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Coltivare qualche piantina di marijuana nel giardino di casa non costituisce reato

Coltivare qualche piantina di marijuana nel giardino di casa non costituisce reato, in quanto equivale alla detenzione per uso personale. E’ quanto affermato nella discussa sentenza n. 17893 del 10 maggio 2007, con la quale la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte di Appello di Roma (confermativa di quella del tribunale locale) che aveva condannato un giovane per aver coltivato nel proprio fondo cinque piante di marijuana. Il supremo organo di legittimità ha cassato la sentenza adottando la piena formula assolutoria, “perché il fatto non sussiste”, motivando la propria decisione con le argomentazioni già adottate dalla Corte nella storica sentenza del 1994.
Difatti, afferma la Cassazione, la coltivazione di piante, da cui possono ricavarsi sostanze stupefacenti, che non si sostanzia nella coltivazione in senso tecnico – agrario ovvero imprenditoriale, e ciò per l’assenza di alcuni presupposti, quali la disponibilità del terreno, la sua preparazione, la semina, il governo dello sviluppo delle piante, la disponibilità di locali per la raccolta dei prodotti, e che, pertanto, rimane nell’ambito concettuale della cd. coltivazione domestica, ricade, pur dopo la novella introdotta con la l. n. 49 del 2006 di conversione del d.l. n. 272 del 2005, nella nozione, di genere e di chiusura, della detenzione per uso personale. Pertanto, secondo la Corte, è compito del giudice valutare, caso per caso, se una coltivazione per le sue caratteristiche e per la sua estensione rientra nel concetto di piantagione illecita oppure se non possa definirsi tale, e su tali basi stabilire se il fatto integri o meno reato.

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