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Buongiorno mi chiamo ---- ed ho -- anni. Lavoro alle dipendenze dell'Azienda Ospedaliera ---- con m...
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Quesito risolto:
Buongiorno
mi chiamo ---- ed ho -- anni. Lavoro alle dipendenze dell'Azienda Ospedaliera ---- con mansione di Fisioterapista dal ----, in particolare nel reparto di Unita' Operativa di ------ da quasi - anni.
All'interno dell'equipe lavorativa e' presente un'operatrice che spesso aggredisce verbalmente gli altri operatori. In passato, quando ancora non ero in questa sede di lavoro, so che si sono verificate anche aggressioni di tipo fisico nei confronti di colleghe, in seguito alla quale l'azienda ha emesso un richiamo scritto (per sentito dire, non ho mai visto il richiamo... e' un atto pubblico? Potrei richiedere di visionarlo?).
Qualche giorno fa si e' verificata anche nei miei confronti un'aggressione di tipo verbale. Mi sono molto spaventata e mi preoccupa il fatto che tutto il resto dell'equipe, tranne nei casi di vera e propria aggressione fisica, sopporti quasi succube questa situazione.
In che modo io posso tutelarmi? Puo' essere utile comunicare per iscritto qualcosa (cosa di preciso?) ai miei responsabili? Al primario o direttamente alla Direzione Sanitaria? Alla Direzione del Personale?
Non so come comportarmi, anche in previsione di una prossima gravidanza. La presenza di tale elemento disturbante puo' essere considerato motivo di allontanamento dal luogo di lavoro fin dal primo giorno di gravidanza? Chi puo' stabilirlo?
Vorrei poter ricevere sia il preventivo per il parere telefonico che per quello scritto, che mi sembra dia il vantaggio di poter fare eventuali domande.
Grazie mille
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Inviato: 3696 giorni fa
Materia: Pubblica Amministrazione
Pubblicato il: 28/10/2014
In risposta al quesito proposto e sulla base dei dati disponibili può osservarsi quanto segue.
La violenza sul luogo di lavoro, soprattutto in ambito sanitario, assume vari risvolti a seconda di chi la pone in essere.
Sotto tale aspetto, infatti, vari sono gli interventi attuati al fine di analizzare i fattori di rischio dell'attività e, conseguentemente, adottare idonee misure preventive a tutela del personale sanitario che opera in situazione di esposizione al rischio soprattutto negli ambiti a più stretto contatto con il pubblico.
Il comportamento violento, peraltro, spesso si manifesta attraverso una progressione che, partendo dall'uso di espressioni verbali aggressive, arriva fino alla violenza fisica vera e propria.
Secondo la Raccomandazione n. -, del Ministero della salute (novembre ----) ciascuna struttura sanitaria dovrebbe elaborare ed implementare un programma di prevenzione della violenza attraverso la diffusione e pubblicizzazione di una politica di tolleranza zero verso gli atti di aggressione fisica o verbale nei confronti dei sanitari; incoraggiare il personale sanitario a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi; facilitare il coordinamento con le Forze di Polizia o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte ad eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari; affermare l'impegno della Direzione per la sicurezza nelle proprie strutture.
Sotto altro aspetto, il fenomeno violenza in ambito lavorativo può assumere connotati diversi qualora sia posto in essere da colleghi di lavoro, superiori o inferiori.
Un'analisi di tale possibilità induce a valutare le connotazioni più gravi che, solitamente, si estrinsecano nel fenomeno del c.d. mobbing che consiste in un comportamento ripetuto, irragionevole, rivolto contro un dipendente, tale da creare un rischio per la salute e la sicurezza.
Per mobbing, infatti, si intendono atti e comportamenti discriminatori e vessatori protratti nel tempo, caratterizzati dalla violenza o persecuzione psicologica, posti in essere da una o più persone nell'ambiente di lavoro, nei confronti di altri lavoratori, sopraordinati o sott'ordinati, e che hanno per oggetto o per effetto un degrado delle condizioni di lavoro suscettibili di ledere i diritti e la dignità della persona, di alterare la sua salute fisica o mentale o di compromettere il suo avvenire professionale.
Comportamenti vessatori, pertanto, come aggressioni sia verbali che fisiche, sia atti più subdoli come la denigrazione del lavoro di un collega o l'isolamento sociale costituiscono le principali manifestazioni.
E' possibile evincere, dunque, che tale fattispecie è, dunque, una sostanziale violenza psicologica definibile “a forma libera ed atipica” in quanto sono varie e differenti tra loro — seppure soventi, concorrenti e complementari — le modalità di attuazione della condotta illecita.
L'esemplificazione figurativa che sembra cogliere nel segno è quella del mosaico, che costituisce il mobbing e dei tasselli che lo compongono, i singoli atti posti in essere con caratteristiche polimorfiche, spesso lecite, neutre ed inoffensive.
Fatta questa breve premessa riterrei che nel caso di specie non sussistano i presupposti per poter affermare la sussistenza di un comportamento mobbizzante da parte della operatrice collega di reparto ma si tratta di comportamenti isolati dettati più dalla rabbia o da un carattere aggressivo che da un vero e proprio intento persecutorio.
Non per questo occorre minimizzare l'accaduto e non dare peso ad una situazione che potrebbe da un momento all'altro degenerare.
A mio avviso sarebbe, pertanto, opportuno dapprima non perdere la calma di fronte alle aggressioni e ai tentativi di violenza così da dimostrare alla stessa operatrice violenta che non si è disposti ad accettare soprusi.
Consiglierei, peraltro, di parlarne, informalmente, con il Dirigente e/o con la direzione del Personale al fine di capire se è una situazione già conosciuta e, comunque, al fine di informarli circa gli accadimenti e sulla necessità di operare nel reparto in condizioni di tranquillità e di non essere esposti ad alcun rischio.
Qualora, poi, tali strumenti si rivelassero inutili, ovvero, se i Dirigenti non dovessero trovare le opportune soluzioni al problema si potrebbe rendere necessario informare le rappresentanze sindacali sperando in un intervento atto a consentire lo svolgimento della propria professione in un ambiente di lavoro idoneo ed a difendere la civile convivenza nello stesso.
Comunque, i dirigenti rispondono del mancato rispetto degli obblighi organizzativi, di controllo e di custodia e, pertanto, potrebbe rivelarsi utile segnalare per iscritto situazioni di pericolo, prima che accadano fatti gravi.
Il dirigente ovvero il Direttore Sanitario è tenuto a garantire la sicurezza, attraverso l'eliminazione delle fonti di rischio, adottando qualsiasi provvedimento organizzativo di sua competenza o, se necessario, sollecitando l'intervento di coloro sui quali i medesimi doveri incombano.
E' opportuno, dunque, che ove sia ravvisata una situazione di pericolo per se stesso, o per chiunque altro, scriva immediatamente al dirigente chiedendogli di garantire la propria incolumità fisica.
Il dirigente ha, infatti, le precise responsabilità del datore di lavoro e può essere chiamato a rispondere di qualsiasi danno fisico, morale e biologico che, nell'esercizio della propria funzione, venga causato ai lavoratori impegnati.
Ove, pertanto, le sue informali lamentele non siano prese in alcuna considerazione è possibile mettere per iscritto e segnalare tutte le problematiche inerenti l'esercizio corretto della professione in seno al proprio reparto ed eventualmente chiedere di garantire la propria incolumità fisica e morale attraverso un cambio di reparto.
Naturalmente, qualora, ciò non dovesse avvenire, e previa valutazione delle specifiche motivazioni addotte dal dirigente, potrebbe, dietro riscontro di malesseri e/o lesioni all'integrità psico-fisica derivante dall'attività in quel reparto e dall'inattività dello stesso dirigente al fine di evitare il danno cagionato, instaurare una causa per comportamento mobbizzante del datore di lavoro e responsabilità per i danni.
Resto a disposizione per ogni chiarimento e per quant'altro.
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Buongiorno Dottoressa Accettura
grazie mille per il parere fornito, leggendolo mi accorgo che ha perfettamente colto la mia situazione lavorativa. Nello specifico faccio presente che i comportamenti messi in atto dal soggetto violento in questione sono tali per cui tutto il gruppo di lavoro ne risulta condizionato. Sempre piccole cose che compongono però il citato mosaico del mobbing; faccio degli esempi concreti: se questa operatrice è presente in segreteria, si evita di andarci anche se il lavoro lo renderebbe necessario; se è presente in cucina si evita di entrarci e tante colleghe da tempo preferiscono mangiare ognuna nel proprio studio (io stessa da una settimana mangio da sola nella mia stanza per non incontrarla).
Ho già provato a parlare con il viceresponsabile del reparto (un Neuropsichiatra Infantile che frequenta regolarmente la struttura - volte/settimana e al quale facciamo capo per qualsiasi decisione; il responsabile vero e proprio è il primario, che lavora nella sede principale in Varese centro, a circa -- km di distanza e che non frequenta il nostro reparto), spiegando che tale situazione non mi permette di lavorare tranquilla e non mi sento tutelata; mi è stato risposto che "purtroppo è una persona fatta così, sappiamo tutti che è particolare e bisogna portare pazienza".
La mia intenzione sarebbe quindi quella di fare una segnalazione scritta; in questo caso potrebbe essere utile, a suo parere, farla scrivere a lei Avvocato? Faccio presente che vorrei evitare di essere trasferita, in quanto l'attuale sede lavorativa risulta per me più comoda rispetto a casa ed il lavoro con il bambino è quello che vorrei continuare a fare (se venissi trasferita sicuramente lavorerei con l'adulto).
Aspetto una sua gentile risposta
La ringrazio
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Io riterrei che possa scriverla tranquillamente da sola indicando tutti i fatti che hanno generato e generano lo stato di agitazione e di poca tranquillità nell'esecuzione della prestazione di lavoro e della necessità di tutela.
Peraltro, potrebbe anticipare la sua intenzione al viceresponsabile di reparto anche al fine di fargli capire la gravità della situazione.
Ove ritenesse di aver bisogno di una mano nella redazione della letera potrà tranquillamente contattarmi.
cordialità
Buongiorno Dottoressa
mi sembra tutto chiaro, grazie mille. Presto provvederò', come da lei consigliato, ad inoltrare una segnalazione ai responsabili. Vorrei pero' capire fin da subito cosa io potrei fare nel caso in cui a questa lettera non dovesse essere data nessuna risposta. E' questo l'unico modo che ho per tutelarmi? Esistono altre strade?
Grazie ancora
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Riterrei che, allo stato, non può procedere in altro modo.
Ove i comportamenti dovessero assumere connotati penali potrebbe formulare apposita denuncia alle autorità preposte
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Il parere è esaustivo, dettagliato e ricco di riferimenti normativi che pongono nella giusta prospettiva il problema evidenziato, ne consentono un approccio obiettivo, utile ad orientarsi per una sua efficace soluzione.