5. Agli enti
locali che presentino, nell'ultimo rendiconto deliberato, disavanzo di
amministrazione ovvero indichino debiti fuori bilancio per i quali non sono
stati validamente adottati i provvedimenti di cui all'articolo 193, e' fatto
divieto di assumere impegni e pagare spese per servizi non espressamente
previsti per legge. Sono fatte salve le spese da sostenere a fronte di impegni
gia' assunti nei precedenti esercizi.
Articolo 192
Determinazioni a contrattare e relative
procedure
1. La
stipulazione dei contratti deve essere preceduta da apposita determinazione del
responsabile del procedimento di spesa indicante:
a) il fine che con il contratto si intende perseguire;
b) l'oggetto del contratto, la sua forma e le clausole ritenute essenziali;
c) le modalita' di scelta del contraente ammesse dalle disposizioni vigenti in
materia di contratti delle pubbliche amministrazioni e le ragioni che ne sono
alla base.
2. Si
applicano, in ogni caso, le procedure previste dalla normativa della Unione
europea recepita o comunque vigente nell'ordinamento giuridico italiano.
Articolo 193
Salvaguardia degli equilibri di bilancio
1. Gli enti
locali rispettano durante la gestione e nelle variazioni di bilancio il
pareggio finanziario e tutti gli equilibri stabiliti in bilancio per la
copertura delle spese correnti e per il finanziamento degli investimenti,
secondo le norme contabili recate dal presente testo unico.
2. Con
periodicita' stabilita dal regolamento di contabilita' dell'ente locale, e
comunque almeno una volta entro il 30 settembre di ciascun anno, l'organo
consiliare provvede con delibera ad effettuare la ricognizione sullo stato di
attuazione dei programmi. In tale sede l'organo consiliare da' atto del
permanere degli equilibri generali di bilancio o, in caso di accertamento
negativo, adotta contestualmente i provvedimenti necessari per il ripiano degli
eventuali debiti di cui all'articolo 194, per il ripiano dell'eventuale
disavanzo di amministrazione risultante dal rendiconto approvato e, qualora i
dati della gestione finanziaria facciano prevedere un disavanzo, di
amministrazione o di gestione, per squilibrio della gestione di competenza
ovvero della gestione dei residui, adotta le misure necessarie a ripristinare
il pareggio. La deliberazione e' allegata, al rendiconto dell'esercizio
relativo.
3. Ai fini
del comma 2 possono essere utilizzate per l'anno in corso e per i due
successivi tutte le entrate e le disponibilita', ad eccezione di quelle
provenienti dall'assunzione di prestiti e di quelle aventi specifica destinazione
per legge, nonche' i proventi derivanti da alienazione di beni patrimoniali
disponibili.
4. La mancata
adozione, da parte dell'ente, dei provvedimenti di riequilibrio previsti dal
presente articolo e' equiparata ad ogni effetto alla mancata approvazione del
bilancio di previsione di cui all'articolo 141, con applicazione della
procedura prevista dal comma 2 del medesimo articolo.
Articolo 194
Riconoscimento di legittimita' di debiti
fuori bilancio
1. Con
deliberazione consiliare di cui all'articolo 193, comma 2, o con diversa
periodicita' stabilita dai regolamenti di contabilita', gli enti locali
riconoscono la legittimita' dei debiti fuori bilancio derivanti da:
a) sentenze esecutive;
b) copertura di disavanzi di consorzi, di aziende speciali e di istituzioni,
nei limiti degli obblighi derivanti da statuto, convenzione o atti costitutivi,
purche' sia stato rispettato l'obbligo di pareggio del bilancio di cui
all'articolo 114 ed il disavanzo derivi da fatti di gestione;
c) ricapitalizzazione, nei limiti e nelle forme previste dal codice civile o da
norme speciali, di societa' di capitali costituite per l'esercizio di servizi
pubblici locali;
d) procedure espropriative o di occupazione d'urgenza per opere di pubblica
utilita';
e) acquisizione di beni e servizi, in violazione degli obblighi di cui ai commi
1, 2 e 3 dell'articolo 191, nei limiti degli accertati e dimostrati utilita' ed
arricchimento per l'ente, nell'ambito dell'espletamento di pubbliche funzioni e
servizi di competenza.
2. Per il
pagamento, l'ente puo' provvedere anche mediante un piano di rateizzazione,
della durata di tre anni finanziari compreso quello in corso, convenuto con i
creditori.
3. Per il
finanziamento delle spese suddette, ove non possa documentalmente provvedersi a
norma dell'articolo 193, comma 3,
l'ente locale puo' far ricorso a mutui ai sensi degli
articoli 202 e seguenti. Nella relativa deliberazione consiliare viene
dettagliatamente motivata l'impossibilita' di utilizzare altre risorse.
Articolo 195
Utilizzo di entrate a specifica
destinazione
1. Gli enti
locali, ad eccezione degli enti in stato di dissesto finanziario sino
all'emanazione del decreto di cui all'articolo 261, comma 3, possono disporre
l'utilizzo, in termini di cassa, di entrate aventi specifica destinazione per
il finanziamento di spese correnti, anche se provenienti dall'assunzione di
mutui con istituti diversi dalla Cassa depositi e prestiti, per un importo non
superiore all'anticipazione di tesoreria disponibile ai sensi dell'articolo
222.
2. L'utilizzo di somme a
specifica destinazione presuppone l'adozione della deliberazione della giunta
relativa all'anticipazione di tesoreria di cui all'articolo 222, comma 1, e
viene deliberato in termini generali all'inizio di ciascun esercizio ed e'
attivato dal tesoriere su specifiche richieste del servizio finanziario
dell'ente.
3. Il ricorso
all'utilizzo delle somme a specifica destinazione, secondo le modalita' di cui
ai commi 1 e 2, vincola una quota corrispondente dell'anticipazione di
tesoreria. Con i primi introiti non soggetti a vincolo di destinazione viene
ricostituita la consistenza delle somme vincolate che sono state utilizzate per
il pagamento di spese correnti.
4. Gli enti
locali che hanno deliberato alienazioni del patrimonio ai sensi dell'articolo
193 possono, nelle more del perfezionamento di tali atti, utilizzare in termini
di cassa le somme a specifica destinazione, fatta eccezione per i trasferimenti
di enti del settore pubblico allargato e del ricavato dei mutui e dei prestiti,
con obbligo di reintegrare le somme vincolate con il ricavato delle
alienazioni.
Articolo 196
Controllo di gestione
1. Al fine di
garantire la realizzazione degli obiettivi programmati la corretta ed economica
gestione delle risorse pubbliche, l'imparzialita' ed il buon andamento della
pubblica amministrazione e la trasparenza dell'azione amministrativa, gli enti
locali applicano il controllo di gestione secondo le modalita' stabilite dal
presente titolo, dai propri statuti e regolamenti di contabilita'.
2. Il controllo
di gestione e' la procedura diretta a verificare lo stato di attuazione degli
obiettivi programmanti e, attraverso l'analisi delle risorse acquisite e della
comparazione tra i costi e la quantita' e qualita' dei servizi offerti, la
funzionalita' dell'organizzazione dell'ente, l'efficacia, l'efficienza ed il
livello di economicita' nell'attivita' di realizzazione dei predetti obiettivi.
Articolo 197
Modalita' del controllo di gestione
1. Il
controllo di gestione, di cui all'articolo 147, comma 1 lettera b), ha per
oggetto l'intera attivita' amministrativa e gestionale delle province, dei
comuni delle comunita' montane, delle unioni dei comuni e delle citta'
metropolitane ed e' svolto con una cadenza periodica definita dal regolamento
di contabilita' dell'ente.
2. Il
controllo di gestione si articola almeno in tre fasi:
a) predisposizione di un piano dettagliato di obiettivi;
b) rilevazione dei dati relativi ai costi ed ai proventi nonche' rilevazione
dei risultati raggiunti;
c) valutazione dei dati predetti in rapporto al piano degli obiettivi al fine
di verificare il loro stato di attuazione e di misurare l'efficacia,
l'efficienza ed il grado di economicita' dell'azione intrapresa.
3. Il
controllo di gestione e' svolto in riferimento ai singoli servizi e centri di
costo, ove previsti, verificando in maniera complessiva e per ciascun servizio
i mezzi finanziari acquisiti, i costi dei singoli fattori produttivi, i
risultati qualitativi e quantitativi ottenuti e, per i servizi a carattere
produttivo, i ricavi.
4. La
verifica dell'efficacia, dell'efficienza, e della economicita' dell'azione
amministrativa e' svolta rapportando le risorse acquisite ed i costi dei
servizi, ove possibile per unita' di prodotto, ai dati risultanti dal rapporto
annuale sui parametri gestionali dei servizi degli enti locali di cui
all'articolo 228, comma 7.
Articolo 198
Referto del controllo di gestione
1. La
struttura operativa alla quale e' assegnata la funzione dei controllo di
gestione fornisce le conclusioni del predetto controllo agli amministratori ai
fini della verifica dello stato di attuazione degli obiettivi programmati ed ai
responsabili dei servizi affinche' questi ultimi abbiano gli elementi necessari
per valutare l'andamento della gestione dei servizi di cui sono responsabili.
TITOLO IV
INVESTIMENTI
CAPO I
Principi generali
Articolo 199
Fonti di finanziamento
1. Per
l'attivazione degli investimenti gli enti locali possono utilizzare:
a) entrate correnti destinate per legge agli investimenti;
b) avanzi di bilancio, costituiti da eccedenze di entrate correnti rispetto
alle spese correnti aumentate delle quote capitali di ammortamento dei
prestiti;
c) entrate derivanti dall'alienazione di beni e diritti patrimoniali,
riscossioni di crediti, proventi da concessioni edilizie e relative sanzioni;
d) entrate derivanti da trasferimenti in conto capitale dello Stato, delle
regioni, da altri interventi pubblici e privati finalizzati agli investimenti,
da interventi finalizzati da parte di organismi comunitari e internazionali;
e) avanzo di amministrazione, nelle forme disciplinate dall'articolo 187;
f) mutui passivi;
g) altre forme di ricorso al mercato finanziario consentite dalla legge.
Articolo 200
Programmazione degli investimenti
1. Per tutti
gli investimenti degli enti locali, comunque finanziati, l'organo deliberante,
nell'approvare il progetto od il piano esecutivo dell'investimento, da' atto
della copertura delle maggiori spese derivanti dallo stesso nel bilancio
pluriennale originario, eventualmente modificato dall'organo consiliare, ed
assume impegno di inserire nei bilanci pluriennali successivi le ulteriori o
maggiori previsioni di spesa relative ad esercizi futuri, delle quali e'
redatto apposito elenco.
Articolo 201
Finanziamento di opere pubbliche e piano economico-finanziario
1. Gli enti
locali e le aziende speciali sono autorizzate ad assumere mutui, anche se
assistiti da contributi dello Stato o delle regioni, per il finanziamento di
opere pubbliche destinate all'esercizio di servizi pubblici, soltanto se i
contratti di appalto sono realizzati sulla base di progetti "chiavi in
mano" ed a prezzo non modificabile in aumento, con procedura di evidenza
pubblica e con esclusione della trattativa privata.
2. Per le
nuove opere di cui al comma 1 il cui progetto generale comporti una spesa
superiore al miliardo di lire, gli enti di cui al comma 1 approvano un piano
economico-finanziario diretto ad accertare l'equilibrio economico-finanziario
dell'investimento e della connessa gestione, anche in relazione agli introiti
previsti ed al fine della determinazione delle tariffe.
3. Il piano
economico-finanziario deve essere preventivamente assentito da una banca scelta
tra gli istituti indicati con decreto emanato dal Ministro del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica.
4. Le tariffe
dei servizi pubblici di cui al comma 1 sono determinati in base ai seguenti
criteri:
a) la corrispondenza tra costi e ricavi in modo da assicurare la integrale
copertura dei costi, ivi compresi gli oneri di ammortamento tecnico-finanziario;
b) l'equilibrato rapporto tra i finanziamenti raccolti ed il capitale
investito;
c) l'entita' dei costi di gestione delle opere, tenendo conto anche degli
investimenti e della qualita' del servizio.
CAPO II
Fonti di finanziamento mediante indebitamento
Articolo 202
Ricorso all'indebitamento
1. Il ricorso
all'indebitamento da parte degli enti locali e' ammesso esclusivamente nelle
forme previste dalle leggi vigenti in materia e per la realizzazione degli
investimenti. Puo' essere fatto ricorso a mutui passivi per il finanziamento
dei debiti fuori bilancio di cui all'articolo 194 e per altre destinazioni di
legge.
2. Le
relative entrate hanno destinazione vincolata.
Articolo 203
Attivazione delle fonti di finanziamento
derivanti dal ricorso all'indebitamento
1. Il ricorso
all'indebitamento e' possibile solo se sussistono le seguenti condizioni :
a) avvenuta approvazione del rendiconto dell'esercito del penultimo anno
precedente quello in cui si intende deliberare il ricorso a forme di indebitamento;
b) avvenuta deliberazione del bilancio annuale nel quale sono incluse le
relative previsioni.
2. Ove nel
corso dell'esercizio si renda necessario attuare nuovi investimenti o variare
quelli gia' in atto, l'organo consiliare adotta apposita variazione al bilancio
annuale, fermo restando l'adempimento degli obblighi di cui al comma 1.
Contestualmente modifica il bilancio pluriennale e la relazione previsionale e
programmatica per la copertura degli oneri derivanti dall'indebitamento e per
la copertura delle spese di gestione.
Articolo 204
Regole particolari per l'assunzione di
mutui
1. Oltre al
rispetto delle condizioni di cui all'articolo 203, l'ente locale puo'
assumere nuovi mutui solo se l'importo annuale degli interessi sommato a quello
dei mutui precedentemente contratti ed a quello derivante da garanzie prestate
ai sensi dell'articolo 207, al netto dei contributi statali e regionali in
conto interessi, non supera il 25 per cento delle entrate relative al primi tre
titoli delle entrate del rendiconto del penultimo anno precedente quello in cui
viene prevista l'assunzione dei mutui. Per le comunita' montane si fa
riferimento ai primi due titoli delle entrate. Per gli enti locali di nuova
istituzione si fa riferimento, per i primi due anni, ai corrispondenti dati
finanziari del bilancio di previsione.
2. I
contratti di mutuo con enti diversi dalla Cassa depositi e prestiti,
dall'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione
pubblica e dall'Istituto per il credito sportivo, devono, a pena di nullita',
essere stipulati in forma pubblica e contenere le seguenti clausole e
condizioni :
a) l'ammortamento non puo' avere durata inferiore a dieci anni;
b) la decorrenza dell'ammortamento deve essere fissata al primo gennaio dell'anno
successivo a quello della stipula del contratto: a richiesta dell'ente
mutuatario, gli istituti di credito abilitati sono tenuti anche in derogata ai
loro statuti, a far decorrere l'ammortamento dal primo gennaio del secondo anno
successivo a quello in cui e' avvenuta la stipula del contratto;
c) la rata di ammortamento deve essere comprensiva, sin dal primo anno della
quota capitale e della quota interessi;
d) unitamente alla prima rata di ammortamento del mutuo cui si riferiscono
devono, essere corrisposti gli eventuali interessi di preammortamento gravati
degli ulteriori interessi, al medesimo tasso, decorrenti dalla data di inizio
dell'ammortamento e sino alla scadenza della prima rata. Qualora l'ammortamento
del mutuo decorra dal primo gennaio del secondo anno successivo a quello in cui
e' avvenuta la stipula del contratto, gli interessi di preammortamento sono
calcolati allo stesso tasso del mutuo dalla data di valuta della
somministrazione al 31 dicembre successivo e dovranno essere versati dall'ente
mutuatario con la medesima valuta 31 dicembre successivo;
e) deve essere indicata la natura della spesa da finanziare con il mutuo e, ove
necessario, avuto riguardo alla tipologia dell'investimento, dato atto
dell'intervenuta approvazione del progetto definitivo o esecutivo, secondo le
norme vigenti;
f) deve essere rispettata la misura massima del tasso di interesse applicabile
ai mutui, determinato periodicamente dal Ministro del tesoro, bilancio e
programmazione economica con proprio decreto.
3. L'ente mutuatario
utilizza il ricavato del mutuo sulla base dei documenti giustificativi della
spesa ovvero sulla base di stati di avanzamento dei lavori. Ai relativi titoli
di spesa e' data esecuzione dai tesorieri solo se corredati di una
dichiarazione dell'ente locale che attesti il rispetto delle predette modalita'
di utilizzo.
Articolo 205
Attivazione di prestiti obbligazionari
1. Gli enti
locali sono autorizzati ad attivare prestiti obbligazionari nelle forme
consentite dalla legge.
CAPO III
Garanzie per mutui e prestiti
Articolo 206
Delegazione di pagamento
1. Quale
garanzia del pagamento delle rate di ammortamento dei mutui e dei prestiti gli
enti locali possono rilasciare delegazione di pagamento a valere sulle entrate
afferenti ai primi tre titoli del bilancio annuale. Per le comunita' montane il
riferimento va fatto ai primi due titoli dell'entrata.
2. L'atto di delega, non
soggetto ad accettazione, e' notificato al tesoriere da parte dell'ente locale
e costituisce titolo esecutivo.
Articolo 207
Fideiussione
1. I comuni,
le province e le citta' metropolitane possono rilasciare a mezzo di
deliberazione consiliare garanzia fideiussoria per l'assunzione di mutui
destinati ad investimenti e per altre operazioni di indebitamento da parte di
aziende da essi dipendenti, da consorzi cui partecipano nonche' dalle comunita'
montane di cui fanno parte.
2. La
garanzia fideiussoria puo' essere inoltre rilasciata a favore della societa' di
capitali, costituite ai sensi dell'articolo 113 ), comma 1, lettera e), per
l'assunzione di mutui destinati alla realizzazione delle opere di cui
all'articolo 116, comma 1. In
tali casi i comuni, le province e le citta' metropolitane rilasciano la
fideiussione limitatamente alle rate di ammortamento da corrispondersi da parte
della societa' sino al secondo esercizio finanziario successivo a quello
dell'entrata in funzione dell'opera ed in misura non superiore alla propria
quota percentuale di partecipazione alla societa'.
3. La
garanzia fideiussoria puo' essere rilasciata anche a favore di terzi per
l'assunzione di mutui destinati alla realizzazione o alla ristrutturazione di
opere a fini culturali, sociali o sportivi, su terreni di proprieta' dell'ente
locale, purche' siano sussistenti le seguenti condizioni:
a) il progetto sia stato approvato dall'ente locale e sia stata stipulata una
convenzione con il soggetto mutuatario che regoli la possibilita' di utilizzo
delle strutture in funzione delle esigenze della collettivita' locale;
b) la struttura realizzata sia acquisita al patrimonio dell'ente al termine
della concessione;
c) la convenzione regoli i rapporti tra ente locale e mutuatario nel caso di
rinuncia di questi alla realizzazione o ristrutturatone dell'opera.
4. Gli
interessi annuali relativi alle operazioni di indebitamento garantite con
fideiussione concorrono alla formazione del limite di cui al comma 1
dell'articolo 204 e non possono impegnare piu' di un quinto di tale limite.
TITOLO V
TESORERIA
CAPO I
Disposizioni generali
Articolo 208
Soggetti abilitati a svolgere il servizio
di tesoreria
1. Gli enti
locali hanno un servizio di tesoreria che puo' essere affidato:
a) per i comuni capoluoghi di provincia, le province, le citta' metropolitane,
ad una banca autorizzata, a svolgere l'attivita' di cui all'articolo 10 del
decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385;
b) per i comuni non capoluoghi di provincia, le comunita' montane e le unioni
di comuni, anche a societa' per azioni regolarmente costituite con capitale
sociale interamente versato non inferiore a lire 1 miliardo, aventi per oggetto
la gestione del servizio di tesoreria e la riscossione dei tributi degli enti
locali e che alla data del 25 febbraio 1995 risultavano in possesso del codice
rilasciato dalla Banca d'Italia per operare in tesoreria unica, a condizione
che abbiano adeguato entro il 10 marzo 2000 il capitale sociale a quello minimo
richiesto dalla normativa vigente per le banche di credito cooperativo;
c) altri soggetti abilitati per legge.
Articolo 209
Oggetto del servizio di tesoreria
1. Il
servizio di tesoreria consiste nel complesso di operazioni legate alla gestione
finanziaria dell'ente locale e finalizzate in particolare alla riscossione
delle entrate, al pagamento delle spese, alla custodia di titoli e valori ed
agli adempimenti connessi previsti dalla legge, dallo statuto, dai regolamenti
dell'ente o da norme pattizie.
2. Il
tesoriere esegue le operazioni di cui al comma 1 nel rispetto della legge 29
ottobre 1984, n. 720, e successive modificazioni.
3. Ogni
deposito, comunque costituito, e' intestato all'ente locale e viene gestito dal
tesoriere.
Articolo 210
Affidamento del servizio di tesoreria
1. L'affidamento del
servizio viene effettuato mediante le procedure ad evidenza pubblica stabilite
nel regolamento di contabilita' di ciascun ente, con modalita' che rispettino i
principi della concorrenza. Qualora ricorrano le condizioni di legge, l'ente
puo' procedere, per non piu' di una volta, al rinnovo del contratto di
tesoreria nei confronti del medesimo soggetto.
2. Il
rapporto viene regolato in base ad una convenzione deliberata dall'organo
consiliare dell'ente.
Articolo 211
Responsabilita' del tesoriere
1. Per
eventuali danni causati all'ente affidante o a terzi il tesoriere risponde con
tutte le proprie attivita' e con il proprio patrimonio.
2. Il
tesoriere e' responsabile di tutti i depositi, comunque costituiti, intestati
all'ente.
Articolo 212
Servizio di tesoreria svolto per piu'
enti locali
1. I soggetti
di cui all'articolo 208 che gestiscono il servizio di tesoreria per conto di
piu' enti locali devono tenere contabilita' distinte e separate per ciascuno di
essi.
Articolo 213
Gestione informatizzata del servizio di
tesoreria
1. Qualora
l'organizzazione dell'ente e del tesoriere lo consentano il servizio di
tesoreria viene gestito con metodologie e criteri informatici, con collegamento
diretto tra il servizio finanziario dell'ente ed il tesoriere, al fine di
consentire l'interscambio dei dati e della documentazione relativi alla
gestione del servizio.
CAPO II
Riscossione delle entrate
Articolo 214
Operazioni di riscossione
1. Per ogni
somma riscossa il tesoriere rilascia quietanza, numerata in ordine cronologico
per esercizio finanziario.
Articolo 215
Procedure per la registrazione delle
entrate
1. Il
regolamento di contabilita' dell'ente stabilisce le procedure per la fornitura
dei modelli e per la registrazione delle entrate; disciplina, altresi' le
modalita' per la comunicazione delle operazioni di riscossione eseguite,
nonche' la relativa prova documentale.
CAPO III
Pagamento delle spese
Articolo 216
Condizioni di legittimita' dei pagamenti
effettuali dal tesoriere
1. I
pagamenti possono avere luogo solo se i mandati risultano emessi entro i limiti
dei rispettivi interventi stanziati in bilancio o dei capitoli per i servizi
per conto di terzi. A tal fine l'ente trasmette al tesoriere il bilancio di
previsione approvato nonche' tutte le delibere di variazione e di prelevamento
di quote del fondo di riserva debitamente esecutive.
2. Nessun
mandato di pagamento puo' essere estinto dal tesoriere se privo della codifica.
3. Il
tesoriere provvede all'estinzione dei mandati di pagamento emessi in conto
residui passivi solo ove gli stessi trovino riscontro nell'elenco dei residui
sottoscritto dal responsabile del servizio finanziario e consegnato al
tesoriere.
Articolo 217
Estinzione dei mandati di pagamento
1. L'estinzione dei
mandati da parte del tesoriere avviene nel rispetto della legge e secondo le
indicazioni fornite dall'ente, con assunzione di responsabilita' da parte del
tesoriere, che ne risponde con tutto il proprio patrimonio sia nei confronti
dell'ente locale ordinante sia dei terzi creditori, in ordine alla regolarita'
delle operazioni di pagamento eseguite.
Articolo 218
Annotazione della quietanza
1. Il
tesoriere annota gli estremi della quietanza direttamente sul mandato o su
documentazione meccanografica da consegnare all'ente, unitamente ai mandati
pagati, in allegato al proprio rendiconto.
2. Su
richiesta dell'ente locale il tesoriere fornisce gli estremi di qualsiasi
operazione di pagamento eseguita nonche' la relativa prova documentale.
Articolo 219
Mandati non estinti al termine
dell'esercizio
1. I mandati
interamente o parzialmente non estinti alla data del 31 dicembre sono eseguiti
mediante commutazione in assegni postali localizzati o con altri mezzi
equipollenti offerti dal sistema bancario o postale.
Articolo 220
Obblighi del tesoriere per le delegazioni
di pagamento
1. A seguito della
notifica degli atti di delegazione di pagamento di cui all'articolo 206 il
tesoriere e' tenuto a versare l'importo dovuto ai creditori alle scadenze
prescritte, con comminatoria dell'indennita' di mora in caso di ritardato
pagamento.
CAPO IV
Altre attivita'
Articolo 221
Gestione di titoli e valori
1. I titoli
di proprieta' dell'ente, ove consentito dalla legge, sono gestiti dal tesoriere
con versamento delle cedole nel conto di tesoreria alle loro rispettive
scadenze.
2. Il
tesoriere provvede anche alla riscossione dei depositi effettuati da terzi per
spese contrattuali, d'asta e cauzionali a garanzia degli impegni assunti,
previo rilascio di apposita ricevuta, diversa dalla quietanza di tesoreria,
contenente tutti gli estremi identificativi dell'operazione.
3. Il
regolamento di contabilita' dell'ente locale definisce le procedure per i
prelievi e per le restituzioni.
Articolo 222
Anticipazioni di tesoreria
1. Il
tesoriere, su richiesta dell'ente corredata dalla deliberazione della giunta,
concede allo stesso anticipazioni di tesoreria, entro il limite massimo dei tre
dodicesimi delle entrate accertate nel penultimo anno precedente, afferenti per
i comuni, le province, le citta' metropolitane e le unioni di comuni ai primi
tre titoli di entrata del bilancio e per le comunita' montane ai primi due titoli.
2. Gli
interessi sulle anticipazioni di tesoreria decorrono dall'effettivo utilizzo
delle somme con le modalita' previste dalla convenzione di cui all'articolo
210.
CAPO V
Adempimenti e verifiche contabili
Articolo 223
Verifiche ordinarie di cassa
1. L'organo di revisione
economico-finanziaria dell'ente provvede con cadenza trimestrale alla verifica
ordinaria di cassa, alla verifica della gestione del servizio di tesoreria e di
quello degli altri agenti contabili di cui all'articolo 233.
2. Il regolamento
di contabilita' puo' prevedere autonome verifiche di cassa da parte
dell'amministrazione dell'ente.
Articolo 224
Verifiche straordinarie di cassa
1. Si
provvede a verifica straordinaria di cassa a seguito del mutamento della
persona del sindaco, del presidente della provincia, del sindaco metropolitano
e del presidente della comunita' montana. Alle operazioni di verifica
intervengono gli amministratori che cessano dalla carica e coloro che la
assumono, nonche' il segretario, il responsabile del servizio finanziario e
l'organo di revisione dell'ente.
Articolo 225
Obblighi di documentazione e
conservazione
1. Il
tesoriere e' tenuto, nel corso dell'esercizio, ai seguenti adempimenti:
a) aggiornamento e conservazione del giornale di cassa;
b) conservazione del verbale di verifica di cassa di cui agli articoli 223 e
224;
c) conservazione delle rilevazioni periodiche di cassa previste dalla legge.
2. Le
modalita' e la periodicita' di trasmissione della documentazione di cui al
comma 1 sono fissate nella convenzione.
Articolo 226
Conto del tesoriere
1. Entro il
termine di due mesi dalla chiusura dell'esercizio finanziario, il tesoriere, ai
sensi dell'articolo 93, rende all'ente locale il conto della propria gestione
di cassa il quale lo trasmette alla competente sezione giurisdizionale della
Corte dei conti entro 60 giorni dall'approvazione del rendiconto.
2. Il conto
del tesoriere e' redatto su modello approvato col regolamento di cui
all'articolo 160. Il tesoriere allega al conto la seguente documentazione:
a) gli allegati di svolgimento per ogni singola risorsa di entrata, per ogni
singolo intervento di spesa nonche' per ogni capitolo di entrata e di spesa per
i servizi per conto di terzi;
b) gli ordinativi di riscossione e di pagamento;
c) la parte delle quietanze originali rilasciate a fronte degli ordinativi di
riscossione e di pagamento o, in sostituzione, i documenti meccanografici
contenenti gli estremi delle medesime;
d) eventuali altri documenti richiesti dalla Corte dei conti.
TITOLO VI
RILEVAZIONE E DIMOSTRAZIONE DEI RISULTATI DI GESTIONE
Articolo 227
Rendiconto della gestione
1. La
dimostrazione dei risultati di gestione avviene mediante il rendiconto, il
quale comprende il conto del bilancio, il conto economico ed il conto del
patrimonio.
2. Il
rendiconto e' deliberato dall'organo consiliare dell'ente entro il 30 giugno
dell'anno successivo, tenuto motivatamente conto della relazione dell'organo di
revisione. La proposta e' messa a disposizione dei componenti dell'organo
consiliare prima dell'inizio della sessione consiliare in cui viene esaminato
il rendiconto entro un termine, non inferiore a venti giorni, stabilito dal
regolamento. Il rendiconto deliberato e' inviato all'organo regionale di
controllo ai sensi e con le modalita' di cui all'articolo 133.
3. Per le
province, le citta' metropolitane, i comuni con popolazione superiore ad 8.000
abitanti e quelli i cui rendiconti si chiudono in disavanzo ovvero rechino la
indicazione di debiti fuori bilancio, il rendiconto e' presentato alla Sezione
Enti locali della Corte dei conti per il referto di cui all'articolo 13 del
decreto-legge 22 dicembre 1981, n. 786, convertito, con modificazioni, dalla
legge 26 febbraio 1982, n. 51, e successive modifiche ed integrazioni.
4. Ai fini
del referto di cui all'articolo 3, commi 4 e 7, della legge 14 gennaio 1994, n.
20, e del consolidamento dei conti pubblici, la Sezione enti locali potra'
richiedere i rendiconti di tutti gli altri enti locali.
5. Sono
allegati al rendiconto:
a) la relazione dell'organo esecutivo di cui all'articolo 151, comma 6;
b) la relazione dei revisori dei conti di cui all'articolo 239, comma 1,
lettera d);
c) l'elenco dei residui attivi e passivi distinti per anno di provenienza.
6. Qualora
l'organizzazione degli enti locali lo consenta il rendiconto e' trasmesso alla
Sezione enti locali anche attraverso strumenti informatici, con modalita' da
definire attraverso appositi protocolli di comunicazione.
Articolo 228
Conto del bilancio
1. Il conto
del bilancio dimostra i risultati finali della gestione autorizzatoria
contenuta nel bilancio annuale rispetto alle previsioni.
2. Per
ciascuna risorsa dell'entrata e per ciascun intervento della spesa, nonche' per
ciascun capitolo dei servizi per conto di terzi, il conto del bilancio comprende,
distintamente per residui e competenza:
a) per l'entrata le somme accertate, con distinzione della parte riscossa e di
quella ancora da riscuotere;
b) per la spesa le somme impegnate, con distinzione della parte pagata e di
quella ancora da pagare.
3. Prima
dell'inserimento nel conto del bilancio dei residui attivi e passivi l'ente
locale provvede all'operazione di riaccertamento degli stessi, consistente
nella revisione delle ragioni del mantenimento in tutto od in parte dei
residui.
4. Il conto del
bilancio si conclude con la dimostrazione del risultato contabile di gestione e
con quello contabile di amministrazione in termini di avanzo pareggio o
disavanzo.
5. Al conto
del bilancio sono annesse la tabella dei parametri di riscontro della situazione
di deficitarieta' strutturale e la tabella dei parametri gestionali con
andamento triennale. Le tabelle sono altresi' allegate al certificato del
rendiconto.
6. Ulteriori
parametri di efficacia ed efficienza contenenti indicazioni uniformi possono essere
individuati dal regolamento di contabilita' dell'ente locale.
7. Il
Ministero dell'interno pubblica un rapporto annuale, con rilevazione
dell'andamento triennale a livello di aggregati, sui parametri gestionali dei
servizi degli enti locali indicati nella apposita tabella di cui al comma 5. I
parametri a livello aggregato risultanti dal rapporto sono resi disponibili
mediante pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
8. I modelli
relativi al conto del bilancio e le tabelle di cui al comma 5 sono approvati
con il regolamento di cui all'articolo 160.
Articolo 229
Conto economico
1. Il conto
economico evidenzia i componenti positivi e negativi dell'attivita' dell'ente
secondo criteri di competenza economica. Comprende gli accertamenti e gli
impegni del conto del bilancio, rettificati al fine di costituire la dimensione
finanziaria dei valori economici riferiti alla gestione di competenza, le
insussistenze e sopravvenienze derivanti dalla gestione dei residui e gli
elementi economici non rilevati nel conto dei bilancio.
2. Il conto
economico e' redatto secondo uno schema a struttura scalare, con le voci
classificate secondo la loro natura e con la rilevazione di risultati parziali
e del risultato economico finale.
3.
Costituiscono componenti positivi del conto economico i tributi, i
trasferimenti correnti, i proventi dei servizi pubblici, i proventi derivanti
dalla gestione del patrimonio, i proventi finanziari, le insussistenze del
passivo, le sopravvenienze attive e le plusvalenze da alienazioni. E' espresso,
ai fini del pareggio, il risultato economico negativo.
4. Gli
accertamenti finanziari di competenza sono rettificati, al fine di costituire
la dimensione finanziaria di componenti economici positivi, rilevando i
seguenti elementi:
a) i risconti passivi ed i ratei attivi;
b) le variazioni in aumento o in diminuzione delle rimanenze;
c) i costi capitalizzati costituiti dai costi sostenuti per la produzione in
economia di valori da porre, dal punto di vista economico, a carico di diversi
esercizi;
d) le quote di ricavi gia' inserite nei risconti passivi di anni precedenti;
e) le quote di ricavi pluriennali pari agli accertamenti degli introiti
vincolati;
f) imposta sul valore aggiunto per le attivita' effettuate in regime di impresa.
5.
Costituiscono componenti negativi del conto economico l'acquisto di materie
prime e dei beni di consumo, la prestazione di servizi, l'utilizzo di beni di
terzi, le spese di personale, i trasferimenti a terzi, gli interessi passivi e
gli oneri finanziari diversi, le imposte e tasse a carico dell'ente locale, gli
oneri straordinari compresa la svalutazione di crediti, le minusvalenze da
alienazioni, gli ammortamenti e le insussistenze dell'attivo come i minori
crediti e i minori residui attivi. E' espresso ai fini del pareggio, il
risultato economico positivo.
6. Gli
impegni finanziari di competenza sono rettificati, al fine di costituire la
dimensione finanziaria di componenti economici negativi, rilevando i seguenti
elementi :
a) i costi di esercizi futuri, i risconti attivi ed i ratei passivi;
b) le variazioni in aumento od in diminuzione delle rimanenze;
c) le quote di costo gia' inserite nei risconti attivi degli anni precedenti;
d) le quote di ammortamento di beni a valenza pluriennale e di costi
capitalizzati;
e) l'imposta sul valore aggiunto per le attivita' effettuate in regime
d'impresa.
7. Gli
ammortamenti compresi nel conto economico sono determinati con i seguenti
coefficienti :
a) edifici, anche demaniali, ivi compresa la manutenzione straordinaria al 3%;
b) strade, ponti ed altri beni demaniali al 2%;
c) macchinari, apparecchi, attrezzature, impianti ed altri beni mobili al 15%;
d) attrezzature e sistemi informatici, compresi i programmi applicativi, al
20%;
e) automezzi in genere, mezzi di movimentazione e motoveicoli al 20%;
f) altri beni al 20%.
8. Il
regolamento di contabilita' puo' prevedere la compilazione di conti economici
di dettaglio per servizi o per centri di costo.
9. Al conto
economico e' accluso un prospetto di conciliazione che, partendo dai dati
finanziari della gestione corrente del conto del bilancio, con l'aggiunta di
elementi economici, raggiunge il risultato finale economico. I valori della
gestione non corrente vanno riferiti al patrimonio.
10. I modelli
relativi al conto economico ed al prospetto di conciliazione sono approvati con
il regolamento di cui all'articolo 160.
Articolo 230
Conto del patrimonio e conti patrimoniali
speciali
1. Il conto
del patrimonio rileva i risultati della gestione patrimoniale e riassume la
consistenza del patrimonio al termine dell'esercizio, evidenziando le
variazioni intervenute nel corso dello stesso, rispetto alla consistenza
iniziale.
2. Il
patrimonio degli enti locali e' costituito dal complesso dei beni e dei
rapporti giuridici, attivi e passivi, di pertinenza di ciascun ente,
suscettibili di valutazione ed attraverso la cui rappresentazione contabile ed
il relativo risultato finale differenziale e' determinata la consistenza netta
della dotazione patrimoniale.
3. Gli enti
locali includono nel conto del patrimonio i beni del demanio, con specifica
distinzione, ferme restando le caratteristiche proprie, in relazione alle
disposizioni del codice civile.
4. Gli enti
locali valutano i beni del demanio e del patrimonio, comprensivi delle relative
manutenzioni straordinarie, come segue :
a) i beni demaniali gia' acquisiti all'ente alla data di entrata in vigore del
decreto legislativo 25 febbraio 1995, n. 77, sono valutati in misura pari
all'ammontare del residuo debito dei mutui ancora in estinzione per lo stesso
titolo; i beni demaniali acquisiti all'ente successivamente sono valutati al
costo;
b) i terreni gia' acquisiti all'ente alla data di entrata in vigore del decreto
legislativo 25 febbraio 1995, n. 77, sono valutati al valore catastale,
rivalutato secondo le norme fiscali; per i terreni gia' acquisiti all'ente ai
quali non e' possibile attribuire la rendita catastale la valutazione si
effettua con le modalita' dei beni demaniali gia' acquisiti all'ente; i terreni
acquisiti successivamente alla data di entrata in vigore del decreto
legislativo 25 febbraio 1995, n. 77, sono valutati al costo;
c) i fabbricati gia' acquisiti all'ente alla data di entrata in vigore del
decreto legislativo 25 febbraio 1995, n. 77, sono valutati al valore catastale,
rivalutato secondo le norme fiscali; i fabbricati acquisiti successivamente
sono valutati al costo;
d) i mobili sono valutati al costo;
e) i crediti sono valutati al valore nominale;
f) i censi, livelli ed enfiteusi sono valutati in base alla capitalizzazione
della rendita al tasso legale;
g) le rimanenze, i ratei ed i risconti sono valutati secondo le norme del
codice civile;
h) i debiti sono valutati secondo il valore residuo.
5. Gli enti
locali conservano nel loro patrimonio in apposita voce i crediti inesigibili,
stralciati dal conto del bilancio, sino al compimento dei termini di
prescrizione.
6. Il
regolamento di contabilita' puo' prevedere la compilazione di un conto
consolidato patrimoniale per tutte le attivita' e passivita' interne e esterne.
Puo' anche prevedere conti patrimoniali di inizio e fine mandato degli
amministratori.
7. Gli enti
locali provvedono annualmente all'aggiornamento degli inventari.
8. Il
regolamento di contabilita' definisce le categorie di beni mobili non inventariabili
in ragione della natura di beni di facile consumo o del modico valore.
9. I modelli
relativi al conto del patrimonio sono approvati con il regolamento di cui
all'articolo 160.
Articolo 231
Relazione al rendiconto della gestione
1. Nella relazione
prescritta dall'articolo 151, comma 6, l'organo esecutivo dell'ente esprime le
valutazioni di efficacia dell'azione condotta sulla base dei risultati
conseguiti in rapporto ai programmi ed ai costi sostenuti. Evidenzia anche i
criteri di valutazione del patrimonio e delle componenti economiche. Analizza,
inoltre, gli scostamenti principali intervenuti rispetto alle previsioni,
motivando le cause che li hanno determinati.
Articolo 232
Contabilita' economica
1. Gli enti
locali, ai fini della predisposizione del rendiconto della gestione, adottano
il sistema di contabilita' che piu' ritengono idoneo per le proprie esigenze.
Articolo 233
Conti degli agenti contabili interni
1. Entro il
termine di due mesi dalla chiusura dell'esercizio finanziario, l'economo, il
consegnatario di beni e gli altri soggetti di cui all'articolo 93, comma 2,
rendono il conto della propria gestione all'ente locale il quale lo trasmette
alla competente sezione giurisdizionale della Corte dei conti entro 60 giorni
dall'approvazione del rendiconto.
2. Gli agenti
contabili, a danaro e a materia, allegano al conto, per quanto di rispettiva
competenza:
a) il provvedimento di legittimazione del contabile alla gestione;
b) la lista per tipologie di beni;
c) copia degli inventari tenuti dagli agenti contabili;
d) la documentazione giustificativa della gestione;
e) i verbali di passaggio di gestione;
f) le verifiche ed i discarichi amministrativi e per annullamento, variazioni e
simili;
g) eventuali altri documenti richiesti dalla Corte dei conti.
3. Qualora
l'organizzazione dell'ente locale lo consenta i conti e le informazioni
relative agli allegati di cui ai precedenti commi sono trasmessi anche
attraverso strumenti informatici, con modalita' da definire attraverso appositi
protocolli di comunicazione.
4. I conti di
cui al comma 1 sono redatti su modello approvato con il regolamento previsto
dall'articolo 160.
TITOLO VII
REVISIONE ECONONIICO-FINANZIARIA
Articolo 234
Organo di revisione economico-finanziario
1. I consigli
comunali, provinciali e delle citta' metropolitane eleggono con voto limitato a
due componenti un collegio di revisori composto da tre membri.
2. I
componenti del collegio dei revisori sono scelti:
a) uno tra gli iscritti al registro dei revisori contabili, il quale svolge le
funzioni di presidente del collegio;
b) uno tra gli iscritti nell'albo dei dottori commercialisti;
c) uno tra gli iscritti nell'albo dei ragionieri.
3. Nei comuni
con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, nelle unioni dei comuni e nelle
comunita' montane la revisione economico-finanziaria e' affidata ad un solo
revisore eletto dal consiglio comunale o dal consiglio dell'unione di comuni o
dall'assemblea della comunita' montana a maggioranza assoluta dei membri e
scelto tra i soggetti di cui al comma 2.
4. Gli enti
locali comunicano ai propri tesorieri i nominativi dei soggetti cui e' affidato
l'incarico entro 20 giorni dall'avvenuta esecutivita' della delibera di nomina.
Articolo 235
Durata dell'incarico e cause di
cessazione
1. L'organo di revisione
contabile dura in carica tre anni a decorrere dalla data di esecutivita' della
delibera o dalla data di immediata eseguibilita' nell'ipotesi di cui
all'articolo 134, comma 3, e sono rieleggibili per una sola volta. Ove nei
collegi si proceda a sostituzione di un singolo componente la durata
dell'incarico del nuovo revisore e' limitata al tempo residuo sino alla
scadenza del termine triennale, calcolata a decorrere dalla nomina dell'intero
collegio. Si applicano le norme relative alla proroga degli organi
amministrativi di cui agli articoli 2, 3, comma 1, 4, comma 1, 5, comma 1, e 6
del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 293, convertito, con modificazioni, dalla
legge 15 luglio 1994, n. 444.
2. Il
revisore e' revocabile solo per inadempienza ed in particolare per la mancata
presentazione della relazione alla proposta di deliberazione consiliare del
rendiconto entro il termine previsto dall'articolo 239, comma 1, lettera d).
3. Il
revisore cessa dall'incarico per:
a) scadenza del mandato;
b) dimissioni volontarie;
c) impossibilita' derivante da qualsivoglia causa a svolgere l'incarico per un
periodo di tempo stabilito dal regolamento dell'ente.
Articolo 236
Incompatibilita' ed ineleggibilita' dei
revisori
1. Valgono
per i revisori le ipotesi di incompatibilita' di cui al primo comma
dell'articolo 2399 del codice civile, intendendosi per amministratori i
componenti dell'organo esecutivo dell'ente locale.
2. L'incarico di revisione
economico-finanziaria non puo' essere esercitato dai componenti degli organi
dell'ente locale e da coloro che hanno ricoperto tale incarico nel biennio
precedente alla nomina, dai membri dell'organo regionale di controllo, dal
segretario e dai dipendenti dell'ente locale presso cui deve essere nominato
l'organo di revisione economico-finanziaria e dai dipendenti delle regioni,
delle province, delle citta' metropolitane, delle comunita' montane e delle
unioni di comuni relativamente agli enti locali compresi nella circoscrizione
territoriale di competenza.
3. I
componenti degli organi di revisione contabile non possono assumere incarichi o
consulenze presso l'ente locale o presso organismi o istituzioni dipendenti o
comunque sottoposti al controllo o vigilanza dello stesso.
Articolo 237
Funzionamento del collegio dei revisori
1. Il
collegio dei revisori e' validamente costituito anche nel caso in cui siano
presenti solo due componenti.
2. Il
collegio dei revisori redige un verbale delle riunioni, ispezioni, verifiche,
determinazioni e decisioni adottate.
Articolo 238
Limiti all'affidamento di incarichi
1. Salvo
diversa disposizione del regolamento di contabilita' dell'ente locale ciascun
revisore non puo' assumere complessivamente piu' di otto incarichi tra i quali
non piu' di quattro incarichi in comuni con popolazione inferiore a 5.000
abitanti, non piu' di tre in comuni con popolazione compresa tra i 5.000 ed i
99.999 abitanti e non piu' di uno in comune con popolazione pari o superiore a
100.000 abitanti. Le province sono equiparate ai comuni con popolazione pari o
superiore a 100.000 abitanti e le comunita' montane ai comuni con popolazione
inferiore a 5.000 abitanti.
2. L'affidamento
dell'incarico di revisione e' subordinato alla dichiarazione, resa nelle forme
di cui alla legge 4 gennaio 1968, n. 15, e successive modifiche ed
integrazioni, con la quale il soggetto attesta il rispetto dei limiti di cui al
comma 1.
Articolo 239
Funzioni dell'organo di revisione
1. L'organo di revisione
svolge le seguenti funzioni:
a) attivita' di collaborazione con l'organo consiliare secondo le disposizioni
dello statuto e del regolamento;
b) pareri sulla proposta di bilancio di previsione e dei documenti allegati e
sulle variazioni di bilancio. Nei pareri e' espresso un motivato giudizio di
congruita', di coerenza e di attendibilita' contabile delle previsioni di
bilancio e dei programmi e progetti, anche tenuto conto del parere espresso dal
responsabile del servizio finanziario ai sensi dell'articolo 153, delle
variazioni rispetto all'anno precedente dell'applicazione dei parametri di
deficitarieta' strutturale e di ogni altro elemento utile. Nei pareri sono
suggerite all'organo consiliare tutte le misure atte ad assicurare
l'attendibilita' delle impostazioni. I pareri sono obbligatori. L'organo
consiliare e' tenuto ad adottare i provvedimenti conseguenti o a motivare
adeguatamente la mancata adozione delle misure proposte dall'organo di
revisione;
c) vigilanza sulla regolarita' contabile, finanziaria ed economica della
gestione relativamente all'acquisizione delle entrate, all'effettuazione delle
spese, all'attivita' contrattuale, all'amministrazione dei beni, alla
completezza della documentazione, agli adempimenti fiscali ed alla tenuta della
contabilita'; l'organo di revisione svolge tali funzioni anche con tecniche
motivate di campionamento.
d) relazione sulla proposta di deliberazione consiliare del rendiconto della
gestione e sullo schema di rendiconto entro il termine, previsto dal
regolamento di contabilita' e comunque non inferiore a 20 giorni decorrente
dalla trasmissione della stessa proposta approvata dall'organo esecutivo. La
relazione contiene l'attestazione sulla corrispondenza del rendiconto alle
risultanze della gestione nonche' rilievi, considerazioni e proposte tendenti a
conseguire efficienza, produttivita' ed economicita' della gestione;
e) referto all'organo consiliare su gravi irregolarita' di gestione con
contestuale denuncia ai competenti organi giurisdizionali ove si configurino
ipotesi di responsabilita';
f) verifiche di cassa di cui all'articolo 223.
2. Al fine di
garantire l'adempimento delle funzioni di cui al precedente comma, l'organo di
revisione ha diritto di accesso agli atti e documenti dell'ente e puo'
partecipare all'assemblea dell'organo consiliare per l'approvazione del
bilancio di previsione e del rendiconto di gestione. Puo' altresi' partecipare
alle altre assemblee dell'organo consiliare e, se previsto dallo statuto
dell'ente, alle riunioni dell'organo esecutivo. Per consentire la
partecipazione alle predette assemblee all'organo di revisione sono comunicati
i relativi ordini del giorno. Inoltre all'organo di revisione sono trasmessi:
a) da parte dell'organo regionale di controllo le decisioni di annullamento nei
confronti delle delibere adottate dagli organi degli enti locali;
b) da parte del responsabile del servizio finanziario le attestazioni di
assenza di copertura finanziaria in ordine alle delibere di impegni di spesa.
3. L'organo di revisione
e' dotato, a cura dell'ente locale, dei mezzi necessari per lo svolgimento dei
propri compiti, secondo quanto stabilito dallo statuto e dai regolamenti.
4. L'organo della
revisione puo' incaricare della collaborazione nella propria funzione, sotto la
propria responsabilita' uno o piu' soggetti aventi i requisiti di cui
all'articolo 234, comma 2. I relativi compensi rimangono a carico dell'organo
di revisione.
5. I singoli
componenti dell'organo di revisione collegiale hanno diritto di eseguire
ispezioni e controlli individuali.
6. Lo statuto
dell'ente locale puo' prevedere ampliamenti delle funzioni affidate ai
revisori.
Articolo 240
Responsabilita' dell'organo di revisione
1. I revisori
rispondono della veridicita' delle loro attestazioni e adempiono ai loro doveri
con la diligenza del mandatario. Devono inoltre conservare la riservatezza sui
fatti e documenti di cui hanno conoscenza per ragione dei loro ufficio.
Articolo 241
Compenso dei revisori
1. Con
decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro del tesoro del
bilancio e della programmazione economica vengono fissati i limiti massimi del
compenso base spettante ai revisori, da aggiornarsi triennalmente. Il compenso
base e' determinato in relazione alla classe demografica ed alle spese di
funzionamento e di investimento dell'ente locale.
2. Il
compenso di cui al comma 1 puo' essere aumentato dall'ente locale fino al
limite massimo del 20 per cento in relazione alle ulteriori funzioni assegnate
rispetto a quelle indicate nell'articolo 239.
3. Il
compenso di cui al comma 1 puo' essere aumentato dall'ente locale quando i
revisori esercitano le proprie funzioni anche nei confronti delle istituzioni
dell'ente sino al 10 per cento per ogni istituzione e per un massimo
complessivo non superiore al 30 per cento.
4. Quando la
funzione di revisione economico-finanziaria e' esercitata dal collegio dei
revisori il compenso determinato ai sensi de commi 1, 2 e 3 e' aumentato per il
presidente del collegio stesso del 50 per cento.
5. Per la
determinazione del compenso base di cui al comma 1 spettante al revisore della
comunita' montana ed al revisore dell'unione di comuni si fa riferimento, per
quanto attiene alla classe demografica, rispettivamente, al comune totalmente
montano piu' popoloso facente parte della comunita' stessa ed al comune piu'
popoloso facente parte dell'unione.
6. Per la
determinazione del compenso base di cui al comma 1 spettante ai revisori della
citta' metropolitana si fa riferimento, per quanto attiene alla classe
demografica, al comune capoluogo.
7. L'ente locale
stabilisce il compenso spettante ai revisori con la stessa delibera di nomina.
TITOLO VIII
ENTI LOCALI DEFICITARI O DISSESTATI
CAPO I
Enti locali deficitari: disposizioni generali
Articolo 242
Individuazione degli enti locali
strutturalmente deficitari e relativi controlli
1. Sono da
considerarsi in condizioni strutturalmente deficitarie gli enti locali che
presentano gravi ed incontrovertibili condizioni di squilibrio, rilevabili da
una apposita tabella, da allegare al certificato sul rendiconto della gestione,
contenente parametri obiettivi dei quali almeno la meta' presentino valori
deficitari. Il certificato e' quello relativo al rendiconto della gestione del
penultimo esercizio precedente quello di riferimento.
2. Con
decreto del Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-citta'
e autonomie locali, da emanare entro settembre e da pubblicare nella Gazzetta
Ufficiale, sono fissati per il triennio successivo i parametri obiettivi,
determinati con riferimento a un calcolo di normalita' dei dati dei rendiconti
dell'ultimo triennio disponibile, nonche' le modalita' per la compilazione
della tabella di cui al comma 1.
3. Le norme
di cui al presente capo si applicano a comuni, province e comunita' montane.
Articolo 243
Controlli per gli enti locali
strutturalmente deficitari, enti locali dissestati ed altri enti
1. Gli enti
locali strutturalmente deficitari, individuati ai sensi dell'articolo 242, sono
soggetti al controllo centrale sulle dotazioni organiche e sulle assunzioni di
personale da parie della Commissione per la finanza e gli organici degli enti
locali. Il controllo e' esercitato prioritariamente in relazione alla verifica
sulla compatibilita' finanziaria.
2. Gli enti
locali strutturalmente deficitari sono soggetti ai controlli centrali in
materia di copertura del costo di alcuni servizi. Tali controlli verificano
mediante un'apposita certificazione che:
a) il costo complessivo della gestione dei servizi a domanda individuale,
riferito ai dati della competenza, sia stato coperto con i relativi proventi
tariffari e contributi finalizzati in misura non inferiore al 36 per cento, a
tale fine i costi di gestione degli asili nido sono calcolati al 50 per cento
del loro ammontare;
b) il costo complessivo della gestione del servizio di acquedotto, riferito ai
dati della competenza, sia stato coperto con la relativa tariffa in misura non
inferiore all'80 per cento;
c) il costo complessivo della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti
solidi urbani interni ed equiparati, riferito ai dati della competenza, sia
stato coperto con la relativa tariffa almeno nella misura prevista dalla
legislazione vigente.
3. I costi
complessivi di gestione dei servizi di cui al comma 2 devono comunque
comprendere gli oneri diretti e indiretti di personale, le spese per l'acquisto
di beni e servizi, le spese per i trasferimenti e per gli oneri di ammortamento
degli impianti e delle attrezzature. Per le quote di ammortamento si applicano
i coefficienti indicati nel decreto del Ministro delle finanze in data 31
dicembre 1988 e successive modifiche o integrazioni. I coefficienti si assumono
ridotti del 50 per cento per i beni ammortizzabili acquisiti nell'anno di
riferimento. Nei casi in cui detti servizi sono forniti da organismi di
gestione degli enti locali, nei costi complessivi di gestione sono considerati
gli oneri finanziari dovuti agli enti proprietari di cui all'articolo 44 del
decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 1986, n. 902, da versare
dagli organismi di gestione agli enti proprietari entro l'esercizio successivo
a quello della riscossione delle tariffe e della erogazione in conto esercizio.
I costi complessivi di gestione del servizio di cui al comma 2, lettera c),
sono rilevati secondo le disposizioni vigenti in materia.
4. Con
decreto del Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-citta'
e autonomie locali, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, sono determinati i
tempi e le modalita' per la presentazione e il controllo della certificazione
di cui al comma 2.
5. Agli enti
locali strutturalmente deficitari che, pur essendo a cio' tenuti, non
rispettano i livelli minimi di copertura dei costi di gestione di cui al comma
2, e' applicata una sanzione pari alla perdita dell'1 per cento del contributo
ordinario spettante per l'anno per il quale si e' verificata l'inadempienza
mediante trattenuta in unica soluzione sui trasferimenti erariali spettanti per
gli anni successivi.
6. Sono
soggetti, in via provvisoria, ai controlli centrali di cui al comma 2:
a) gli enti locali che non presentano il certificato del rendiconto con
l'annessa tabella di cui al comma 1 dell'articolo 242, sino all'avvenuta
presentazione della stessa;
b) gli enti locali per i quali non sia intervenuta nei termini di legge la
deliberazione del rendiconto della gestione, sino all'adempimento.
7. Gli enti
locali che hanno deliberato lo stato di dissesto finanziario sono soggetti, per
la durata del risanamento, ai controlli di cui al comma 1, sono tenuti alla
presentazione della certificazione di cui al comma 2 e sono tenuti per i
servizi a domanda individuale al rispetto, per il medesimo periodo, del livello
minimo di copertura dei costi di gestione di cui al comma 2, lettera a).
CAPO II
Enti locali dissestati: disposizioni generali
Articolo 244
Dissesto finanziario
1. Si ha
stato di dissesto finanziario se l'ente non puo' garantire l'assolvimento delle
funzioni e dei servizi indispensabili ovvero esistono nei confronti dell'ente
locale crediti liquidi ed esigibili di terzi cui non si possa fare validamente
fronte con le modalita' di cui all'articolo 193, nonche' con le modalita' di
cui all'articolo 194 per le fattispecie ivi previste.
2. Le norme
sul risanamento degli enti locali dissestati si applicano solo a province e
comuni.
Articolo 245
Soggetti della procedura di risanamento
1. Soggetti
della procedura di risanamento sono l'organo straordinario di liquidazione e
gli organi istituzionali dell'ente.
2. L'organo straordinario
di liquidazione provvede al ripiano dell'indebitamento pregresso con i mezzi
consentiti dalla legge.
3. Gli organi
istituzionali dell'ente assicurano condizioni stabili di equilibrio della
gestione finanziaria rimuovendo le cause strutturali che hanno determinato il
dissesto.
Articolo 246
Deliberazione di dissesto
1. La
deliberazione recante la formale ed esplicita dichiarazione di dissesto finanziario
e' adottata dal consiglio dell'ente locale nelle ipotesi di cui all'articolo
244 e valuta le cause che hanno determinato il dissesto. La deliberazione dello
stato di dissesto non e' revocabile. Alla stessa e' allegata una dettagliata
relazione dell'organo di revisione economico finanziaria che analizza le cause
che hanno provocato il dissesto.
2. La
deliberazione dello stato di dissesto e' trasmessa, entro 5 giorni dalla data
di esecutivita', al Ministero dell'interno ed alla Procura regionale presso la Corte dei conti competente
per territorio, unitamente alla relazione dell'organo di revisione. La
deliberazione e' pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana a cura del Ministero dell'interno unitamente al decreto del
Presidente della Repubblica di nomina dell'organo straordinario di
liquidazione.
3. L'obbligo di
deliberazione dello stato di dissesto si estende, ove ne ricorrano le
condizioni, al commissario nominato ai sensi dell'articolo 141, comma 3.
4. Se, per
l'esercizio nel corso del quale si rende necessaria la dichiarazione di
dissesto, e' stato validamente deliberato il bilancio di previsione, tale atto
continua ad esplicare la sua efficacia per l'intero esercizio finanziario,
intendendosi operanti per l'ente locale i divieti e gli obblighi previsti
dall'articolo 191, comma 5. In
tal caso, la deliberazione di dissesto puo' essere validamente adottata,
esplicando gli effetti di cui all'articolo 248. Gli ulteriori adempimenti e
relativi termini iniziali, propri dell'organo straordinario di liquidazione e
del consiglio dell'ente, sono differiti al 1° gennaio dell'anno successivo a
quello in cui e' stato deliberato il dissesto. Ove sia stato gia' approvato il
bilancio preventivo per l'esercizio successivo, il consiglio provvede alla
revoca dello stesso.
5. Le
disposizioni relative alla valutazione delle cause di dissesto sulla base della
dettagliata relazione dell'organo di revisione di cui al comma 1 ed ai
conseguenti oneri di trasmissione di cui al comma 2, si applicano solo ai
dissesti finanziari deliberati a decorrere dal 25 ottobre 1997.
Articolo 247
Omissione della deliberazione di dissesto
1. Ove dalle
deliberazioni dell'ente, dai bilanci di previsione, dai rendiconti o da altra
fonte l'organo regionale di controllo venga a conoscenza dell'eventuale
condizione di dissesto, chiede chiarimenti all'ente e motivata relazione
all'organo di revisione contabile assegnando un termine, non prorogabile, di
trenta giorni.
2. Ove sia
ritenuta sussistente l'ipotesi di dissesto l'organo regionale di controllo
assegna al consiglio, con lettera notificata ai singoli consiglieri, un
termine, non superiore a venti giorni, per la deliberazione del dissesto.
3. Decorso
infruttuosamente tale termine l'organo regionale di controllo nomina un
commissario ad acta per la deliberazione dello stato di dissesto.
4. Del
provvedimento sostitutivo e' data comunicazione al prefetto che inizia la
procedura per lo scioglimento del consiglio dell'ente, ai sensi dell'articolo
141.
Articolo 248
Conseguenze della dichiarazione di
dissesto
1. A seguito della
dichiarazione di dissesto, e sino all'emanazione del decreto di cui
all'articolo 261, sono sospesi i termini per la deliberazione del bilancio.
2. Dalla data
della dichiarazione di dissesto e sino all'approvazione del rendiconto di cui
all'articolo 256 non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive
nei confronti dell'ente per i debiti che rientrano nella competenza dell'organo
straordinario di liquidazione. Le procedure esecutive pendenti alla data della
dichiarazione di dissesto, nelle quali sono scaduti i termini per l'opposizione
giudiziale da parte dell'ente, o la stessa benche' proposta e' stata rigettata,
sono dichiarate estinte d'ufficio dal giudice con inserimento nella massa
passiva dell'importo dovuto a titolo di capitale, accessori e spese.
3. I
pignoramenti eventualmente eseguiti dopo la deliberazione dello stato di
dissesto non vincolano l'ente ed il tesoriere, i quali possono disporre delle
somme per i fini dell'ente e le finalita' di legge.
4. Dalla data
della deliberazione di dissesto e sino all'approvazione del rendiconto di cui
all'articolo 256 i debiti insoluti a tale data e le somme dovute per
anticipazioni di cassa gia' erogate non producono piu' interessi ne' sono
soggetti a rivalutazione monetaria. Uguale disciplina si applica ai crediti nei
confronti dell'ente che rientrano nella competenza dell'organo straordinario di
liquidazione a decorrere dal momento della loro liquidita' ed esigibilita'.
5. Fermo restando
quanto previsto dall'art. 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, gli
amministratori che la Corte
dei conti ha riconosciuto responsabili, anche in primo grado, di danni da loro
prodotti, con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del
dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di cinque anni,
incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di
rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi
pubblici e privati, ove la Corte,
valutate le circostanze, e le cause che hanno determinato il dissesto, accerti
che questo e' diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali
l'amministratore e' stato riconosciuto responsabile.
Articolo 249
Limiti alla contrazione di nuovi mutui
1. Dalla data
di deliberazione di dissesto e sino all'emanazione del decreto di cui
all'articolo 261, comma 3, gli enti locali non possono contrarre nuovi mutui,
con eccezione dei mutui previsti dall'articolo 255 e dei mutui con oneri a
totale carico dello Stato o delle regioni.
Articolo 250
Gestione del bilancio durante la
procedura di risanamento
1. Dalla data
di deliberazione del dissesto finanziario e sino alla data di approvazione
dell'ipotesi di bilancio riequilibrato di cui all'articolo 261 l'ente locale non puo'
impegnare per ciascun intervento somme complessivamente superiori a quelle
definitivamente previste nell'ultimo bilancio approvato, comunque nei limiti
delle entrate accertate. I relativi pagamenti in conto competenza non possono
mensilmente superare un dodicesimo delle rispettive somme impegnabili, con
esclusione delle spese non suscettibili di pagamento frazionato in dodicesimi.
L'ente applica principi di buona amministrazione al fine di non aggravare la
posizione debitoria e mantenere la coerenza con l'ipotesi di bilancio
riequilibrato predisposta dallo stesso.
2. Per le
spese disposte dalla legge e per quelle relative ai servizi locali
indispensabili, nei casi in cui nell'ultimo bilancio approvato mancano del
tutto gli stanziamenti ovvero gli stessi sono previsti per importi
insufficienti, il consiglio o la giunta con i poteri del primo, salvo ratifica,
individua con deliberazione le spese da finanziare, con gli interventi
relativi, motiva nel dettaglio le ragioni per le quali mancano o sono
insufficienti gli stanziamenti nell'ultimo bilancio approvato e determina le
fonti di finanziamento. Sulla base di tali deliberazioni possono essere assunti
gli impegni corrispondenti. Le deliberazioni, da sottoporre all'esame
dell'organo regionale di controllo, sono notificate al tesoriere.
Articolo 251
Attivazione delle entrate proprie
1. Nella
prima riunione successiva alla dichiarazione di dissesto e comunque entro
trenta giorni dalla data di esecutivita' della delibera il consiglio dell'ente,
o il commissario nominato ai sensi dell'articolo 247, comma 1, e' tenuto a
deliberare per le imposte e tasse locali di spettanza dell'ente dissestato,
diverse dalla tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, le aliquote e
le tariffe di base nella misura massima consentita, nonche' i limiti
reddituali, agli effetti dell'applicazione dell'imposta comunale per
l'esercizio di imprese, arti e professioni, che determinano gli importi massimi
del tributo dovuto.
2. La
delibera non e' revocabile ed ha efficacia per cinque anni, che decorrono da
quello dell'ipotesi di bilancio riequilibrato. In caso di mancata adozione
della delibera nei termini predetti l'organo regionale di controllo procede a
norma dell'articolo 136.
3. Per le
imposte e tasse locali di istituzione successiva alla deliberazione del
dissesto, l'organo dell'ente dissestato che risulta competente ai sensi della
legge istitutiva del tributo deve deliberare, entro i termini previsti per la
prima applicazione del tributo medesimo, le aliquote e le tariffe di base nella
misura massima consentita. La delibera ha efficacia per un numero di anni
necessario al raggiungimento di un quinquennio a decorrere da quello
dell'ipotesi di bilancio riequilibrato.
4. Resta
fermo il potere dell'ente dissestato di deliberare, secondo le competenze, le
modalita', i termini ed i limiti stabiliti dalle disposizioni vigenti, le
maggiorazioni, riduzioni, graduazioni ed agevolazioni previste per le imposte e
tasse di cui ai commi 1 e 3, nonche' di deliberare la maggiore aliquota
dell'imposta comunale sugli immobili consentita per straordinarie esigenze di
bilancio.
5. Per il
periodo di cinque anni, decorrente dall'anno dell'ipotesi di bilancio
riequilibrato, ai fini della tassa smaltimento rifiuti solidi urbani, gli enti
che hanno dichiarato il dissesto devono applicare misure tariffarie che
assicurino complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del
servizio e, per i servizi produttivi ed i canoni patrimoniali, devono applicare
le tariffe nella misura massima consentita dalle disposizioni vigenti. Per i
servizi a domanda individuale il costo di gestione deve essere coperto con
proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista
dalle norme vigenti. Per i termini di adozione delle delibere, per la loro
efficacia e per la individuazione dell'organo competente si applicano le norme
ordinarie vigenti in materia. Per la prima delibera il termine di adozione e'
fissato al trentesimo giorno successivo alla deliberazione del dissesto.
6. Le
delibere di cui ai commi 1, 3 e 5 devono essere comunicate alla Commissione per
la finanza e gli organici degli enti locali presso il Ministero dell'interno
entro 30 giorni dalla data di adozione; nel caso di mancata osservanza delle
disposizioni di cui ai predetti commi sono sospesi i contributi erariali.
CAPO III
Attivita' dell'organo straordinario di liquidazione
Articolo 252
Composizione, nomina e attribuzioni
1. Per i
comuni con popolazione sino a 5.000 abitanti l'organo straordinario di liquidazione
e' composto da un singolo commissario; per i comuni con popolazione superiore
ai 5.000 abitanti e per le province l'organo straordinario di liquidazione e'
composto da una commissione di tre membri. Il commissario straordinario di
liquidazione, per i comuni sino a 5.000 abitanti, o i componenti della
commissione straordinaria di liquidazione, per i comuni con popolazione
superiore a 5.000 abitanti e per le province, sono nominati fra magistrati a
riposo della Corte dei conti, della magistratura ordinaria, del Consiglio di
Stato, fra funzionari dotati di un'idonea esperienza nel campo finanziario e
contabile in servizio o in quiescenza degli uffici centrali o periferici del
Ministero dell'interno, del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione
economica, del Ministero delle finanze e di altre amministrazioni dello Stato,
fra i segretari ed i ragionieri comunali e provinciali particolarmente esperti,
anche in quiescenza, fra gli iscritti nel registro dei revisori contabili, gli
iscritti nell'albo dei dottori commercialisti e gli iscritti nell'albo dei
ragionieri. La commissione straordinaria di liquidazione e' presieduta, se
presente, dal magistrato a riposo della Corte dei conti o della magistratura
ordinaria o del Consiglio di Stato. Diversamente la stessa provvede ad eleggere
nel suo seno il presidente. La commissione straordinaria di liquidazione
delibera a maggioranza dei suoi componenti.
2. La nomina
dell'organo straordinario di liquidazione e' disposta con decreto del
Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell'interno.
L'insediamento presso l'ente avviene entro 5 giorni dalla notifica del
provvedimento di nomina.
3. Per i
componenti dell'organo straordinario di liquidazione valgono le
incompatibilita' di cui all'articolo 236.
4. L'organo straordinario
di liquidazione ha competenza relativamente a fatti ed atti di gestione
verificatisi entro il 31 dicembre dell'anno precedente a quello dell'ipotesi di
bilancio riequilibrato e provvede alla:
a) rilevazione della massa passiva;
b) acquisizione e gestione dei mezzi finanziari disponibili ai fini del
risanamento anche mediante alienazione dei beni patrimoniali;
c) liquidazione e pagamento della massa passiva.
5. In ogni caso di
accertamento di danni cagionati all'ente locale o all'erario, l'organo
straordinario di liquidazione provvede alla denuncia dei fatti alla Procura
Regionale presso la Corte
dei conti ed alla relativa segnalazione al Ministero dell'interno tramite le
prefetture.
Articolo 253
Poteri organizzatori
1. L'organo straordinario
di liquidazione ha potere di accesso a tutti gli atti dell'ente locale, puo'
utilizzare il personale ed i mezzi operativi dell'ente locale ed emanare
direttive burocratiche.
2. L'ente locale e' tenuto
a fornire, a richiesta dell'organo straordinario di liquidazione, idonei locali
ed attrezzature nonche' il personale necessario.
3. Organo
straordinario di liquidazione puo' auto organizzarsi, e, per motivate esigenze,
dotarsi di personale, acquisire consulenze e attrezzature le quali, al termine
dell'attivita' di ripiano dei debiti rientrano nel patrimonio dell'ente locale.
Articolo 254
Rilevazione della massa passiva
1. L'organo straordinario
di liquidazione provvede all'accertamento della massa passiva mediante la
formazione, entro 180 giorni dall'insediamento, di un piano di rilevazione. Il
termine e' elevato di ulteriori 180 giorni per i comuni con popolazione
superiore a 250.000 abitanti o capoluogo di provincia e per le province.
2. Ai fini
della formazione del piano di rilevazione, l'organo straordinario di
liquidazione entro 10 giorni dalla data dell'insediamento, da' avviso, mediante
affissione all'albo pretorio ed anche a mezzo stampa, dell'avvio della
procedura di rilevazione delle passivita' dell'ente locale. Con l'avviso l'organo
straordinario di liquidazione invita chiunque ritenga di averne diritto a
presentare, entro un termine perentorio di sessanta giorni prorogabile per una
sola volta di ulteriori trenta giorni con provvedimento motivato del predetto
organo, la domanda in carta libera, corredata da idonea documentazione, atta a
dimostrare la sussistenza del debito dell'ente, il relativo importo ed
eventuali cause di prelazione, per l'inserimento nel piano di rilevazione.
3. Nel piano
di rilevazione della massa passiva sono inclusi:
a) i debiti di bilancio e fuori bilancio di cui all'articolo 194 verificatisi
entro il 31 dicembre dell'anno precedente quello dell'ipotesi di bilancio
riequilibrato;
b) i debiti derivanti dalle procedure esecutive estinte ai sensi dell'articolo
248, comma 2;
c) i debiti derivanti da transazioni compiute dall'organo straordinario di
liquidazione ai sensi del comma 7.
4. L'organo straordinario
di liquidazione, ove lo ritenga necessario, richiede all'ente che i
responsabili dei servizi competenti per materia attestino che la prestazione e'
stata effettivamente resa e che la stessa rientra nell'ambito dell'espletamento
di pubbliche funzioni e servizi di competenza dell'ente locale. I responsabili
dei servizi attestano altresi' che non e' avvenuto, nemmeno parzialmente, il
pagamento del corrispettivo e che il debito non e' caduto in prescrizione alla
data della dichiarazione di dissesto. I responsabili dei servizi provvedono
entro sessanta giorni dalla richiesta, decorsi i quali l'attestazione si intende
resa dagli stessi in senso negativo circa la sussistenza del debito.
5.
Sull'inserimento nel piano di rilevazione delle domande di cui al comma 2 e
delle posizioni debitorie di cui al comma 3 decide l'organo straordinario di
liquidazione con provvedimento da notificare agli istanti al momento
dell'approvazione del piano di rilevazione, tenendo conto degli elementi di
prova del debito desunti dalla documentazione prodotta dal terzo creditore, da
altri atti e dall'eventuale attestazione di cui al comma 4.
6. Avverso i
provvedimenti di diniego di inserimento nel piano di rilevazione per
insussistenza, totale o parziale, del debito od avverso il mancato
riconoscimento di cause di prelazione e' ammesso ricorso in carta libera, entro
il termine di 30 giorni dalla notifica, al Ministero dell'interno. Il
Ministero, dell'interno si, pronuncia sui ricorsi entro 60 giorni dal
ricevimento decidendo allo stato degli atti. La decorrenza del termine per la
decisione vale quale rigetto del ricorso.
7. L'organo straordinario
di liquidazione e' autorizzato a transigere vertenze giudiziali e
stragiudiziali relative a debiti rientranti nelle fattispecie di cui al comma
3, inserendo il debito risultante dall'atto di transazione nel piano di
rilevazione.
8. In caso di inosservanza
del termine di cui al comma 1, di negligenza o di ritardi non giustificati
negli adempimenti di competenza, puo' essere disposta la sostituzione di tutti
o parte dei componenti dell'organo straordinario della liquidazione. In tali
casi, il Ministro dell'interno, previo parere della Commissione per la finanza
e gli organici degli enti locali, dal quale si prescinde ove non espresso entro
trenta giorni dalla richiesta, e sentiti gli interessati, propone al Presidente
della Repubblica l'adozione del provvedimento di sostituzione. Il Ministero
dell'interno stabilisce con proprio provvedimento il trattamento economico dei
commissari sostituiti.
Articolo 255
Acquisizione e gestione dei mezzi
finanziari per il risanamento
1.
Nell'ambito dei compiti di cui all'articolo 252, comma 4, lettera b), l'organo
straordinario di liquidazione provvede all'accertamento della massa attiva,
costituita dal contributo dello Stato di cui al presente articolo, da residui
da riscuotere, da ratei di mutuo disponibili in quanto non utilizzati
dall'ente, da altre entrate e, se necessari, da proventi derivanti da
alienazione di beni del patrimonio disponibile.
2. Per il
risanamento dell'ente locale dissestato lo Stato finanzia gli oneri di un
mutuo, assunto dall'organo straordinario di liquidazione, in nome e per conto
dell'ente, in unica soluzione con la
Cassa depositi e prestiti al tasso vigente ed ammortizzato in
venti anni, con pagamento diretto di ogni onere finanziario da parte del
Ministero dell'interno.
3. L'importo massimo del
mutuo finanziato dallo Stato, e' determinato sulla base di una rata di
ammortamento pari al contributo statale indicato al comma 4.
4. Detto
contributo e' pari a cinque volte un importo composto da una quota fissa, solo
per taluni enti, ed una quota per abitante, spettante ad ogni ente. La quota
fissa spetta ai comuni con popolazione sino a 999 abitanti per lire 13.000.000,
ai comuni con popolazione da 1.000
a 1.999 abitanti per lire 15.000.000, ai comuni con
popolazione da 2.000 a
2.999 abitanti per lire 18.000.000, ai comuni con popolazione da 3.000 a 4.999 abitanti per
lire 20.000.000, ai comuni con popolazione da 5.000 a 9.999 abitanti per
lire 22.000.000 ed ai comuni con popolazione da 10.000 a 19.999 per lire
25.000.000. La quota per abitante e' pari a lire 7.930 per i comuni e lire
1.241 per le province.
5. Il fondo
costituito ai sensi del comma 4 e' finalizzato agli interventi a favore degli
enti locali in stato di dissesto finanziario. Le eventuali disponibilita'
residue del fondo, rinvenienti dall'utilizzazione dei contributi erariali per
un importo inferiore ai limiti massimi indicati nel comma 4, possono essere
destinate su richiesta motivata dell'organo consiliare e dell'organo
straordinario di liquidazione dell'ente locale, secondo parametri e modalita'
definiti con decreto del Ministro dell'interno, all'assunzione di mutui
integrativi per necessita' emerse nel corso della procedura di liquidazione e
pagamento della massa passiva di cui all'articolo 256, nonche' nei casi di cui
al comma 12 del medesimo articolo 256. Il mutuo, da assumere con la Cassa depositi e prestiti,
e' autorizzato dal Ministero dell'interno, previo parere della Commissione
finanza ed organici degli enti locali. La priorita' nell'assegnazione e'
accordata agli enti locali che non hanno usufruito dell'intera quota
disponibile ai sensi del comma 4.
6. Per
l'assunzione del mutuo concesso ai sensi del presente articolo agli enti locali
in stato di dissesto finanziario per il ripiano delle posizioni debitorie non
si applica il limite all'assunzione dei mutui di cui all'articolo 204, comma 1.
7. Secondo le
disposizioni vigenti il fondo per lo sviluppo degli investimenti, di cui
all'articolo 28, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 30 dicembre 1992,
n. 504, sul quale sono imputati gli oneri per la concessione dei nuovi mutui
agli enti locali dissestati, puo' essere integrato, con le modalita' di cui
all'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e
successive modificazioni ed integrazioni, in considerazione delle eventuali
procedure di risanamento attivate rispetto a quelle gia' definite.
8. L'organo straordinario
di liquidazione provvede a riscuotere i ruoli pregressi emessi dall'ente e non
ancora riscossi, totalmente o parzialmente, nonche' all'accertamento delle
entrate tributarie per le quali l'ente ha omesso la predisposizione dei ruoli o
del titolo di entrata previsto per legge.
9. Ove
necessario ai fini del finanziamento della massa passiva, ed in deroga a
disposizioni vigenti che attribuiscono specifiche destinazioni ai proventi
derivanti da alienazioni di beni, l'organo straordinario di liquidazione
procede alla rilevazione dei beni patrimoniali disponibili non indispensabili
per i fini dell'ente, avviando, nel contempo, le procedure per l'alienazione di
tali beni. Ai fini dell'alienazione dei beni immobili possono essere affidati
incarichi a societa' di intermediazione immobiliare, anche appositamente
costituite. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni recate
dall'articolo 3 del decreto-legge 31 ottobre 1990, n. 310, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 dicembre 1990, n. 403, e successive modificazioni
ed integrazioni, intendendosi attribuite all'organo straordinario di
liquidazione le facolta' ivi disciplinate. L'ente locale, qualora intenda
evitare le alienazioni di beni patrimoniali disponibili, e' tenuto ad assegnare
proprie risorse finanziarie liquide, anche con la contrazione di un mutuo
passivo, con onere a proprio carico, per il valore stimato di realizzo dei
beni. Il mutuo puo' essere assunto con la Cassa depositi e prestiti ed altri istituti di
credito. Il limite di cui all'articolo 204, comma 1, e' elevato sino al 40 per
cento.
10. Non
compete all'organo straordinario di liquidazione l'amministrazione dei residui
attivi e passivi relativi ai fondi a gestione vincolata ed ai mutui passivi
gia' attivati per investimenti, ivi compreso il pagamento delle relative spese.
11. Per il
finanziamento delle passivita' l'ente locale puo' destinare quota dell'avanzo
di amministrazione non vincolato.
12. Nei
confronti della massa attiva determinata ai sensi del presente articolo non
sono ammessi sequestri o procedure esecutive. Le procedure esecutive
eventualmente intraprese non determinano vincoli sulle somme.
Articolo 256
Liquidazione e pagamento della massa
passiva
1. Il piano
di rilevazione della massa passiva acquista esecutivita' con il deposito presso
il Ministero dell'interno, cui provvede l'organo straordinario di liquidazione
entro 5 giorni dall'approvazione di cui all'articolo 254, comma 1. Al piano e'
allegato l'elenco delle passivita' non inserite nel piano, corredato dai
provvedimenti di diniego e dalla documentazione relativa.
2. Unitamente
al deposito l'organo straordinario di liquidazione chiede l'autorizzazione al
perfezionamento del mutuo di cui all'articolo 255 nella misura necessaria per
il finanziamento delle passivita' risultanti dal piano di rilevazione e
dall'elenco delle passivita' non inserite, e comunque entro i limiti massimi
stabiliti dall'articolo 255.
3. Il
Ministero dell'interno, accertata la regolarita' del deposito, autorizza
l'erogazione del mutuo da parte della Cassa depositi e prestiti.
4. Entro 30
giorni dall'erogazione del mutuo l'organo straordinario della liquidazione deve
provvedere al pagamento di acconti in misura proporzionale uguale per tutte le
passivita' inserite nel piano di rilevazione. Nel determinare l'entita'
dell'acconto l'organo di liquidazione deve provvedere ad accantonamenti per le
pretese creditorie in contestazione esattamente quantificate. Gli
accantonamenti sono effettuati in misura proporzionale uguale a quella delle
passivita' inserite nel piano. Ai fini di cui al presente comma l'organo
straordinario di liquidazione utilizza il mutuo erogato da parte della Cassa
depositi e prestiti e le poste attive effettivamente disponibili, recuperando
alla massa attiva disponibile gli importi degli accantonamenti non piu'
necessari, su segnalazione del Ministero dell'interno, per scadenza dei termini
di impugnativa del provvedimento di diniego di ammissione al passivo o per
definitivita' della pronuncia sui ricorsi proposti ai sensi dell'articolo 254,
comma 6.
5.
Successivamente all'erogazione del primo acconto l'organo straordinario della
liquidazione puo' disporre ulteriori acconti per le passivita' gia' inserite
nel piano di rilevazione e per quelle accertate successivamente, utilizzando le
disponibilita' nuove e residue, ivi compresa l'eventuale quota di mutuo a
carico dello Stato ancora disponibile, previa autorizzazione del Ministero
dell'interno, in quanto non richiesta ai sensi del comma 2. Nel caso di
pagamento definitivo in misura parziale dei debiti l'ente locale e' autorizzato
ad assumere un mutuo a proprio carico con la Cassa depositi e prestiti o con altri istituti di
credito, nel rispetto del limite del 40 per cento di cui all'articolo 255,
comma 9, per il pagamento a saldo delle passivita' rilevate. A tale fine, entro
30 giorni dalla data di notifica del decreto ministeriale di approvazione del
piano di estinzione, l'organo consiliare adotta apposita deliberazione, dandone
comunicazione all'organo straordinario di liquidazione, che provvede al
pagamento delle residue passivita' ad intervenuta erogazione del mutuo
contratto dall'ente. La Cassa
depositi e prestiti o altri istituti di credito erogano la relativa somma sul
conto esistente intestato all'organo di liquidazione.
6. A seguito del
definitivo accertamento della massa passiva e dei mezzi finanziari disponibili,
di cui all'articolo 255, e comunque entro il termine di 24 mesi
dall'insediamento, l'organo straordinario di liquidazione predispone il piano
di estinzione delle passivita', includendo le passivita' accertate
successivamente all'esecutivita' del piano di rilevazione dei debiti e lo
deposita presso il Ministero dell'interno.
7. Il piano
di estinzione e' sottoposto all'approvazione, entro 120 giorni dal deposito,
del Ministro dell'interno, il quale valuta la correttezza della formazione
della massa passiva e la correttezza e validita' delle scelte nell'acquisizione
di risorse proprie. Il Ministro dell'interno si avvale del parere consultivo da
parte della Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali, la
quale puo' formulare rilievi e richieste istruttorie cui l'organo straordinario
di liquidazione e' tenuto a rispondere entro sessanta giorni dalla
comunicazione. In tale ipotesi il termine per l'approvazione del piano, di cui
al presente comma, e' sospeso.
8. Il decreto
di approvazione del piano di estinzione da parte del Ministro dell'interno e'
notificato all'ente locale ed all'organo straordinario di liquidazione per il
tramite della prefettura.
9. A seguito
dell'approvazione del piano di estinzione l'organo straordinario di
liquidazione provvede, entro 20 giorni dalla notifica del decreto, al pagamento
delle residue passivita' sino alla concorrenza della massa attiva realizzata.
10. Con
l'eventuale decreto di diniego dell'approvazione del piano il Ministro
dell'interno prescrive all'organo straordinario di liquidazione di presentare,
entro l'ulteriore termine di sessanta giorni decorrenti dalla data di notifica
del provvedimento, un nuovo piano di estinzione che tenga conto delle
prescrizioni contenute nel provvedimento.
11. Entro il
termine di sessanta giorni dall'ultimazione delle operazioni di pagamento,
l'organo straordinario della liquidazione e' tenuto ad approvare il rendiconto
della gestione ed a trasmetterlo all'organo regionale di controllo ed
all'organo di revisione contabile dell'ente, il quale e' competente sul riscontro
della liquidazione e verifica la rispondenza tra il piano di estinzione e
l'effettiva liquidazione.
12. Nel caso
in cui l'insufficienza della massa attiva, non diversamente rimediabile, e'
tale da compromettere il risanamento dell'ente, il Ministro dell'interno, su
proposta della Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali,
puo' stabilire misure straordinarie per il pagamento integrale della massa
passiva della liquidazione, anche in deroga alle norme vigenti, comunque senza
oneri a carico dello Stato.
Articolo 257
Debiti non ammessi alla liquidazione
1. In allegato al
provvedimento di approvazione di cui all'articolo 256, comma 8, sono
individuate le pretese escluse dalla liquidazione.
2. Il
consiglio dell'ente individua con propria delibera, da adottare entro 60 giorni
dalla notifica del decreto di cui all'articolo 256, comma 8, i soggetti
ritenuti responsabili di debiti esclusi dalla liquidazione, dandone contestuale
comunicazione ai soggetti medesimi ed ai relativi creditori.
3 Se il
consiglio non provvede nei termini di cui al comma 2 si applicano le
disposizioni di cui all'articolo 136.
Articolo 258
Modalita' semplificate di accertamento e
liquidazione dei debiti
1. L'organo straordinario
di liquidazione, valutato l'importo complessivo di tutti i debiti censiti in
base alle richieste pervenute, il numero delle pratiche relative, la
consistenza della documentazione allegata ed il tempo necessario per il loro
definitivo esame, puo' proporre all'ente locale dissestato l'adozione della
modalita' semplificata di liquidazione di cui al presente articolo. Con
deliberazione di giunta l'ente decide entro trenta giorni ed in caso di
adesione s'impegna a mettere a disposizione le risorse finanziare di cui al
comma 2.
2. L'organo straordinario
di liquidazione, acquisita l'adesione dell'ente locale, delibera l'accensione
del mutuo di cui all articolo 255, comma 2, nella misura necessaria agli
adempimenti di cui ai successivi commi ed in relazione all'ammontare dei debiti
censiti. L'ente locale dissestato e' tenuto a deliberare l'accensione di un
mutuo con la Cassa
depositi e prestiti o con altri istituti di credito, con oneri a proprio
carico, nel rispetto del limite del 40 per cento di cui all'articolo 255, comma
9, o, in alternativa, a mettere a disposizione risorse finanziarie liquide, per
un importo che consenta di finanziare, insieme al ricavato del mutuo a carico
dello Stato, tutti i debiti di cui al commi 3 e 4, oltre alle spese della
liquidazione. E' fatta salva la possibilita' di ridurre il mutuo a carico
dell'ente.
3. L'organo straordinario
di liquidazione, effettuata una sommaria delibazione sulla fondatezza del
credito vantato, puo' definire transattivamente le pretese dei relativi
creditori, anche periodicamente, offrendo il pagamento di una somma variabile
tra il 40 ed il 60 per cento del debito, in relazione all'anzianita' dello
stesso, con rinuncia ad ogni altra pretesa, e con la liquidazione obbligatoria
entro 30 giorni dalla conoscenza dell'accettazione della transazione. A tal
fine, entro sei mesi dalla data di conseguita disponibilita' del mutuo di cui
all'articolo 255, comma 2, propone individualmente ai creditori, compresi
quelli che vantano crediti privilegiati, fatta eccezione per i debiti relativi
alle retribuzioni per prestazioni di lavoro subordinato che sono liquidate per
intero, la transazione da accettare entro un termine prefissato comunque non
superiore a 30 giorni. Ricevuta l'accettazione, l'organo straordinario di
liquidazione provvede al pagamento nei trenta giorni successivi.
4. L'organo straordinario
di liquidazione accantona l'importo del 50 per cento dei debiti per i quali non
e' stata accettata la transazione. L'accantonamento e' elevato al 100 per cento
per i debiti assistiti da privilegio.
5. Si
applicano, per il seguito della procedura, le disposizioni degli articoli
precedenti, fatta eccezione per quelle concernenti la redazione ed il deposito
del piano di rilevazione. Effettuati gli accantonamenti di cui al comma 4, l'organo straordinario di
liquidazione provvede alla redazione del piano di estinzione. Qualora tutti i
debiti siano liquidati nell'ambito della procedura semplificata e non
sussistono debiti esclusi in tutto o in parte dalla massa passiva, l'organo
straordinario provvede ad approvare direttamente il rendiconto della gestione
della liquidazione ai sensi dell'articolo 256, comma 11.
6. I debiti
transatti ai sensi del comma 3 sono indicati in un apposito elenco allegato al
piano di estinzione della massa passiva.
7. In caso di eccedenza di
disponibilita' si provvede alla riduzione dei mutui, con priorita' per quello a
carico dell'ente locale dissestato. E' restituita all'ente locale dissestato la
quota di risorse finanziarie liquide dallo stesso messe a disposizione
esuberanti rispetto alle necessita' della liquidazione dopo il pagamento dei
debiti.
CAPO IV
Bilancio stabilmente riequilibrato
Articolo 259
Ipotesi di bilancio stabilmente
riequilibrato
1. Il
consiglio dell'ente locale presenta al Ministro dell'interno, entro il termine
perentorio di tre mesi dalla data di emanazione del decreto di cui all'articolo
252, un'ipotesi di bilancio di previsione stabilmente riequilibrato.
2. L'ipotesi di bilancio
realizza il riequilibrio mediante l'attivazione di entrate proprie e la
riduzione delle spese correnti.
3. Per
l'attivazione delle entrate proprie, l'ente provvede con le modalita' di cui
all'articolo 251, riorganizzando anche i servizi relativi all'acquisizione
delle entrate ed attivando ogni altro cespite.
4. Le
province ed i comuni per i quali le risorse di parte corrente, costituite dai
trasferimenti in conto al fondo ordinario ed al fondo consolidato e da quella
parte di tributi locali calcolata in detrazione ai trasferimenti erariali, sono
disponibili in misura inferiore, rispettivamente, a quella media unica
nazionale ed a quella media della fascia demografica di appartenenza, come
definita con il decreto di cui all'articolo 263, comma 1, richiedono, con la
presentazione dell'ipotesi, e compatibilmente con la quantificazione annua dei contributi
a cio' destinati, l'adeguamento dei contributi statali alla media predetta,
quale fattore del consolidamento finanziario della gestione.
5. Per la
riduzione delle spese correnti l'ente locale riorganizza con criteri di
efficienza tutti i servizi, rivedendo le dotazioni finanziarie ed eliminando, o
quanto meno riducendo ogni previsione di spesa che non abbia per fine
l'esercizio di servizi pubblici indispensabili. L'ente locale emana i
provvedimenti necessari per il risanamento economico-finanziario degli enti od
organismi dipendenti, nonche' delle aziende speciali, nel rispetto della
normativa specifica in materia.
6. L'ente locale,
ugualmente ai fini della riduzione delle spese, ridetermina la dotazione
organica dichiarando eccedente il personale comunque in servizio in
sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti-popolazione di cui
all'articolo 263, comma 2, fermo restando l'obbligo di accertare le
compatibilita' di bilancio. La spesa per il personale a tempo determinato deve
altresi' essere ridotta a non oltre il 50 per cento della spesa media sostenuta
a tale titolo per l'ultimo triennio antecedente l'anno cui l'ipotesi si
riferisce.
7. La
rideterminazione della dotazione organica e' sottoposta all'esame della
Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali per l'approvazione.
8. Il mancato
rispetto degli adempimenti di cui al comma 6 comporta la denuncia dei fatti
alla Procura regionale presso la
Corte dei conti da parte del Ministero dell'interno. L'ente
locale e' autorizzato ad iscrivere nella parte entrata dell'ipotesi di bilancio
un importo pari alla quantificazione del danno subito. E' consentito all'ente
il mantenimento dell'importo tra i residui attivi sino alla conclusione del
giudizio di responsabilita'.
9. La Cassa depositi e prestiti e
gli altri istituti di credito sono autorizzati, su richiesta dell'ente, a
consolidare l'esposizione debitoria dell'ente locale, al 31 dicembre
precedente, in un ulteriore mutuo decennale, con esclusione delle rate di
ammortamento gia' scadute. Conservano validita' i contributi statali e
regionali gia' concessi in relazione ai mutui preesistenti.
10. Le
regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano,
possono porre a proprio carico oneri per la copertura di posti negli enti
locali dissestati in aggiunta a quelli di cui alla dotazione organica
rideterminata, ove gli oneri predetti siano previsti per tutti gli enti
operanti nell'ambito della medesima regione o provincia autonoma.
11. Per le
province ed i comuni il termine di cui al comma 1 e' sospeso a seguito di
indizione di elezioni amministrative per l'ente, dalla data di indizione dei
comizi elettorali e sino all'insediamento dell'organo esecutivo.
Articolo 260
Collocamento in disponibilita' del
personale eccedente
1. I
dipendenti dichiarati in eccedenza ai sensi dell'articolo 259, comma 6, sono
collocati in disponibilita'. Ad essi si applicano le vigenti disposizioni,
cosi' come integrate dai contratti collettivi di lavoro, in tema di eccedenza
di personale e di mobilita' collettiva o individuale.
2. Il
Ministero dell'interno assegna all'ente locale per il personale posto in
disponibilita' un contributo pari alla spesa relativa al trattamento economico
con decorrenza dalla data della deliberazione e per tutta la durata della
disponibilita'. Analogo contributo, per la durata del rapporto di lavoro, e'
corrisposto all'ente locale presso il quale il personale predetto assume
servizio.
Articolo 261
Istruttoria e decisione sull'ipotesi di
bilancio stabilmente riequilibrato
1. L'ipotesi di bilancio
di previsione stabilmente riequilibrato e' istruita dalla Commissione per la
finanza e gli organici degli enti locali, che formula eventuali rilievi o
richieste istruttorie, cui l'ente locale fornisce risposta entro sessanta
giorni.
2. Entro il
termine di quattro mesi la
Commissione esprime un parere sulla validita' delle misure
disposte dall'ente per consolidare la propria situazione finanziaria e sulla
capacita' delle misure stesse di assicurare stabilita' alla gestione
finanziaria dell'ente medesimo. La formulazione di rilievi o richieste di cui
al comma 1 sospende il decorso del termine.
3. In caso di esito
positivo dell'esame la
Commissione sottopone l'ipotesi all'approvazione del Ministro
dell'interno che vi provvede con proprio decreto, stabilendo prescrizioni per
la corretta ed equilibrata gestione dell'ente.
4. In caso di esito
negativo dell'esame da parte della Commissione il Ministro dell'interno emana
un provvedimento di diniego dell'approvazione, prescrivendo all'ente locale di
presentare, previa deliberazione consiliare, entro l'ulteriore termine
perentorio di quarantacinque giorni decorrenti dalla data di notifica del
provvedimento di diniego, una nuova ipotesi di bilancio idonea a rimuovere le
cause che non hanno consentito il parere favorevole. La mancata approvazione
della nuova ipotesi di bilancio ha carattere definitivo.
5. Con il
decreto di cui al comma 3 e' disposto l'eventuale adeguamento dei contributi
alla media previsto dall'articolo 259, comma 4.
Articolo 262
Inosservanza degli obblighi relativi
all'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato
1. L'inosservanza del
termine per la presentazione dell'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato
o del termine per la risposta ai rilievi ed alle richieste di cui all'articolo
261, comma 1, o del termine di cui all'articolo 261, comma 4, o l'emanazione
del provvedimento definitivo di diniego da parte del Ministro dell'interno
integrano l'ipotesi di cui all'articolo 141, comma 1, lettera a).
2. Nel caso
di emanazione del provvedimento definitivo di diniego di cui all'articolo 261,
comma 4, sono attribuiti al commissario i poteri ritenuti necessari per il
riequilibrio della gestione, anche in deroga alle norme vigenti, comunque senza
oneri a carico dello Stato.
Articolo 263
Determinazione delle medie nazionali per
classi demografiche delle risorse di parte corrente e della consistenza delle
dotazioni organiche
1. Con
decreto a cadenza triennale il Ministro dell'interno individua le medie
nazionali annue, per classe demografica per i comuni ed uniche per le province,
delle risorse di parte corrente di cui all'articolo 259, comma 4.
2. Con
decreto a cadenza triennale il Ministro dell'interno individua con proprio
decreto la media nazionale per classe demografica della consistenza delle
dotazioni organiche per comuni e province ed i rapporti medi
dipendenti-popolazione per classe demografica, validi per gli enti in
condizione di dissesto ai fini di cui all'articolo 259, comma 6. In ogni caso agli enti spetta
un numero di dipendenti non inferiore a quello spettante agli enti di maggiore
dimensione della fascia demografica precedente.
CAPO V
Prescrizioni e limiti conseguenti al risanamento
Articolo 264
Deliberazione del bilancio di previsione
stabilmente riequilibrato
1. A seguito
dell'approvazione ministeriale dell'ipotesi di bilancio l'ente provvede entro
30 giorni alla deliberazione del bilancio dell'esercizio cui l'ipotesi si
riferisce.
2. Con il
decreto di cui all'articolo 261, comma 3, e' fissato un termine, non superiore
a 120 giorni, per la deliberazione di eventuali altri bilanci di previsione o
rendiconti non deliberati dall'ente nonche' per la presentazione delle relative
certificazioni.
Articolo 265
Durata della procedura di risanamento ed attuazione
delle prescrizioni recate dal decreto di approvazione dell'ipotesi di bilancio
stabilmente riequilibrato
1. Il
risanamento dell'ente locale dissestato ha la durata di cinque anni decorrenti
da quello per il quale viene redatta l'ipotesi di bilancio stabilmente
riequilibrato. Durante tale periodo e' garantito il mantenimento dei contributi
erariali.
2. Le
prescrizioni contenute nel decreto di approvazione dell'ipotesi di bilancio
sono eseguite dagli amministratori, ordinari o straordinari, dell'ente locale,
con l'obbligo di riferire sullo stato di attuazione in un apposito capitolo
della relazione sul rendiconto annuale.
3. L'organo della
revisione riferisce trimestralmente al consiglio dell'ente ed all'organo
regionale di controllo.
4. L'inosservanza delle
prescrizioni contenute nel decreto del Ministro dell'interno di cui
all'articolo 261, comma 3, comporta la segnalazione dei fatti all'Autorita'
giudiziaria per l'accertamento delle ipotesi di reato.
Articolo 266
Prescrizioni in materia di investimenti
1.
Dall'emanazione del decreto di cui all'articolo 261, comma 3, e per la durata
del risanamento come definita dall'articolo 265 gli enti locali dissestati
possono procedere all'assunzione di mutui per investimento ed all'emissione di
prestiti obbligazionari nelle forme e nei modi consentiti dalla legge.
Articolo 267
Prescrizioni sulla dotazione organica
1. Per la
durata del risanamento, come definita dall'articolo 265, la dotazione organica
rideterminata ai sensi dell'articolo 259 non puo' essere variata in aumento.
Articolo 268
Ricostituzione di disavanzo di
amministrazione o di debiti fuori bilancio
1. Il
ricostituirsi di disavanzo di amministrazione non ripianabile con i mezzi di
cui all'articolo 193, o l'insorgenza di debiti fuori bilancio non ripianabili
con le modalita' di cui all'articolo 194, o il mancato rispetto delle
prescrizioni di cui agli articoli 259, 265, 266 e 267, comportano da parte
dell'organo regionale di controllo la segnalazione dei fatti all'Autorita'
giudiziaria per l'accertamento delle ipotesi di reato e l'invio degli atti alla
Corte dei conti per l'accertamento delle responsabilita' sui fatti di gestione
che hanno determinato nuovi squilibri.
2. Nei casi
di cui al comma 1 il Ministro dell'interno con proprio decreto, su proposta
della Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali, stabilisce
le misure necessarie per il risanamento, anche in deroga alle norme vigenti,
comunque senza oneri a carico dello Stato, valutando il ricorso alle forme
associative e di collaborazione tra enti locali di cui agli articoli da 30 a 34.
Articolo 269
Modalita' applicative della procedura di
risanamento
1. Le
modalita' applicative della procedura di risanamento degli enti locali in stato
di dissesto finanziario sono stabilite con regolamento da emanarsi ai sensi
dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400.
2. Nelle more
dell'emanazione del regolamento di cui al comma 1 continuano ad applicarsi, in
quanto compatibili, le disposizioni recate dal decreto del Presidente della
Repubblica 24 agosto 1991, n. 378.
PARTE III
Associazioni degli enti locali
Articolo 270
Contributi associativi
1. I
contributi, stabiliti con delibera dagli organi statutari competenti dell'Anci,
dell'Upi, dell'Aiccre, dell'Uncem, della Cispel, delle altre associazioni degli
enti locali e delle loro aziende con carattere nazionale che devono essere
corrisposti dagli enti associati possono essere riscossi con ruoli, formati ai
sensi del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46, ed affidati ai
concessionari del servizio nazionale di riscossione. Gli enti anzidetti hanno
l'obbligo di garantire, sul piano nazionale, adeguate forme di pubblicita'
relative alle adesioni e ai loro bilanci annuali.
2. La
riscossione avviene mediante ruoli, anche in unica soluzione, su richiesta dei
consigli delle associazioni suddette, secondo le modalita' stabilite nel
decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46.
3. Gli enti
associati hanno diritto di recedere dalle associazioni entro il 31 ottobre di
ogni anno, con conseguente esclusione dai ruoli dal 1° gennaio dell'anno
successivo.
Articolo 271
Sedi associative
1. Gli enti
locali, le loro aziende e le associazioni dei comuni presso i quali hanno sede
sezioni regionali e provinciali dell'Anci, dell'Upi, dell'Aiccre, dell'Uncem,
della Cispel e sue federazioni, possono con apposita deliberazione, da
adottarsi dal rispettivo consiglio, mettere a disposizione gratuita per tali
sedi locali di loro proprieta' ed assumere le relative spese di illuminazione,
riscaldamento, telefoniche e postali a carico del proprio bilancio.
2. Gli enti
locali, le loro aziende e associazioni dei comuni possono disporre il distacco
temporaneo, a tempo pieno o parziale, di propri dipendenti presso gli organismi
nazionali e regionali dell'Anci, dell'Upi, dell'Aiccre, dell'Uncem, della
Cispel e sue federazioni, ed autorizzarli a prestare la loro collaborazione in
favore di tali associazioni. I dipendenti distaccati mantengono la posizione
giuridica ed il corrispondente trattamento economico, a cui provvede l'ente di
appartenenza. Gli enti di cui sopra possono inoltre autorizzare, a proprie
spese, la partecipazione di propri dipendenti a riunioni delle associazioni
sopra accennate.
3. Le
associazioni di cui al comma 2 non possono utilizzare piu' di dieci dipendenti
distaccati dagli enti locali o dalle loro aziende presso le rispettive sedi
nazionali e non piu' di tre dipendenti predetti presso ciascuna sezione
regionale.
Articolo 272
Attivita' delle associazioni nella
cooperazione allo sviluppo
1. L'Anci e l'Upi possono
essere individuate quali soggetti idonei a realizzare programmi dei Ministero
degli affari esteri relativi alla cooperazione dell'Italia con i Paesi in via
di sviluppo, di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, e successive modificazioni,
nonche' ai relativi regolamenti di esecuzione. A tal fine il competente ufficio
del Ministero degli affari esteri e' autorizzata a stipulare apposite
convenzioni che prevedano uno stanziamento globale da utilizzare per iniziative
di cooperazione da attuarsi anche da parte dei singoli associati.
2. I comuni e
le province possono destinare un importo non superiore allo 0.80 per cento
della somma dei primi tre titoli delle entrate correnti dei propri bilanci di
previsione per sostenere programmi di cooperazione allo sviluppo ed interventi
di solidarieta' internazionale.
PARTE IV
Disposizioni transitorie ed abrogazioni
Articolo 273
Norme transitorie
1. Resta
fermo quanto previsto dall'articolo 10, comma 3, e dall'articolo 33 della legge
25 marzo 1993, n. 81, in
materia di elezioni dei consigli circoscrizionali e di adeguamento degli
statuti, nonche' quanto disposto dall'articolo 51, comma 01, quarto periodo,
della legge 8 giugno 1990, n. 142.
2. Resta
fermo altresi' quanto previsto dall'articolo 5 1, commi 3-ter e 3- quater,
della legge 8 giugno 1990, n. 142, fino all'applicazione della contrattazione
decentrata integrativa di cui ai C.C.N.L. per il personale del comparto delle
regioni e delle autonomie locali sottoscritti il '31 marzo e il I' aprile 1999
limitamente a quanto gia' attribuito antecedentemente alla stipula di detti
contratti.
3. La
disposizione di cui all'articolo 5 1, comma 1, del presente testo unico
relativa alla durata del mandato ha effetto dal primo rinnovo degli organi successivo
alla data di entrata in vigore della legge 30 aprile 1999, n. 120.
4. Fino al
completamento delle procedure di revisione dei consorzi e delle altre forme
associative, resta fermo il disposto dell'articolo 60 della legge 8 giugno
1990, n. 142, e dell'articolo 5, commi 11-ter e 11-quater, del decreto-legge 28
agosto 1995, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre
1995, n. 437.
5. Fino
all'entrata in vigore di specifica disposizione in materia, emanata ai sensi
dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59, resta fermo il disposto
dell'articolo 19 dei regio decreto marzo 1934, n. 3 83, per la parte
compatibile con l'ordinamento vigente.
6. Le
disposizioni degli articoli 125, 127 e 289 del testo unico della legge comunale
e provinciale, approvato con regio decreto 4 febbraio 1915, n. 148, si
applicano fino all'adozione delle modifiche statutarie e regolamentari previste
dal presente testo unico.
7. Sono fatti
salvi gli effetti dei regolamenti del consiglio in materia organizzativa e
contabile adottati nel periodo intercorrente tra il 18 maggio 1997 ed il 21
agosto 1999 e non sottoposti al controllo, nonche' degli atti emanati in
applicazione di detti regolamenti.
Articolo 274
Norme abrogate
1. Sono o
restano abrogate le seguenti disposizioni:
a) regio
decreto 3 marzo 1934, n. 383;
b) articoli 31 e 32 del regio decreto 7 giugno 1943 ), n. 651;
c) articoli 2, commi 1, 2 e 3, e 23, commi 2 e 3, della legge 8 marzo 1951, n.
122;
d) articolo 63 della legge 10 febbraio 1953, n. 62;
e) articoli 6, 9, 9-bis fatta salva l'applicabilita' delle disposizioni ivi
previste agli amministratori regionali ai sensi dell'articolo 19 della legge 17
febbraio 1968, n. 108, 72, commi 3 e 4, e 75 del decreto del Presidente della
Repubblica del 16 maggio 1960, n. 570;
f) legge 13 dicembre 1965, n. 1371;
g) articolo 6, comma 1, della legge 18 marzo 1968, n. 444;
h) articolo 6, comma 3, della legge 3 dicembre 1971, n. 1102;
i) articolo 16, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio
1977, n. 616;
j) articolo 6, comma 15, del decreto-legge 29 dicembre 1977, n. 946,
convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1978, n. 43;
k) articolo 4, del decreto-legge 10 novembre 1978, n. 702, convertito, con
modificazioni, dalla legge 8 gennaio 1979, n. 3;
l) legge 23 aprile 1981, n. 154, fatte salve le disposizioni ivi previste per i
consiglieri regionali;
m) articoli 4 e 6 della legge 23 marzo 1981, n. 93;
n) articolo 15, punto 4.4, limitatamente al primo periodo, articoli 35-bis e
35-ter, del decreto-legge 28 febbraio 1983, n. 55, convertito, con
modificazioni, dalla legge 26 aprile 1983, n. 131;
o) legge 27 dicembre 1985, n. 816;
p) articoli 15, salvo per quanto riguarda gli amministratori e i componenti
degli organi comunque denominati delle aziende sanitarie locali e ospedaliere,
i consiglieri regionali, 15-bis e 16 della legge 19 marzo 1990, n. 55;
q) legge 8 giugno 1990, n. 142;
r) articolo 13-bis, del decreto-legge 12 gennaio 1991, n. 6, convertito, con
modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 80;
s) articolo 15, del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203;
t) decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164 convertito, con modificazioni, dalla
legge 22 luglio 1991, n. 221;
u) articolo 2, della legge 11 agosto 1991, n. 271;
v) articoli 1 e 4 comma 2, della legge 18 gennaio 1992, n. 16;
w) articolo 12 commi 1, 3, 4, 5, 7 e 8, della legge 23 dicembre 1992, n. 498;
x) articolo 3, comma 9, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502,
limitatamente a quanto riguarda le cariche di consigliere comunale,
provinciale, sindaco, assessore comunale, presidente e assessore di comunita'
montane;
y) articoli da 44 a
47, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504;
z) articoli 8 e 8-bis, del decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 8, convertito, con
modificazioni, dalla legge 19 marzo 1993, n. 68;
aa) articolo 36-bis, comma 2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29;
bb) articolo 3 del decreto-legge 25 febbraio 1993, n. 42, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 aprile 1993, n. 120;
cc) legge 25 marzo 1933, n. 81, limitatamente agli articoli: 1, 2, 3, comma 5,
6, 7, 7-bis, 8, 9, 10, commi 1 e 2, da 12 a 27 e 31;
dd) articoli 1 e 7 della legge 15 ottobre 1993, n. 415;
ee) decreto-legge 20 dicembre 1993, n. 529, convertito dalla legge 11 febbraio
1994, n. 108;
ff) articoli 1, 2 e 4 della legge 12 gennaio 1994, n. 30;
gg) articolo 4, commi 2, 3 e 5 del decreto-legge 31 gennaio 1995, n. 26,
convertito, con modificazioni, dalla legge 29 marzo 1995, n. 95;
hh) articoli da 1 a
114 del decreto legislativo 25 febbraio 1995, n. 77;
ii) articolo 5, commi 8, 8-bis, 8-ter, 9, 9-bis ed 11-bis del decreto-legge 28
agosto 1995, n. 361, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre
1995, n. 437;
jj) articolo 1, comma 89, ed articolo 3, comma 69, della legge 28 dicembre
1995, n. 549;
kk) legge 15 maggio 1997, n. 127, limitatamente agli articoli: 4; 5 ad
eccezione del comma 7; 6 commi 1, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 10, 11 e 12 fatta salva
l'applicabilita' delle disposizioni ivi previste per le camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura, le aziende sanitarie locali e
ospedaliere; 10; 17, commi 8, 9 e 18, secondo periodo, da 33 a 36, 37, nella parte in
cui si riferisce al controllo del comitato regionale di controllo, da 38 a 45, 48, da 51 a 59, da 67 a 80 ad eccezione del
79-bis, da 84 a
86;
ll) articolo 2, commi 12, 13, 15, 16, 29, 30 e 31 della legge 16 giugno 1998,
n. 191;
mm) articolo 4, comma 2, della legge 18 novembre 1998, n. 415;
nn) articolo 2, comma 1, del decreto-legge 26 gennaio 1999, n. 8, convertito,
con modificazioni, dalla legge 25 marzo 1999, n. 75;
oo) articolo 9, comma 5, della legge 8 marzo 1999, n. 50;
pp) articoli 2, 7 e 8, commi 4 e 5, della legge 30 aprile 1999, n. 120;
qq) legge 3 agosto 1999, n. 265, limitatamente agli articoli 1; 2; 3; 4, commi
1 e 3; 5; 6 tranne il comma 8; 7 comma 1; 8; 11 tranne il comma 13; 13, commi
1, 3 e 4; 14; 16; 17, comma 3; 18, commi 1 e 2; 19; 20; 21; 22; 23; 24; 25; 26,
commi da 1 a
6; 27; 28, commi 3, 5, 6 e 7; 29; 30; 32 e 33;
rr) legge 13 dicembre 1999, n. 475, ad eccezione dell'articolo 1, comma 3, e
fatte salve le disposizioni ivi previste per gli amministratori regionali.
Articolo 275
Norma finale
1. Salvo che
sia diversamente previsto dal presente decreto e fuori dei casi di abrogazione
per incompatibilita', quando leggi, regolamenti, decreti, od altre norme o
provvedimenti, fanno riferimento a disposizioni espressamente abrogate dagli
articoli contenuti nel presente capo, il riferimento si intende alle