DERIVATI: il mercato non si ferma

Senza alcuna efficacia concreta il divieto imposto in Germania per la vendita "allo scoperto" dei famigerati C.D.S.: solo un'operazione di politica interna.

La decisione assunta in Germania nei giorni scorsi circa il divieto di vendite “nude” dei C.D.S. (le assicurazioni contro il rischio di insolvenza) e quindi la messa al bando dei titoli in parola, è servita solo a placare la rabbia popolare. Si è trattato di un’illusione, quella di avere tutto sotto controllo, di aver messo fuori legge i C.D.S. al fine di evitare una nuova, incombente, crisi finanziaria. In realtà, quello che non può farsi a Francoforte si continua a fare a Londra (dove circa l’80% dei titoli in questione vengono ogni giorno negoziati) e gli effetti nocivi del terribile sistema che ci rende sempre piu’ difficile la vita continuano a propagarsi in tutto il pianeta, come la terribile marea nera del petrolio che sta distruggendo il Golfo del Messico. Dopo la Grecia, altri paesi, quelli piu’ deboli (e tra questi c’è l’Italia) stanno per essere attaccati. Tutti noi assistiamo inerti ed impotenti di fronte a questo impietoso gioco al massacro. Il mercato ed il business prima di ogni altra cosa, senza remore, senza regole, senza pietà per nessuno, come in guerra. Per fortuna, però, qualche cosa si muove. Citigroup ha studiato un alternativa ai C.D.S.: il prodotto si chiama Edap ed è stato inventato per stabilizzare il comparto dei bond sovrani; detto prodotto potrebbe quindi diventare l’alternativa istituzionale e piu’ trasparente ai credit default swaps (C.D.S.), e cioè a questi infernali strumenti che gli operatori finanziari utilizzano per coprirsi dal default di un emittente e che sono divenuti fonte micidiale di movimento speculativo di denaro virtuale. L’Edap è un contratto standardizzato in base al quale il sottoscrittore, in cambio del versamento di un premio, riceve il diritto di vendere alla pari alla B.C.E. i titoli sovrani di un determinato Stato emittente sovrano dell’Eurozona, in caso di default di quest’ultimo. Dunque una sorta di assicurazione, emessa dalla B.C.E. ed avente scadenza massima di cinque anni, da collocare mediante asta pubblica; con immediati vantaggi in termini di trasparenza in quanto il prodotto è legato ad un titolo fisico, in quanto inoltre l’emissione è regolata dalla B.C.E. ed infine perché l’utilizzo di un processo di clearing centralizzato ne permette il controllo dei movimenti successivi su un eventuale mercato secondario. Peccato che tutto ciò sia per ora solo un’idea! La poca, attuale, trasparenza sugli O.T.C., per esempio, alimenta viceversa le tensioni sui mercati: infatti nessuno sa dove, come e a che prezzo i titoli di stato europei vengono negoziati dopo la loro emissione da parte dei governi.; e ciò in quanto la maggior parte delle negoziazioni avviene al telefono, nella piu’ totale opacità! A tutto vantaggio delle banche (che si sono sempre opposte ai mercati regolamentati) ed a svantaggio dei governi, e sin’ora è sempre stato così. Il mercato dei titoli di stato in Europa è qualcosa di immenso e l’interesse collettivo (sic!) avrebbe bisogno di un mercato secondario efficiente: sarebbe un bene per i governi, per i cittadini, per gli investitori; ma cosa importa a chi ci guadagna (leggi le Banche)? Tali titoli devono essere negoziati, si dice in gergo tecnico, over the counter, ed infatti si chiamano O.T.C!  Questo fatto, pur rappresentando una grande fonte di guadagno (pari quasi, secondo le stime, alla metà circa del fatturato della Mafia) per le Banche, non ha sin’ora rappresentato un problema per la collettività nelle fasi tranquille; ma oggi che la speculazione imperversa, i nodi vengono al pettine! E i problemi emergono, per tutti, meno che per le Banche, che anzi, in questa situazione, guadagnano ancora di piu’, potendo imporre i prezzi che vogliono, arbitri incontrastati della contrattazione, mentre i governi entrano nel panico. Mors tua, vita mea, dice chi ha il coltello dalla parte del manico. Alla faccia dei precetti del cattolicesimo, al quale peraltro tutti ci onoriamo di partecipare! L’ideale sarebbe trovare misure che siano efficaci a contrastare la speculazione bieca senza ammazzare il mercato: speriamo ci si arrivi prima che sia troppo tardi! Nella realtà di oggi, per quanto riguarda l’argomento in esame, assistiamo viceversa ai processi in corso contro le Banche a seguito della vendita di swaps; come quello, per truffa, che si è celebrato in questi giorni innanzi al Tribunale di Milano. Quattro banche (Deutsche Bank, Depla Bank, Jp Morgan e Ubs) sono infatti state accusate di truffa aggravata ai danni del Comune di Milano. Ma in Italia l’entità del problema derivati non si sa ancora bene a cosa potrà condurre: in quanto solo in Italia gli Enti locali hanno sottoscritto questi contratti pericolosi; e secondo le stime, a fine dicembre 2009 l’ammanco potenziale registrato nei confronti delle banche italiane ascende complessivamente a ben 48 miliardi di euro! Questa è la cifra che l’intera economia italiana dovrebbe versare alle banche per chiudere tutti i contratti derivati che stanno maturando una perdita (a danno di imprese, famiglie , enti locali). Alla quale vanno aggiunte le c.d. “commissioni occulte”: cioè le commissioni caricate dalle Banche sulle rinegoziazioni dei contratti in essere e che, di solito, non vengono neppure comprese dal contraente. Tali commissioni vengono infatti composte nel nuovo contratto insieme a quelle dei contratti precedenti, senza mai essere scontate, neppure per gli anni di mancata durata dei contratti stessi. Le imprese però stanno tentando di arginare i danni creati dalla pericolosa “giostra” dei derivati. La chiamano giostra perché una volta saliti sembra impossibile scendere, senza pagare il costosissimo prezzo del biglietto! Con una recente sentenza il Tribunale di Catanzaro ha però stabilito che si può scendere dalla “giostra” pericolosa e sospendere il pagamento delle rate alla Banca ed ha disposto il blocco degli addebiti in quanto è a rischio l’attività dell’impresa attrice. Questo è uno dei pochi casi in cui è stato ammesso il ricorso d’urgenza; e con tale pronuncia (del 17.12.2009) sono anche stati fissati i requisiti necessari dell’azione (in relazione alla quale va sempre necessariamente dimostrato il pericolo di un danno irreparabile nella sfera dell’impresa). A tale provvedimento è seguita analoga pronuncia da parte del Tribunale di Udine (del 13.04.2010). Da Sud a Nord qualcosa si sta muovendo!

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