Carte di credito: le trappole delle revolving

Il differimento dei rimborsi costa caro se non si presta massima attenzione alle clausole contrattuali, non si verifica la trasparenza del contratto e, soprattutto, non si controlla il Taeg.

Più sicure del denaro contante (che una volta perso o rubato difficilmente si recupera perché non tracciabile), in quanto le carte di credito possono essere bloccate e di conseguenza il danno economico derivante dalla loro perdita o furto risulta contenuto. Questa è l’argomentazione a favore del “denaro di plastica” su cui gli operatori del settore puntano per conquistare nuovi titolari, ma soprattutto per convincere chi ha già una carta in tasca ad utilizzarla sempre di più. Ogni banca ha la sua proposta su misura per il cliente. Per “spingere” sui pagamenti virtuali si sono infatti predisposte carte per ogni tipo di esigenza. Proposte come alternativa al contante, le carte di pagamento costituiscono un universo molto articolato (esistono le carte di credito, le prepagate e le carte di debito) in cui il consumatore può muoversi per individuare lo strumento più adatto alle sue necessità. A patto che sia in grado di farlo! Infatti orientarsi risulta difficile, sia per la velocità con cui si rinnova il settore, sia per le caratteristiche di questi strumenti che, nel corso del tempo, si sono evolute. Il nuovo orizzonte è ora quello delle transazioni contactless, che possono essere effettuate senza inserire o strisciare la carta nel terminale ma semplicemente avvicinandola ad esso e senza firmare la ricevuta o digitare il Pin. Più facile che bere un bicchiere d’acqua recita uno slogan scelto da uno degli Istituti specializzati nel settore per lanciare la sua soluzione! Le carte di credito si suddividono in varie categorie: la più diffusa è quella a saldo, che consente al cliente di dilazionare il pagamento dei beni o servizi acquistati; ma esistono anche le carte prepagate, che aiutano gestire con flessibilità il budget degli acquisti e la “paghetta” per i figli; esistono poi le carte conto, che fungono anche da conto corrente (da portare in tasca); esistono infine le carte co-branded, emesse da una banca o istituto finanziario in collaborazione con una terza azienda, solitamente un operatore della grande distribuzione, che facilita la diffusione dello strumento presso la propria clientela (a volte ignara, come meglio di seguito specificato) e offre servizi aggiuntivi allo scopo di fidelizzare i possessori della carta; tali tipi di carta sono spesso carte di credito con funzione revolving.     E si scopre ora infatti che quasi il 50% delle carte di credito che si utilizzano in Italia hanno la funzione revolving (o rotativa): stando ai numeri quindi agli italiani non dispiace tale tipo di carta.  Ma tutti conoscono realmente come funziona questo strumento? E quanti sanno che i tassi applicati dalle finanziarie e dalle banche possono arrivare anche al 25,45% (cioè al limite massimo oltre il quale, secondo le soglie fissate dalla Banca d’Italia per delimitare i tassi usurari, scatta l’usura per le operazioni sino a 5mila euro)? Infatti, a differenza delle comuni carte di credito a saldo, per le quali l’addebito delle somme pagate avviene solitamente il quindicesimo giorno del mese successivo all’operazione di acquisto, senza l’aggiunta di interesse, le revolving consentono di rateizzare il rimborso del saldo di fine mese. Questo finanziamento ha un costo, che per le operazioni sino a 5mila euro può arrivare (prima che scatti l’usura) a tassi d’interesse fino al 25,45% e per le operazioni oltre i 5 mila euro sino al limite del 19,18%. Appare quindi evidente che, prima di accendere un tale tipo di contratto di credito rotativo vada chiesto e verificato il Taeg (il tasso effettivo globale applicato), che rappresenta l’indicatore di sintesi in un unico tasso di tutti i costi legati al finanziamento in esame e che deve essere riportato nelle condizioni generali di contratto della carta. Da precisare che la Magistratura ha posto sotto attenzione tale tipo di contratto, scoprendo in alcuni casi che il tasso applicato in alcuni casi ha addirittura superato i limiti sopra indicati. Le revolving sono poi finite sotto esame anche per la mancanza di trasparenza dei contratti, che risultano infarciti di clausole vessatorie (a scapito del consumatore). Uno degli aspetti più inquietanti posti in evidenza dalle indagini in corso è la modalità di vendita delle carte in parola. Può accadere infatti che il consumatore, nell’aderire ad un’offerta di pagamento a rate, non sempre è consapevole che sta per sottoscrivere il contestuale rilascio di una revolving. Sotto accusa in particolare anche la clausola di decadenza dal beneficio del termine: in forza della quale, dopo due sole rate pagate in ritardo la finanziaria o la banca può chiedere al consumatore l’immediata restituzione dell’intero debito residuo, con aggiunta di spese (oltretutto non specificate in maniera chiara, né ben quantificate nel contratto) e di penali sicuramente eccessive. Altro aspetto da tenere sotto controllo sono i contratti di assicurazione spesso agganciati al contratto in esame: i costi di tali polizze sono spesso nascosti o poco chiari. Nell’ipotesi che il contratto sottoscritto non risulti corretto al consumatore non resta che prendere una posizione ferma, ricorrendo all’intervento di un legale onde ottenere la tutela dei propri diritti.  Ulteriori precauzioni vanno poste in essere nell’utilizzo delle carte di credito tramite transazioni online sul web. Vanno utilizzati solo siti sicuri, riconoscibili dall’immagine di un lucchetto che compare nella pagina internet in cui si effettua la transazione. E soprattutto mai inviare i dati della carta di credito tramite posta elettronica: si rischia di fornire tutte le informazioni della propria carta ad un truffatore, che poi potrebbe utilizzarle direttamente o rivenderle ad altri per operazioni fraudolente. Le carte di credito sono nate molti anni prima di internet, in un mondo ancora privo di virus e di programmi-spia: di conseguenza il web non è il loro ambiente naturale.

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