Da un'indagine dell'Antirust è emerso che le Banche italiane sono troppo care

A seguito di un’indagine condotta a far data 18 gennaio 2007, l'Antitrust ha emesso una nota nella quale  ha riscontrato un’enorme variabilità potenziale dei prezzi da una banca all’altra per la stessa tipologia di conto corrente, ponendo l’accento in negativo su come a questa variabilità no corrisponda la possibilità per il consumatore di scegliere al meglio in relazione alle proprie esigenze. L’Autorità ha, altresì, rilevato come  la spesa media di conto corrente sia di molto superiore al resto d’Europa, e che il costo dei trasferimenti titoli può toccare gli 80 euro per ciascuna diversa tipologia di investimento. Dall’indagine effettuata emerge che il tipo di informazioni e le modalità di informazione sono tali che il correntista ha difficoltà a selezionare, nella fase "iniziale" di stipulazione del contratto di conto corrente, quello più economico.



- Leggi la sentenza integrale -

Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Nota 5 febbraio 2007
Un’enorme variabilità potenziale di prezzi da una banca all’altra per la stessa tipologia di conto corrente alla quale non corrisponde però la possibilità del consumatore di scegliere al meglio secondo le proprie necessità, anche per effetto della diffusione dei conti a canone, risultati meno convenienti di quelli al consumo. Sono alcuni degli elementi che emergono dall’indagine conoscitiva sui prezzi alla clientela dei servizi bancari dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Nella conclusione dell’analisi, deliberata nella riunione del 1° febbraio 2007, l’Autorità richiama l’esigenza di una reale trasparenza per consentire ai consumatori le scelte migliori, insieme all’eliminazione di tutti gli ostacoli alla mobilità da una banca all’altra.
L’indagine conferma che in Italia il costo medio di tenuta e movimentazione del conto corrente è molto alto rispetto agli altri principali paesi UE. La spesa totale annua media (ponderata) di sistema rilevata in Italia è pari a circa 182 euro all’anno; contro un dato europeo molto inferiore (in Olanda è meno di 35 euro, in Belgio e UK meno di 65, in Francia meno di 99, in Spagna circa 108). Si tratta di risultati che confermano la maggiore debolezza del processo competitivo nel nostro settore bancario rispetto agli altri Paesi e l’assenza di incentivi allo sviluppo di un reale gioco concorrenziale. Non è infatti la numerosità degli operatori attivi a garantire condotte aggressive visto che Paesi come Olanda e Belgio hanno il minor numero di gruppi bancari attivi ma anche il più basso livello di spesa media di conto corrente.

IL CAMPIONE DELL’INDAGINE
L’analisi è stata condotta sulla base delle risposte ad un questionario, fornite da 72 banche operanti sul territorio nazionale, con copertura del 68% degli sportelli bancari, su dati al 31/03/2006. Sono state identificate 10 tipologie di correntisti, con caratteristiche socioeconomiche diverse, in grado di determinare differenze nel numero e nelle tipologie di servizi bancari e finanziari richiesti: si va dal giovane che svolge lavori saltuari, alle famiglie con uno o più redditi, al pensionato solo che effettua poche operazioni.

I RISULTATI
Le elaborazioni effettuate indicano una spesa annua che varia a seconda del profilo dei correntisti dai 76,3 euro ai 208,8 euro, con un valore medio di 182 euro (vedi tabella 1). Si tratta peraltro di valori costruiti sulla base di quelle che le stesse banche hanno definito le migliori condizioni applicabili al profilo indicato.
Dall’indagine è inoltre emerso che i conti correnti a canone, la cui diffusione è aumentata per tutte le tipologie di banche, risultano meno convenienti dei conti a consumo: per 9 profili su 10 questi ultimi a parità di uso, presentano la spesa annua più contenuta, seguiti dai conti a canone ad operazioni illimitate e quelli a canone con operazioni limitate (vedi tabella 2). I dati analizzati evidenziano che nella gran parte dei casi i conti a canone non appaiono essere dei pacchetti omnicomprensivi bensì delle formule che hanno prevalentemente la funzione di accorpare le spese di tenuta conto. L’apparente semplificazione nell’offerta di conti così strutturati sembra aver agevolato le banche, da un lato, a collocare conti a prezzi ancora più alti rispetto a quanto il correntista realmente informato sui singoli servizi e sulla propria modalità di utilizzo del conto potrebbe sostenere; dall’altro, a rendere più complessa la capacità di scelta del conto da parte del consumatore. Infatti, spesso i conti a canone lasciano a carico del consumatore numerosi servizi di tipico uso del conto (bonifici, prelievo contante, incasso assegni, ecc) o, viceversa, includono servizi non tipicamente legati al conto (polizze assicurative, ad esempio), rendendo così onerosa la valutazione complessiva del conto "più conveniente".
L’analisi dimostra inoltre che ai conti meno convenienti sono generalmente associati tassi attivi più contenuti e/o tassi passivi più elevati. Paradossalmente dunque più un conto è oneroso in termini di sua tenuta e movimentazione, più non è conveniente per il correntista in termini di tassi di interesse.
Possibilità di risparmio considerevoli possono essere realizzati ricorrendo ai conti correnti on-line che consentono di ridurre mediamente di circa il 60% la spesa. Va peraltro considerato che non si tratta di prodotti perfettamente sostituibili.

GLI OSTACOLI ALLA MOBILITA’ DELLA CLIENTELA
L’analisi ha permesso di rilevare che il problema centrale è costituito dagli ostacoli alla mobilità dei consumatori: si tratta di ostacoli di varia natura, che incidono sia al momento della scelta iniziale che quando si vorrebbe cambiare banca.

1) LA SCARSA TRASPARENZA
Dall’indagine effettuata emerge che il tipo di informazioni e le modalità di informazione sono tali che il correntista ha difficoltà a selezionare, nella fase "iniziale" di stipulazione del contratto di conto corrente, quello più economico. Lo stesso correntista risulta, inoltre, tipicamente fidelizzato dalla banca una volta acceso il c/c, avendo scarsissimi incentivi a fare ricerca e dovendo superare notevoli difficoltà nel momento in cui decide il cambiamento. La "difficoltà" di scelta è provata dalla variabilità dei prezzi: il correntista può spendere anche 6, in taluni casi anche oltre 10 volte in più per lo stesso uso del c/c a seconda della banca e del conto selezionato. Esiste in sostanza una "gran parte" di domanda che paga prezzi molto più alti rispetto alla "nicchia" che seleziona il conto migliore. Questo si traduce nell’assenza di incentivi da parte delle banche a cambiare "il sistema", ossia ad informare realmente ed efficacemente i correntisti: è evidente infatti che i profitti vengono realizzati sulla domanda fidelizzata non mobile e che ha selezionato conti a costi alti rispetto all’uso. A tale riguardo, le analisi condotte indicano che la quantità di informazioni relative alle condizioni economiche del c/c fornite alla clientela tramite il relativo foglio informativo appare tale da non agevolare una concreta valutazione del servizio richiesto e una sua comparazione tra i diversi fornitori. Ad esempio il 66,6% dei fogli informativi non indica le condizioni riguardanti i bonifici, il 31,9% le condizioni del bancomat (quota annua e spese di emissione), il 67,8% dei fogli non riporta le spese del prelievo da ATM di banche diverse da quella di appartenenza, il 57% non indica le condizioni relative alla carta di credito, il 46,3% non riporta le condizioni relative alla gestione/emissione degli assegni, il 32,4% quelle per la domiciliazione o il pagamento delle utenze.
Per questo occorre, secondo l’Autorità, un ruolo di indirizzo da parte di soggetti terzi indipendenti, per creare un nuovo contesto dove la domanda sia in grado di innescare l’effettiva concorrenza mettendo a confronto le banche.

2) LA FIDELIZZAZIONE FORZOSA
L’indagine evidenzia l’esistenza di politiche commerciali da parte delle banche che "aggiungono" elementi di ulteriore fidelizzazione "forzosa" del correntista, quali costi di uscita elevati per vari servizi bancari e ulteriori vincoli.Le spese di chiusura del c/c possono arrivare fino a 150 euro e le spese di trasferimento titoli ad 80 euro a codice titolo, a fronte dei 30 centesimi per codice titolo richiesti alla Banche da Monte Titoli per i titoli in forma dematerializzata (il 99% dei titoli in circolazione). E’ inoltre emerso che, in caso di chiusura del c/c, tutte le banche richiedono la cessazione del servizio di domiciliazione automatica delle utenze, la restituzione della carta Bancomat e della carta di credito. A ciò si aggiunga che il 63,6% delle banche non consente il mantenimento del risparmio amministrato presso la banca, più del 18% non consente di mantenere il mutuo (che deve essere rimborsato pagando una penale), il 21% i prestiti personali e più del 4% la polizza vita. Infine, le modalità informative sono poco comprensibili: ad esempio, i fogli informativi rinviano spesso a più documenti per risalire ai prezzi dei servizi; il prezzo di tali servizi è spesso composto da più voci che il correntista deve conoscere e aggregare per comprendere al reale spesa (tipica la spesa di scrittura).
LE MODIFICHE NECESSARIE
Per agevolare i consumatori e innescare la necessaria pressione competitiva, occorre, secondo l’Autorità, una maggior trasparenza, anche con misure che agevolino la comparazione dei c/c, sia la riduzione degli ostacoli alla mobilità.
In particolare è necessario introdurre:

1) la redazione di fogli informativi sintetici con una chiara indicazione delle spese anche in una sola voce di costo;

2) l’introduzione di una garanzia di stabilità, almeno per un arco temporale minimo, delle voci di costo di tenuta e movimentazione del c/c;

3) la piena comparabilità dei costi secondo le esigenze del singolo consumatore attraverso lo sviluppo di fonti informative, indipendenti dal sistema bancario, con la costruzione di motori di ricerca;
4) l’informazione annuale sintetica al correntista della spesa effettivamente sostenuta per la tenuta del conto;
5) indicazione della sua variazione rispetto all’anno precedente;
6) individuazione di modalità in grado di mantenere in vita i servizi connessi al c/c per il tempo necessario a completare il trasferimento, per evitare duplicazioni di costo per il correntista;
7) definizione di una durata temporale massima per l’esecuzione delle operazioni di trasferimento del c/c;
8) l’eliminazione di tutti i vincoli, contrattuali o di fatto, non necessari tra c/c e altri servizi e lo sviluppo di meccanismi che consentano la portabilità del conto corrente.
Roma, 5 febbraio 2007
 

INDICE
DELLA GUIDA IN Bancario

OPINIONI DEI CLIENTI

Vedi tutte

ONLINE ADESSO 696 UTENTI